Recensione Persona Q: Shadow of the Labyrinth

La serie di Persona, nata da una costola di Shin Megami Tensei, continua a riscuotere successo gioco dopo gioco. Sebbene siano passati diversi anni dall’ultimo episodio, e che un quinto capitolo sia in lavorazione, Atlus continua a sfruttare il brand, in particolar modo Persona 3 e 4, due dei titoli più riusciti ed apprezzati della saga. Fra film e versioni revamped di serie TV, edizioni migliorate ed arricchite e spin-off più o meno convincenti, quello che ci ha incuriosito di più è stato Persona Q: Shadow of the Labyrinth, titolo che mescola le classiche atmosfere di Persona con le meccaniche RPG di un altro famosissimo titolo Atlus, ovvero Etrian Odyssey.

Oh Welcome
In questo caso il fanservice sega le gambe a chi non si è mai avvicinato ad un Persona
Ma partiamo con ordine. Persona Q è un crossover su più livelli. Sul piano narrativo la storia si sviluppa intorno ad uno strano fenomeno che intrappolerà i protagonisti di Persona 3 e Persona 4 all’interno di una sorta di limbo. Un piano dimensionale apparentemente simile al mondo che tutti conosciamo ma dominato da regole proprie. Chi o cosa ci ha intrappolato dentro questa dimensione non è dato saperlo, e spetterà a noi, come sempre, scoprire il mistero che si cela dietro questo inaspettato “rapimento”.
All’inizio dell’avventura ci sarà chiesto con quale dei due team iniziare, se quello di Persona 3 o Persona 4. Ai fini dello svolgimento della trama questa scelta influirà sul prologo, che si focalizzerà su uno o l’altro team, per poi convergere in un unico, grande, racconto. Per come viene costruito tutto l’intreccio ed evitare incongruenze fra i due capitoli, viene usato un escamotage narrativo che proietta i nostri personaggi da linee temporali diverse, rendendo impossibile collocare nello spazio-tempo Persona Q rispetto ai titoli da cui provengono i personaggi. E’ altresì vero però che essendo un titolo creato e pensato per i fan di Persona, che il richiamo alla serie, a fatti o personaggi, è pressoché continuo con sommo piacere per i giocatori. In questo caso il fanservice (qua visto con accezione positiva “per il fan”) sega le gambe a chi non si è mai avvicinato ad un Persona, o ha saltato anche solo uno dei due capitoli a cui si ispira questo nuovo episodio. Infatti contrariamente a quanto succede di norma in altri JRPG, manca tutta una prima fase introduttiva dei personaggi, buttando subito il giocatore nel vivo dell’azione con personalità già ben delineate e forti. Ottimo per l’amante di un Persona, drammatico e confusionario per tutti gli altri.
Superato questo primo scoglio, Persona Q si lascia godere minuto dopo minuto. Dopo un escalation di eventi nelle prime ore necessarie a comprendere i fatti principali, la situazione si assesta, alternandosi a fasi più leggere e rilassate, dovute ad eventi e quest secondarie che sarà possibile vivere tra l’esplorazione di un dungeon e l’altro. A seconda di quale fazione sceglieremo ci ritroveremo in una versione alternativa della Yasogami High School, la scuola di Persona 4, che fungerà da hub e base operativa. Al suo interno verremo guidati e serviti da tre volti noti della serie Margaret, Elizabeth e Theodore, gli assistenti di Igor, il signore della Velvet Room. Ognuno dei fratelli si occuperà di servirci, fornendoci supporto per l’equipaggiamento, la cura della nostra salute o la fusione delle Persona (di cui parleremo dopo). Qua, navigando fra i vari menù sarà possibile prepararsi alla battaglia o spendere un po’ di tempo libero dialogando con i vari protagonisti, approfondendo ulteriormente i risvolti della trama, sopperendo così alla mancanza dei Social Link di Persona.

