Recensione Halo: The Master Chief Collection

Riassumere in poche parole la “storia editoriale” di Halo e quello che la serie ha significato per l’industria è un compito alle soglie dell’impossibile. Si parla dopotutto di una Proprietà Intellettuale nata come RTS in esclusiva per Mac OSX e che ha alle spalle vicende come il divorzio tra Bungie e Microsoft, il passaggio di consegne a 343 Industries, oltre a potersi fregiare di meriti come l’aver dettato le linee guida per gli sparatutto moderni e sdoganato il multigiocatore online anche su console. Ci limiteremo quindi ad utilizzare due parole: pietra miliare. Con Halo: The Master Chief Collection Microsoft e 343 Industries propongono, per la prima volta sullo stesso hardware, i quattro capitoli principali della saga che vede protagonista John-117, opportunamente rimasterizzati in alta definizione e portati nella next-gen. Sulla carta, come abbiamo già sottolineato in occasione della nostra prova durante la Milan Games Week, si tratta di una raccolta a cui dire di no è forse ancor più difficile che concentrare in poche righe tutta la storia del franchise. Vediamo dunque se il lavoro fatto da 343 Industries sullo Spartan regge anche l’urto con la realtà.

Benvenuti al museo del Capo
La Master Chief Collection è in pratica un museo videoludico a tema Halo, da visitare in totale libertà
Solitamente, le raccolte come Halo: The Master Chief Collection si rivolgono ai neofiti e a chi non si è mai avvicinato ad una serie, accorpando ai possibili acquirenti anche i fan di lunga degenza quasi per inerzia. Da questo punto di vista la Master Chief Collection prende si differenzia dalle normali rimasterizzazioni capovolgendo (o quasi questo assunto): siamo sostanzialmente davanti ad un vero e proprio museo digitale dedicato alla figura di Master Chief, dove al giocatore è lasciata la piena libertà di visitare l’esposizione come meglio crede. Si possono giocare i titoli in qualunque ordine, e non solo, anche all’interno di ognuno dei capitoli è possibile affrontare le missioni in “free mode” fin da subito, senza la necessità di completarle in ordine. Anche gli extra inclusi (ad esempio i teschi, dei modificatori che permettono di variare l’esperienza spaziando dal far scomparire un elemento dell’interfaccia a caso dopo ogni respawn fino al generare una pioggia di coriandoli ogni qualvolta si elimina un Grunt con un headhost) sono attivabili fin da subito e senza limiti di sorta. Di fatto, questa apprezzabilissima impostazione ha la conseguenza di rendere la raccolta ovviamente adatta ai possessori di One che non hanno mai avuto il piacere di vestire i panni di Master Chief, ma soprattutto di regalare ai fan un prodotto cucito e cucibile su misura delle loro esigenze.

Trattamento da Elite
1080p, 60 fps e grandissima attenzione alla problematica del controlli
L’altro leitmotiv quando si parla di iniziative di questo tipo riguarda il passaggio del tempo e come negli anni i titoli coinvolti siano invecchiati, sia dal punto di vista delle meccaniche che da quello dei controlli. Dato il genere di appartenenza dei quattro titoli, la questione “controlli” poteva essere un ostacolo non trascurabile: la “mappatura tradizionale” di Halo (specie nei primi capitoli) è fondamentalmente diversa da quella ormai utilizzata universalmente negli sparatutto in prima persona e sdoganata da Call of Duty. 343 Industries ha pensato anche a questo aspetto, introducendo la possibilità di scegliere diversi control scheme e, per ognuno di questi, mettendo a disposizione una serie di impostazioni che permettono di adattare ancora meglio il controller di One alle esigenze di chi gioca. Ciliegina sulla torta, è possibile sia scegliere una “mappatura universale” da utilizzare nel corso dei quattro titoli che, caso per caso, salvarne una più adatta al titolo in utilizzo tenendo conto delle migliorie apportate negli anni (ad esempio la possibilità di scattare è stata introdotta solo a partire da Halo 4). Rimangono purtroppo però alcuni limiti “di anzianità” nei capitoli più vecchi, come la summenzionata mancanza dello scatto nei primi tre capitoli e di altre meccaniche che ormai sono prassi comune quando si parla di sparatutto, comunque fisiologica quando si parla di titoli con qualche capello bianco sotto il casco. Per finire, dal punto di vista tecnico  i titoli proposti raggiungono i famigerati 1080p e garantiscono i 60 frame al secondo, ad esclusione di Halo 2, che pur mantenendo lo stesso frame rate gira alla risoluzione di 1328×1080.

