Recensione Call of Duty: WWII

Puntuale come un orologio svizzero, Novembre segna il debutto sulle scene di Call of Duty, con un nuovo episodio che “torna” alle origini, pronto a raccontare una nuova storia ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale. Abbandonati i gadget futuristici e le guerre avanzate, è il momento di arruolarsi e partire per il fronte nel nuovo Call of Duty: WWII.

 

Versione Testata: PlayStation 4

Era meglio morire da piccoli…
COD: WWII è un ritorno al passato, nell’era pre-modern Warfare

Dopo Battlefield 1 anche la serie di COD ha deciso di fare questo ritorno al passato, scegliendo di abbracciare un periodo storico tanto amato quanto abusato da ogni genere di intrattenimento, quello della Seconda Guerra Mondiale.
In questo nuovo capitolo impersoneremo il soldato “Red” Daniels, una recluta della Prima Divisione Fanteria americana, che si ritroverà con la sua squadra ad affrontare il D-Day, il famosissimo sbarco in Normandia, per poi addentrarsi nelle lande francesi respingendo l’avanzata tedesca fino nel cuore della Germania. Un racconto crudo e devastante, che si estende in un arco narrativo di quasi un anno di conflitti, e mette in scena alcuni dei momenti più iconici del secondo conflitto mondale, come il già citato sbarco, la battaglia nella Foresta di Hürtgen o l’Offensiva delle Ardenne.

 

Sledgehammer Games sceglie quindi di viaggiare a livello narrativo su un terreno sicuro, senza prendersi troppi rischi e proponendo ai giocatori un racconto dal taglio fortemente cinematografico che si ispira alle pellicole di genere, dal sempre verde Salvate il soldato Rayan a titoli più scenografici come Bastardi senza Gloria e Fury, puntando su un’azione spettacolarizzata al servizio del gioco, sia nelle fasi attive di gameplay che durante i numerosi filmati che faranno da collante alle missioni, e serviranno a dipingere il dramma degli eventi raccontati.

Dove però questo nuovo capitolo di Call of Duty riesce a dare il meglio di sé è quando mette da parte la normale attività da sparatutto, facendoci “vivere” situazioni completamente diverse. Un esempio chiaro lo troviamo nella missione di infiltrazione, nella quale vestiremo i panni di una sensuale spia francese che dovrà ritirare degli esplosivi all’interno di un avamposto tedesco. Qua dovremo addentrarci fra i soldati nemici stando attenti a non far saltare la nostra copertura, rispondendo a delle domande sulla nostra identità e muovendoci furtivamente all’interno della struttura fino ad incontrare il nostro contatto. Una missione che funziona e riesce a non spezzare i ritmi del gioco pur stravolgendone il canovaccio, valorizzandone ulteriormente il gameplay, a dimostrazione che Call of Duty può, e deve, dimostrare che è possibile andare oltre l’abito che ormai gli è stato cucito addosso in questi anni. E nel corso dell’avventura, che si spalma su una durata che oscilla dalle 6 alle 8 ore in base al livello di difficoltà scelto, tenterà di distrarre timidamente il giocatore con queste situazioni, a nostro avviso riuscite (forse addirittura di più che le classiche fasi fps) e ben integrate con il resto degli eventi narrati.

 

Questa campagna per giocatore singolo vede anche il ritorno sulle scene dei medikit, persi per strada con l’avanzare dei capitoli moderni in favore di un ripristino dell’energia automatico, rendendo il tutto così “old style” e meno “caciarone” rispetto agli ultimi capitoli, obbligando il giocatore a ritmi più estesi specie ai livelli di difficoltà più alti, dove con pochi colpi si va diretti al game over. La storia poi offre i classici collezionabili, sempre ben nascosti all’interno dei livelli e alcuni eventi scriptati nei quali dovremo salvare la vita ad alcuni soldati attaccati dai nemici o feriti, cercando di metterli in salvo scongiurandone una morte quasi certa.

Il Classico COD
il multigiocatore offre sul piatto un menù come sempre ricco e variegato
Archiviata la parte single player, COD: WWII si apre al multigiocatore, offrendo sul piatto un menù come sempre ricco e variegato. Partiamo dalla modalità cooperativa PVE Nazi Zombie, che in questo nuovo episodio, partendo dal furto di alcune inestimabili opere d’arte rubate dall’Asse durante la Seconda Guerra Mondiale, porterà la nostra squadra ad indagare a Mittelburg, un gelido paese bavarese al cui interno è celato un terrificante potere. Se nella campagna principale di questo nuovo capitolo di Call of Duty mancano nomi grossi e attori di riferimento, non si può certo dire lo stesso per Nazi Zombie, che come da tradizione propone un cast di tutto rispetto facendo scendere in campo figure del calibro di David Tennant, Ving Rhames, Katheryn Winnick (Vikingso la bella Elodie Yung, vista recentemente sugli schermi televisivi vestire i panni della letale Elektra, nella serie TV Netflix su Daredevil.

