Che la serie di Ninja Gaiden stia vivendo un periodo non molto propizio l’avevamo già capito con l’abbandono di Tomonobu Itagaki, suo storico creatore, verso altri lidi. Già con il terzo capitolo, corretto in corsa nemmeno un anno dopo con la versione Razor’s Edge, la serie aveva cambiato rotta finendo per intraprendere una strada non apprezzata da chi per anni ha venerato le gesta di Ryo Hayabusa nell’olimpo degli action hack’n’slash.
Messo momentaneamente a riposo il suo storico protagonista, il Team Ninja ha deciso di unire le forze con Spark Unlimited e lo studio giapponese del maestro Keiji Inafune, i Comcept, per dare alla luce uno spin-off della serie principale a tema zombie.
Versione testata: PlayStation 3
Yaiba Kamikaze, il protagonista che da il nome al gioco, è il classico esempio di anti-eroe. Negativo, violento, sboccato sono tutte caratteristiche perfette per essere eletto boss di turno in un videogioco. Invece ci troveremo ad impersonare il “povero” Yaiba, dopo che il suo destino ha assaporato la lama di Ryo Hayabusa, come punizione per aver sterminato il suo stesso clan. Più che assaporato è d’obbligo dire ucciso, perché durante lo scontro con il ninja di casa Tecmo Koei, Yaiba perirà sotto i colpi della sua nemesi, che porrà fine alle sue atrocità. Purtroppo il destino di Yaiba non era quello di morire durante quel letale scontro, ma verrà salvato dalle Forge Industries, che lo riporterà in vita grazie ad una tecnologia avanzata e gli darà l’occasione di vendicarsi a patto che indaghi su un focolaio zombie esploso durante i suoi giorni di coma. Inizierà così l’avventura di Yaiba, che nonostante a livello narrativo segua diversi cliché e sia piuttosto scontata nella sua evoluzione, si fa notare per il suo spirito sopra le linee e all’umorismo che ci accompagnerà per tutta la durata del gioco, facendo spiccare su tutti il suo protagonista.
Yaiba è un action in terza persona che si allontana dai tecnicismi di Ninja Gaiden proponendo un approccio al genere abbastanza intuitivo e adatto a tutti i palati. Il nostro “eroe” può fare affidamento su tre tipi di attacco, uno rapido tramite l’uso della spada, uno più potente ma decisamente lento a suon di pugni e un attacco a distanza tramite una catena che oltre a farci largo tra i nemici potrà essere usata per catturare gli zombie ed usarli come arma o lanciarli contro altri bersagli.
Il gameplay poggerà sull’alternanza di questi tre strumenti permettendo di realizzare combo dalla resa più o meno efficace a seconda delle situazioni. Sul lato difensivo troveremo invece la possibilità di eseguire rapide schivate e di parare la maggior parte dei colpi ricevuti, parata che se eseguita con il giusto tempismo consentirà di effettuare un contrattacco. Come ultima risorsa Yaiba può scatenare la sua Sete di Sangue, una mossa che permette di renderlo invincibile per alcuni secondi così da sterminare qualsiasi minaccia presente su schermo. Pur essendo uno spin-off l’elemento scenico della violenza resta sempre presente e Yaiba, come il suo acerrimo nemico Hayabusa, potrà eseguire delle letali uccisioni finali, che non avranno lo scopo solo di rendere l’azione più spettacolare dal mero lato visivo ma di servire per recuperare la sempre preziosa energia vitale. Basterà premere uno dei tasti dorsali quando apparirà l’icona dell’esecuzione per far partire la sequenza di morte. Eseguendo questa sorta di fatality sui nemici più potenti invece servirà per ottenere le Zombie Weapon, armi dalla potenza devastante ma limitate nell’utilizzo e che si riveleranno un elemento fondamentale per portare a termine le nostre battaglie. L’uccisione non sarà fine a se stessa in quanto sarà presente anche un aspetto ruolistico piuttosto semplificato legato alla crescita di Yaiba che gli consentirà di sbloccare nuove combo e potenziare qualche caratteristica fisica da utilizzare in battaglia.
