Con il diminuire di titoli sviluppati in esclusiva su un’unica piattaforma, in questi ultimi anni si è diffusa l’abitudine di rendere disponibile in anteprima per la console di riferimento una serie di contenuti aggiuntivi. Ecco che, ad esempio,
Assassin’s Creed Syndicate può vantare missioni aggiuntive per la versione
PlayStation 4, mentre i DLC di
The Division saranno disponibili in anteprima per i possessori di
Xbox One. Il discorso è molto simile per quanto riguarda
Rise of the Tomb Raider, titolo sviluppato da
Crystal Dynamics e disponibile
in anteprima per le console Microsoft. Il seguito del titolo datato 2013, infatti, sarà acquistabile a partire dal
13 novembre per Xbox One e Xbox 360, mentre la
versione PC è attesa per
gennaio 2016 e quella
PlayStation 4, addirittura,
per la fine del prossimo anno. Ad ogni modo ci siamo armati di arco e picozza e siamo pronti a raccontarvi la nostra avventura nelle fredde terre della Siberia. Saremo sopravvissuti all’esperienza? Scopritelo nella nostra recensione di
Rise of the Tomb Raider.
Versione testata: Xbox One
Nel nome dei Croft
Rise of the Tomb Raider offre un alternarsi di azione, esplorazione e colpi di scena capace di soddisfare appieno il giocatore
In
Rise of the Tomb Raider troviamo una
Lara che, nonostante i fatti avvenuti sull’isola di Yamatai, continua la sua ricerca della verità nel tentativo di riscattare il nome dei Croft. Nome che, purtroppo, non viene preso seriamente dalla comunità scientifica e dai media a causa della smodata passione del padre di Lara per una particolare ricerca:
la scoperta della Tomba del Profeta. Pare, infatti, che sia esistito
un uomo dalle caratteristiche divine, immortale e capace di attirare a sé una nutrita schiera di fedeli. La scoperta della suddetta tomba potrebbe inoltre portare al segreto dell’immortalità e, ovviamente, Richard Croft non è il solo sulle sue tracce.
Lara dovrà fare i conti con la setta della Trinità, nominata già nello scorso episodio e ora vero e proprio antagonista della storia.
La narrazione di Rise of the Tomb Raider non si discosta molto dalla precedente, offrendo un
alternarsi di azione, esplorazione e colpi di scena capaci di soddisfare appieno il giocatore. Ovviamente lo stile di gioco, improntato su un leggero open world, non permette al titolo di avere un ritmo pari a quello della serie
Uncharted (
dal quale questa nuova versione di Tomb Raider pesca a piene mani), ma siamo rimasti
piacevolmente colpiti di alcune sequenze e di alcuni momenti davvero ispirati. La recitazione dei personaggi è notevolmente migliorata rispetto al passato e ci teniamo a sottolineare come
i dialoghi abbiano fatto un notevole balzo in avanti, rendendo Lara Croft un personaggio più complesso, stratificato e profondo rispetto alla sua prima incarnazione. Il comparto narrativo di Rise of the Tomb Raider non si basa però solo sulle cut scene, ma fa dei
documenti sparsi per la mappa di gioco un suo punto di forza. Sarà possibile recuperare, infatti, più di 100 oggetti che andranno a completare il grande arazzo ideato dai ragazzi di Crystal Dynamics e che contribuiranno all’immedesimazione complessiva del giocatore.
Lara tra santi e salti
Le cose da fare sono abbastanza da tenere impegnato il giocatore per tutta la durata dell’avventura, che si attesta sulle 10-15 ore
Il
gameplay di
Rise of the Tomb Raider non si discosta molto dal suo predecessore, garantendo un
riuscito mix tra l’esplorazione e gli scontri tipici di un TPS. Andare in giro a scoprire le lande della Siberia (con qualche piccola variazione, ma che non vi vogliamo rovinare) risulta estremamente divertente e sicuramente si tratta del punto di forza del titolo.
Le cose da fare sono abbastanza da tenere impegnato il giocatore per tutta la durata dell’avventura (che si attesta sulle 10-15 ore) e spaziano dalla
raccolta di materiali, all’esecuzione di missioni secondarie, al recupero di determinati pezzi di arma e, soprattutto, alla risoluzione dei misteri legati alle varie tombe. Come in passato, infatti, potremo addentrarci all’interno di queste aree e, una volta risolti gli enigmi e trovato il “tesoro” guadagneremo una nuova abilità. Questi sottolivelli,
presenti in numero decisamente maggiore rispetto all’isola di Yamatai, non risultano sempre e comunque impegnativi e ricchi di enigmi, ma riescono a tenere alta l’attenzione del giocatore e ad invogliarlo a proseguire con l’avventura. La natura semi open world del titolo, inoltre, garantisce
la presenza di un sistema di caccia che, pur non risultando fondamentale per la sopravvivenza di Lara, ci permette di andare alla ricerca di animali più o meno rari per raccoglierne le pelli e
potenziare così il nostro equipaggiamento. Equipaggiamento che, in questo titolo, risulta vario e diversificato, rendendo
l’esplorazione e la ricerca dei materiali fondamentale per l’evoluzione del nostro personaggio. Proseguendo nella storia, inoltre, sarà possibile
approfondire la nostra abilità linguistica in Russo, Mongolo e Greco, concedendoci in questo modo di leggere e decodificare alcune iscrizioni che, in più di un’occasione, ci permetteranno di guadagnare nuove monete di gioco. Proprio grazie attraverso le suddette monete sarà possibile acquistare nuove armi e oggetti da un mercante ribellatosi alla Trinità.
