Abbiamo speso fiumi di parole per elogiare le produzioni indie, e ormai ad ogni nuova uscita certi commenti positivi sembrano quasi stucchevoli. Però è un dato di fatto, molte delle opere più belle, innovative ed appagati degli ultimi anni arrivano proprio dal panorama indipendente, e tutto questo successo ha permesso a studi semi sconosciuti di farsi un nome nell’ambiente. Non stupisce quindi il caso di
Moon Studios, nato come collettivo di sviluppatori i cui componenti sono sparsi in tutto il mondo, di aver attirato le attenzioni di
Microsoft dopo che, nel 2011 erano iniziati i lavori di
Ori and the Blind Forest, tanto da decidere di pubblicarlo. Ci sono voluti 4 anni di intenso lavoro, ma finalmente oggi abbiamo tra le mani uno dei più interessanti platform di questa stagione. L’attesa sarà ripagata? Scopritelo con la nostra recensione.
Versione testata: Xbox One
Happily Ever After
Ori and the Blind Forest è una storia emozionale
I primi minuti di Ori and the Blind Forest sono struggenti.
Ori, uno spirito della foresta di
Nibel viene separato durante una furiosa tempesta dal
Grande Spirito della Foresta, un enorme albero che troneggia su tutta la regione. Fortunatamente l’indifeso Ori viene cresciuto da
Naru, enigmatica e taciturna creatura che vive nel cuore del bosco. Fra i due si instaura uno stretto legame che va via via crescendo con il passare delle stagioni. Purtroppo come ogni fiaba, la vita idilliaca dei due viene bruscamente interrotta da un tragico evento che porterà la foresta sull’orlo della morte e spingerà Ori, inconsapevolmente, a cambiare un destino che sembra già scritto.
Ori and the Blind Forest è una storia emozionale. I primi minuti di gioco, nei quali si viene messi al corrente delle vicende, impattano sul giocatore con la stessa prepotenza di alcune opere d’animazione. Nemmeno gli sviluppatori nascondono il loro amore verso
Disney o, guardando ad oriente, lo
Studio Ghibli e nel prologo emerge tutta questa passione ed ispirazione. Poche immagini, un fast forward di momenti dei due protagonisti che ci raccontano la loro vita, che valgono più di mille parole. Poi il dramma ci riporta alla realtà cambiando tutto d’un colpo registro.
La solarità e i buoni sentimenti dell’introduzione svaniscono, lasciando spazio alla disperazione del povero Ori, in un mondo più grosso di lui, fatto di esseri spaventosi e dove la morte è ad un palmo dal naso. Si, perché Moon Studios ci illude, immergendoci in un’atmosfera da favola per poi cancellare d’un tratto tutto quanto e buttarci a capofitto nel vivo dell’azione, in un platform 2D che trae anch’esso nelle dinamiche ispirazione dai grandi del genere, fra tutti le serie di
Metroid, che ne estrapola la struttura ludica e la plasma ad uso e consumo. Ori non innova, ma anzi mescola insieme diverse soluzioni di gameplay finemente collaudate, miscelandole in uno stile che già dalle prime schermate appare funzionale e vincente.
Into The Woods
La risposta ai comandi di Ori è pressoché perfetta ed immediata
Si inizia con il nostro protagonista che potrà compiere alcune azioni basilari. Basta spingersi nelle profondità della foresta di Nibel per entrare in contatto con uno spirito ed ottenere così il primo potenziamento, guadagnandoci la possibilità di attaccare e quindi sconfiggere i nemici. A questo punto noi, premendo “X” saremo in grado di affrontare le numerose minacce che troveremo sul nostro cammino, “sparando” sul nemico dei fasci di luce che consumeranno la loro barra vitale. Però come ogni buon metroidvania che si rispetti i poteri di Ori sono destinati ad aumentare così come le abilità. Uccidendo nemici e raccogliendo dei globi speciali (
Arancioni esperienza, Verdi salute e Blu mana) ed otterremo dei
Punti Abilità che potremo spendere per incrementare nostro potenziale. E così il nostro colpo aumenterà prima di potenza, per poi evolversi in un colpo guidato capace, upgrade dopo upgrade di colpire più nemici contemporaneamente o arrecare ancora più danni. Anche le abilità di Ori aumenteranno, relativamente però ai progressi della storia.
Ogni avanzamento rappresenta un tassello nel parco mosse dell’esile spirito. Si va dal classico doppio salto al wall jump, ai colpi caricati da usare contro determinati elementi di background per attivare interruttori o distruggere alcune sezioni più delicate per aprirsi nuove strade.
Fra le varie mosse eseguibili, quella più caratterizzante è senza ombra di dubbio la possibilità di utilizzare i nemici (o i loro proiettili) per guadagnare uno slancio aereo e raggiungere parti del livello altrimenti irraggiungibili. La risposta ai comandi di Ori è pressoché perfetta ed immediata.
Qualsiasi azione, anche la più complessa che vorremo realizzare potrà essere eseguita senza alcun problema. E questo è rassicurante, perché nonostante l’aspetto innocente del titolo Moon Studios si nasconde un platform impegnativo che richiede pazienza e tanta buona manualità per superare determinate situazioni. In linea generale Ori and the Blind Forest
si lascia giocare senza troppe preoccupazioni. Certo, per raggiungere ed ottenere i collezionabili (che serviranno per potenziarci) bisognerà ragionare mettendo a dura prova sia il nostro intelletto che le capacità da giocatori, con azioni precise al millimetro che richiedono l’utilizzo di più abilità combinate.
