Recensione Gran Turismo Sport

Racing game di gran classe.

La Gran Turismo Difference è tutta nel filmato iniziale di questo nuovo capitolo, che vi invitiamo a godervi per intero in calce a questo paragrafo. Quell’imperfetta perfezione che negli anni è stata levigata dalla galleria del vento e dall’aria calda dei circuiti di mezzo mondo, reali o disegnati da mani che potrebbero fare grandi cose anche al di fuori di questo spazio virtuale. Passione, amore, culto del bello che si lega a doppio filo col sanguigno fanatismo di chi delle auto ne fa un feticismo, dove reale e virtuale non si distinguono più, in cui le prove su strada diventano gameplay e le sensazioni di un volante si trasferiscono al Dualshock. Ossessione estrema per regalare a tutti gli appassionati un sogno da vivere 365 giorni all’anno. La sfida dell’online sopra qualsiasi altra cosa, fino ad oscurare il gran gala della Carriera e le centinaia di auto da guidare, che siano utilitarie o hyper car, andando a trovare una dimensione più contenuta, meno opulenta forse, ma sempre incredibilmente elegante. Un cambio di rotta sotto il vento di una filosofia orgogliosa, “Real Driving Simulator”, uno slogan che va ben oltre il suo immediato significato.

Arcade con simulazione, shakerato, non mescolato
Real Driving Simulator a portata di pad, senza gli eccessi mostrati dalla concorrenza
Arcade in Gran Turismo significa marchio di fabbrica. Quell’ingrediente che sa rendere la simulazione gustosa per tutti i palati, senza lasciare quel retrogusto amaro di gomma bruciata dopo un imprevedibile testacoda. Il Real Driving Simulator a portata di pad, che simula senza dimenticarsi di essere prima di tutto videogioco. In questo Kazunori Yamauchi è maestro, game designer sopraffino e capace, pur con tutte le critiche di scarsa fedeltà fisica che i detrattori gli hanno fatto piovere sul casco. Proprio la fisica, partiamo dalle note dolenti, è ciò che fa più storcere il naso, visti i mezzi messi a disposizione da questa generazione di console, perché gli impatti con le altre auto portano a conseguenze talvolta surreali, quelli con le barriere pure e su sterrato si gioca più a “calcio saponato” che a una simil-simulazione di rally (vi prego, guardo anche te Project CARS 2, date lo sterrato a chi ci riempie i sandwitch, ergo Codemasters). Bisogna dire però che Gran Turismo è stato da sempre un racing elegante, che aborra i danni estetici e spinge alla guida pulita, chirurgica, puntando a divertire più per il suo gameplay che per le ammaccature e i paraurti lasciati a giacere nella ghiaia delle vie di fuga. Questo Sport non fa eccezione e regala un sistema di controllo assolutamente perfetto, via pad e, come abbiamo visto nella nostra anteprima dalla Games Week, con un volante. La nostra prova definitiva è avvenuta DualShock 4 alla mano e possiamo dire che il lavoro fatto per dare un senso all’analogico sinistro, così come agli albori sulla grigia scatoletta PlayStation, è certosino, maniacale, emozionale. Un lavoro apprezzabile soprattutto nello splendore della visuale in soggettiva, tra cuciture e riflessi, finiture e display, dove le mani del pilota virtuale (con dei pollici orrendamente deformi, purtroppo) segue in maniera perfetta l’inclinazione dell’analogico, 1:1, senza abbondanze, riduzioni, ritardi o difetti.

 