Questo quartetto ben confezionato dovrà affrontare gli orrori che si trovano nelle strade e nelle profondità di Mittelburg, sconfiggendo ondate sempre più letali e numerose di zombie assetati del nostro sangue. Rispetto alle precedenti versioni di questa modalità zombesca, la direzione artistica sembra perdere quella vena tragicomica e trash degli ultimi capitoli, per una deriva più seriosa e macabra. Iniziando dalle strade della poco accogliente cittadina, man mano che uccideremo non morti potremo sbloccare nuove aree utilizzando i punti accumulati, così da continuare con l’esplorazione e addentrarci nella storia. I punti, come da tradizione, possono essere impiegati anche per acquistare nuove armi attraverso gli appositi distributori, così come potenziamenti salute o barriere difensive. La proposta di alcune classi ben definite assegnate ad ogni personaggio consente una diversificazione dei ruoli, così come uno sviluppo degli equipaggiamenti che varierà in base al protagonista scelto. Partita dopo partita potremo accumulare esperienza e salire di livello, così da garantirci nuove abilità esclusive che si riveleranno più che utili, e ci garantiranno una possibilità di migliorare i nostri risultati nel tempo.

 

Così come per la parte PVP che affronteremo a breve (ma di base la filosofia che aleggia in questo COD è la stessa) Nazi Zombie è una modalità di contorno che arricchisce l’offerta generale con una variante che, se giocata con i propri amici rispetto che a qualche sconosciuto trovato grazie al matchmaking, saprà regalarvi qualche ora di sano divertimento, a patto che il genere zombiesco e le atmosfere sanguinolenti siano di vostro gusto. Essendo un’attività secondaria non presenta nemmeno troppi aspetti negativi, anzi, negli anni il supporto e il buon riscontro del pubblico han fatto si che diventasse una modalità immancabile, e in questa edizione riesce forse a trovare una marcia in più rispetto al passato.

Giù al fronte

Come ogni anno COD rappresenta la quota arcade degli sparatutto online e questo ritorno alla Seconda Guerra sembra quasi un tuffo nel passato ai capitoli pre-Modern Warfare.

 

Nel multiplayer troviamo quest’anno diverse novità
Passiamo adesso al fulcro di ogni Call of Duty: il comparto multigiocatore.  L’eliminazione di tutti i gadget tecnologici, dei potenziamenti fisici e delle azioni ai limiti della fisica introdotti nell’era di Titanfall ha riportato la serie verso un gameplay più basilare e pulito, senza troppi orpelli e facilmente abbordabile da tutte le tipologie di giocatori. L’unico punto fermo è stato mantenuto nel ripristino automatico dell’energia, che al contrario di quanto avviene nella Storia con i medikit, qua viene lasciata intatta per non andare ad intaccare gli ormai solidi equilibri di gioco.
Il multigiocatore viaggia quindi su due piani ben distinti ed inquadrati, fra la classicità che ritroviamo nella proposta delle modalità, con il ritorno degli immancabili Team Deathmatch, Cerca e Distruggi e così via (disponibili anche nella ben più massacrante versione Veterano, dove vige la regola dell’1 shot 1 kill), e le novità, che vanno dal rinnovo del loadout, con l’introduzione di nuove classi, le Divisioni, ognuna delle quali porta con se sviluppi del soldato, delle abilità e dei perk unica e più mirata, lasciando invece libertà di personalizzazione nell’equipaggiamento e nelle serie di kill, con la possibilità di creare le più svariate combinazioni e spingendo i giocatori a sperimentare.

Fra le novità troviamo anche l’introduzione di un’area social, che in qualche modo va a scimmiottare la Torre di Destiny 2. Qua avremo diverse attività da compiere, che vanno dalla personalizzazione del proprio soldato, partendo dall’aspetto (con tanto di tag e medagliette) fino agli equip, passando all’armeria dove sbloccare nuove armi, per poi arrivare alle ricompense giornaliere e settimanali, sfide da portare a termine che ci premieranno con punti esperienza, oggetti o casse di rifornimenti, meccanica da gacha game che ci consentirà di ottenere nuovi elementi di gioco in maniera del tutto casuale. Questa nuova visione del comparto online va in qualche modo a svecchiare l’ormai stantia infrastruttura, modernizzando e rendendola più fruibile di un classico menù testuale (comunque sempre presente per le azioni rapide).

 

Ma le novità non si concludono qua. COD: WWII vede anche l’arrivo di una nuova modalità multigiocatore chiamata semplicemente Guerra (già intravista durante il periodo di Beta del gioco), nella quale due squadre dovranno tenersi testa in match ad obiettivi (siano questi difendere delle scorte, costruire un ponte per avanzare o permettere ai propri carri armati di fare breccia nelle linee nemiche) all’interno di 3 mappe studiate ad hoc, mentre la partita si svilupperà seguendo traccia di una storia che ripercorre gli avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale, e dove la cooperazione fra i compagni sarà la chiave per portarsi a casa la vittoria.
Guerra è sicuramente una piacevole introduzione che va a sovvertire un po’ la natura arcade di COD fatta di match veloci e frenetici. Se il gameplay di base resta fondamentalmente lo stesso a cambiare sono certe dinamiche che spingono questa modalità verso lidi più strategici, fatti di team play, comunicazione e una certa accortezza nelle azioni che se non seguite porteranno la squadra alla sconfitta immediata.

