Recensione Virginia

Il binomio cinema e videogiochi è andato via via aumentando con il progresso tecnologico, che gli ha permesso di evolversi verso forme più artistiche e ricercate. In questi ultimi anni poi autori come David Cage e Sam Lake sono stati pionieri di questa filosofia, del videogioco come opera d’arte comunicativa, dove il limite fra gioco e film è sottile, e uno influenza a sua volta l’altro.
Con Virginia, opera prima di Variable State, si tenta invece un esperimento multimediale che va ben oltre quanto visto fin’ora: non un videogame dalle forti influenze cinematografiche ma a tutti gli effetti un walking simulator mascherato da film interattivo, dove il giocatore è spettatore e fautore degli eventi. Disponibile dal 22 Settembre su PC, PlayStation 4 e Xbox One al prezzo di 9.99€, sarà riuscito Virginia a convincerci con il suo approccio sperimentale al genere delle esperienze cinematografiche?
Versione testata: Xbox One

Welcome to Twin Peaks Virginia
L’assenza di una qualsiasi forma di recitazione è un arma a doppio taglio
Spielberg, Kubric, Lynch. Tre registi che hanno segnato la storia del cinema e influenzato le generazioni future con i propri racconti. Imitati, visionari e fonte di ispirazione, anche il mondo dei videogiochi ha spesso attinto a piene mani dalla loro filmografia. Soprattutto Lynch con Twin Peaks ha gettato le basi di un filone poliziesco surreale, oscuro e fortemente psicologico, ripreso anni fa in tutta la sua essenza da un titolo che lo omaggiava sotto ogni aspetto, Deadly Premonition.
Anche Virginia si avvicina a Lynch in maniera simile, quasi ne fosse un figlio illegittimo, seguendone tutti i crismi e osando ancora di più, andando ad eliminare dal gioco/film qualsiasi forma di recitazione. Una scelta rischiosa e non facile da compiere (né da far capire al suo interlocutore) che sposta l’efficacia della comunicazione verso altri livelli come ad esempio la sceneggiatura o la capacità espressiva degli attori virtuali.

Il titolo Variable State ci mette nei panni di Anne Tarver, una neo agente dell’FBI alle prese con un caso di scomparsa. Il giovane Lucas Fairfax, della cittadina di Kingdom in Virginia è sparito in circostanze misteriose e spetterà a noi, in quanto tutori della legge, risolvere il caso e scoprire che fine ha fatto il ragazzo. Un inizio di trama non così originale e fortemente abusato dove sarà l’elemento narrativo e il suo sviluppo a fare la differenza. Dopo aver preso il controllo di Anne, ogni nostra azione sarà assoggettata dalla regia e dal montaggio delle scene: piani sequenza, dissolvenze, flashback, ogni screzio registico influenzerà la concezione classica che abbiamo di gameplay, che in Virginia sarà fortemente limitato, quasi impalpabile. Ad esempio ci troveremo a percorrere un lungo corridoio o un viaggio in macchina; mentre cammineremo l’immagine a schermo verrà tagliata bruscamente trasportandoci alla sequenza successiva proprio come avverrebbe in un film, donando al tutto un certo dinamismo tipico delle produzioni cinematografiche. A destabilizzare le cose entra in campo l’elemento soprannaturale, che si legherà al normale progredire della storia, rendendo difficile distinguere la verità dalle numerose allucinazioni che la nostra Anne si troverà a vivere apparentemente senza motivo sulla sua pelle, e noi con lei. L’assenza di una qualsiasi forma di recitazione è un arma a doppio taglio che da un lato complica la comprensione di determinati eventi, dall’altra lascia ampio spazio alla libera interpretazione della storia che non si risparmierà, nelle 2 ore circa che servono per arrivare ai titoli di coda, di giocare con lo spettatore, tirando in ballo alieni, “what if” narrativi, strani culti religiosi e problemi familiari irrisolti in un pot-pourri cervellotico e confusionario degno del miglior episodio di X-Files. Da questo punto di vista, Virginia è un titolo che necessita più di un “giro” per essere colto nel suo insieme, per assaporarne ogni sfumatura o dettaglio, che probabilmente alla prima “visione” era sfuggito.