Mancheranno i danni e la fisica sarà libertina, ma GT come al solito riproduce 1:1 le sensazioni che si provano guidando su strada
Semplicemente la coordinazione occhio-dito è perfetta e aiuta ad impostare ogni curva nel migliore dei modi dopo pochissime partite grazie a un force feedback assolutamente virtuale, basato tutto sulle sensazioni di guida che si inerpicano dal controller fino al cervello, provvidenzialmente user friendly, provare per credere, e le differenze con la recente “parte 2” del Vangelo automobilistico secondo Slightly Mad (sempre testato da chi vi scrive) si fanno sentire subito, nonostante i miglioramenti di quest’ultimo sul controllo tradizionale. Un esempio lampante sia di controllo che di fedeltà e ricerca nel riprodurre sensazioni sintetiche di guida è mettersi al volante della piccola ed esaltante Toyota 86 GT. Motore anteriore, trazione posteriore, piccola e compatta come un’utilitaria ma costruita come una supercar per tutte le tasche (circa, viaggia sui 27.500€ di listino), questo mostriciattolo da 200cv è stato ideato per essere maneggevole, scattante e soprattutto, nelle mani giuste, un vero e propio asso del drifting. Purtroppo non ne ho mai provata una con mano, ma mi fido di Jeremy Clarkson, volto noto del trio che ha condotto per anni Top Gear e che adesso viaggia in giro per il mondo con il The Grand Tour di Amazon. L’auto ha la particolarità, previo disattivamento del traction control, di sovrasterzare anche a 50km/h se si prende una curva in maniera, diciamo allegra. Ebbene, è proprio così anche in GT, con la piccola Toyota che diventerà dapprima indomabile e poi tremendamente divertente da guidare sul fittizio Autodromo Lago Maggiore, con le sue curve che si trasformeranno in perfetti angoli da derapata sovrastati dalle Prealpi Lombarde, ennesima dichiarazione d’amore di Yamauchi all’Italia, così come lo sterrato della Sardegna, penalizzato però dalla fisica insaponata di cui sopra. Insomma, ogni auto ha una sua ragione d’essere e la perfetta simulazione delle sensazioni è quella che da sempre ha contraddistinto l’icona Gran Turismo. Questa delizia ludo-mobilistica può essere testata in 39 tracciati su 17 location con 162 bolidi, poca roba rispetto ai numeri cui la serie ci ha abituiati negli anni, facendo pensare più ad un pingue Prologue piuttosto che a un vero settimo capitolo, cosa che infatti non è. Un vero peccato la mancanza di tracciati che hanno fatto la storia di GT, sostituiti egregiamente per qualità ma non per quantità (scommettiamo sui DLC, già acquistato in caso di ritorno del Deep Forest Raceway), una perizia che fa impallidire certi autodromi reali, per disegno e concezione. Il tutto sbloccabile e acquistabile salendo di livello e guadagnando crediti o punti Miglia, elargiti ad ogni attività, le quali, nella modalità Arcade, corrispondono a Gara Singola (con ogni circuito affrontabile in 3 livelli di difficoltà contro un’IA scolastica ma divertente), Prova a Tempo e Prova Derapata, esattamente quello che avete pensato leggendo, ne più ne meno. Abbastanza suicida precludere la modalità Campagna, vero fulcro del single player, agli avventori quando il gioco non riesce a collegarsi ai server, una scelta a dir poco bizzarra e poco giustificabile. All’interno delle tre modalità che la compongono non c’è niente per cui serva avere una connessione. Accademia di guida (rivisitazione delle classiche patenti) con cui imparare le basi fino ai virtuosismi, Sfida Missioni, che ci metterà davanti ad una serie di incarichi basati sulla precisione e sull’arte del sorpasso e infine la modalità più interessante e divertente, Esperienza su Circuito. Qui impareremo a memoria ogni tracciato, andando a conquistare prima i vari settori e poi il giro completo, bellissima per i maniaci delle prove a tempo e per chi vuole conoscere ogni traiettoria, metterle nel proprio bagaglio e usarle come affilate armi durante le gare online. Un single player che sembra un aperitivo, se confrontato alle cene di gala dei capitoli precedenti. Divertente e ben fatto comunque, funzionale alla nuova esperienza che la saga propone, utile soprattutto a guadagnare nuove auto omaggio, abbastanza stimolante da tornarci tra una tiratissima corsa online e l’altra. Il pacchetto Arcade/Campagna ricorda, a grandi linee, l’offerta dei classici racing giapponesi anni ’90/’00, da Ridge Racer ad Auto Modellista, il che gli dona un profumo nostalgico e divertente, piacevolmente spensierato.

