Nel corso degli ultimi anni, grazie al sempre più crescente impatto mediatico del mercato indipendente, i videogames si stanno dimostrando un ottimo veicolo per raccontare storie e, più in generale, per far vivere esperienze in maniera totalmente differente (ed in alcuni casi migliore) rispetto ad altri media.
È il caso ad esempio di
That Dragon, Cancer, storia toccante ed estremamente intima in cui il giocatore è chiamato a seguire le vicende di una famiglia devastata dalla notizia di un terribile male che sta lentamente inghiottendo in maniera inesorabile il loro bambino.
Un finale già scritto
Il drago, o meglio, il cancro del titolo è la malattia che sta prosciugando la linfa vitale del piccolo
Joel, e, al contempo, sta sgretolando qualsivoglia speranza dei
coniugi Ryan ed Amy Green. Una storia vera, concreta, graziata dalla autobiograficità della vicenda (
Ryan ed Amy sono realmente i genitori di Joel, oltre ad essere gli autori del progetto) che viene resa così maggiormente più concreta e credibile.
Compito del giocatore sarà quello di osservare gli eventi da una posizione contemporaneamente distaccata e coinvolta (
facendolo sentire quasi inerme ed incapace di poter far qualcosa di concreto), come una specie di angelo custode che veglia sul bambino per accompagnarlo durante il suo ultimo e doloroso viaggio sino ad una sorta di liberazione.
I Green hanno infatti inserito in questo titolo, non solo la loro esperienza diretta, ma anche le loro sofferenze e, sopratutto, le loro speranze, speranza per un aldilà che possa dare quella serenità al loro piccolo che gli è stata negata nel corso della sua breve esistenza.
L’importante è credere in qualcosa
La religione è un’elemento importante all’interno della vicenda, eppure non si sente mai il peso di una morale cristiana da parte degli autori. Come detto, quella proposta è una testimonianza, un modo come un altro per affrontare questo terrificante dramma, ma non inteso come unica strada possibile (
troveremo infatti sparse durante il gioco lettere o altri documenti cartacei che parlano di come altre persone si siano approcciate al problema).
Tra l’altro l’avvicinamento alla fede è estremamente differente per i due genitori: Amy si afferra ad essa sin da subito entrando così in conflitto con Ryan, uomo estremamente razionale che scosso dal dolore inizia a cadere in una spirale di auto-reclusione e depressione apparentemente senza fine da cui soltanto l’amore per la sua famiglia e per suo figlio riescono a trarlo in salvo.
Avete del gioco, nel vostro videogioco?
Parlando di puro e semplice comparto ludico,
quello che ci troviamo di fronte è un classico punta e clicca moderno in prima persona, in cui dovremo esplorare gli ambienti di gioco con il puro scopo di seguire la vicenda sia come osservatore esterno sia come uno dei vari personaggi (
non mancheranno però i casi in cui prenderemo quasi possesso dei loro corpi per carpirne i pensieri più intimi).
Di quando in quando, però faranno capolino, in maniera estremamente semplicistica, alcune contaminazioni di altri generi, come il platform o il racing game, anche in questo caso con il puro scopo di rappresentare in qualche modo una determinata situazione (
una sequenza alla Ghost ‘n Goblins, ad esempio, è la raffigurazione di un racconto fantasy dei Green ai loro figli).
Una visone celestiale
Grazie alla prospettiva eterea concessa al giocatore,
gli autori si son potuti sbizzarrire creando immagini oniriche che potessero in qualche modo evocare sensazioni ed emozioni specifiche a seconda della situazioni e dei ricordi rappresentati.
La scelta di uno
stile minimale, essenziale, esalta maggiormente queste rappresentazioni grazie all’utilizzo di forme semplici, di colori piatti, sia caldi che freddi, ed ad una
gestione sapiente dei giochi di luce.
Ad accompagnare il tutto,
un comparto sonoro ispirato su cui a risaltare è l’eccellente doppiaggio in lingua originale dei protagonisti ed una soundtrack che si adatta perfettamente alle varie situazioni di “gioco”. Purtroppo però , in questa sede dobbiamo recensire il prodotto nella sua interezza, ed è quindi necessario andare a cercare il pelo nell’uovo. Per questo va detto che il comparto tecnico di,
That Dragon, Cancer, non è esente da problemi, legati alla natura di indie a basso budget del progetto stesso. Per questo motivo le compenetrazioni poligonali ed un effetto pop-up per alcuni oggetti dello scenario, non sono eventi così rari. Nulla di trascendentale insomma, ma da segnalare.
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Verdetto
Si
C'è sempre speranza
Commento
Pro e Contro
✓ Storia coinvolgente è toccante
✓ Doppiaggio dei protagonisti eccellente
✓ Comparto artistico estremamente ispirato
x Alcuni problemi tecnici di minor rilevanza
#LiveTheRebellion