Continua quindi il nostro atteso, bramato e piacevolmente inevitabile viaggio tra le regioni di Tamriel: con il quinto episodio della serie The Elder Scrolls, abbiamo la possibilità di esplorare le fredde cime innevate di Skyrim, la regione più a nord di tutto il continente.
Bethesda, come sempre, è garanzia di qualità. E nemmeno stavolta sembra deluderci. Con i vari episodi di The Elder Scrolls e Fallout, il team si cimenta nell’arduo compito di portare nei negozi enormi e lunghissimi GDR di ottima qualità. E come ci ha già insegnato nei titoli precedenti, anche Skyrim è un gioco enorme, forse la più grande delle sue produzioni: decine e decine di quest secondarie, che ci porteranno in giro per l’intera mappa e, insieme ad una una lunga e articolata storia principale, garantiscono più di cento ore di gioco.
Ci troviamo quindi catapultati duecento anni dopo le vicende raccontate in Oblivion, quando dei draghi non rimane altro che le icone raffigurate sui libri. Ulfric Stormcloack ha assassinato il re di Skyrim, nel tentativo di redimere la regione dal dominio imperiale, e dando il via ad una guerra intestina.
Inizieremo il nostro viaggio a bordo di un carro, in compagnia di Ulfric e un altro prigioniero, scortati da un manipolo di soldati imperiali, mentre siamo accusati di crimini mai commessi. Giunti a destinazione, un soldato ci chiederà le nostre generalità, e avremo l’occasione di creare il nostro Dovahkiin, scegliendo razza, sesso e nome. Saremo quindi scortati al patibolo… Mentre veniamo preparati all’esecuzione, immeritata fine, il boia alza la sua ascia… E un drago attaccherà il villaggio, generando scompiglio tra i soldati, regalandoci la possibilità di fuggire e iniziare così il nostro lungo viaggio!
I primi passi tra i monti innevati sono davvero emozionanti: i reduci di Oblivion si troveranno forse un po’ a disagio nel passare dalle verdi e rigogliose pianure di Cyrodiil alle brulle e innevate alture di Skyrim, ma dopo qualche minuto speso a guardarvi intorno – e a perdervi in scenari mozzafiato – avrete l’occasione di affrontare il vostro primo nemico.
Il combat system (finalmente bilanciato in modo tale da permettere di giocare il titolo in prima o terza persona) dimostra di aver raggiunto un alto livello di maturità rispetto a quello dei precedenti capitoli: senza dubbio più versatile, assegnerà al grilletto sinistro il controllo della mano sinistra e a quello destro il controllo della mano destra. Potremo quindi equipaggiare il nostro alter ego di spade, scudi, archi o incantesimi, e potremo mischiare gli oggetti tra loro, magari per creare una classe mista. Un altro cambiamento importante di Skyrim rispetto al predecessore è, durante la creazione del personaggio, l’impossibilità di scegliere una classe o un segno (e i relativi bonus), che saranno invece modificati nel corso del gioco, spendendo in perks i punti guadagnati ad ogni level up.
Il combattimento fisico, in particolare, ha subito un “restyling” consistente: adesso i colpi di spada sono infatti più lenti e “consistenti”, ma durante il combattimento i nostri fendenti saranno raramente abbastanza incisivi da sbilanciare o stordire un avversario, mettendo in evidenza una caratteristica poco gradita dai giocatori e che Bethesda ha (volutamente?) lasciato anche in questo episodio. Tra le novità invece annoveriamo la capacità di utilizzare due spade, asce o aste, oppure due magie; utilizzando la stessa magia su entrambe le mani, si potrà (sbloccando il perk necessario) lanciare un incantesimo ancora più potente!
Le abilità del personaggio aumenteranno in base al comportamento del giocatore, e non decideremo noi quali skill preferire; è molto più facile quindi, anche in questo caso, creare un personaggio unico, plasmato esattamente sulla base delle nostre scelte. Le abilità in totale saranno 18.
