Anteprima Shadow of the Beast

Tanto sul palco della conferenza quanto poi nel grandissimo stand allestito in fiera, la Paris Games Week di Playstation non è stata solo all’insegna dei grandi titoli, ma è anzi riuscita a dedicare spazio anche a qualche esclusiva indipendente. Al fianco dell’area dedicata a Star Wars Battlefront e proprio accanto ad alcune postazioni dedicati a titoli interni come Alienation e Gravity Rush Remastered trovava infatti posto anche Shadow of the Beast, presentato in occasione della Gamescom dello scorso anno e visto nemmeno un’ora prima sullo stage dell’evento: non potevamo certo tirarci indietro e lasciarci sfuggire l’occasione di provare con mano il titolo di Heavy Spectrum Entertainment Labs, approfittandone inoltre per scambiare un paio di impressioni a caldo con il CEO dello studio Matt Birch.

Il vecchio che avanza
Shadow of the Beast è un omaggio ai vecchi titoli arcade, e non fa nulla per nasconderlo
Shadow of the Beast, come forse qualcuno dei giocatori più navigati già saprà, non è in realtà una Proprietà Intellettuale inedita ma pone come remake dell’omonimo titolo uscito nel 1989 (e capostipite di una trilogia). L’incipit di questa versione in esclusiva per Playstation 4 dovrebbe ricalcarne appunto le orme e la struttura, mettendo il giocatore nei panni (bidimensionali) di Aarbron, rapito da bambino da un malvagio incantatore che lo ha reso “l’ombra della bestia”. Aarbron però, durante gli eventi mostrati nel primo livello dell’esperienza (quello testato da noi per l’occasione) riesce a ribellarsi al suo padrone e decide quindi di dargli la caccia per ottenere vendetta.

Il titolo, come avremo modo di scoprire a breve quando andremo a trattarne il gameplay, è un omaggio ai titoli arcade della vecchia scuola, e per quanto abbiamo potuto osservare fino ad ora rispetta dogmaticamente questa filosofia anche sul fronte narrativo: il focus è sugli aspetti prettamente ludici, con cui Shadow of the Beast prova a fare colpo su chi sta dall’altra parte dello schermo.

Liberate la bestia
Easy to learn, hard to master
Shadow of the Beast è un perfetto esponente della cosidetta “Legge di Bushnell”: facile da imparare, difficile da padroneggiare. Il gameplay di base infatti non propone nulla di particolarmente articolato, vantando due tasti per l’attacco (uno dedicato ai colpi stordenti mentre l’altro ad azioni più letali), un tasto per la parata, la possibilità di saltare con il tasto X e schivare grazie alla levetta analogica destra. Su questa semplice struttura però vanno ad innestarsi delle idee che hanno senza dubbio incontrato il nostro plauso: dopo aver riempito l’apposita barra è possibile entrare in una sorta di modalità berserk, dove però piuttosto che ricevere un semplice potenziamento è possibile eliminare i nemici in un colpo solo, ma solo premendo i tasti d’azione con il giusto tempismo. Un momento (in più o in meno) di troppo ed ecco che la combo si interromperà, “condannando” il giocatore a dover riempire nuovamente la barra. Altro aspetto interessante è il sistema di gestione della salute, dove in buona sostanza la classica health bar lascia il posto ad un più spartano (e più pratico) indicatore che indica direttamente quanti colpi è ancora possibile subire prima di finire in game over. Pur avendo provato il tutto alla difficoltà principiante lo scheletro ludico del titolo ci è insomma sembrato appartenere ad una certa categoria di titoli, dove più che le combo intricate vengono premiati i riflessi di chi tiene il pad in mano ed in ogni caso l’unico vero ed indiscusso padrone è il punteggio e la sfida decisamente non manca.

Non manca qualche fase più platform
Non viene a mancare comunque una certa componente esplorativa mutuata dal videogioco a piattaforme, grazie ad alcuni bonus (noi per esempio ci siamo imbattuti in un sigillo) nascosti in determinati punti della mappa. È presto per dire quanto questi momenti saranno importanti nell’economia del titolo, come è in generale presto per dare un giudizio a tutto tondo sul prodotto: fondamentalmente ne abbiamo potuto saggiare con mano solo lo scheletro, trovandolo ad ogni buon conto decisamente solido e promettente se si è soggetti al fascino dell’arcade.

La bella e la bestia
Splendide (e davvero crude) le animazioni
Dal punto di vista visivo, pur presentandosi di fatto come un titolo a scorrimento orizzontale, Shadow of the Beast ci è sembrato decisamente in forma, specie per quanto riguarda le animazioni dei vari nemici, in particolare quando passano a miglior vita. La violenza del protagonista quindi è stata senza ombra di dubbio (perdonate la freddura) ben resa sullo schermo, giustificando il suo appellativo di bestia. Anche sul fronte tecnico nel tempo a nostra disposizione non abbiamo notato nulla di particolarmente fuori posto, e ci auguriamo di poter quindi dire la stessa cosa non appena il titolo sarà disponibile.

Commento
Se siete tra quegli irriducibili duri a morire che apprezzano un certo filone videoludico più "old school", sicuramente vi farete un favore tenendo d'occhio Shadow of the Beast: pochi fronzoli (anche se sotto l'aspetto visivo non si è andati per nulla al risparmio) e tante soddisfazioni quando si riescono ad inanellare parecchie hit combo durante la Blood Mode. Noi da parte nostra vogliamo sicuramente vederci più chiaro, partendo dall'ottima impressione avuta durante la fiera parigina.
Pro e Contro
Pochi fronzoli, tante soddisfazioni
La sfida sembra non mancare
Visivamente ispirato

x Da valutare l'effettiva profondità dell'insieme

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