Ritornano anche i tre rami delle abilità che, suddivisi in
Combattimento, Caccia e Sopravvivenza, permettono a Lara di guadagnare nuove abilità e di affrontare adeguatamente le orde di nemici. Interessante anche
la possibilità di creare nuovi oggetti con elementi sparsi nelle mappe; ecco che quindi, ad esempio, una lattina trovata per terra, con gli appositi materiali, potrà diventare una bomba capace di uccidere un gruppo di nemici con un solo colpo.
Predatrici di tombe crescono
siamo certi che ogni giocatore riuscirà a trovare un proprio livello di difficoltà per godere appieno dell’ultima avventura di Lara Croft
Tra le
pecche principali del primo capitolo (
qui la recensione originale e
qui quella per la Definitive Edition) c’era sicuramente
un livello di sfida tarato troppo verso il basso; per ovviare a questo problema i ragazzi di Crystal Dynamics sono venuti incontro ad ogni tipo di giocatore grazie alle
4 differenti difficoltà presenti nel titolo. Oltre ad
“Avventura” ed
“Esplorazione”,
dedicati a chi vuole seguire principalmente la trama, sono presenti le modalità
“Esplorazione estrema” e
“Sopravvivenza”, capaci non solo di
potenziare i nemici in forza, vita e intelligenza, ma anche di aggiungere elementi come l’
assenza della rigenerazione della salute, un prezzo maggiore per gli oggetti e l’utilizzo degli accampamenti (dove è possibile salire di livello e effettuare i viaggi rapidi)
a pagamento. In questo modo siamo certi che ogni giocatore riuscirà a trovare un proprio livello di difficoltà per godere appieno dell’ultima avventura di Lara Croft. Per quanto riguarda la componente TPS del titolo, ci teniamo a sottolineare come
il feedback delle armi faccia il proprio lavoro, pur senza esaltare. Un
elemento negativo che abbiamo notato, invece, sta nell’
utilizzo automatico delle coperture che, talvolta, non ci ha permesso di svolgere le azioni che desideravamo effettuare e che, in più di un’occasione, ci ha sottoposto a fuoco nemico nonostante fossimo nascosti dietro un riparo. Ad ogni modo si tratta di elementi che non vanno ad influire sul valore complessivo dell’opera che, in tutto e per tutto, si dimostra
superiore al suo predecessore e, nonostante non introduca nulla di veramente nuovo all’interno del panorama videoludico,
riesce a divertire dal primo minuto di gioco. Ad aggiungersi alla modalità principale questa volta
non c’è alcuna componente multigiocatore, ma sono state
introdotte delle sfide che, se superate, ci permetteranno di guadagnare crediti da spendere per comperare
set di carte. Carte che, come per
Titanfall, daranno accesso a
modificatori, abilità aggiuntive e nuovi costumi per la nostra Lara Croft. A fare da contorno a questa nuova modalità troviamo una
classifica online attraverso la quale confrontare i nostri punteggi con quelli di amici e possessori del titolo targato Crystal Dynamics.
Lara bagnata, Lara fortunata!
Nonostante l’evidente natura cross gen, Rise of the Tomb Raider rimane un titolo tecnicamente valido
Sotto un
profilo prettamente tecnico,
Rise of the Tomb Raider offre
scorci suggestivi, una
recitazione dei personaggi principali (con rispettiva modellazione poligonale) davvero
ottima e un
colpo d’occhio generale di sicuro impatto. Peccato che, andando nel dettaglio,
la natura cross gen del titolo si veda. In particolar modo gli effetti particellari (fuoco e acqua in primis) non convincono del tutto e la modellazione dei personaggi secondari ci è apparsa non al livello delle produzioni di attuale generazione.
Ottimo anche il doppiaggio in italiano che, ancora una volta, si dimostra capace di avvicinare un media come quello del videogioco a quello del cinema, grazie a
recitazioni di qualità e valide in tutto e per tutto.
Buona anche la colonna sonora che riesce ad evidenziare i momenti più convincenti,
ma che, purtroppo, non riesce a rimanere in testa al giocatore una volta spenta la console. Nel corso della nostra avventura siamo capitati in
un paio di errori di compenetrazione dovuti alla gestione delle coperture, ma
per il resto il titolo si è dimostrato esente da altri bug di alcun tipo, garantendo un
frame rate solido anche nelle situazioni più concitate.
Verdetto
9 / 10
Prendilo come un vaffanculo!
Commento
Pro e Contro
✓ Trama interessante
✓ Lara si dimostra un personaggio non banale
✓ Gameplay vario e divertente
✓ Ottimo colpo d'occhio generale
x Alcuni problemi legati alle coperture
x Origine cross gen evidente
x Colonna sonora non indimenticabile
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