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Le dodici fatiche di Ori
Ori in alcuni momenti alza a dismisura l’asticella della difficoltà
Ma non è solo questo. Ori in alcuni momenti alza a dismisura l’asticella della difficoltà, toccando picchi di inumana cattiveria rischiando di toccare le vette della frustrazione. Questi rari episodi sono per lo più identificabili come delle fasi da “endless run” dove dovremo fuggire da un determinato nemico o dall’esplosione di un tempio. Tutto andrà eseguito con il perfetto tempismo e nessun errore dovrà essere commesso, pena il game over e successivo riavvio dal checkpoint.
Le dinamiche trial & error prendono il sopravvento, costringendoci a sforzi mnemonici per assimilare al meglio la posizione di ogni elemento utile, ostacolo o nemico; oltre ovviamente a ripetere lo stage decine di volte prima di riuscirne a venir fuori. Un altro aspetto che si lega indissolubilmente con la difficoltà del gioco lo troviamo nel sistema di salvataggio e nei checkpoint. Di base Ori and the Blind Forest salva la nostra partita in pochi punti predeterminati, solitamente all’arrivo in una nuova macro area o dopo un evento importante. Il resto del compito è affidato a noi, che dovremo salvare manualmente andando a sfruttare i punti magia di Ori. Capirete bene che essendo vincolati a questi punti non sempre sarà possibile accedere al salvataggio, obbligandoci a stare attenti alle nostre azioni e a ricaricare spesso la barra. Fortunatamente questo sistema non è così proibitivo, in quanto la barra dedicata tenderà a riempirsi in maniera relativamente veloce e, specie nelle fasi avanzate del gioco, una volta aumentata questa barra difficilmente ci troveremo nella situazione di essere impossibilitati dal salvare. Il problema di fondo, in un mondo dove siamo abituati ad avere sempre tutto e subito, ricorrere ad un sistema di salvataggio di questo tipo può sembrare anacronistico e poco pratico ai più, ma sicuramente all’ennesimo tentativo andato a male vi ricorderete di salvare con più frequenza.
Ori and the Blind Forest
è anche un titolo longevo per il genere a cui appartiene e vista la natura di titolo destinato al mercato digital. La nostra partita si è fermata allo scoccare della decima ora di gioco, con un completamento della mappa del 94% e gran parte dei collezionabili.
C’è una cosa che va detta e che essendo un metroidvania è stata per noi come un pugno nello stomaco. Una volta arrivati ai titoli di coda, non sarà possibile ritornare sui nostri passi per raccogliere tutti collezionabili che ci siamo lasciati alle spalle, obbligando il giocatore ad iniziare una nuova run. Una mossa sinceramente incomprensibile da parte di Moon Studios, che tra l’altro arriva senza nemmeno avvisare il giocatore di aver raggiunto il finale e che da li in poi sarebbe stato impossibile tornare indietro. Un altro aspetto poco convincente lo troviamo nella vasta mappa di gioco che non consente spostamenti rapidi tra le varie aree,
costringendo il giocatore ad un continuo backtracking, soprattutto nelle fasi finali nell’ottica di completare il gioco in ogni sua parte.
Bello bello bello in modo assurdo
Moon Studios Regala un’esperienza audiovisiva di altissimo livello
Standing ovation invece per quanto riguarda il comparto grafico. Già nel prologo la bellezza delle immagini a schermo lascia estasiati e migliora in maniera esponenziale mentre ci si avventura nel gioco. Moon Studios fa il verso a
UbiArt regalandoci un’esperienza audiovisiva di altissimo livello, di una bellezza poetica che pochi titoli riescono a toccare grazie alla versatilità di
Unity. Le schermate bidimensionali sono un’orgia di elementi su più livelli e stupisce per l’estrema cura nei dettagli, il tutto rigorosamente disegnato a mano. Anche sul lato delle animazioni viaggiamo su alti livelli, non solo per Ori e per i relativi nemici, ma anche per le ambientazioni stesse, che sembrano quasi pulsare di vita propria.
Ogni stage vanta un level design ricercato e ben costruito, specialmente nell’ottica del gameplay per spingere il giocatore ad impegnarsi a scoprire ogni suo segreto. Il tutto renderizzato ad una risoluzione di 1080p e con una fluidità quasi sempre costante che si spinge verso i 60fps. Va precisata una cosa.
Dopo i primi minuti di gioco ci siamo accorti di fastidiosi rallentamenti che influivano in maniera costante e negativa sulla nostra partita. Spulciando fra le opzioni di gioco relative alle impostazioni video abbiamo disattivato un’opzione chiamata
“Sfocatura Movimento” e che aggiungeva al gioco un filtro blur che, a nostro avviso, compromette non solo la fluidità del motore di gioco ma anche la bellezza finale dell’immagine. Ad accompagnarci nell’avventura troviamo anche le sublimi note di
Gareth Coker, che ha composto per l’occasione
una colonna sonora onirica e intimista, anch’essa in grado di raccontarci una storia grazie alle sue note struggenti e di valorizzare alla perfezione ogni singolo momento all’interno del gioco.
Verdetto
8.5 / 10
Ori et labori
Commento
Pro e Contro
✓ Una delle migliori grafiche 2D disponibili
✓ Gameplay pressoché perfetto
✓ Colonna sonora toccante e struggente
x Impossibile continuare la partita dopo l'epilogo
x Talvolta tocca picchi di eccessiva difficoltà
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