Reach to the truth
Persona Q è un crossover su più livelli
Come detto in apertura, Persona Q è un crossover su più livelli. E dove questo aspetto si nota è soprattutto nelle meccaniche di gioco, mescolando il sistema basato sulle debolezze classiche della serie con l’impianto ludico di Etrian Odyssey, creando un mash-up decisamente riuscito.
L’esplorazione dei dungeon avverrà in prima persona, con la possibilità di muoversi all’interno dei labirinti di casella in casella spostandosi lungo gli assi. Per orientarsi e trovare la strada che ci porti al boss sarà necessario disegnare la mappa, segnando muri, ostacoli o annotando eventi o punti di interesse che potrebbero esserci utili in un secondo momento, il tutto in maniera semplice grazie all’editor sempre presente sullo schermo touch. Esplorare avrà i suoi vantaggi, come la raccolta di tesori, il crafting di oggetti da rivendere per ottenere soldi e nuovi equipaggiamenti o, completando al 100% l’area della mappa sbloccare i tesori più rari.
E non mancheranno i nemici e le numerose lotte che ci attenderanno durante il nostro viaggio che avverranno in maniera casuale ogni tot di passi. All’interno dei dungeon troveremo anche i FOE (Field-On Enemy), nemici più potenti e pericolosi che saranno ben visibili sulla mappa e che, soprattutto nelle prime fasi, sarà bene aggirare studiando i loro pattern.
I combattimenti sono il punto forte di Persona Q. Mescolando le meccaniche dei due titoli quello che ne esce è un combat system articolato e complesso che non lascia margine al minimo errore, facendo diventare anche il più semplice dei nemici una minaccia. Ogni scontro si svolge a turni e in campo potranno essere schierati fino ad un massimo di 5 personaggi disposti su due linee d’attacco, frontale e posteriore. A noi la scelta di chi mandare in campo, scegliendo fra i sedici personaggi provenienti dai due Persona. Eliminate le classi da Etrian Odyssey, ogni membro del party sarà semplicemente classificato in base al suo stile di combattimento e alla propria posizione sul campo. A fare la differenza sarà l’uso delle Personas, la manifestazione della personalità dei protagonisti, che si uniranno al nostro fianco durante la lotta. Ogni persona potrà usare 4 abilità, che imparerà salendo di livello, mentre altre 4 potranno essere insegnate utilizzando apposite carte. Contrariamente alla serie di Persona però non sarà possibile cambiare a nostro piacimento le varie Personas, ma potremo invece affiancare una Sub Persona (alla volta) alla principale, andando così a sfruttare i benefici della secondaria espandendo le skill utilizzabili.

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Pursuing My True Self
padroneggiare al meglio ogni scontro è fondamentale spendere ore su ore per potenziare il proprio party
Sarà necessario studiare bene il nemico utilizzando di volta in volta le Personas e le abilità più adatte per eliminare ogni minaccia. Il sistema di combattimento si basa, come in Persona e nella serie di Shin Megami Tensei, sulle debolezze. Ogni nemico vanta resistenze e debolezze rispetto a certi attacchi, siano questi fisici o elementali, e sfruttando questa caratteristica sarà possibile ottenere dei vantaggi tattici. Rispetto a quanto capita nelle succitate serie dove il vantaggio ci consente di ottenere un turno aggiuntivo per attaccare, in Persona Q il personaggio otterrà un boost. Durante questo stato, il personaggio che gode di questa condizione potenziata potrà attaccare per primo, senza alcun costo, siano questi punti salute o magia. Questa condizione però non renderà il personaggio invincibile, anzi, nel caso questo venga colpito perderà immediatamente questo status.
Ogni personaggio potrà attaccare utilizzando l’arma o una delle abilità derivanti dalle Personas quipaggiate. Solo il leader del gruppo può sfruttare la così detta Leader Skill, un’abilità che sfrutta il potere di Rise o Fuuka, due delle protagoniste che forniranno supporto durante l’avventura, sia durante l’esplorazione con consigli e suggerimenti, sia in battaglia con abilità speciali, che permettono di curare gradualmente il party o ottenere vantaggi tattici. Anche in base a come si svolgerà il combattimento al verificarsi di alcune condizioni, come nemici storditi o serie di colpi critici, i membri del party potranno estendere il loro attacco con l’Attacco Consecutivo o, coinvolgendo tutto il gruppo, l’Attacco di Massa, infliggendo una grande quantità di danni. Inutile dire che per padroneggiare al meglio ogni scontro è fondamentale spendere ore su ore per potenziare il proprio party, grindando nei dungeon senza mai abbassare la guardia, ricordandosi di tornare spesso alla base per curarsi e salvare, evitando di buttare via ore di prezioso allenamento.
Non solo sarà importante sviluppare il nostro personaggio ma anche le Personas, che tramite le opzioni presenti nella Velvet Room potremo fondere insieme quelle ottenute come ricompensa in battaglia per crearne di nuove e più letali, con la possibilità di infondere nuove abilità altresì non ottenibili. Ma non solo, per allenarle in maniera rapida potremo sacrificare le Personas che abbiamo raccolto convertendole in preziosi punti esperienza.