I want to be Reeve
Il tipo di esperienza provata può cambiare drasticamente a seconda del giocatore
Per questo motivo è veramente difficile parlavi di una storia così complessa senza scendere troppo nel merito del racconto e rischiare di rovinarvi eventuali sorprese. Ed è altresì complicato farvi capire a parole il tipo di esperienza provata che esula dalla formula di videogioco a cui siamo abituati e che può variare drasticamente (sia in bene che in male) a seconda del giocatore.
Come accennato il gameplay di Virginia è abbozzato, in una forma talmente essenziale da risultare appena tangibile, cavalcando questa tendenza sempre più dilagante dei walking simulator. Vivendo l’avventura dagli occhi di Anne, potremo muoverci all’interno degli ambienti di gioco, spesso in maniera contestuale alla regia. A volte, quando ce ne sarà data l’occasione sarà possibile interagire con alcuni elementi dello scenario, il tutto costantemente guidati dalla storia e dal corso degli eventi, sottolineando continuamente il fatto che ci troviamo di fronte ad un film interattivo e non il contrario. Diversamente da quanto operato dal già citato Cage, o nelle avventure di casa Telltale, in Virginia manca un fattore “decisionale” che possa modificare il nostro futuro, facendo si che ogni singola azione compiuta all’interno del gioco sia fine a se stessa o necessaria alla storia, evitando di aprire la strada a possibili bivi narrativi.

 


Per approfondire:
Quantum Break
Il silenzio dei prosciutti
Alcuni brani della colonna sonora richiamano i temi di twin Peaks e X-Files
Ma la vera protagonista di Virginia è la sua colonna sonora. L’assenza di una qualsiasi forma di doppiaggio viene compensata splendidamente dalle musiche composte per l’occasione da Lyndon Holland e resa “viva” grazie all’Orchestra Filarmonica di Praga. Non solo le musiche daranno “voce” ai personaggi di Virginia con un’intensità veramente incredibile, ma anche i semplici rumori ambientali diventeranno tasselli fondamentali della storia. Alcuni brani, poi, richiamano alla memoria le sinfonie dei temi principali di X-Files e dello stesso Twin Peaks, un citazionismo che risveglia nel giocatore/spettatore inaspettati ricordi prustiani, rendendo la visione ancora più gratificante.
Concludiamo spendendo due parole sull’aspetto grafico, croce e delizia di Virginia. Il titolo Variable State vanta un valido comparto tecnico efficace che punta più su uno stile caricaturale che non su un realismo forzato, che con il senno di poi avrebbe sicuramente stonato o sarebbe risultato meno efficace. Nella loro semplicità i modelli 3D dei protagonisti vantano un’incredibile espressività e non fanno rimpiangere l’assenza di qualsiasi tipo di dialogo. Anche l’uso della visuale in prima persona contribuisce al nostro coinvolgimento all’interno della storia, rivelandosi anche adatta per essere usata in più di un’occasione come stratagemma narrativo che gioca in particolar modo sulla percezione degli eventi. Nonostante il buon uso di Unity, la resa finale risente di un frame rate non sempre all’altezza, che nelle poche sequenze interattive si farà sentire, con perdite di fluidità durante i nostri spostamenti.

Verdetto
8.5 / 10
Ma su Netflix quando lo danno?
Commento
Con Virginia, Variable State tenta un approccio diverso alle esperienze cinematografiche proposte in questi anni da Cage e compagnia bella. Virginia è a conti fatti un walking simulator mascherato da film interattivo, un esperimento che pesca a piene mani dalla filmografia del genere poliziesco psicologico e surreale, omaggiando in maniera quasi ossessiva Lynch e il suo Twin Peaks. Virginia viaggia costantemente sul filo del rasoio, in bilico fra la “cagata pazzesca” fantozziana e l'indiscusso capolavoro d'autore, fattore che lo rende più facilmente apprezzabile da chi cerca esperienze videoludiche particolari che esulino dai canoni del mercato odierno, ed è sufficientemente aperto mentalmente per metabolizzare quello che ha appena provato. Virginia è quindi un titolo non per tutti, e come per altri prima di lui (se pur in altre forme ludiche) valgono le stesse considerazioni: se siete alla ricerca di qualcosa di più concreto e classico, avete sbagliato completamente titolo e vi conviene passare oltre. Se invece siete curiosi e pronti a sperimentare, preparatevi a dedicargli due ore del vostro tempo, e visto il prezzo del biglietto decisamente accessibile, non sarà tanto diverso dal passare una serata al cinema in compagnia di un buon film.
Pro e Contro
E' un film interattivo
Ottime atmosfere alla Lynch
Colonna sonora potente ed efficace
Personaggi splendidamente caratterizzati

x E' un film interattivo
x Gameplay praticamente assente
x Si completa in un paio d'ore
x Qualche problema di fluidità

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