Recensione Prototype 2

Avete presente Hulk? Il supereroe verde, creato dalla Marvel, celebre per i suoi salti chilometrici e la scia di devastazione incontrollata che tende a lasciarsi alle spalle? Bene, in questo caso l’alter ego del buon Bruce Banner c’entra poco o nulla come personaggio ma è un’immagine piuttosto efficace per cominciare a descrivere quella che è l’esperienza di gioco nei panni di James Heller, protagonista di Prototype 2. Sviluppato da Radical Entertainment, il sequel dell’originale Prototype getta una nuova luce sulla situazione attuale di New York, a seguito del caos lasciato da Mercer nel primo capitolo: la Gentek e la Blackwatch sono sul piede di guerra contro l’epidemia del virus Blacklight, la città è sotto quarantena e tra i civili il costo in vite umane continua a salire in maniera inesorabile.
Tra queste vittime, la famiglia del nostro Heller, inconsapevole futuro protagonista di una vicenda più grande di lui, e particolarmente insignificante se confrontato con il carnefice dei propri cari. Durante il livello tutorial, infatti, vedremo Heller armarsi di un misero coltello nel tentativo di distruggere ciò che carri armati ed elicotteri militari non sono riusciti a fermare nel primo Prototype.
Ma è il pensiero ciò che conta, e probabilmente grazie a qualche strana legge del karma, il premio per aver provato una mossa tanto disperata (e stupida), è il senso di onnipotenza durante il resto del gioco…

Juggernaut

A livello di gameplay, Prototype 2 non si discosta molto dal predecessore, lasciando comunque al giocatore l’ultima parola sulle azioni, come in ogni free-roaming che si rispetti. La differenza è che, se Alex Mercer era un vero e proprio “prototipo”, controllare James Heller risulta in un’esperienza perfezionata, per mettere nelle mani del giocatore una inarrestabile macchina distruttiva.
Le abilità del virus Blacklight sono meglio definite a seconda del contesto: dai veloci artigli ai pesanti magli, passando per le lame in grado di perforare le corazze dei veicoli e i tentacoli organici, ogni arma ha un suo grado di efficacia specifica, al variare delle situazioni.
Sin dall’inizio del gioco vero e proprio, inoltre, Heller avrà a disposizione molti dei poteri di Mercer, senza bisogno di doverli assorbire, evolvere o in acquisire in qualunque altro modo, il che si traduce con una possibilità di navigazione veloce e fluida all’interno delle aree Newyorkesi, e una forza d’impatto sufficiente a tenere a bada praticamente qualsiasi cosa ci si presenterà davanti.
Certo, non manca la possibilità di potenziarsi, ma quello che appare chiaro fin dall’inizio, è che Prototype 2 nasce in primo luogo per dimostrare quanto potente sia il risultato dell’infezione Blacklight: la disparità che crea tra coloro che ne posseggono i benefici e coloro che ne subiscono gli svantaggi è indescrivibile, ed il passaggio di Heller da una categoria all’altra nei primi momenti del gioco, ne è il chiaro segnale che permette ai giocatori di integrarsi nell’atmosfera della storia.
Inoltre, la possibilità di diverse strategie d’approccio, fornisce un’ulteriore fonte di intrattenimento per coloro che vogliono lasciarsi andare al proprio lato maniacale, sperimentando i vari modi di usare le capacità d’assalto di Heller contro nemici di volta in volta sempre più potenti…

