L’abbiamo atteso per tanto tempo e finalmente il nostro biglietto per Hong Kong, prenotato da mesi e mesi, è pronto per farci volare dritti verso quella versione luminescente, attraente e malfamata che United Front Games, grazie a Square Enix Europe, ha finalmente portato sui nostri PC e console. Sleeping Dogs, frutto della “riesumazione” da parte della divisione europea di Square della ex-saga di True Crime, è finalmente disponibile e pronta a farsi giocare da tutti, anche da coloro che non vedevano l’ora di confrontarlo con quello che si può considerare come il suo diretto e ben più vetusto antagonista, Grand Theft Auto.
VERSIONE TESTATA: Xbox 360
Il protagonista del gioco è Mr. Wei Shen, poliziotto pluridecorato con un passato burrascoso alle spalle: egli si ritroverà suo malgrado catapultato in una Hong Kong percorsa da sanguinose guerriglie urbane fra varie organizzazioni criminali, in lotta fra di loro per il controllo territoriale dell’enorme città-stato. Il compito di Shen sarà “semplice”: dovrà addentrarsi nella più grande di queste organizzazioni, la Sun On Yee, e fornire capi d’accusa sufficienti per sbattere al fresco tutti i principali figuri che tirano le redini dell’associazione.
Diciamolo subito, senza mezzi termini: seppur il confronto con GTA sia in termini qualitativi che quantitativi non possa reggere più di tanto, una bella boccata d’aria fresca a livello d’ambientazione e sceneggiatura ci sarà inaspettatamente donata. Sebbene la visione cinicamente sarcastica degli Stati Uniti degli ultimi 30 anni offertaci dal titolo Rockstar sia indubbiamente piacevole, il “centrismo a stelle e strisce” dei videogiochi inizia ovviamente ad avere un’età (e non più alcuna motivazione). Ciò che, nel bene e nel male, colpisce sin da subito, è la serietà della trama e, ovviamente, la scoperta di un modo di intendere la legge ed il crimine totalmente differente: Wei Shen sarà spesso chiamato a compiere scelte di carattere morale (scelte che non compirà il giocatore, purtroppo, visto che la trama si dipanerà in “linea retta”) e, al contempo, dovrà combattere tutto e tutti, compresa la sua crescente immersione emotiva nella faccenda (Wei Shen sarà sempre percorso da un conflitto dualistico fra il poliziotto ed il gangster, perennemente diviso fra compiere il proprio dovere o soccorrere i propri compagni dell’organizzazione, favorendone indirettamente il malaffare, n.d.r.).
Se nel mondo della criminalità nichilista e comicamente perversa di Grand Theft Auto, spesso e volentieri, si perdeva il contatto con una ‘realtà’ verosimile delle cose, Sleeping Dogs vorrebbe essere al contrario un film: criminali e poliziotti, poggiando anche a tratti su cliché non esattamente originali riguardanti la cultura orientale, saranno spietati e letali ma, al contempo, leali e generosi con i propri compagni, pronti addirittura al sacrificio estremo per il bene dell’organizzazione per cui combattono, sempre restando indissolubilmente legati ad un codice d’onore e di tradizioni ben preciso (con le dovute riserve, visto che uno dei ‘moventi’ principali del gioco è una sorta di guerra intestina alla Sun On Yee, costellata di tradimenti e delitti disonorevoli). Ed ecco che, come in un dignitoso thriller di celluloide, Wei Shen si troverà invischiato in un fitto groviglio di interessi, sangue e potere, il quale ammanterà come un’ombra nera l’intera cittadina cinese, corrompendone l’anima dall’interno.
