Quando sei fan di Star Wars sei sempre un po’ sul chi la vive. Il passaggio dell’universo di Lucas a Disney non è stato dei più indolori – sì, trilogia Skywalker, sto guardando te. E a poche settimane dall’annuncio di altri tre film essere speranzosi non riesce bene quanto ai Jedi che amiamo da sempre.
Ma se c’è una certezza è che al contrario gli “adattamenti videoludici” raramente deludono, almeno a livello di trama. Tra virgolette di proposito, perché poi si parla sempre di storie pensate da zero e mai riadattate in un altro medium.
Proprio come quella di
Cal Kestis, il Padawan sopravvissuto all’Ordine 66 che ha posto fine all’Ordine Jedi. Avevamo lasciato il ragazzo a bordo dell’astronave Mantis insieme all’ex maestra Jedi Cere Junda, a Merrin (una Sorella della Notte) e Greez (il pilota della nave). Finita una missione il gruppo si chiedeva dove andare.
Ma in Jedi: Survivor ognuno ha preso la sua strada…
Dopo una rocambolesca lotta contro l’Impero su Coruscant (un pianeta ben noto agli accoliti della saga), Cal riesce a fuggire dal pianeta insieme al mercenario Bode Akuna. La Mantis però è danneggiata, il che lo costringe a un atterraggio piuttosto di fortuna sul pianeta Koboh. Qui incontra Greez, ritiratosi a una nuova vita come proprietario di un bar, e gli affida le riparazioni della nave.
L’Alta Repubblica Tra le altre citazioni ha un gioco dedicato, Knights of the Old Republic, ormai un pezzo di storia videoludica la cui remaster Switch è stata annunciata da un po’ morendo poi nel silenzio.
Più o meno è dalla prima interazione con Greez che traspare quale strada abbia scelto Cal. È nel mezzo di
un’incessante lotta contro l’Impero, che raggiunge quasi il livello di un’ossessione. Che è parte dei motivi per cui, tempo addietro, il gruppo della Mantis si è separato. Eppure Cal non cede: ci deve essere un modo per vincere, per ricostruire l’Ordine che l’Imperio ha distrutto.
La risposta arriva da un volto familiare, e dalla capacità di Cal di ascoltare echi della Forza provenienti da momenti del passato. E più di preciso dai tempi dell’
Alta Repubblica, quando due Maestri Jedi scoprirono un modo per oltrepassare in sicurezza l’Abisso di Koboh – una nebulosa impenetrabile da cui nessuno fa ritorno. Oltre l’Abisso la promessa di un posto in cui i Jedi potessero prosperare, lontani dalla lotta contro il loro nemico.
Una caccia al tesoro Jedi
Qui Cal riesce a distogliere lo sguardo dalla sua ossessione contro l’Impero, e a concentrare i propri sforzi nella ricerca di quella terra promessa. Lo scopo è dunque
cercare il pianeta Tanalorr, seguendo gli echi che raccontano la storia di Dagan Gera e Santari Khri. Ma basta parlare della trama, quella è meglio se ve la godete. Spoiler free posso dire che merita davvero, con i giusti colpi di scena che strizzano l’occhio a un sequel.
Se combattere in
Fallen Order mi era piaciuto, in
Survivor mi ha possibilmente anche divertito. Complice soprattutto
la selezione di stili della spada laser e il modo in cui variegano il combattimento. Dallo stile a due spade tipico di Cal alla guardia spezzata di Kylo Renn, fino allo stile Blaster che combina una spada laser e – appunto – un blaster, portando insieme Han Solo e l’arma Jedi per eccellenza.
Se non altro c’è da recriminare che si poteva anche incoraggiare di più l’utilizzo di ogni singolo stile. Confesso: in qualsiasi gioco dall’alba dei tempi a me gli spadoni a due mani hanno sempre fatto schifo. Belli per carità, ma davvero troppo lenti – ed essendo questa la meccanica dietro lo stile Kylo Renn ho mio malgrado dovuto abbandonarlo. Questo per dire che una volta padroneggiati due stili si affronta senza problemi il gioco senza mai cambiarli. Insomma
si scade più in una preferenza personale che in una vera necessità di intercambiarli spesso. L’unica vera sfida impegnativa che richiederà una seria pianificazione è costituita da
Rick, un boss che chi gioca non può evitare di combattere.
