Pensavate di essere sopravvissuti alla spooky season con la fine di ottobre, invece eccoci a parlare dell’ennesimo gioco horror eccellente di quest’anno. Viviamo davvero in una piccola golden era per l’horror videoludico da qualche anno a questa parte. E le risposte indie a giochi come Alan Wake 2, Resi 4 e Dead Space sono piccole perle come Slay The Princess. Chiaro, il genere in questione è completamente diverso avendo sotto esame una visual novel, ma lo spirito no.
Non stiamo però parlando di un gioco che vuole spaventare con metodi tradizionali. Si parla perlopiù di orrore cosmico, quasi Lovecraftiano. La paura del surreale. Tant’è che non ho contato mezzo jumpscare nei miei playthrough, né effetti sonori distorti e ritriti alla cinema americano. Anzi la musica fa buon viso alla natura più fantasy dell’opera.
Una premessa tanto semplice quanto banale...
La premessa è in realtà tanto semplice quanto buffa. C’è un capanno in fondo a un sentiero, c’è una principessa nello scantinato del capanno. Uccidi la principessa o il mondo finirà. No, nessun’altra spiegazione all’inizio. Come siamo finiti ore dopo a questionare la definizione stessa di morte? Ci sarebbero mille rispose diverse in realtà, visto che il gioco adotta uno stile choose-your-adventure. Stile di game design che spesso viene cannato dagli sviluppatori rei di dare solo l’illusione della scelta verso un finale predefinito. Non in questo caso. Decisamente non in questo caso. Ogni scelta porta a un ramo narrativo diverso, che per un gioco completamente doppiato è oro. Personalmente adoro testare i limiti di questo tipo di meccanica, e nulla: Black Tabby Games ha pensato davvero a tutto.
Ci tengo anche ad aprire una piccola parentesi sullo studio. Studio è un parolone in realtà, in quanto stiamo parlando di una coppia. Coppia di fatto, tra l’altro. Abby e Tony Howard sono relativamente artista e sviluppatore del progetto. Non so quale sia la connessione tra coppia di sviluppatori e giochi horror della madonna ma, tra Slay The Princess e Signalis, ho trovato una nuova religione. Fine excursus.
The Damsel
La prima cosa che salta all’occhio è la direzione artistica pristina dell’opera. Ogni secondo di gioco è infatti disegnato a mano in maniera maniacale da Abby. Lo stile è molto bozza-cartoon e la principessa, unico pg esaminabile più volte da vicino, ha anche un look tutto sommato dolce. Eppure c’è una violenza in alcune tavole dell’artista che fa davvero specie. È il body-horror a settare il mood oppressivo del gioco, non lasciatevi ingannare dai regali occhioni in bianco e nero. Il gioco spesso e volentieri si lascia andare a fiotte di sangue e rappresentazioni abbastanza crude di ferite. Anche auto inflitte, prendetelo come trigger-warning.
Ovviamente è doveroso anche spendere un po’ di righe per encomiare il lavoro eccezionale di doppiaggio, uno dei selling point di Slay The Princess. Nichole Goodnight fa un lavoro eccelso dando la voce alla principessa titolare. Ma personalmente sono stato rapito dalla performance di Jonathan Sims come Narratore. Se la parola narratore vi riporta alla mente The Stanley Parable siete sulla strada esatta. Perché l’opera prende molto spunto da The Stanley Parable. Il che è un bene, c’è sempre spazio per più Stanley nella mia vita. Anche Slay The Princess si lascia spesso andare a humor mai banale e sempre pertinente. Se avete giocato a TSP sapete esattamente di cosa sto parlando e vi sentirete a casa.
Ci sono anche altre voci, che un po’ come in Hellblade sono tutte nella tua testa. Ognuna ha un suo personale tratto distintivo e a decidere quale si farà viva sono le tue scelte nel capitolo precedente di gioco. L’unica piccola pecca che ho trovato è che molte voci sono, ovviamente, uguali. Assistere ad un dialogo tra più persone con lo stesso doppiatore può però incasinare ancora di più una storia già abbastanza complessa di suo.
The Prisoner
Parlando della storia, si ha davanti quel tipo di story-telling che preferisce lasciare molto all’interpretazione. Poco o nulla viene messo nero su bianco, giusto abbastanza per non lasciare completamente chi gioca nel vuoto. Personalmente, ho sempre preferito comparti narrativi che ti sbattono in faccia date e formule, in cui tutto è spiegato per filo e per segno. Perdonate l’amore per il sci-fi, è il motivo per cui in linea di massima preferisco Resident Evil a Silent Hill.
Devo dire, però, che la trama di Slay The Princess mi ha catturato particolarmente. Forse non tanto per la storia in se quanto per le sue implicazioni. Partendo dal fatto che viene capovolto il cliché di salvare la principessa, come anche gli autori ci tengono a sottolineare: questa è una storia d’amore. In modo un po’ fottuto, ma lo è. Detto ciò ognuno vivrà una storia un filo diversa grazie alle miriadi di scelte offerte.
Se dovessi trovare un difetto all’opera, può dopo un po’ risultare ripetitiva. Non è neanche un difetto legato alla natura visual novel del gioco in cui da definizione il gameplay è ripetitivo. O assente, in base alla vostra definizione di gameplay. In questo caso specifico, la trama tratta apertamente di loop temporali, che porteranno chi gioca a ripetere certe sezioni un sacco di volte. Personalmente, verso la fine mi sono trovato a saltare in fretta certi dialoghi per “noia”, passatemi il termine. Non è un difetto che rompe l’esperienza di gioco, ma comunque valeva la pena esporlo.
The Razor
Insomma, Lovecraft incontra The Stanley Parable disegnato sul quaderno di un talentuos* liceale annoiat* a lezione. Con aggiunta di dubbi esistenziali su vita e morte, e dialoghi criptici. Non è una combo a cui personalmente ho mai pensato, ma è pazzesco quanto bene funzioni. Ed è anche questo il marchio di un buon prodotto. Sperimentare non necessariamente con idee nuove, ma evolversi su basi già gettate.
Black Tabby Games è una realtà più che meritevole, e lo dimostrano anche le varie risposte al loro primo lavoro Scarlet Hollow, che non vedo l’ora di recuperare. Personalmente mi sono innamorato di Slay The Princess. Del gioco, non della principessa. NON INNAMORATEVI DELLA PRINCIPESSA. Io vi ho avvertito.
Everything goes dark, and you die.The Narrator, Slay The Princess
Voto e Prezzo
9 / 10
18€ /18€
Commento
Lovecraft incontra The Stanley Parable disegnato sul quaderno di un talentuos* liceale annoiato a lezione. Con aggiunta di dubbi esistenziali su vita e morte, e dialoghi criptici. Non è una combo a cui personalmente ho mai pensato, ma è pazzesco quanto bene funzioni.
Pro e Contro
✓ Diverte ed angoscia ✓ Comparto sonoro eccellente ✓ Comparto grafico se possibile ancora meglio
x Rischia di diventare ripetitivo
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