La trama, parlando da un punto di vista generale, sarà di buona fattura, seppur non toccherà vette di elaborazione e profondità estreme: nonostante la linea narrativa principale durerà meno di 20 ore, il gioco si farà apprezzare quantomeno per lo sforzo creativo di sceneggiare temi adulti e seri, fuoriuscendo un po’ dal paradigma nonsense creato (in parte) da GTA e sublimato da titoli come Saints Row. Ovviamente, l’essere un’alternativa allo standard è un punto a proprio favore, ma non è sempre sintomo di vittoria certa: se i presupposti di Sleeping Dogs sono più che dignitosi, questioni varie ed eventuali andranno a minare il risultato complessivo, rendendo il tutto un po’ “affrettato” e casuale. Nonostante le intenzioni siano quelle di proporre una trama al contempo divertente e matura, di rimando l’intero percorso narrativo del titolo sarà investito da una sorta di leggerezza di fondo, costellata da tante piccole incoerenze che doneranno alla narrazione un gusto un po’ troppo artificioso e scontato: ad esempio, i criminali coinvolti nella trama non sembreranno mai sospettare più di tanto dell’estrema preparazione del nostro eroe in campo fisico e combattivo (se non in un punto preciso della trama, in cui la situazione si evolverà rapidamente a favore del nostro alter ego, senza troppi sforzi). Questa endemica mancanza di sospetto (unita alla totale libertà di Wei Shen nello scoprirsi senza nessun rischio in concreto, n.d.r.) diventerà estremamente artificiosa in alcuni frangenti, in cui risulterà palese l’omissione di un razionale “2+2” dei personaggi del gioco in favore del prosieguo della trama. In generale, Wei Shen non darà mai la reale impressione d’essere un infiltrato né tanto meno di doversi preoccupare in concreto del suo modus operandi per non attirare sospetti: nel mentre il nostro eroe sarà impegnato a scalare i vertici dell’organizzazione per smantellarla dall’interno, dall’altra sarà chiamato dalla polizia cittadina a partecipare ad alcune indagini inerenti il mondo delle corse illegali, il traffico di schiavi, eccetera eccetera che, comunque sia, danneggeranno spesso e volentieri la stessa organizzazione per cui lavora e lo vedranno agire come poliziotto e non come gangster (al che, la domanda sorge spontanea: i gangster son diventati tutti ciechi? n.d.r.). Seppur questa mancanza sia, sostanzialmente, un’inezia sacrificata ai fin del gioco, ciò che risulta gravoso nella valutazione finale del titolo è una totale mancanza di scelta offerta al giocatore: in un videogioco che tratta di spie ed infiltrati, con un manicheo scontro di personalità che avviene continuamente all’interno del personaggio principale, ciò che si pensava dovesse essere il tanto decantato “pane quotidiano”, ossia la possibilità di affrontare la vicenda arbitrariamente scegliendo se muoversi nel rispetto della legge o meno, verrà ineluttabilmente meno: Sleeping Dogs, infatti, si dipanerà seguendo un diritto corridoio narrativo in cui, seppur si presentino situazioni in cui sarebbe stato possibile l’inserimento di una biforcazione, non sarà possibile null’altro all’infuori del continuare per la retta via. Personalmente, ho interpretato la scelta come una fonte di non disturbo della quiete: nessuna scelta significa anche avere tutto e subito, senza sforzi, in linea purtroppo con una sorta di endemica e dannosa presa di coscienza dei developer (credo che Mass Effect 3 sia forse l’esempio più lampante di questa distorta “politica”, n.d.Donato).
Un’altra nota stonata relativa al gioco in sé è la sua estrema facilità, il che diviene un neo piuttosto gravoso se si pensa che il gioco non ha una campagna esattamente lunga e di cui non ci è dato scegliere il livello di difficoltà (anche se, considerato il buon quantitativo di attività extra a cui sarà possibile accedere, la longevità arriverà a toccare livelli più che ordinari per un action game, forse sotto la media se si volesse giudicare il gioco da un punto di vista strettamente “free-roaming”). Nel concreto, Sleeping Dogs non offrirà una grande sfida per gli hardcore gamer, toccando punte di media difficoltà solamente nelle sezioni in cui il nostro Wei Shen dovrà fronteggiare un alto numero di nemici a mani nude o negli scontri a fuoco più furiosi; per il resto, l’avventura scorrerà senza intoppi fino alla fine.
Come specificato prima, Sleeping Dogs è sostanzialmente un open world (seppur visibilmente contaminato da alcune meccaniche chiave degli action in terza persona) godibile e divertente ma che, sostanzialmente, non introduce nessuna eclatante novità in nessuno dei due generi, limitandosi a pescare elementi standard da entrambi i filoni.
Il gameplay, concretamente, si tradurrà in un continuo vagare per la mappa, dalla miseria dei quartieri popolari al lusso dei club più esclusivi, con l’opportunità di abbandonarsi a sessioni di pseudo parkour nel caso in cui si proceda a piedi (Wei Shen sarà dotato di capacità atletiche eccezionali) o, al contrario, sperimentare la guida a sinistra con l’utilizzo di vari mezzi di locomozione. Sostanzialmente, la trama principale proporrà alla nostra attenzione una serie ben distinta di attività: si andrà dall’estorsione all’omicidio su commissione, da gare automobilistiche clandestine allo scortare un VIP da un punto all’altro della mappa.
