Sono passati più di due anni da quel
The Banner Saga che ha saputo catturare i cuori del pubblico, grazie al lavoro di tre ex-membri di
BioWare che avevano deciso di affidare il loro progetto nelle mani di Kickstarter. Dopo aver vinto un gran numero di premi e aver conquistato la critica con il proprio stile unico, gli sviluppatori di
Stoic hanno deciso che la Saga dello Stendardo è finalmente pronta per andare avanti, e approdano su
Steam con il secondo capitolo della loro trilogia piena di giganti, uomini e creature di pietra:
The Banner Saga 2.
Seppur non esente da piccoli difetti di percorso, il primo capitolo della Saga aveva saputo suscitare sia fascino che inquietudine, grazie ad una trama coinvolgente che sembrava spingere il giocatore a tuffarsi di testa in un universo del tutto nuovo e affascinante. Con l’episodio intermedio, gli sviluppatori hanno ripreso gli eventi del primo capitolo mantenendo sostanzialmente gli stessi personaggi, in una maniera talmente fluida che chi li gioca di seguito potrebbe avere l’impressione di affrontare una serie episodica in puro stile Telltale Games – con, ovviamente, sostanziali differenze.
Attenzione: non è possibile parlare di
The Banner Saga 2 senza tirare in ballo il finale del primo capitolo, da cui si sviluppa tutta la trama di questo secondo episodio. Se avete intenzione di giocare
The Banner Saga (e non siete disposti a incappare in uno spoiler così rilevante), vi invitiamo a smettere di leggere immediatamente e dare una lettura alla nostra
prima recensione per recuperare il primo capitolo al più presto. In altre parole: tornate quando sarete pronti (oppure saltate il paragrafo “
Rimorso & Saggezza“).
Rimorso & Saggezza
Due protagonisti, due storie
Era un freddo Gennaio quando il primo
The Banner Saga ci chiedeva di sconfiggere Bellower, il temuto e “immortale” Sundr che minacciava la città di Boersgard con la sua armata di terribili Dredge. Con una scelta solo apparentemente priva di scopo narrativo, il giocatore ha potuto decidere se affidare un’insolita freccia d’argento a
Rook o a sua figlia
Alette, determinando (
in maniera indiretta) chi era destinato a morire per la furia di Bellower. Con la morte del Sundr e i Dredge in fuga, il personaggio sopravvissuto si è ritrovato a dover rendere gli onori all’eroe ormai caduto, prima di ripartire alla volta di Arberrang – la Capitale degli Uomini – con un gruppo di guerrieri e Varl al seguito.
The Banner Saga 2 si apre proprio con la scelta del protagonista, che verrà effettuata automaticamente dal gioco se il giocatore sceglierà di importare i salvataggi del primo capitolo (
portando con sé tutte le scelte, gli oggetti e i punti esperienza di The Banner Saga).
La scelta di uno dei due protagonisti è tutt’altro che fine a se stessa, e ciò appare ben chiaro fin dai primi istanti di gioco con Rook o Alette: oltre a dialoghi occasionalmente diversi per i due personaggi, infatti, ci saranno anche casi in cui
una battaglia combattuta da Rook sarà completamente ignorata da Alette e viceversa, permettendo uno svolgimento di volta in volta diverso per le due avventure. Ciò deriva principalmente dal carattere stesso dei due personaggi: se Rook risulta spesso impulsivo e pieno di rimpianti per la morte della figlia, infatti, Alette appare piuttosto come una personalità molto più razionale e contenuta, sebbene il giocatore possa comunque utilizzare le scelte di dialogo per dar forma ai due personaggi nel modo che più preferisce.
Tra Crepacci & Pianure
Un The Banner Saga più artistico che mai
Se il motore grafico che regge l’intera esperienza è rimasto sostanzialmente lo stesso,
The Banner Saga 2 è però caratterizzato da un gran numero di situazioni e da un’incredibile varietà nello svolgersi della trama: alla leggera monotonia di fondo del primo capitolo, infatti, si contrappone un secondo episodio decisamente più ritmato e ricco di tensione, che terrà il giocatore col fiato sospeso per tutta la durata dell’esperienza di gioco. Dopo aver “testato il terreno” con
The Banner Saga, dunque,
sembra proprio che gli sviluppatori abbiano deciso di osare molto di più in questo secondo capitolo, offrendo momenti adrenalinici e ad altissimo impatto visivo praticamente nel corso di tutta l’avventura. La presenza dei Valka nel gruppo (
Juno e Eyvind, presi direttamente dal primo capitolo) porrà le basi per almeno un paio di questi frangenti, ma, tra boschi ricchi di colori e miniere abbandonate, il viaggio della carovana sarà sempre messo a dura prova dalle circostanze, risultando in momenti di qualità persino più alti rispetto al precedente capitolo.
Il tutto (
com’era lecito aspettarsi, date le basi) è accompagnato da una colonna sonora incredibilmente curata, e dall’utilizzo occasionale di un doppiaggio che, questa volta, sembra aver superato le piccole incertezze del precedente capitolo.
