Quando si pensa a un gioco pubblicato da tinyBuild, la classica immagine che giunge alla mente è quella di un titolo dall’aria e dal concept apparentemente semplici, in grado di fornire diverse ore di divertimento. È stato questo il caso di Speedrunners, incredibilmente divertente in compagnia, o del recente (e ben riuscito) Road To Ballhalla, recensito su queste pagine circa due settimane fa; non si tratta chiaramente di una regola d’oro (il meno eccellente Punch Club ne è la prova concreta), ma sommariamente non è raro che tinyBuild accetti di finanziare titoli che poi si riveleranno particolarmente riusciti, una volta giunti sul mercato. The Final Station è la prima fatica dei Do My Best Games, uno studio di sviluppo con base in Russia che si è rivolto alla già citata madre di Speedrunners per portare il proprio titolo su Steam. E il marchio di fabbrica di tinyBuild, sebbene leggermente sbiadito, si vede anche qui.
Independence Day: Tutti in Stazione
Un survival con elementi da gestionale
The Final Station è un survival post-apocalittico con elementi da gestionale, e in quanto tale presenta una serie di caratteristiche tipiche del genere. La trama non ne è esente: in un mondo ridotto all’osso dopo un’invasione aliena, un ristretto numero di sopravvissuti è costretto ad affrontare la fame e le intemperie con i soli mezzi rimasti, e sfruttando esclusivamente il sistema di ferrovie per spostarsi da un punto all’altro della regione. Le voci e le paure di una “seconda visita” da parte degli strani alieni sono sempre vive nella mente dei sopravvissuti, e si intensificano quando degli strani problemi alle comunicazioni iniziano a verificarsi nella parte occidentale della regione. Protagonista della storia sarà un umile conducente di un treno a diesel, unica macchina rimasta attiva nella rete ferroviaria regionale; suo onore (e onere) sarà quello di portare a compimento una serie di consegne per il governo, mentre le voci di un ritorno degli alieni si faranno sempre più concrete man mano che ci si avvicinerà alla capitale.
“Mi sa che devo cambiare occhiali”
Una grande cura per il lato artistico…
Il titolo dei Do My Best Games presenta un motore grafico di grande semplicità, con un comparto artistico interamente realizzato in una forma 2D di pixel-art. Sebbene questo possa sembrare un difetto per alcuni, a tratti è come se lo stile “cubettoso” del gioco contribuisse fortemente all’atmosfera oscura e opprimente che circonda la storia intera: il giocatore avrà il controllo di un semplice omino dalle fattezze appena accennate, e gli alieni non saranno altro che delle silhouette scure con due semplici, inquietanti occhi bianchi. Una grande cura è stata riposta nel level-design, complesso e labirintico ma mai al punto da impedire al giocatore di sapere dove sta andando (anche perché il movimento sarà sempre da sinistra verso destra, con un ritorno all’inizio del livello per proseguire nell’avventura); e The Final Station riesce anche a incentivare l’esplorazione, immergendo il giocatore in ambienti incredibilmente dettagliati (nonostante la scelta del 2D) alla ricerca di risorse e armi per sopravvivere indenni a un altro, lungo viaggio.
Una nota dolente, purtroppo, va espressa e incisa nella pietra per la colonna sonora, senza dubbio evocativa in più di un’occasione ma in qualche modo incapace di lasciare un segno nel cuore di chi gioca.
Imprecando da una stazione all’altra
… Una minore per il gameplay
Per qualche motivo, gli sviluppatori dell’Est-Europa sembrano risentire di un certo fascino per il concetto di “confini netti da oltrepassare durante un viaggio”: era così per Papers, Please (in cui il giocatore vestiva i panni di un agente doganale al confine di uno Stato) ed è così anche per The Final Station, in cui il gameplay si traduce sostanzialmente nel passaggio da una stazione all’altra (cercando di mantenere in vita il più alto numero di passeggeri possibile, nel frattempo), nella successiva ricerca di un codice per rilasciare i “bloccanti” (“blockers”, nella versione inglese del gioco) e nel viaggio verso la stazione seguente, con alcune tappe isolate nei pochi punti ancora civilizzati della regione per fare scorta di proiettili e risorse. È questo, probabilmente, il primo dei punti deboli della produzione dei Do My Best Games: nonostante il level-design sia sempre di altissima qualità (gli sfondi e le ambientazioni hanno un fascino indiscutibile), la formula di gioco richiede al giocatore di compiere sempre le stesse azioni; e, per quanto sia impossibile sapere cosa sta dietro ogni singola porta prima di averla aperta (aggiungendo un fattore di imprevedibilità al tutto), ogni situazione è risolvibile semplicemente con un minimo di cautela in più.
Ciò non vuol dire che il livello di sfida non sia comunque piuttosto elevato: sarà praticamente impossibile giungere alla fine di uno dei livelli più avanzati senza aver perso la vita almeno una volta, e il numero incredibilmente scarso di proiettili vi costringerà a non sprecare neanche una pallottola in azioni azzardate contro interi gruppi di nemici. Man mano che si andrà avanti, il level-design si farà sempre più complesso e i nemici diventeranno sempre più aggressivi, costringendovi ad adottare manovre di volta in volta diverse; eppure, la sostanziale ripetitività di fondo potrebbe comunque far sopraggiungere la noia un po’ troppo presto, spingendovi ad accantonare l’esperienza proprio quando le cose saranno sul punto di farsi più interessanti.