La linea narrativa principale, che come già affermato durerà tra le 15 e le 20 ore, ci consentirà di sperimentare anche gran parte delle attività secondarie disponibili, da combattimenti fra galli al karaoke nei club, dal gioco d’azzardo a circoli clandestini in stile “Fight Club”. Potremo anche acquistare bevande energetiche che potenzieranno momentaneamente le nostre statistiche o cambiarci d’abito e ricevere un bonus particolare a seconda della tipologia del vestiario scelto (solitamente, bonus all’esperienza o al danno fisico): inoltre, potremo spendere i soldi faticosamente accumulati nell’acquisto di auto e moto che, progressivamente rese disponibili, ci faranno guadagnare l’accesso a differenti competizioni clandestine. Queste attività, comunque sia, avranno lo scopo di farci guadagnare punti esperienza come gangster e come tutori della legge, che si tradurranno in concreto nella possibilità di accedere ad abilità varie ed eventuali, da combo letali (che, data la semplicità del gioco, avranno un’utilità relativa) alla possibilità di scassinare un auto rapidamente: oltre all’esperienza canonica, nel corso del gioco guadagneremo anche punti-fama che, con il progredire dei livelli, ci consentiranno l’acceso a particolari bonus generici (come la possibilità di avere un “Addetto Auto” sempre a nostra disposizione, pronto in qualunque momento a consegnarci il nostro mezzo di locomozione preferito).
Al contempo, nel gioco saranno inserite alcune attività classiche degli action in terza persona, quali la raccolta dei collezionabili: in questo caso, Wei Shen sarà chiamato al ritrovamento di dodici Statue di Giada (che, in concreto, si tradurranno in dodici punti da spendere in abilità legate al combattimento) e di un buon numero di Santuari della Vita (il cui ritrovamento aumenterà di un totale i punti ferita del nostro eroe).
È proprio il combattimento il vero perno dell’intera esperienza di gioco: veloce, intuitivo ed appagante, il sistema di combattimento consisterà in una versione (poco) modificata dell’acclamato fighting system di Batman, il quale ci consentirà con un tasto di menar le mani, con un altro di aggrappare il nostro obbiettivo e scuoterlo ben bene, con l’ultimo avremo invece la possibilità di difenderci, contrattaccando all’offensiva nemica con svariate mosse di variabile violenza. Il risultato di tutto ciò si tradurrà in scontri frenetici, spettacolari ed entusiasmanti e, piuttosto frequentemente, ci troveremo ad innescare risse casuali per il semplice gusto di far fare ‘esercizio’ al nostro buon Wei: la semplicità d’esecuzione, però, è alle volte viziata da una tendenza a rendere le combo eseguibili piuttosto confusionarie da attuare, visto che un unico tasto sarà predisposto per gli attacchi e la sua differente pressione risulterà in una combo diversa. Le colluttazioni, per quanto improntate alla frenesia ed alla velocità, richiederanno anche un pizzico di strategia e di accortezza (anche perché, solitamente, il nostro eroe si ritroverà in netta inferiorità numerica): ad opporsi a Wei, infatti, troveremo svariate tipologie di nemici con altrettanto differenti metodologie d’attacco. Incontreremo, per esempio, nemici nerboruti che prediligeranno il contatto fisico diretto, mentre altri cercheranno di sorprenderci in velocità o con l’utilizzo di armi bianche: una menzione di (dis)onore va fatta per i boss, poco impegnativi e resistenti un’inezia in più rispetto ai normali militi.