E poi c’è Koboh – una mappa
enorme. Una sorta di hub centrale del gioco in cui si riporta ai vecchi fasti un avamposto. Lo si fa incontrando alcuni personaggi chiave in giro per la mappa, che una volta conosciuto Cal vengono invitati a prendere parte alla ricostruzione. Si va dal jukebox al terrazzo per il giardinaggio.
Fa un po’ strano, ma in parte rende l’idea di quanto c’è da esplorare in quel singolo pianeta. Se negli altri ci sono le solite deviazioni di percorso al termine delle quali trovare extra (potenziamenti e simili), Koboh ne ha a iosa. Peccato solo che l’Olomappa del gioco non sempre sia il modo migliore per capire come navigarle.
In Survivor a farla da padrone più di tutti, senza sorpresa di nessuno, è la via del Jedi.
Il gruppo si è scisso, ognuno ha intrapreso la propria strada che finisce per convergere ancora con quella degli altri. Vuoi che sia per un obiettivo comune da portare a termine, vuoi che la Forza unisce le persone un po’ come gli Stand guidano i loro portatori a incontrarsi.
E c’è da dire che quando un membro del gruppo lotta assieme a Cal
ci si sente un po’ portatori di Stand (ma meno sbilanciati). Perché tutto sommato chiedere aiuto a Bode o Merrin non solo è d’aiuto, ma può dar vita a delle mosse combinate davvero fighe
anche durante alcune lotte con i boss. Ciliegina sulla torta: le interazioni-cutscene stile quick time event in cui bisogna fare qualcosina in più di un classico QTE.
In quanto a meccaniche di gioco, nonostante la libertà di scelta dello stile e la varietà di scenari a cui porta, duole riconoscere che
non c’è nulla che risalti davvero bene sul resto. Fermo restando che ciò che c’è rende l’esperienza divertente e impegnativa al punto giusto, richiedendo a chi gioca di strategizzare in alcuni punti – anche con la stessa scelta dello stile.
I grandi dimenticati di questo titolo sono forse
i Benefici, un altro tipo di potenziamento per Cal che va trovato nella mappa. Esistono, al termine di alcune missioni o dungeon secondari, e si possono equipaggiare per qualche benefit in più. Eppure in tutta la partita ne ho usato solo uno, senza sentire grandi differenze rispetto al non farlo né la necessità di cambiarlo. Ho praticamente dimenticato che esistesse(
ro) finché non ne ho trovati altri nuovi.
Come il suo predecessore il gioco è pieno di aspetti sia per Cal che per la spada, e stavolta anche per BD. E come il suo predecessore, anche in Survivor non servono a un granché nel pratico. Un gran peccato, ma d’altronde il gioco è già abbastanza accessibile in modalità Difficile senza aver sfruttato i potenziamenti alle abilità e i Benefici (
esperienza personale? sì). Al netto di qualche difficoltà – come i severi danni ricevuti dai nemici – sarebbe stato apprezzabile
spingere meglio chi gioca a potenziare Cal, in qualsiasi modo.
Chi è sopravvissuto
Insomma,
Jedi Survivor sa stuzzicare un fan di Star Wars pur non essendo un’opera di particolare spicco a livello di meccaniche. Di sicuro fa un ottimo lavoro nel bilanciare la meccanica del cambio stile, che di base non rende più potente Cal provvedendo piuttosto utilità di diversa natura – e che non è abusabile in quanto costringe il giocatore a ritornare a un checkpoint. Fa anche un buon lavoro con Koboh, un pianeta enorme e ancor più pieno di anfratti e segreti da scoprire degli altri. Peccato che le ricompense non abbiano il sapore di un tesoro.
E poi la trama, che per quanto vada ridotta all’osso in un resoconto per tenerla spoiler-free ha i suoi promettenti colpi di scena. Ce lo aspettiamo un sequel?
Sì che ce lo aspettiamo. È abbastanza evidente, forse ancor più che dopo il finale di
Fallen Order.
Sperando che tenga alto il nome della serie, e che risolva quei soliti evidenti problemi di performance di cui Respawn sembra faticare a liberarsi.
Ma sempre molto meno di Game Freak.
Voto e Prezzo
7 / 10
60€ /80€
Commento
Pro e Contro
✓ Trama
✓ Esplorabilità
✓ Koboh...?
✓ Bonus: Rick
x Loc (not) in the credits
x Performance
x Olomappa
x Bonus: meccaniche di gioco
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