La potenza è nulla senza eleganza
Un racing elegante, per chi vuole guidare in modo elegante: le tamarrate sono lasciate agli altri
60 fotogrammi al secondo, 4K e HDR per chi può saggiare le delizie di PS4 Pro. Frasi fatte che non rendono giustizia allo stile di tutta la produzione, dove gli accezionali modelli poligonali delle auto si muovono in un contorno visivamente apprezzabilissimo, colorato, saturo, con tocchi di classe sparsi qua e la; i commisari di gara che sbandierano a bordo pista, il pubblico animato sugli spalti, frecce tricolore (statunitensi) che volano nel cielo azzurro del Blue Moon Bay Speedway e la bellezza dei colori che circondano i circuiti nelle diverse ore del giorno, regalando panorami, giochi di luce (incredibili le gare in notturna) e sfondi di grande bellezza nonostante una resa visiva dei tracciati stessi “normale”, ne più ne meno di quello che ci si aspetterebbe da un videogioco automobilistico-realistico. Un contorno vivo, pulsante, quasi d’altri tempi vista l’asetticità di altre produzioni, assolutamente giapponese. Niente LiveTrack 3.0 per il meteo dinamico (anzi, niente precipitazioni in senso assoluto, per il momento, purtroppo) o un vero motore fisico per i danni, che consisteranno solo in qualche graffio da trattare con la pasta abrasiva. La vera bellezza, sembra una cosa superficiale ma non lo è, sta nella concezione di tutto l’ambiente di gioco, dai menu alla scelta delle auto, passando per le musiche che accompagnano ogni scelta del giocatore, tra jazz, piano, elettronica e voci suadenti da tutte le epoche. Un’eleganza rarissima, un museo interattivo che esalta la bellezza di ogni auto come se fosse un quadro e la storia del suo costruttore, mostrandone misure, caratteristiche e regalando ad ogni creatura a quattro ruote una propria descrizione, un’identità, una curiosità; showroom dove osservare e leggere la storia per aneddoti e immagini di ogni casa produttrice disponibile, un lavoro di ricerca e stile incredibile, delicato ed eccelso, diviso anno per anno e condito con degli “accadde oggi” paralleli che spaziano per tutto lo spettro della cultura generale. Questo mentre la propria dimora diventa tempio di design in cui esaltare le auto acquistate (anch’essa una funzione preclusa senza connessione) come in un set fotografico da rivista glamour. Semplicemente eccezionale e fuori scala per stile, classe e amore, un’interfaccia che non è solo meramente funzionale ma che comunica quanta passione e lavoro ci sono dietro a questo progetto. Lo stesso parco auto risente di questa ricerca stilistica disperata ed eccelsa, dove la bellezza è sempre privilegiata e accanto ad una LaFerrari possiamo trovare le avveniristiche auto Vision GT, prototipi realizzati da varie case appositamente per quest’opera, mostrando la loro personale visione de futuro automobilistico. Delizia per gli occhi e per la mente che va oltre al “giocato”, un vero angolo culturale in cui perdersi.

eSport, eFair Play
Una volta collegati ai server l’offerta ludica sboccia, sale di giri e parte lasciando dietro di se un denso fumo bianco. La modalità Sport è ciò per cui questo capitolo è nato, grazie alla fame di competizione del nostro Yamauchi (uno che quando non sta alla scrivania si mette casco, tuta e scende in pista per davvero) che ha voluto osare e mettere l’online competitivo come perno, dando a tutti i mezzi per divertirsi e diventare ottimi piloti ma dando la possibilità a chi è davvero bravo di esprimersi al meglio e puntare alla ribalta della scena eSport. Prima di tutto però bisogna imparare a comportarsi, rispettando l’etichetta di corsa; due video chiari, concisi, che non ammettono ignoranza, da guardare obbligatoriamente per sbloccare la modalità e accedere alla Lobby. Sportellate, appoggi, tagli di curva, zig-zag e in generale una guida sconsiderata, non solo porteranno a scontrarsi con la bizzarra fisica del gioco, ma anche ad una penalità in secondi da scontare durante o a fine gara, rallentando e lasciando sfilare gli avversari, andando poi ad influire sulla propria Classificazione Sportiva (CS), che vivrà in simbiosi alla Classificazione Pilota (CP), quella che terrà contro dei vostri risultati alla bandiera a scacchi. Questo non vuol dire che bisogna rinunciare a staccate aggressive e ingressi in curva decisi, semplicemente bisogna saper rispettare gli avversari e magari scegliere un fuori pista invece che un tamponamento. Questione di fair play da cui il gioco non può prescindere, sempre in linea con la ventennale filosofia di Polyphony, con un massimo di 24 piloti in pista e il rischio di far diventare la gara un demolition derby (rigorosamente senza danni). Il divertimento sta nel misurarsi da pilota a pilota, simulando la realtà della gara e traendone soddisfazioni immense quando, mettendo pressione all’avversario che ci precede, questi andrà lungo senza tenere il punto di corda e mostrandoci uno spiraglio per passarlo e sverniciarlo, godendo di quella soddisfazione prettamente sportiva che è raro trovare in un videogioco. Questa adrenalina andrà a consumarsi in gare quotidiane e tornei, alcuni dei quali organizzati in stretta collaborazione con la FIA, come la Coppa delle Nazioni che partirà il 4 novembre e al quale è già possibile iscriversi. Per ora non abbiamo avuto la possibilità di testarli, per ovvi motivi cronologici, ma sulle gare quotidiane abbiamo speso abbastanza ore da poterle promuovere a pieni voti. Matchmaking veloce, tanta partecipazione (non è stato raro vedere pieni tutti i 24 slot della griglia di partenza), zero lag o rallentamenti di sorta. Personalmente nessun problema durante i giorni di prova, manutenzioni a parte, e un gran bel punto di partenza in vista dei tornei e dello sviluppo che sicuramente il gioco avrà nei prossimi mesi.