Sleeping Dogs, oltre a vivaci combattimenti a mani nude, offrirà al giocatore anche un discreto comparto shooter: nonostante nel gioco ci sia una scarsa varietà di armi (unitamente alla sorprendente impossibilità di comprarne, visto che l’unico modo di conservare un’arma è non disfarsene dopo aver finito una missione), in alcuni frangenti – pochi, a dir la verità – Wei Shen si ritroverà suo malgrado coinvolto in violenti scontri a fuoco, impostati meccanicamente come un classico sparatutto con copertura (alla Gears of War, per intenderci). Le sezioni shooting, votate anch’esse all’arcade ed alla frenesia, saranno rapide e piuttosto sanguinolente (i globuli rossi abbondano sulle strade di Hong Kong) ed aggiungeranno un pizzico di varietà alla routine del titolo, anche se anch’esse peccheranno di qualche imprecisione e leggerezza (soprattutto a livello tecnico, vista la difficoltà piuttosto ricorrente di riuscire a trovare riparo in tempi rapidi causa un imperfetto sistema di ‘aderenza’ del modello poligonale del nostro eroe a muri et similia), oltre a mancare di mordente e immersività (sarà costante l’impressione che esse siano state artificiosamente e casualmente ‘attaccate’ ad un particolare evento della trama, per variarne lo svolgimento). Durante gli scontri a fuoco, Wei Shen avrà anche la possibilità di utilizzare una sorta di “Bullet Time”: infatti, saltando i ripari durante uno scontro a fuoco o sparando da un mezzo in corsa, il tempo rallenterà per permettere al giocatore di sparare più accuratamente.
Cambiando tema, anche i movimenti e la fisica di gioco, in generale, saranno ben realizzati e verosimili sia per quanto riguarda le sezioni a piedi che per quelle di guida: molto spesso, ci saranno intermezzi dediti all’inseguimento “appiedato”, in cui Sleeping Dogs farà sfoggio di un meccanismo di movimento molto simile a quanto già visto nella serie Assassin’s Creed, con la pressione di un singolo tasto che scaturirà in una serie di azioni acrobatiche. Per quanto riguarda il sistema di guida, invece, esso sarà verosimile ma palesemente votato ad un feeling arcade (scelta azzeccata perché coerente con l’immediatezza e la linearità delle meccaniche generali di gioco del titolo). Un’altra interessante chicca, puro cibo per gli occhi, è la possibilità di eseguire manovre spettacolari da un mezzo in corsa con la semplice pressione del tasto A (X su PS3), come il saltare su un auto durante un furioso inseguimento per prenderne il controllo o dirottare un furgone portavalori per appropriarsi del contenuto. In buona sostanza, Sleeping Dogs ci offrirà un comparto meccanico/tecnico di tutto rispetto, unendo assieme tante tipologie di gioco in maniera dignitosa e divertente, seppur l’ibridizzazione e la mescolanza di generi porti con sé alcuni evidenti limiti realizzativi, oltre ad alcune forzature (di trama e non solo) atte a tenere incollate tutte le componenti di gioco.
Graficamente parlando, Sleeping Dogs si attesta su buoni livelli: Hong Kong è resa piacevolmente, con quartieri in cui troneggiano enormi grattacieli e viuzze inondante di persone della periferia più povera, tutto disegnato con un livello di dettaglio medio/alto (seppur sottomesso ai soliti limiti tecnici a cui i free roaming devono sottostare, soprattutto per le versioni console). Nonostante questo notevolissimo biglietto da visita, Sleeping Dogs non è esente da difetti (alle volte anche piuttosto visibili), soprattutto per quanto riguarda alcune texture spalmate alla bell’e meglio (che, spesso, i programmatori hanno tentato di “tappare” con un spam di blur e sfocamenti vari), una certa ripetitività dei modelli poligonali (soprattutto per quanto riguarda gli NPC secondari e “casuali”) ed una visuale di gioco alle volte ballerina ed imprecisa.
Wei Shen, al contrario, sarà reso tecnicamente in maniera eccelsa: i suoi movimenti saranno realistici ed il suo aspetto estetico sarà curato e perfettamente realizzato fin nel minimo dettaglio (ad esempio, le chiazze di sangue di cui si sporcheranno i suoi vestiti durante il combattimento saranno una gioia per gli occhi): la stessa cura nella realizzazione è stata ovviamente profusa nella caratterizzazione dei personaggi principali della storia, che vedrà un alternarsi indefinito di gangster nerboruti e tatuati, uomini d’affari in giacca e cravatta e “matrone” dotate di mannaia (e scarso senso dell’umorismo, tra le altre cose). Il comparto audio non farà gridare al miracolo ma accompagnerà degnamente il nostro infiltrato nel corso dell’avventura, mescolando differenti generi musicali accessibili attraverso le varie stazioni radio selezionabili: il doppiaggio, realizzato in lingua inglese, sarà di buona fattura e concretizzerà degnamente il pathos e l’adrenalina di cui l’avventura è farcita.
#LiveTheRebellion