L’online di WWII si completa anche con una modalità classificata, la cui prima stagione inizierà a Dicembre, mentre l’attenzione di Activision per l’eSport si concretizza con un’opzione di gioco in collaborazione con la Major League Gaming, tornei ufficiali pensati nell’ottica competitiva, e che trovano maggior ragione di esistere proprio grazie ai recenti sviluppi dell’eSport in chiave olimpionica.

Il fascino della guerra
Il tema della guerra fa sentire la mancanza di  un certo dinamismo nella distruttibilità delle ambientazioni
Sul piano tecnico questo nuovo capitolo di Call of Duty offre una buona performance generale. Nella campagna single player il motore di gioco riesce a muovere e gestire numerosi elementi a video senza troppe incertezze, con una resa visiva più che discreta specie durante le numerose battaglie campali, che ridanno al giocatore la sensazione di trovarsi sul campo di battaglia. Nonostante il buon lavoro fatto resta sempre un elemento che la serie si porta dietro da anni, ovvero la staticità ambientale. Fra un’esplosione e l’altra durante le varie battaglie, manca un certo dinamismo nella distruttibilità delle ambientazioni, che avviene solamente in momenti scriptati, cozzando con gli eventi che si verificano a video. Buona anche la realizzazione dei soldati, animati da un motion capture credibile, così come i volti capaci di trasmettere il dolore della guerra attraverso gli sguardi dei suoi protagonisti.

Nella parte online la proposta delle mappe non delude, con alcune veramente piacevoli da giocare. L’abbandono delle meccaniche introdotte nei capitoli “moderni” ha costretto i grafici ad un approccio più canonico con un level design obbligatoriamente più piatto e lineare, facendo in questo caso quasi un mezzo passo indietro rispetto al passato più recente della serie che puntava tutto sulla verticalizzazione delle strutture (e a sua volta dell’azione). D’altro canto, specie nelle modalità online, dove il carico poligonale risulta meno incisivo, abbiamo un frame rate costantemente stabile, così da garantire una fluidità sempre alta durante le nostre partite.

 

Come da tradizione abbiamo un doppiaggio completo in italiano di buona qualità, che si perde leggermente nel replicare i vari accenti che troveremo visitando la Francia e la Germania, mentre troviamo ottima la decisione di lasciare doppiati in lingua originale alcuni passaggi, elemento che ha contribuito ad immergerci maggiormente nel racconto. La colonna sonora poi svolge egregiamente il suo lavoro d’accompagnamento segnando in maniera indelebile alcuni dei momenti più drammatici raccontati a video. Non solo con le musiche ma anche con i numerosi effetti sonori che travolgono il giocatore trascinandolo di peso in trincea.

Verdetto
8.5 / 10
à la Cod comme à la Cod
Commento
Pur non essendo “IL” miglior capitolo di Call Of Duty, WWII rappresenta sicuramente uno degli episodi più riusciti negli ultimi anni. Sledgehammers Games non si prende troppi rischi per quanto riguarda la storia, e lo fa viaggiando su un sentiero sicuro e remunerativo come quello della Seconda Guerra Mondiale, che ben si sposa con l'azione cinematografica qua raccontata. È proprio la storia che da il meglio di se poi quando esula dai soliti scontri alla COD dando dimostrazione che anche una serie fortemente inquadrata come questa può avere degli ottimi guizzi creativi. Sul lato delle novità troviamo una modalità online completamente rivista nella forma, e in parte nella sostanza, con un ritorno al passato obbligato dal tema portante del gioco. Nonostante questo l'introduzione di Guerra rappresenta un certo svecchiamento delle classiche modalità, e nell'ecosistema di COD riesce a funzionare alla grande, allineandosi così alle proposte che offre una certa concorrenza, mentre Nazi Zombie chiude il cerchio, riconfermandosi nuovamente come un passatempo ben riuscito e pensato per quei giocatori che amano le sfide in cooperativa. Che dire di questo COD: WWII. Mentre Overwatch vive di rendita, Destiny 2 e Battlefront 2 fanno squadra a sé e Battlefield è assente ingiustificato, il 2017 potrebbe essere l'anno giusto per dare a Call Of Duty la giusta rilevanza, con un titolo completo, ricco e profondo come non si vedeva da anni. Di fondo però restano i problemi di una vita (storia non del tutto convincente, gameplay troppo arcade e frenetico, poche novità da un capitolo all'altro), ormai diventati caratteristiche di un DNA che difficilmente verrà mai completamente stravolto e se negli anni non siete mai riusciti a dare fiducia alla serie di Activision, non ci riuscirà nemmeno il buon WWII.
Pro e Contro
Comparto Multiplayer in parte rivisto
Diverse novità introdotte
Storia ben raccontata...

x ...ma che non si prende troppi rischi
x Le novità non stravolgono le dinamiche online

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