Il primo amore non si scorda mai
Halo: Combat Evolved è un pezzo di storia ri-riproposto
L’offerta ludica, come ovvio, si apre con Halo: Combat Evolved, uscito in origine sulla prima Xbox e riproposto a dieci anni dall’uscita (15 Novembre 2011) in versione Anniversary su Xbox 360. Come nella prima edizione Anniversary è possibile passare in qualunque momento alla veste grafica “vintage” dell’originale per Xbox (e ovviamente ritornare alla “versione 2014”) premendo il tasto Back. Lo stesso trattamento viene riservato anche al sonoro, potendo anche in questo caso spaziare tra vecchio e nuovo. Al netto dei difetti “da carta di identità” espressi sopra, Combat Evolved regge bene la prova degli anni (nonostante qualche glitch grafico faccia sovente capolino), grazie anche al suo aver fatto scuola per quanto riguarda alcune scelte di impostazione dello sparatutto in prima persona moderno.

Duetti controversi
Halo 2: Anniversary è un po’ la Monna Lisa della raccolta
Per stessa ammissione degli sviluppatori, Halo 2: Anniversary è un po’ la Gioconda di questo Louvre che è la Master Chief Collection: sono presenti, oltre a tutti i contenuti originali, un ora di filmati completamente rimasterizzati (a cura di Blur Studios) a comporre le cutscene del titolo, che hanno veramente poco da invidiare ad un prodotto cinematografico. Scelta che dobbiamo ammettere essere azzeccata soprattutto alla luce della particolare struttura narrativa allestita in origine da Bungie per Halo 2, con due filoni narrativi che partono da capi opposti (permettendo di combattere sia tra le fila dell’UNSC nei panni del Capo che sul fronte dei Covenant impersonando l’Arbiter) per poi andare ad incrociarsi sul finale. Non manca poi anche in questo caso la possibilità di passare dalla versione rimasterizzata all’originale e viceversa, mentre dal punto di vista della resa ludica si parte dall’ottima base del primo capitolo introducendo nuove chicche (la possibilità di impugnare due armi per volta o quella di “scambiare” la bocca da fuoco con un alleato senza necessariamente dover ucciderlo per sottrargliela) che migliorano l’esperienza complessiva. [nggallery id=”197″]

3 is the magic number
Halo 3 chiude la “prima trilogia” del Capo
Per Halo 3, primo capitolo della serie ad uscire in origine su Xbox 360 e ultimo capitolo della serie principale sviluppato da Bungie, il lavoro di rimasterizzazione è stato ovviamente meno “invasivo” sia per quanto riguarda la grafica che il sonoro, rendendo superflua la possibilità di cambiare versione in-game (nei primi due capitoli infatti le differenze sono decisamente più marcate). Rispetto ai due precedenti le novità registrano il debutto degli equipaggiamenti, particolari marchingegni dotati di capacità varie (spaziando dallo Scudo a Bolla, capace di schermare completamente un’area dai proiettili ed impedendo al contempo di sparare ai nemici che ne sono al di fuori, fino al Sollevatore Gravitazionale).

