Navigando per le nostre pagine vi sarà capitato di imbattervi in una delle nostre “Guide agli Acquisti” mensili, nelle quali vi raccontiamo di volta in volta dei titoli da tenere d’occhio durante il mese che ci aspetta.
Tuttavia, di tanto in tanto ci capita di lanciare anche qualche dritta relativa all’hardware oltre che al software. Questo è uno di quei casi, e dopo gli accessori per pro-gamer di cui ci parlava il buon Pietro Iacullo lo scorso dicembre, e le guide per CPU e schede madri di Marco Lettiero a metà marzo, tocca stavolta al comparto audio.
Per l’occasione, abbiamo dato un’occhiata per voi alla Sound Blaster Roar 2, nuova versione dell’impianto audio portatile di Creative, e, benchè non si tratti di un prodotto esclusivamente legato all’ambiente videoludico, le potenzialità per integrarsi alla perfezione nella nostra nicchia di gioco non mancano.
Quando parliamo di “integrarsi” intendiamo in tutti i sensi, compreso quello puramente fisico: l’intera struttura, infatti, misura meno di 20×10 cm di base e 5 di altezza, poco più di un New Nintendo 3DS.
Tuttavia, in uno spazio così contenuto, trovano posto due altoparlanti tweeter da 1.5”, un subwoofer da 2.5” e i due radiatori passivi laterali, la stessa dotazione della versione più grande, quanto basta per rendere questo piccolo gioiellino adatto a sostituire da solo un impianto di fascia intermedia, continuando a garantire una resa audio nitida e profonda.
Ovviamente, la domanda sorge spontanea: perché prendere un prodotto da quasi duecento euro quando in commercio esistono soluzioni più economiche che offrono la stessa struttura a due satelliti più subwoofer?
La risposta è altrettanto ovvia, e basta guardare il retro della Roar 2: a differenza della maggior parte degli impianti audio portatili, l’ultracompatta di Creative presenta un ingresso micro sd, due ingressi usb (uno normale e una presa micro), i comandi di riproduzione e registrazione e uno switch per le due modalità d’uso, audio usb e memoria di massa. Senza dimenticare il classico jack aux-in che consente il collegamento in entrata di dati audio.
Essenzialmente, quindi, ci troviamo davanti ad un sistema che si pone un po’ come un “coltellino svizzero” multifunzione, che, pur senza porsi come top di gamma in ogni campo, riesce a fare un po’ di tutto, assecondando la maggior parte delle esigenze dell’utente.
Esempio: volessimo sfruttare la Roar 2 come un altoparlante extra per sopperire alla (di solito) scarsa qualità di quelli integrati in un portatile, possiamo farlo con il cavo usb-micro usb in dotazione, cosa che tra l’altro permette anche la ricarica della batteria al litio da 6000 mAH (sia in alternativa che in concomitanza all’adattatore modulare di corrente). Nel caso in cui decidessimo di sfruttarla come lettore di schede sd e accedere ai file contenuti per un rapido cambio o dello spazio aggiuntivo come hard disk esterno, basta un tocco di switch (tuttavia, in questo caso va detto che, ufficialmente, sono supportate solo schede fino a 32gb in formato FAT32).
Qualora invece optassimo per sganciarci da una periferica aggiuntiva, l’impianto portatile diventa un lettore mp3/wma da viaggio, forse non comodo come i più piccoli concorrenti Sony e Apple, ma sicuramente dotato di una resa audio notevole. Purtroppo la mancanza di uno schermo, in questa modalità d’uso, si fa sentire al momento in cui si realizza che una sola scheda sd è in grado di contenere svariate centinaia di brani, e trovarne uno in particolare richiede decisamente tempo. Tuttavia, come extra, è senz’altro ben accetto, e si abbina alla possibilità di sfruttare lo slot sd per salvare i dati di una eventuale registrazione vocale tramite il microfono integrato.
Sempre parlando di microfono, l’impianto funziona anche come kit vivavoce (il che, assieme alle dimensioni ridotte, ha suggerito al vostro amichevole redattore di quartiere l’idea forse non proprio ortodossa, di utilizzare la Roar 2 anche come autoradio sostitutivo, n.d.r.), e sfrutta sia la modalità di connessione rapida bluetooth che quella nfc con dispositivi mobile che ne sono provvisti.
L’uso più immediato, quindi, è quello di impiegare la Roar 2 per il motivo principale per cui nasce: quello di cassa esterna per tablet e smartphone, e in questo va detto che rivaleggia senza troppi problemi con un equivalente JBL o Sony, con però una piccola ma essenziale marcia in più. Oltre a riprodurre brani sfruttando l’interfaccia del dispositivo mobile associato, il cavo usb di cui vi accennavamo prima raddoppia la sua utilità, inserendosi nella Roar 2 stavolta dal lato usb, e uscendo come micro, rendendo quindi la struttura una specie di docking station in grado di ricaricare sino a 1A. Ovviamente, uno degli ulteriori utilizzi “impliciti”, è quello di battery pack aggiuntivo per i suddetti dispositivi portatili.
Utilizzata in modalità portatile, la Roar 2 garantisce tranquillamente 8 ore di autonomia e riproduzione musicale, la cui qualità può essere ulteriormente incrementata grazie all’utilizzo dell’ottimizzazione integrata. Oltre al suono, già nitido e vibrante di base, offerto dagli altoparlanti interni, avremo quindi due ulteriori opzioni per potenziare la resa: la prima pressione sul pulsante TeraBass posteriore attiva l’omonima modalità, una compensazione intelligente delle frequenze basse. Al secondo tocco si attiva anche la modalità ROAR, un puro potenziamento tramite equalizzatore interno che spinge su tutte le frequenze senza (fortunatamente) sfociare in distorsioni del suono. Quest’ultima nasce per ambienti ad alta densità di disturbi sonori, come ritrovi e feste, ma dopo una prova diretta vi possiamo assicurare che anche la potenza audio di base è più che sufficiente a sovrastare il vociare di un gruppo di persone in un ambiente di moderate dimensioni.
Tirando le somme, e facendo due rapidi conti, ci si accorge senza troppi problemi che, benchè sul mercato ci siano prodotti superiori, si tratta quasi sempre di soluzioni dalle funzionalità molto specifiche: un impianto a due-cinque satelliti e subwoofer da associare ad una configurazione a tre monitor, pur offrendo una potenza maggiore, è tutto meno che portatile, mentre una cassa wireless per dispositivi mobile, salvo andare su prodotti JBL o equivalenti di fascia alta, garantisce spesso una resa audio sottotono e una durata irrisoria della batteria. Stesso dicasi per le docking station, i cui limiti principali sono di natura fisica (spesso ingombranti, e con un dock quasi sempre specifico per determinati dispositivi).
Quanto offerto da Creative, invece, va nella direzione opposta, con una resa non specifica in nessun senso, compensata da una versatilità estrema e dimensioni ridotte.
Certo, non tutti sfrutteranno al 100% le funzionalità (implicite o esplicite) offerte dalla Roar 2, tuttavia per chi, come la maggior parte dei giocatori, è abituato a passare spesso e volentieri da un dispositivo all’altro, sia fisso che portatile, un “tuttofare” come quello offerto da Creative è senza dubbio una buona scelta, in grado di soddisfare veramente molte delle nostre esigenze di videogiocatori senza doverci giostrare tra svariati accessori.
La compatibilità nativa con PS4, non è che l’ultima conferma della tesi…
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