Pietro Iacullo

Speciale E3 2015 – Top e Flop: Pietro Iacullo

Visto che si è appena chiuso l’E3 più improbabile di sempre (dati gli annunci impossibili che ci son piovuti tra capo e collo, da The Last Guardian al remake di Final Fantasy VII) tirare un minimo le somme era doveroso. Quindi senza troppi indugi andiamo: ecco le 6 cose che mi sono piaciute di questo E3 2015 e le cinque che invece si sono guadagnate un posto d’onore nel mio Meh3…

Top-E3:
Just Cause 3: Ci sono giochi che puntano sull’aspetto emozionale dell’esperienza, sulla trama o ancora sulla profondità e la raffinatezza delle meccaniche. Poi ci sono titoli che invece di inseguire il perfect score e fare le cose in grande si concentrano su quello che, stringendo, è lo scopo principale dell’industria: il divertimento. Just Cause fa sicuramente parte di questa schiera di “risposte videoludiche a I Mercenari”, concentrandosi esattamente su questo e, per quanto riguarda almeno i due capitoli ad ora usciti, riuscendoci pur senza ricorrere a soluzioni sofisticate. Per forza di cose quindi, considerando anche il fatto che Avalanche questa volta non si è tenuta (in quanti giochi ci si trova davanti al dilemma “prendo la mia formula 1 da corsa o la portaerei?”) e l’ambientazione a sfondo mediterraneo, Just Cause 3 non poteva non ritagliarsi uno spazio in questo articolo: è fondamentalmente Just Cause 2 sotto steroidi.

 

RIGS: Su certi argomenti sono in buona sostanza un disco rotto, soprattutto se l’argomento è “di nicchia” o comunque secondo me non riceve il giusto riconoscimento. Killzone Mercenary a suo tempo (e per buona parte dei discorsi in cui si parlava di PS Vita) ha subito questo trattamento in virtù del fatto di essere sviluppato da un team come Guerrilla Cambridge che sapeva quello che stava facendo (e che per inciso stava facendo il miglior sparatutto in prima persona mai uscito su console portatili). Manco a dirlo quindi RIGS ha calamitato la mia attenzione, nonostante lo spauracchio legato a Project Morpheus su cui l’informazione più rilevante circolata è “è un visore 3D”. Visto che non mi hanno accontentato con Quake, almeno c’è qualche sparatutto arena da tenere d’occhio (a parte l’alpha di Unreal in partenza ad Agosto). E poi diciamocelo, con un titolo così posso veramente tirare fuori il peggio dal punto di vista delle citazioni, da Big Rigs ad Arma Letale.

 

The Last Guardian: Lo aspettavamo giusto da quei sette anni, per cui figurati se le aspettative possono essere ridicolmente alte, visto che poi casualmente il team di sviluppo è quello di ICO e Shadow of The Colossus. Il rischio che faccia la fine di Duke Nukem Forever e di praticamente qualunque altro titolo riportato uscito dopo quello che in questi casi si definisce “sviluppo travagliato” (e in medicina sarebbe semplicemente “accanimento terapeutico”, il bello dell’informatica) è concreto, soprattutto perché l’idea di non dover controllare direttamente il Drago/Mostro/BohCheCazzÈ ma cercare di comunicare con lui “a gesti” è suggestiva quanto potenzialmente capace di far implodere completamente il gioco se non la si riesce a far funzionare. Io da parte mia essendo innamorato di ICO e soprattutto di Shadow of the Colossus ci spero, però finché non lo vedo in negozio non ci credo (e molto probabilmente davanti al negozio ci sarà un bagarino che distribuisce santini di Padre Pio a prezzi da usura).

 

Doom: Qui ci starebbe di prepotenza un hashtag abbastanza volgare che inneggia al membro maschile quando è in erezione. Bethesda ha mostrato esattamente quello che volevo vedere in Doom: addio deriva horror presa con il terzo capitolo (che non era assolutamente male, ma non c’entrava moltissimo con quello che dovrebbe essere la serie) e ri-benvenuta ultraviolenza, con annesse super armi e motoseghe. Non basta? E allora torna di prepotenza anche il multiplayer (il primo Doom aveva lanciato, tra le altre cose, il termine Deathmatch), che oltre al PvP offrirà anche una modalità ad orde. Piccola controindicazione: bisogna arrivare fino a primavera 2016 per metterci le mani sopra. #Maronne

 

Metal Gear Solid V: The Phantom Pain: Rimanendo in tema di cose non adatte ai deboli di cuore, non parlare del trailer di The Phantom Pain sarebbe stata un’eresia (e pensare che è pure uno pseudo outsider, essendo stato cacciato direttamente su Youtube senza passare per nessun palco). Aggiungere qualcosa alle immagini sarebbe altrettanto eretico, visto che c’è praticamente di tutto e non manca qualche ammiccamento alla “fase 1” di The Phantom Pain e al suo marketing virale con quel “V has come to” che ritorna dopo quasi un anno. Se poi a questo classico esempio di “tocco di Kojima” aggiungiamo pure quell’unica, virile lacrima a cui concediamo di solcarci il volto pensando che probabilmente The Phantom Pain sarà (davvero, senza i soliti al lupo al lupo) il suo ultimo Metal Gear il secondo posto è servito.

 

Horizon: Zero Dawn: Nel mio articolo pre-E3 dicevo che da Sony ci si aspettava appunto quello che ha sempre fatto: mettere i suoi studi più di talento al lavoro, meglio se su qualche nuova Proprietà Intellettuale. Non si è visto nulla da parte di Sucker Punch (l’altro team che sappiamo già essere al lavoro), però in compenso si è finalmente fatto vedere Horizon di cui si parla da Settembre. E quello che si è visto, nonostante il gioco sia ancora in fase pre-alpha e in effetti qualche inciampo lo si sia notato (vedasi animazioni non sempre convincentissime), è davvero promettente, dall’impatto visivo già di spessore (e dopo il lavorone fatto su Shadow Fall sarebbe stato strano il contrario) all’ambientazione del titolo a metà tra lo Sci-Fi post-apocalittico e la preistoria, fino anche al gameplay di cui si è avuto un assaggio davvero convincente. Guerrilla già da tempi non sospetti fa un buon lavoro quando si tratta di spremere risorse e spingere l’hardware: Horizon è l’occasione per fare il definitivo salto di qualità e magari candidarsi al posto di “vice-Naughty Dog” tra il grande pubblico.

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