Premessa doverosa, questa recensione analizza di Until Dawn remake come videogioco e non come remake non avendo io giocato l’originale, vamos.
Con il genere horror ho un rapporto di odio/amore, che siano film o videogiochi, perché mi affascina da morire ma mi ha dato molte più le delusioni che gioie, però era da tanto che non ne giocavo uno e l’opera di Supermassive Games mi sembrava l’occasione giusta per saziare questa sete, un survival a scelte multiple con forti elementi thriller, tutte cose che mi solleticano il palato.
Testo non valido
Come dicevo sono stato spesso deluso perché quasi sempre certe opere richiedono una sospensione dell’incredulità esagerata con cui non riesco a scendere a patti. Gli horror di questo tipo generalmente sono fondati su modi di mettersi in pericolo dei protagonisti davvero da ebeti che non mi permettono di empatizzare, anzi finisco per sperare che muoiano tutti atrocemente perché la selezione naturale lo esigerebbe. (se scherza)
Until Dawn soprattutto nelle prime battute non fa assolutamente eccezione. Un gruppo di sette teenagers si ritrova in una baita sperduta in montagna, stesso luogo in cui si sono svolti i terribili fatti vissuti nel prologo per cercare di superare il trauma, e nella mia testa partono già i premi di genitori dell’anno a chi questi figli li ha messi al mondo, ma cerco di soffocare la mia vocina interiore.
Da subito il gioco ci mette nei panni dei diversi protagonisti in vari momenti delle loro vicissitudini. La prima ora abbondante è uno strazio di dialoghi dominati dall’afflusso di sangue a sud dell’equatore, probabilmente li mal digerisco perché sono un ultratrentenne e forse è tutta invidia la mia ma davvero sembra di essere in American Pie. Per fortuna, passata la sbronza ormonale iniziale, quando le cose cominciano a farsi tetre la fifa permette al sangue almeno in parte di fluire verso il cranio così da far funzionare qualche rotella, non parlo certo di dialoghi da oscar ma almeno la voglia di evirarli brutalmente è passata.
Le varie coppiette iniziano ad entrare sempre più nell’incubo che piano piano li avvolge e l’atmosfera cupa della montagna e dei vari ambienti è perfetta per amplificare il tutto, coadiuvata da un sonoro di livello e delle soundtrack ottime che però forse non sono sfruttate abbastanza.
Iniziamo a trovarci di fronte a tante scelte che avranno un impatto forte sul prosieguo dell’avventura dei vari personaggi e spesso ne decreteranno la sopravvivenza o la morte oltre che i modi in cui affronteranno gli orrori che li aspettano. Questo crea un forte senso di agency nel giocatore nei confronti degli eventi e sublima l’immedesimazione e la tensione che ci avvolgono. Inizieremo anche ad affezionarci a qualcuno dei protagonisti – il che rende la situazione ancora più tesa, facendoci vivere con la paura costante di fare la scelta sbagliata che potrebbe rendere la loro vita più difficile o peggio ancora segnare la fine del personaggio di turno.
Le scelte sono insomma la meccanica principale dell’opera, che però a volte ne abusa dove potrebbe farne a meno. Alcuni eventi cardine infatti non possono essere manipolati dalla nostra volontà, eppure ci ritroviamo di fronte a delle scelte finte che non hanno alcun potere di cambiare nulla. Una situazione quindi in cui seguire la regola non scritta less is more non sarebbe stata una cattiva idea.
Come anticipato l’atmosfera gioca un ruolo fondamentale nel tenerci con i nervi il più possibile a fior di pelle. Purtroppo però l’opera abusa dei jumpscare, molti dei quali forzati e inutili che ad un certo punto creano più fastidio che panico. Al quarto spavento causato da un animale selvatico nel giro di un’ora ho iniziato ad avere pensieri di cui il WWF non sarebbe contento.
Hai creato una bella atmosfera, quindi fidati dei suoi effetti, non strafare. Less is more again.
Con lo svilupparsi della trama la mia vocina interiore anti no-sense ha fatto spesso capolino. Ogni volta che stavo definitivamente per darle ragione ecco che molti dei dubbi vengono dissolti in modo discretamente credibile premiando la fiducia che avevo mantenuto fino a quel momento anche di fronte a certe possibili fallacie logiche che in un thriller è importante non concedere, se non in minima parte altrimenti il castello crolla. Così con rinnovato entusiasmo e curiosità ci si appresta all’ultima parte della storia e ad uno dei tanti diversi possibili finali.
In Until Dawn c’è spazio anche per l’esplorazione dei vari ambienti. Trovare oggetti particolari e indizi ci aiuta a mettere insieme i vari pezzi del puzzle e non solo. Crea l’illusione di stare capendo quello che sta succedendo, per poi esibirsi in vari effetti sorpresa quando qualche altarino inizia a rivelarsi sfuggendo a quanto ci si aspettava.
Menzione di disonore, purtroppo, al sistema di controllo dei personaggi: a volte muoversi soprattutto in ambienti bui è frustrante, i controlli sono macchinosi e a tratti sembra di stare di fronte al tank system à la Resident Evil – ma è il 2024 ed è un remake, quindi poco perdonabile. Per quanto stiamo parlando di una meccanica che rispetto al resto è un po’ secondaria poteva comunque essere sviluppata molto meglio. Per fortuna le fasi più action e concitate sono gestite da quick time event che ben si sposano con la meccanica delle scelte, quindi questo problema si limita all’esplorazione pura.
Insomma Until Dawn ha saziato un po’ la mia sete, per quanto non sia stato sicuramente acqua limpida di sorgente il suo lavoro lo fa decentemente. Un livello superiore dei dialoghi non avrebbe guastato, ma l’originale in fondo era del 2014 quindi un po’ di indulgenza forse la merita visto il livello medio dell’horror in generale. La curiosità di sperimentare spinge a fare più di una run per scoprire i vari finali ed esplorare qualche area diversa alla ricerca dei collezionabili, per quanto ovviamente la tensione e l’atmosfera abbiano un impatto quasi nullo per ovvi motivi.
Ma alla fine questo remake era necessario? Anche non avendo giocato l’originale personalmente credo che i miglioramenti tecnici e qualche aggiunta non siano sufficienti per rifarsi un giro o almeno non a prezzo pieno.
Voto e Prezzo
7 / 10
40€ /70€
Commento
Un horror discreto che quando non cerca di strafare è godibile pur non essendo un gioiello
Pro e Contro
✓ Atmosfera e sonoro di livello ✓ Scelte spesso impattanti ✓ Trama discreta
x Sistema di controllo x Jumpscare inutili x Dialoghi mediocri
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