Se fin qua ogni elemento del gameplay risulta abbastanza derivativo per il genere a cui appartiene, adesso parliamo dell’aspetto più interessante di Yaiba, ovvero l’introduzione di un sistema di combattimento legato all’uso di alcuni effetti elementali, nella fattispecie il fuoco, l’elettricità e l’acido, che ricoprono un ruolo dualistico all’interno del combat system. Ogni elemento, preso singolarmente, avrà su Yaiba un’effetto negativo, una sorta di malus che impedirà di combattere in maniera adeguata. Ad esempio in fuoco farà calare drasticamente la salute di Yaiba, mentre l’elettricità gli impedirà di usare il braccio o l’acido offuscherà la vista fino che non sarà svanito, costringendoci a combattere alla cieca. Altresì Yaiba potrà usare a suo vantaggio questi elementi tramite le Zombie Weapon realative ai nemici elementali, utilizzandole contro di loro per creare reazioni da sfruttare a nostro vantaggio. Combinare il fuoco con l’elettricità scatenerà una reazione che permetterà di danneggiare diversi nemici su schermo, così come l’acido e l’elettricità si riveleranno perfetti per cristallizzare i nostri antagonisti per poi ucciderli con facilità. Questa intuizione a livello di gameplay rappresenta l’aspetto più interessante di Yaiba ma al tempo stesso appare poco approfondito ed abbozzato come gran parte degli elementi che ne compongono la struttura di gioco. Ad esempio gli amanti di questa categoria di action si accorgeranno subito di quanto manchi un certo bilanciamento per quello che riguarda i combattimenti, alternando momenti ludici abbastanza sottotono ad altri inspiegabilmente troppo difficili, con picchi a tratti snervanti che causeranno più di un riavvio dal check point. Lamentarsi della difficoltà in un hack’n’slash di questo tipo sarebbe insensato, in quanto rappresenta una delle caratteristiche intrinseche del genere, ma quando la difficoltà scavalca il divertimento e sfocia nella frustrazione, come in questo caso, allora le cose cambiano.
Altra nota negativa legata al sistema di combattimento sta nell’impossibilità di poter cancellare la propria combo durante uno scontro, magari per evitare il contrattacco nemico o per parare, costringendoci ad incassare il colpo proprio nel mezzo dell’animazione e facendoci sentire vittime inermi di un un gameplay a tratti limitante. A rendere le cose ancora più fastidiose ci si mette una telecamera incapace di offrire al giocatore una visuale di gioco ottimale. La scelta di renderla fissa e non modificabile come in altri titoli analoghi ha portato a creare numerose zone morte nell’area di gioco, impedendo di capire cosa avviene su schermo portandoci spesso e volentieri al game over.
Anche la struttura di Yaiba appare abbastanza anonima, peccando su un’altra caratteristica cardine di questa tipologia di action, ovvero le boss fight, quasi del tutto assenti, mentre gli scontri normali procedono orda dopo orda nella più totale confusione. Anche le fasi platform inserite durante gli spostamenti fra una zona e l’altra appaiono poco approfondite e realmente utili ai fini del gioco. Si dovrà premere con il giusto tempismo il tasto del salto o della catena, per potersi dondolare o superare in volo certe aree, il tutto in maniera abbastanza guidata e lineare.
L’avventura di Yaiba si compone di 7 capitoli ed è completabile a livello normale nel giro di 8 ore. Nel corso del gioco è possibile raccogliere anche diversi collezionabili, come quelli utili ad aumentare la barra della salute o le varie resistenze elementali, quasi fondamentali o altri relativi alla storia che andranno ad ampliare l’intreccio narrativo. Finendo il gioco poi, si sbloccherà la modalità Ninja Gaiden Z, un arcade parodistico che fa il verso ai beat’em up side scrolling con visuale dall’alto di fine anni ’80, fra grafica pixellosa, chiptunes e delirante nonsense.
Yaiba ci fa discutere parecchio anche sul suo approccio grafico. Se lo analizziamo sotto il profilo stilistico, è impossibile non riconoscere diversi meriti al team di sviluppo. Le numerose sequenze animate che fanno da contorno si fanno apprezzare per il look fumettistico e le atmosfere dark, così come per la regia che enfatizza il lato comico ed irriverente del gioco. L’uso del cell-shading poi si sposa alla perfezione con la filosofia di fumetto in movimento vantata dalle cut-scene. Meno covincente in game dove sembra quasi perdersi quella pulizia grafica vista durante i filmati, evidenziando un aspetto negativo del cell-shading, ovvero una piattezza nelle ambientazioni e nei nemici che tende a rendere omogenee e fin troppo simili fra loro le varie location del gioco. L’utilizzo dell’Unreal Enigine però da l’impressione che si potesse fare di più, quanto meno sul lato dell’ottimizzazione del frame rate di gioco che anche nelle fasi più tranquille sembra soffrire, con cali decisamente fastidiosi.
La soundtrack invece si sposa alla perfezione con lo stile del gioco con sonorità che sfociano nella dubstep e nell’elettronica, buttando nel mezzo qualche brano classico della serie rimaneggiato per l’occasione. Grande assente il doppiaggio giapponese, ormai tratto distintivo delle produzioni Tecmo Koei, limitandosi a quello Inglese con l’adattamento dei testi in Italiano.
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