L’online da spauracchio dei fan di lunga data diventa nuova linfa. Ben costruito, coinvolgente e basato su bravura e fair play. Un vero spaccato di vita motoristica da cui è difficile uscire.

Le gare saranno sempre 3 e turneranno ogni settimana: durante la nostra prova i server hanno cominciato a funzionare martedì 17, da allora fino a sabato 21 le 3 gare quotidiane sono rimaste le stesse, mentre domenica sono cambiate in toto. Le stesse sono distanziate tra loro di 5 minuti l’una dall’altra, mentre ognuna apre una nuova griglia ogni 20 minuti. Tutto preciso come un orologio TAG Heuer, sponsor ufficiale del titolo. Nel mentre è possibile partecipare alla qualifiche (solitarie, fortunatamente) per far segnare il miglior tempo possibile e aggiudicarsi una buona posizione in partenza. Tutto molto bello, soprattutto perché non è necessario partecipare alla gara per qualificarsi e, cosa ancor più intelligente, il miglior tempo rimarrà per sempre legato a doppio filo con quel dao tracciato, in base alla classe del veicolo. Proprio la scelta delle auto sarà basata su una determinata classe e sarà possibile scegliere dal proprio garage l’auto preferita senza badare troppo alla potenza del mezzo e al suo peso, visto che tutte le auto saranno settate per avere gli stessi parametri. Ovviamente la guidabilità è un’altra storia e varia pesantemente a seconda dei propri gusti. In questo senso la scelta di ridurre il parco auto risulta dolorosa ma vincente, con una cilindrata decisamente tarata verso l’alto grazie ai molti bolidi da competizione presenti, provvidenziali per sentirsi parte di una vera competizione. Lato sportività bisogna dire che la maggior parte dei piloti è stata molto corretta, a volte un po’ avventata e poco reattiva sui freni ma nessun comportamento assurdo. D’altro canto errare è umano e io stesso qualche volta ho tamponato un avversario in staccata, riponendo troppa fede in San Brembo. Un online bello, snello e sfizioso che induce assuefazione, con un bellissimo contorno di meccanici e scuderie, con quel tocco di colore assolutamente fondamentale per godersi l’esperienza, esattamente quello che ci si poteva aspettare, in attesa dei tornei.

Panorami dal mondo
Chiudiamo brevemente con un’altro colpo al cuore estetico. La modalità Panorami non è solo la Photo Mode più curata e sofisticata mai vista, è una macchina fotografica professionale a portata di pad che ci farà viaggiare con la mente e con gli occhi nei luoghi più affascinanti ed evocativi del mondo, il tutto per dare uno sfondo alle nostre modelle a quattro ruote, dando vita a scatti di rara bellezza artistica. Architetture naturali e artificiali si fondono tra loro, regalandoci un catalogo di location rubate alla realtà, dalle sale del Centro Nazionale delle Arti di Tokyo passando per Alberobello e Matera, vedendo poi tramontare il sole, che saluta Mont Saint-Michel; meraviglie del mondo onorate con doverose descrizioni, piccole guide turistiche che non si possono che apprezzare. Decine e decine di fotografie che avvolgeranno la bellezza poligonale delle nostre auto, splendore virtuale indistinguibile dal reale. L’unica controindicazione è il desidero di correre attorno a questi luoghi, mere diapositive che vorremmo esplorabili, spingendoci a programmare le prossime ferie con largo anticipo.

Verdetto
8 / 10
I rettilinei sono soltanto i tratti noiosi che collegano le curve.
Commento
Gran Turismo è amore puro per le auto e la loro estetica, un prodotto che con eleganza ti mette in mano la possibilità di provare le stesse sensazioni che danno certe automobili, facendolo nel modo più user friendly possibile. Un perfetto connubio di simulazione e arcade, esaltato da un sistema di controllo sartoriale tutto da godersi via pad o volante, non fa differenza. Il deciso ridimensionamento dei contenuti, tanto in auto e tracciati quanto nell'asportazione dell'iconica modalità Carriera si fanno però sentire, sotto il peso di un'online interessante, ingombrante, assolutamente ben fatto e ricco di potenzialità, ma che già ora è una dolce dipendenza per chi ama il mondo delle corse a quattro ruote. Un punto di partenza eccellente che, per una volta, vorremmo vedere espandersi a suon di DLC di qualità. Gran Turismo corre in un'altra categoria e così quelli che lo amano, pronti a ritrovarsi sui circuiti virtuali da ogni parte del mondo. la creatura di Yamauchi-san e uno stile di vita, uno stile di guida.
Pro e Contro
Stato dell'arte nel sistema di controllo
Stile estetico sublime
L'online non delude le aspettative

x Fisica delle collisioni bizzarra
x Gare su sterrato da dimenticare
x Perché sbarrare metà single player senza connessione?

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