Primavera 1953, una carovana di 3 autocarri si sta dirigendo verso un’abbazia tra le montagne con l’ordine di recuperare le opere d’arte ivi presenti, per poi trasportarle in una struttura protetta “offerta” dal terzo Reich.
A guidare l’operazione un ufficiale tedesco, seduto nel posto del passeggero del camion centrale; tutti gli altri soldati sono fascisti italiani, che per accompagnare il viaggio cantano una tipica canzone fascista di quei tempi: “Fischia il sasso”. L’ufficiale disprezza l’allegria di questi sottoposti, ma dopo mesi passati in Italia ha capito che è controproducente tentare di zittirli, e cerca di ignorarli concentrandosi sulla stretta strada di montagna.
“Fiero l’occhio, svelto il passo,
chiaro il grido del valore. Ai nemici in fronte il sasso, agli amici tutto il cuor” cantano le truppe, e proprio in quel momento l’attento occhio dell’ufficiale nota qualcosa di insolito in mezzo alla strada, uno strano sasso, estremamente squadrato, sbuca dall’ombra del camion di testa, e viene rapidamente nascosto dal cofano dell’autocarro su cui si trova seduto. Svariati pensieri in un’istante attraversano la sua mente, ma prima che anche uno solo di essi si concretizzi, il camion di testa passa sopra una mina anticarro, saltando in aria e schizzando parti di motore da tutte le parti, finendo con ribaltarsi sulla fiancata. La mano dell’ufficiale, già in allerta, scatta rapida sul freno a mano che tirato con veemenza permette di evitare uno scontro frontale con il veicolo in fiamme, mentre il terzo autocarro lo tampona debolmente, facendo sobbalzare in avanti le truppe sedute nel retro di entrambi i mezzi.
Tutti conoscono la procedura, ed immediatamente le portiere si aprono quasi all’unisono, ma nonostante la loro velocità di reazione, nessuno di loro può essere più veloce del proiettile 6,5 × 52 mm Mannlicher-Carcano che si sta dirigendo con precisione millimetrica verso il panetto di C3 posizionato in mezzo alla strada, proprio sotto i due veicoli, ed la peggiore paura dell’ufficiale sulla natura di quella stranezza notata in mezzo alla strada si concretizza in un’esplosione che ingloba entrambi i veicoli, che a loro volta come reazione a catena esplodono a causa del surriscaldamento del serbatoio di benzina, riducendo i mezzi in un ammasso di ferro divelto e bruciante.
Nessuno potrebbe essere sopravvissuto a quella esplosione, e compiuta la sua missione il cecchino nascosto dalla parte opposta della valle ripone sulle spalle il Carcano M91/41, e si inoltra nella boscaglia confondendosi tra le ombre.
Ancora una volta, Karl Fairburne.
Lo abbiamo iniziato a conoscere nel primo Sniper Elite, quando questo agente segreto statunitense della Office of Strategic Services (
OSS) travestito da cecchino tedesco, si infiltrò nella Battaglia di Berlino del 1945, con l’obiettivo di ottenere dati sul programma nucleare tedesco prima che lo facesse l’Unione Sovietica. In Sniper Elite V2 lo ritroviamo intento a cercare di reclutare alcuni degli scienziati nazisti che stavano progettando il programma missilistico V2, per metterli al servizio degli Stati Uniti. A questo punto i ragazzi del team Rebellion hanno deciso di cambiare approccio, mettendoci nei panni di un Karl Fariburne un po’ più giovane, durante la campagna d’Africa del 1942, dove dovrà mettersi sulle tracce del progetto “Seuche”, un misterioso piano d’attacco contro le forze alleate in Europa, che si rivelerà essere la costruzione di un enorme carro armato: il
Landkreuzer P-1000 Ratte.
Questa volta lo scenario della modalità campagna sarà l’Italia, o meglio dei paesaggi creati in modo da rappresentare l’Italia, dato che le città usate nel gioco hanno dei nomi inventati e non rispecchiano città realmente esistenti.
Operazione Husky
Lo sbarco in Sicilia (
nome in codice operazione Husky) fu attuato dagli Alleati sulle coste siciliane il 10 luglio 1943, durante la seconda guerra mondiale, con l’obiettivo di aprire un fronte nell’Europa continentale, invadere e sconfiggere l’Italia e, infine, concentrare in un secondo momento i propri sforzi contro la Germania nazista.
Questo è quello che ci insegna la storia, quello che il team Rebellion ci vuole andare a raccontare in questo gioco sono proprio i suoi retroscena: nella primavera di quello stesso anno infatti, Karl condusse una segreta operazione atta a scongiurare il fallimento di questa operazione, difatti, proprio sulle coste della Sicilia, i nazisti stavano sperimentando con successo tecnologia in grado di teleguidare devastanti missili aria-acqua, che avrebbero permesso loro l’assoluto controllo delle coste. Dopo aver ricevuto la sua nuova missione, il tenente Fairburne si inizia a preparare, ed afferrato il suo fucile da cecchino M1903 Springfield, il suo fedele Thompson e la peculiare pistola silenziata Welrod, il nostro agente segreto sale su una barca a remi diretto verso le cose della fittizia isola sicula di San Celini.
L’Italia secondo Rebellion
Si può giocare secondo lo stile che più ci aggrada
Le mappe di questo gioco si presentano fin da subito immense, specialmente considerando l’impossibilità di essere esplorate con uno dei mezzi presenti sul territorio, che spaziano da trattori e veicoli civili fino ai carri armati e gli autoblindo militari. Gli ambienti, pur non rappresentando dei luoghi reali, cercano di riprodurre con moderato successo lo stile degli ambienti e delle ambientazioni che nell’immaginario comune rappresentano l’italia della seconda guerra mondiale, anche se per un italiano è facile notare come alcuni elementi siano stati esaltati per dare un effetto maggiore all’ambientazione. Globalmente tuttavia la cosa non dà troppo fastidio, e anche l’introduzione di una mafia leggermente stereotipata non finisce per rovinare l’esperienza di gioco. Per quanto riguarda il gameplay il punto di accesso a ciascuna mappa è fisso, ma fin da subito viene data completa libertà su come esplorare l’ambiente per raggiungere l’obbiettivo primario: forse sarebbe più opportuno salire su una vicina torre d’osservazione medievale e prendere i nemici dalla distanza sfruttando come copertura sonora il rumore dei mortai? Oppure è meglio sfruttare una collina più basse e meno riparata ma con vicino un generatore da sabotare per poter occultare con maggior frequenza i nostri spari ? Probabilmente visto che molti nemici sono in città protetti dalle mura potrebbe essere opportuno muoversi silenziosamente dentro le case per pugnalarli alle spalle. In ogni caso, qualora venissimo scoperti potremmo comunque estrarre il mitra e tenerli a bada con del fuoco di copertura, così da occultare le nostre tracce con diversi tipi di mine e trappole. Come si può intuire, nonostante il titolo “Sniper Elite” possa far pensare ad un ruolo incentrato sul
cecchinaggio, si può giocare secondo lo stile che più aggrada. Unica nota negativa da sottolineare riguarda tuttavia un rallentamento, rispetto ai precedenti capitoli, della velocità di movimento da accucciati.
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