La “nuova mamma”
Halo 4 è giocoforza il titolo tecnicamente più riuscito, al livello dei prodotti next-gen attuali
L’ultima tela esposta corrisponde ad Halo 4, primo capitolo della serie successivo allo “scisma” tra Microsoft e Bungie e sviluppato quindi da 343 Industries (i curatori della raccolta). Dal punto di vista della rimasterizzazione valgono gli stessi ragionamenti fatti per Halo 3, inclusa l’assenza dello “swtich” tra vecchio e nuovo. In ogni caso, il risultato finale è decisamente al livello delle produzioni attualmente disponibili sul mercato, mentre dal punto di vista delle meccaniche come detto fa il suo debutto nella serie “numerata” lo scatto e vengono introdotte alcune componenti più moderne (ad esempio, la possibilità di utilizzare il jetpack). In un update previsto per Dicembre verranno aggiunte all’offerta anche le Spartan Ops, delle missioni cooperative rilasciate ad episodi nell’originale Halo 4.

Multiplayer online
Questo paragrafo è stato aggiunto in data 11/11/2014 dopo aver provuto provare in modo più approfondito il pacchetto ludico legato al multiplayer, aggiunto con una patch rilasciata il giorno precendenza alla scadenza dell’embargo
Anche giocando online è facile trovare quello che si sta cercando
Quello del multiplayer è, fin dalle origini della serie, uno dei cavalli di battaglia del titolo. La Master Chief Collection ovviamente non poteva essere da meno, e non si limita a “dare in pasto” al giocatore le mappe tratte dalle modalità multigiocatori dei quattro titoli proposti, ma (come visto per la campagna) le organizza in modo che la mole di contenuti sia accessibile nel modo più semplice possibile. Il tutto è organizzato in playlist (che 343 Industries promette di aggiornare ed adattare al gusto dei giocatori, che faranno pesare le loro preferenze attraverso i “numeri” di presenza in queste) che permettono di giocare sia in modo “monotematico” le mappe di un solo titolo che passare invece da un capo all’altro dell’esperienza mentre si gioca. Su questo scheletro si innestano poi le partite personalizzate, che permettono di cucire l’esperienza su misura scegliendo regole e mappe e che trovano la loro forza nello sterminato numero di combinazioni possibili. Torna anche in auge la Fucina, un tool che permette di creare e modificare le mappe (anche dal punto di vista “geometrico”), supportata da Halo 3 e Halo 4 ed estesa, novità assoluta, anche ad Halo 2: Anniversary, che vanta da questo punto di vista anche delle aggiunte mirate al permettere una creazione più rapida dei contenuti e qualche libertà inedita per i “creativi”.

Qualche problema di troppo per la co-op
A chiudere il quadro in maniera un po’ amara interviene però l’altra metà della componente multiplayer, quella legata alla campagna in split-screen: indipendentemente dal titolo che si decide di affrontare in compagnia il frame rate accusa in ogni caso il colpo, con rendendo il risultato finale meno brillante rispetto allo splendido lavoro fatto su tutti gli altri aspetti della raccolta. Si rimane in ogni caso all’interno di un “range di tolleranza” sicuramente accettabile, ma spiace che la cooperativa non renda al massimo delle sue potenzialità.

Verdetto
9.5 / 10
Praticamente la Bibbia. Da oggi anche in Blu-ray
Commento
Halo: The Master Chief Collection, almeno per quanto riguarda l'offerta in solitaria, non può che lasciare soddisfatti. L'approccio scelto, che lascia le chiavi del museo in mano al giocatore (libero di giocare ai quattro titoli praticamente come preferisce) e la cura con cui sono state affrontate le potenziali "mine vaganti" dovute ai controlli (dal punto di vista "anagrafico", ma anche tenendo conto delle differenze tra un capitolo e l'altro) non possono che essere premiati e, in definitiva, confezionano un pacchetto ludico di assoluto livello, capace di intrattenere per ore ed ore.
Pro e Contro
Tantissimi contenuti
Totale libertà di fruizione
Intelligente approccio al problema dei controlli
1080p e 60fps per tutti

x Il peso degli anni talvolta si fa sentire
x Qualche glitch grafico, specie nei primi titoli
x Framerate in difficoltà quando si gioca la co-op in locale

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