Da grande voglio fare il treno
I viaggi saranno scanditi dalla gestione del treno
Si è accennato, in apertura, ad alcuni “elementi da gestionale” inseriti in The Final Station: forse nel tentativo di variare un minimo la formula di gioco, il passaggio da una stazione all’altra sarà scandito da piccole sequenze intermedie di gestione del proprio treno, durante le quali ci sarà chiesto di prenderci cura dei passeggeri e dei loro bisogni. Nel frattempo, però, un occhio dovrà essere rivolto comunque ai “bisogni” del treno, la cui batteria rischierà di volta in volta di collassare per via di un sovraccarico energetico di qualche meccanismo. Così, il giocatore si ritroverà a trasportare rapidamente cibo e kit medici dal vagone locomotiva al vagone passeggeri, cercando al tempo stesso di gestire i problemi di sovraccarico del treno, di creare materiali per la prossima escursione a terra e di controllare i messaggi inviati dalle stazioni direttamente alla locomotiva.
Le fasi gestionali di The Final Station sono insipide e insignificanti
Il “problema” è che le fasi gestionali risultano a dir poco insignificanti: il treno avrà al massimo due-tre vagoni a disposizione (locomotiva e vagone passeggeri, con l’aggiunta occasionale di un vagone-cargo), che non potranno essere potenziati in alcun modo per diventare più efficienti. Non sarà possibile controllare la salute e la fame dei passeggeri senza essersi prima avvicinati a loro, e ciò spesso si traduce in corse disperate verso il vagone-locomotiva per raccogliere un medikit e impedire che il ferito di turno “tiri le cuoia” sul nostro treno (non sempre con successo, se ci accorgeremo troppo tardi delle sue condizioni di salute); i problemi di sovraccarico, poi, che potevano rivelarsi estremamente interessanti, si concentrano sempre e solo su un singolo elemento del treno per volta, divenendo col tempo semplici procedure meccaniche che non portano alcun tipo di sfida o varietà all’esperienza. A ciò si aggiunge il fatto che i passeggeri converseranno tra loro durante le traversate (fornendo importanti informazioni sulla trama di tanto in tanto), e che sarà sostanzialmente impossibile concentrarsi sui loro dialoghi e gestire contemporaneamente i loro bisogni senza rischiare di perdere qualche vita.
Chi custodirà i Guardiani?
Ma The Final Station ha ancora qualche freccia al proprio arco
Posto che la gestione del treno si è rivelata indubbiamente il lato più debole del titolo di Do My Best Games, The Final Station ha comunque una serie di frecce al proprio arco che non mettono nelle condizioni di bocciare del tutto la produzione degli sviluppatori. La trama in sé, per quanto oscura fino allo stremo, si evolve da una semplice banalità di fondo a un qualcosa di molto più complesso che risulta, in qualche modo, estremamente affascinante. Le fasi di esplorazione dei vari livelli, poi, per quanto ripetitive nel loro essere, risultano sempre coinvolgenti e occasionalmente in grado di trasmettere una certa ansia per le sorti del protagonista; allo stesso modo, il già citato comparto artistico sembra avere la forza per lasciare a bocca aperta in più di un’occasione, e gli elementi da survival-game funzionano alla perfezione nel contesto in cui viene inscritto il protagonista.
Purtroppo, il nuovo titolo pubblicato da tinyBuild soffre di una serie di difetti che fanno apparire l’esperienza di gioco “diluita” in tutta la sua durata: la “lunghezza” della storia inizia a farsi sentire dalla metà in poi, e diventa ancora più opprimente quando si è esplorata per l’ennesima volta una stazione fino all’ultima stanza. Ciò si traduce in un senso di noia che accompagna il giocatore dalla sua insorgenza fino alla fine, e l’assenza di incentivi alla rigiocabilità (il gioco è sempre, estremamente lineare) rinchiude The Final Station nella categoria di quei titoli che vengono giocati una volta sola e poi, inesorabilmente, abbandonati. Un’esperienza che, a meno di darle una chance per un prezzo minore di quello proposto attualmente su Steam (€14,99 a prezzo pieno), non ci sentiamo di consigliare fino in fondo.
Requisiti di sistema (tratti dalla pagina Steam ufficiale del gioco):
MINIMI:
Sistema operativo: Windows XP e superiori
Processore: 1 Ghz e superiori
Memoria: 1 GB di RAM
Scheda video: Tostapane integrato
Memoria: 300 MB di spazio disponibile
Note aggiuntive: Per favore, non usate la vostra scheda video per fare i toast. Funziona bene con le schede grafiche integrate.
[nggallery id=”2925″]
Verdetto
7 / 10
'Mi piacciono le gallerie'
Commento
The Final Station è, forse mai come in questo frangente, un caso di un sorprendente numero di potenzialità sprecate. Gli sviluppatori di Do My Best Games hanno confezionato un prodotto dalla trama affascinante e dal riuscito comparto artistico e tecnico, con diversi elementi di gameplay ben studiati (level-design e sezioni survival in primis); tuttavia, la loro opera cade in ginocchio quando si tratta di giocare sulla varietà dell'esperienza di gioco, proponendo una gestione del treno sostanzialmente insipida e più frustrante che altro. Se a ciò si aggiunge una longevità "diluita" e l'assenza di un qualsiasi stimolo a rigiocare un'avventura così lineare, The Final Station si colloca a forza tra le occasioni sprecate nel mercato indie di quest'anno, pur risultando un'esperienza di gioco a tratti divertente e appassionante per la sua trama di fondo.
Pro e Contro
✓ Comparto artistico di qualità ✓ Sezioni survival ben riuscite ✓ Ottimo level-design ✓ Trama affascinante
x Non spinge sulla rigiocabilità x Estremamente ripetitivo e "diluito" x Parte gestionale quasi insignificante x Prezzo troppo alto per l'esperienza offerta
#LiveTheRebellion
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these cookies, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may have an effect on your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
#LiveTheRebellion