Più sono grandi…

Il detto “più grandi sono, più fanno rumore quando cadono” sembrerebbe essere stato una delle linee guida durante lo sviluppo di Prototype 2: benché sia perfettamente possibile utilizzare un approccio stealth alle missioni, correre sui muri saltando da un palazzo all’altro, e affettando tutto ciò che capita nel mezzo resta comunque una delle maniere più soddisfacenti di usufruire del gioco, oltre ad essere certamente quella più incoraggiata.
Far perdere le proprie tracce è relativamente semplice, anche a livelli avanzati, e sono poche le sezioni in cui è richiesta una certa precisione nei movimenti e nell’uso dei propri poteri. La maggior parte delle situazioni consente (e spesso richiede) l’uso selvaggio di forza bruta, affidandosi alle mutazioni, più che al proprio intelletto.
Ciononostante, Prototype 2 è ben lontano dall’essere paragonabile agli hack ‘n’ slash, integrando meccaniche di caccia e “assorbimento” dei propri obiettivi (necessarie a progredire nella trama), la possibilità di attaccare dei personaggi chiave prima ancora che questi possano accorgersi di noi e dare l’allarme, strappare i cannoni ai carri militari e ridurre i nostri nemici a viscerali bombe ambulanti… Mosse brutali, certamente, ma che se viste nel giusto contento  possono creare una dimensione di “gioco nel gioco”, in grado di risultare appassionante a lungo andare.
Benché sia difficile mantenere sotto controllo la devastazione anche involontaria causata da Heller, è di certo piacevole sperimentare come diversi approcci distruttivi possano portare a risultati simili: potremmo per esempio infiltrarci in una zona sorvegliata semplicemente atterrando da un tetto su di una guardia e consumarla assumendone l’aspetto, ma potremmo anche decidere di trasformare la stessa guardia in una bomba e lasciarla libera di vagare tra i propri commilitoni sino al momento dell’esplosione, o ancora (nei livelli più avanzati), circondarsi di bruti infetti e scatenare sui soldati BlackWatch tutta la potenza del virus.
La struttura del gioco ci viene incontro in questo senso, con una difficoltà che spesso e volentieri è praticamente inesistente: le sfide degne di tale nome sono poche, ma questa mancanza è piacevolmente compensata dalla frenesia dell’azione, rinnovata costantemente da nuove possibilità distruttive.

Lo chiamavano “McGuffin”

Pur raffinando quella che è l’esperienza di gioco rispetto al primo capitolo, Prototype 2 non riesce purtroppo a liberarsi di vari difetti, alcuni minori e di poco conto, altri particolarmente notevoli e costantemente sotto gli occhi del giocatore.
Abbiamo già parlato della difficoltà praticamente assente, ma se da una parte questo è un difetto, dall’altra appare come una sorta di compromesso per mascherarne uno ancora maggiore: la piattezza della trama.
Spesso e volentieri, difatti, i retroscena di Prototype 2 sono raccontati dai brevi flashback acquisiti durante l’assorbimento di una o più prede, sotto forma di ricordi, lasciando ai personaggi ben poco spazio per una eventuale caratterizzazione. Lo sviluppo dei protagonisti delle vicende è limitato (Mercer stesso risulta appiattito e spogliato di quel conflitto interno che lo aveva definito nel prequel), e i vari ribaltamenti nel modo di vedere questo o quel personaggio, lasciano un senso di caos, che alla fine dei conti limita la possibilità di apprezzare la storia.
Le missioni, inoltre, nonostante permettano di sbizzarrirsi nell’esecuzione, si riducono a ben poca varietà. Lo schema generale è piuttosto lineare: uccidere un bersaglio per assorbirne le conoscenze, usarle per infiltrarsi in una zona sorvegliata o bloccata e uccidere un personaggio chiave, assorbire i suoi poteri o ricordi, e ripetere il tutto. Nel mezzo qualche combattimento con i boss, che, ricordiamo, non brillano particolarmente per difficoltà. Nel complesso, New York è una città viva, ma blanda, monotona nel suo caos. D’altra parte, c’è di positivo che Radical Entertainment ha profuso un impegno maggiore rispetto alla norma con side quest e oggetti collezionabili, inserendo dialoghi extra e informazioni aggiuntive per incuriosire chiunque voglia approfondire la propria conoscenza sull’universo di gioco.

Verdetto
7 / 10
Acquisisci missione, semina il panico, ripeti
Commento
Visto in ogni sua sfaccettatura, Prototype 2 è un buon gioco. Non un titolo eccelso, ma che riesce comunque nel suo intento di divertire nonostante le proprie pecche, e dimostra inoltre di essere in grado di evolvere sé stesso senza discostarsi troppo dalla formula già collaudata nel predecessore. L'impatto grafico è all'altezza delle aspettative, riuscendo ad essere viscerale e caotico come ci si potrebbe attendere da una città sotto quarantena virale. Le animazioni restano statiche sui 30 fps anche nelle situazioni più concitate (come i nidi di infetti delle zone rosse), scendendo si a compromessi con la varietà di personaggi secondari e con il dettaglio dei protagonisti, ma in maniera comunque non particolarmente negativa sulla qualità. In definitiva, si tratta di accettare il gioco così com'è: una costante spinta verso il genere action, ricca di effetti scenici e particolarmente soddisfacenti da vedere/realizzare, piacevole per una lunga pausa, ma a cui manca quel pizzico di profondità in più che lo avrebbe potuto far brillare.
Pro e Contro
Intuitivo, immediato e frenetico
Adatto a tutti gli stili di gioco
Side quest e collezionabili coinvolgenti

x Trama scarna
x Difficoltà praticamente assente
x Obiettivi generalmente ripetitivi

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