Lo avevamo lasciato alla corte di Re Foltest, il Gran Maestro sconfitto e la corona di Temeria salva da un misterioso sicario. Dei propri ricordi, ancora nemmeno l’ombra…
Con una premessa del genere, le vicende dello strigo Geralt di Rivia non potevano certamente prendere una piega pacifica, e lo sterminato campo di battaglia che ci si apre davanti, all’inizio di The Witcher 2, non è che l’inizio di una cospirazione molto più oscura del progetto Salamandra, che finirà per legare indissolubilmente il nostro protagonista alla storia di Temeria.
A tre anni dall’uscita di The Witcher, e ad uno dal suo sequel, The Witcher 2 appunto, CD Projekt Red torna a immergere i giocatori nell’universo creato dal polacco Andrzej Sapkowski, con un’avventura che si dipana letteralmente tra le mani dei giocatori.
Così come nel primo titolo, anche The Witcher 2 segue la logica che ad ogni azione corrisponde una reazione, più o meno influente nell’universo di gioco, ma spesso non dalle immediate conseguenze.
Le ramificazioni (dalla semplice scelta di come trattare con un gruppo di soldati dediti al massacro e al saccheggio dopo l’assedio di un castello, sino alla ben più influente decisione di supportare o meno le razze non-umane), avranno il proprio peso reale, permettendo di vedere varie sfaccettature di quel piccolo gioiello che è la trama di The Witcher 2.
Sebbene il gioco necessiti fondamentalmente di una certa conoscenza di base (che difficilmente può essere sopperita dai tre minuti di riepilogo introduttivo sulla storia di Geralt), è pur vero che l’elevata qualità della narrativa, assieme ad una maniacale attenzione ai dettagli d’ambientazione, rendono l’esperienza altrettanto interessante da poter permettere al giocatore di superare lo scoglio e godersi la nuova trama che si presenterà in seguito alle proprie azioni. Ovviamente, posto che sopravviva abbastanza per farlo…
The Witcher 2 è un gioco difficile. Le prime ore vedranno Geralt ripartire da zero, rispetto all’episodio precedente, e anche in seguito gli scontri necessiteranno di un approccio intelligente, pena vedere il proprio alter ego accasciarsi al suolo sopraffatto dagli artigli dei mostri o dall’acciaio dei soldati. In questa situazione, la mappatura dei controlli, non particolarmente intuitiva su Xbox 360, non ci viene affatto incontro ma grazie ad un tutorial piuttosto veloce ed efficace ci si abitua ben presto.
Al giocatore resta però il compito di dover valutare attentamente i pregi e i difetti degli avversari, talvolta informandosi sui vari documenti in-game, molto più spesso salvando di frequente e imparando sulla propria pelle quali strategie funzionano meglio (il gioco stesso implica che Geralt sia abituato ad un comportamento del genere dalle svariate cicatrici sul corpo, per cui non sentitevi troppo in colpa a mandarlo a testa bassa incontro al Tristo Mietitore…).
Come nella vita reale, non sarà necessario passare a fil di spada qualsiasi cosa si muova, ma se opteremo per questa strada, sarà bene ricordarsi che l’IA dei nemici è piuttosto sviluppata, e non attenderà tranquillamente il proprio turno per farsi ridurre a brandelli, ma laddove vedesse in noi una minaccia alla propria esistenza attaccherà in massa quanto più spesso possibile senza farsi il minimo scrupolo.
Ovviamente non mancheranno le scappatoie, prima fra tutti la classica fuga a gambe levate (che purtroppo non sarà sempre fattibile, vista una lieve ma fastidiosa tendenza del gioco a rilevare male i colpi a vuoto), l’uso dei segni per rivoltare i nemici contro sé stessi, o ancora il tendere imboscate preparando un terreno con più trappole che fili d’erba, ma la creatività resta comunque un requisito necessario.
Una volta imparata la dura arte della sopravvivenza, potremo rilassarci e dedicarci all’esplorazione dei Regni Settentrionali.
In questo, il RED Engine mostra appieno le sue potenzialità grafiche, assieme ad una già citata attenzione al dettaglio da parte degli sviluppatori che sfocia nel maniacale. Al di là dei semplici giochi di luce e ombre che vedremo alternarsi sulle case e sui vestiti dei personaggi all’avvicendarsi di giorno e notte, molti dei particolari grafici sono costruiti per dare un’idea di realismo indipendentemente dalle azioni del giocatore, assieme ad un doppiaggio d’altissima qualità e un sottofondo audio d’atmosfera e mai invadente.
Potremo quindi osservare una minuscola ballista in lontananza, e mano a mano avvicinarci e vederla ingigantita da vicino, con i soldati che imprecano girandone gli ingranaggi per ricaricarla. Oppure notare come le teste appena mozzate dei regnanti abbiano dei tagli irregolari, con un sinistro gocciolio di sottofondo. O ancora, sentire il mugolio di una guardia appartata dietro i cespugli con una prostituta, la cui testa si alza e si abbassa ritmicamente, e così via…
Superato però il primo impatto con la minuziosità dei dettagli (e la frequente tendenza al turpiloquio), lo sguardo sarà attratto dal panorama generale delle ambientazioni, ed è qui che cominciano i problemi…
In The Witcher 2 passeremo da piccole stanze e corridoi angusti a foreste lussureggianti e grandi caverne sotterranee, trascinati qua e là dalle più disparate missioni.
In molti casi, purtroppo, le suddette missioni richiederanno di tornare più volte sui propri passi, o di raggiungere un luogo specifico o una persona specifica senza che questi siano indicati sulla mappa. In alcuni casi, gli indizi del diario di Geralt non risulteranno sufficienti a interpretare le condizioni necessarie per proseguire nella missione, lasciando il giocatore ad affidarsi alla buona sorte di trovarsi nel posto giusto al momento giusto (il fatto che molti personaggi abbiano una routine giornaliera che ne varia la locazione, non aiuta in questo compito).
Il lavoro di CD Projekt Red urla la propria necessità di un sistema di viaggio veloce e di una mappa migliorata, ma nonostante questo, le varie patch e contenuti extra, introdotti tra la prima uscita del gioco e l’Enhanced Edition non sembrano aver sortito l’effetto sperato, ignorando il problema.
La minimappa a schermo, senza entrare in quella più dettagliata dell’inventario, è perlopiù indecifrabile, e presenta lo stesso problema che affligge, più in generale, il sistema di raccolta degli oggetti: il medaglione di Geralt è usato come una sorta di radar, che servirà ad evidenziare i punti importanti con cui potremo interagire, così come la mappa fa con gli edifici.
Ma questo è il massimo di informazioni che potremo avere, perlomeno finchè non avremo svolto un’azione sull’oggetto evidenziato. Allo stesso modo, i simboli delle taverne, dei mercanti e delle fucine, saranno indistinguibili sulla minimappa (tenete conto che la versione in The Witcher 2: EE è già una versione aggiornata di quella originariamente presente su PC).
Le due conseguenze principali saranno in un caso l’eccessiva tendenza a sbagliare strada, almeno finchè non avremo familiarizzato con la locazione, e nell’altro il trovarsi con l’inventario pieno di cianfrusaglie inutili il cui unico scopo è di essere rivendute, costringendo il giocatore ad interrompere spesso il gioco per aprire la schermata d’equipaggiamento ed eliminare il surplus che causa il rallentamento di Geralt.
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