Ma la peculiarità del sistema di combattimento di Skyrim è l’utilizzo degli Shouts, o Urla di Drago: essendo un discendente della stirpe draconica, il nostro eroe potrà facilmente apprendere l’utilizzo della lingua del drago, sfruttando il potere assorbito dai draghi caduti in battaglia. Alcuni Shouts ci faranno sputare fuoco o ghiaccio, con altri diventeremo fantasmi per alcuni istanti e immuni ai nemici… In poche parole, ci torneranno utili più volte durante la nostra avventura contro i draghi.
Introdotte inoltre le “fatality”, le classiche animazioni rallentate che talvolta partono uccidendo un avversario, e che variano in base all’arma utilizzata e al nemico affrontato.
Queste scelte dei programmatori “snelliscono” leggermente le meccaniche di un RPG, ma non lo snaturano affatto. L’interfaccia del menù, semplificata per l’utilizzo del gioco con il joypad, risulta invece un po’ macchinosa su PC se si gioca con mouse e tastiera. Torna invece l’utilissimo menù rapido, che in questo capitolo prende il nome di “preferiti”, e che consente velocemente di cambiare un equipaggiamento, una magia, o utilizzare una pozione in combattimento.
Le tipologie di missioni sono tra le più disparate, che variano dai classici compiti assegnati dalle varie Gilde e tantissimi altri compiti che potremo accettere dai vari NPC sparsi per il mondo (alcuni di essi addirittura casuali, e creati dal gioco solo in determinati momenti).
Ad aiutarci (forse fin troppo) nell’arduo compito di raggiungere gli obiettivi di missione ci aiuterà il nostro menù “Quest”, che sostituisce il “Diario di viaggio” dei precedenti capitoli. Questa volta, infatti, non avremo brevi descrizioni della missione, ma ogni piccola azione da compiere apparirà nel sottomenù della quest stessa. Molto carina invece l’introduzione del sottomenù “Miscellaneous”, che racchiude in sé tutti i compiti secondari ancora incomputi, e selezionabili singolarmente. Stavolta inoltre sarà possibile selezionare anche più quest per volta, possibilità graditissima da fans e non solo!
È davvero notevole il lavoro svolto dai programmatori sul piano stilistico, con paesaggi a tratti mozzafiato ed ambienti interni curati minuziosamente. Molto realistici gli effetti climatici: non capita di raro di imbattersi, ad esempio, in una rapida ma intensa tempesta di neve che imbiancherà gradualmente le foglie e il terreno. Davvero molto ben realizzati anche i dungeon, da sempre il punto debole della saga, che in questo caso non sono frutto di un unico concept ma sono invece quasi tutti realizzati singolarmente, ognuno con le proprie trappole, enigmi e tesori.
Sul lato tecnico Skyrim eredita davvero molto dal predecessore Oblivion: nonostante Bethesda abbia più volte dichiarato che il Creation Engine sia stato programmato da zero, è impossibile notare che, per alcuni aspetti, sia in realtà un aggiornamento del precedente.
L’Intelligenza Artificiale non si può definire perfetta ma non mostra grandi difetti, anzi è degno di nota il comportamento dei nostri alleati in battaglia. Ricordiamo ancora, per spezzare un’altra lancia in favore della realizzazione tecnica di Skyrim, la capacità del gioco di creare PNG e quest in modo casuale ed autonomo.
Graficamente, il gioco è nel complesso ottimo: sebbene non stiamo parlando di una grafica insuperabile, il gioco si mantiene ben al di sopra degli standard dei titoli firmati Bethesda, sfoggiando effetti encomiabili come quelli delle fiamme, del fumo e in particolare della nebbia. Meno convincenti invece l’acqua e le ombre: queste ultime in particolare sembrano davvero poco dettagliate in casi particolari di illuminazione, e si presentano squadrate e spigolose. Le texture inoltre sono varie e ben realizzate, e solo in sporadici casi leggermente “stirate”, ma nel complesso visivamente ottime.
Lodevole invece il comparto musicale, che risulta completamente immersivo durante le fasi di gioco, in particolare le sequenze di combattimento, e mai ripetitivo, anche dopo decine di ore di gioco. Il doppiaggio originale è a dir poco perfetto, con centinaia di dialoghi diversi. Il doppiaggio italiano invece, risulta contaminato da alcuni errori di traduzione, che non vanno però ad incidere troppo sulla valutazione d’insieme.
#LiveTheRebellion