Artiglio & Zanna
Dalla trama al gameplay…
I soli cambiamenti adottati dagli sviluppatori nello svolgimento della trama e nel comparto artistico in generale sarebbero stati già sufficienti per rendere
The Banner Saga 2 un ottimo seguito per un ottimo titolo, ma
Stoic ha deciso di agire anche sul fronte del gameplay per garantire un’esperienza di gioco leggermente più varia rispetto al primo capitolo della Saga. Oltre a raddoppiare il
level-cap per i personaggi (
fissato a 5 nel capitolo precedente), gli sviluppatori hanno infatti introdotto un gran numero di nuove classi, che portano una varietà persino maggiore all’interno del party del giocatore. Si va dagli Horseborn (
sostanzialmente centauri) ai Poet, passando per il Berserker (
la classe di Bolverk, capo dei Ravens, letteralmente devastante in battaglia) e molti altri tipi di eroi, ognuno con le proprie caratteristiche e abilità speciali.
Il giocatore, come accade spesso nei giochi di ruolo, potrebbe essere spinto a utilizzare sempre il solito party per affrontare le battaglie, ma ci saranno diverse occasioni in cui il gioco stesso obbligherà a mantenere dei personaggi ed escluderne altri, portando chi gioca a rielaborare continuamente le proprie strategie per adattarsi alle circostanze.
L’introduzione di ostacoli e barricate sul campo di battaglia, poi, fornisce un senso di tatticità persino maggiore, permettendo al party di affrontare un’orda di Dredge o di avversari comuni stando comodamente al riparo dietro una serie di palizzate.
… Tanti, piccoli ed efficaci miglioramenti
La battaglia finale con Bellower nel primo capitolo, inoltre, aveva mostrato agli sviluppatori (
e ai giocatori) in che modo uno scontro potesse adattarsi alla formula di gioco anche senza dover sconfiggere tutti i nemici sul campo, e questo concetto è stato ampiamente ripreso all’interno di
The Banner Saga 2: in alcuni casi, infatti,
i giocatori non saranno più costretti a eliminare tutti gli avversari per proseguire, e sarà sufficiente sconfiggere il loro comandante o distruggere gli ostacoli che bloccano il cammino alla carovana per superare con successo lo scontro.
Persino nella gestione della carovana stessa sono cambiate diverse cose:
i Clansmen (
praticamente privi di utilità pratica nel primo The Banner Saga)
possono ora essere addestrati per diventare guerrieri e combattere nelle battaglie al fianco di Rook / Alette,
o possono restare al rango di Clansmen e raccogliere cibo e provviste per la carovana intera.
L’assenza di extra e missioni secondarie del primo capitolo, infine,
è stata parzialmente affrontata con l’introduzione dell’addestramento di Sven,
Swordmaster della carovana che offrirà una serie di sfide al protagonista per insegnargli tattiche di battaglia avanzate.
The Saga Continues…
The Banner Saga 2 spinge su tutti i punti di forza del primo capitolo
Il primo impatto con
The Banner Saga 2 potrebbe ingannare, dando l’impressione che si tratti semplicemente di un
more-of-the-same del primo capitolo. Gli sviluppatori erano chiaramente a conoscenza degli effetti negativi che una tale sensazione avrebbe avuto sul loro piccolo capolavoro, e si sono messi all’opera per creare
un The Banner Saga che spinge esponenzialmente su tutti i punti di forza del primo capitolo cercando di risolverne i problemi, con una maggiore spettacolarizzazione del comparto visivo e un’incredibile varietà di situazioni che aggiunge anche parecchie ore di gioco al contatore della longevità (
anche grazie alla scelta del protagonista all’inizio dell’avventura).
The Banner Saga 2 è un continuo, adrenalinico
crescendo di emozioni e ritmi diversi, un tripudio di coscienza artistica e di un’evidentemente spiccata capacità nello sviluppo, che coinvolge il giocatore dall’inizio alla fine spingendolo a godersi l’esperienza tutta d’un fiato, semplicemente per chiedersi “
Cosa succederà adesso?“.
E, tuttavia, a differenza del primo episodio,
The Banner Saga 2 solleva più domande di quante effettivamente ne riesca a fugare alla fine, troncando il
crescendo esattamente al suo apice e lasciando più di un dubbio in testa al giocatore. Se il primo
The Banner Saga si chiudeva in maniera leggermente più definitiva facendo soltanto intuire la presenza di un seguito,
The Banner Saga 2 sceglie di essere molto più esplicito del suo predecessore, presentandosi senza riserve come un’introduzione terzo capitolo con una “scelta” finale che potrebbe avere implicazioni persino più grandi di quanto avvenuto alla fine del primo episodio.
Non c’è dubbio che tutti gli interrogativi e i dubbi sollevati da questo capitolo verranno affrontati nel terzo episodio della Saga, che si preannuncia già come il degno culmine di un
crescendo maestoso e affascinante in ogni sua parte. Nel frattempo,
The Banner Saga 2 porta orgogliosamente il vessillo di un degno successore di quel titolo uscito nel Gennaio 2014, rivelandosi persino più interessante e maestoso di quanto il primo capitolo già non fosse. E c’è una sola certezza che affolla la mente, una volta giunti ai titoli di coda: la Saga
deve continuare.
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Verdetto
9 / 10
"Dal passato puoi scappare, oppure imparare qualcosa"
Commento
Pro e Contro
✓ Comparto artistico eccezionale
✓ Parecchi miglioramenti rispetto al predecessore
✓ Ritmo studiato ed efficace
✓ Trama sempre più coinvolgente
✓ Continuo crescendo di situazioni...
x ... Che vengono troncate prima del proprio apice
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