Be my Persona
La realizzazione tecnica di Persona Q risulta essenziale e funzionale al gioco
Sicuramente il fascino di Persona Q sta nello stile che non nella realizzazione tecnica, che come nel caso di Etrian Odyssey risulta essenziale e funzionale al gioco. I dungeon sono basilari nell’aspetto ma elaborati nel design, con trappole, enigmi e passaggi segreti, sebbene si differenzino gli uni dagli altri semplicemente dal tema ricorrente in ogni labirinto. Decisamente meglio sul fronte stilistico, con la trasformazione dei personaggi in versioni super deformed, che non snaturano assolutamente gli originali, risultando ancora di più affascinanti e perfetti nei loro ruoli. Scelta più che apprezzabile da parte di Shigenori Soejima che va ad operare questa rivoluzione grafica non solo per ragioni tecniche (leggi le dimensioni dello schermo della console) ma anche per essere affine nel character design a Etrian Odyssey.
Il gioco è anche accompagnato da numerosi filmati che faranno da contorno alle interminabili conversazioni, e nonostante una compressione video forse troppo marcata, si lasciano apprezzare piacevolmente, segnando i momenti più movimentati del gioco.
Ottimo come sempre l’accompagnamento musicale, che grazie alle musiche di Shoji Meguro, ci segue nell’avventura con le sue melodie che sottolineano le atmosfere cupe del gioco o le splendide theme cantate delle battaglie, che donano agli scontri una marcia in più; con nuovi brani e alcuni classici che enfatizzano l’effetto amarcord di Persona Q.
Persona Q vede doppiata la quasi totalità delle conversazioni in un ottimo inglese, con la presenza di molti dei doppiatori originali della serie (nuovi invece, ad esempio, Chie e Teddy già da P4 Golden). Assente invece il doppiaggio originale giapponese, probabilmente anche a causa dei limiti della console e del suo supporto. Ovviamente il gioco arriva a noi con il solo adattamento inglese, ma che fortunatamente, nonostante i numerosi dialoghi prolissi si lascia leggere e capire bene anche a chi non mastica bene la lingua.

 

Persona Q offre un sacco di ore di divertimento, e prima di arrivare all’agognato finale il timer del gioco supererà tranquillamente le 60 ore. Ad allungare la nostra esperienza ci penseranno le numerose quest secondarie, alcune a tempo, altre completabili in tutta tranquillità, altre ancora metteranno a dura prova le nostre capacità in battaglia. Non mancheranno funzioni legate allo StreetPass, con la possibilità di inviare e ricevere nuove Personas da usare durante gli scontri.
Verdetto
9 / 10
No ma scrivilo ancora una volta Persona
Commento
Persona Q: Shadow of the Labyrinth è un esperimento rischioso, ma che riesce a superare a pieni voti la prova. Con una storia che funziona e riesce a riunire il cast di Persona 3 e 4, e le meccaniche di Etrian Odyssey, non c'è un solo elemento fuori posto, e ogni momento passato all'interno del gioco si rivelerà piacevole ed appagante. Il vero "problema" di Persona Q sta nel suo essere "fanservice". Un titolo pensato ad uso e consumo dei fan, che lo adoreranno alla follia, mentre chi non conosce la serie troverà un gioco dalla trama confusionaria e non così fantastica.
Pro e Contro
Gameplay vario e mai scontato
Le musiche di Shoji Meguro
Stiloso...

x ...ma tecnicamente limitato
x Molto impegnativo per chi non apprezza il genere

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