Recensione Odin Sphere: Leifthrasir

Rilasciato originariamente in Europa nel 2008, Odin Sphere spingeva al massimo, pur essendo un titolo in 2D,  i muscoli di PlayStation 2, soffrendo di cali di framerate durante le azioni più concitate  che però non minarono il giudizio di coloro che lo portarono a termine. A otto anni di distanza e con altre due produzioni alle spalle (Muramasa e Dragon’s Crown) Vanillaware ripropone, grazie ad Atlus e Nis America, una nuova versione del titolo (rinominandolo per l’occasione Odin Sphere: Leifthrasir) a metà tra una remastered ed un remake.
Odin Sphere: Leifthrasir è disponibile dallo scorso 24 Giugno, per PlayStation 4, PlayStation 3 e PlayStation Vita,  e offre anche un utile Cross-Save nel caso vogliate comprare più di una versione, oltre alla presenza del gioco originale per PlayStation 2, senza modifiche al gameplay ma con il comparto grafico aggiornato al 2016. Saranno riusciti i ragazzi di Vanillaware a migliorare ulteriormente il già ottimo titolo uscito nel 2008?

Versione Testata: PlayStation 4

Cinque vie, un unico destino
Come su PS2, all’avvio di Leifthrasir ci ritroveremo nella soffitta di Alice, una bambina bionda con una passione smodata per la lettura, intenta a scegliere quale libro leggere mentre il gatto nero Socrates le trottola attorno.

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Preso in mano il primo tomo, il titolo ci catapulterà immediatamente nelle lande di Erion, dove è in corso una guerra per la supremazia e per la conquista del Calderone Magico.
Nei panni di Gwendolyn la Valkyria scoprirete che il padre Odino è intenzionato ad ottenere con ogni mezzo il suddetto calderone, e che per attivarlo dovrà impossessarsi dell’anello di Titriel nelle mani del popolo fatato guidato dalla giovane regina Mercedes, impegnata a guadagnarsi la fiducia del suo popolo e iniziare a credere in se stessa. Odin Sphere: Leifthrasir racconta la stessa storia da cinque punti di vista diversi, andando ad aggiungere con ogni personaggio, nuovi intrecci e verità nascoste agli occhi dei precedenti. Oltre alle già citate Gwendolyn e Mercedes, il giocatore avrà a disposizione Cornelius, principe di Titania tramutato in Puka (una sorta di coniglio antropomorfo) e destinato a cercare di ritrovare la sua amata Velvet, che armata di catene si farà strada tra orde di nemici per impedire che il Calderone causi l’Armageddon, mentre Oswald, condannato dal proprio patrigno ad essere schiavo di Odette la regina dei Morti, cercherà redenzione e l’amore della dolce Gwendolyn. Ogni storia dura circa sette ore (a seconda della difficoltà scelta e dell’abilità del giocatore), e aggiunge tasselli che andranno a collidere nell’ultimo atto della storia di Leifthrasir.

La trama di Odin Sphere: Leifthrasir tocca temi come la diversità, l’amore, la guerra e la fiducia in se stessi, raccontando per ogni personaggio un percorso di maturazione diverso che lo porterà ad affrontare  sia gli altri protagonisti, sia draghi giganteschi o signori dell’impero di Erion.

Non esiste cattiveria se non nella prospettiva di chi guarda
Quello che apparentemente sembra un mero riciclo di nemici e di battaglie di fine livello (sei per ognuna delle route principali) è in realtà un ulteriore messaggio nascosto nella storia da Vanillaware. Non c’è un personaggio veramente cattivo tra il cast di Odin Sphere (a parte un paio di eccezioni) ma è la necessità delle persone che li rende tali agli occhi degli eroi; perfino Odino, signore dei Demoni, ha i suoi motivi per attivare il Calderone, o Oswald che capisce di non voler più essere la marionetta di nessuno dopo l’ennesimo tradimento.

Rinascere dalle ceneri
Se la trama di Liefthrasir è la stessa vista nel 2008 su PS2, lo stesso non si può dire del gameplay  del titolo di Kamitani e soci. Raccogliendo l’esperienza fatta con Muramasa e Dragon’s Crown Vanillaware rimette a lucido non solo l’approccio ruolistico del titolo, ma anche  il feeling di concatenazione delle combo per ogni eroe. Ad una prima occhiata disattenta, il gameplay di Liefthrasir sembrerebbe un mero button smashing che fa forza praticamente e unicamente su quadrato. Ovviamente più ci si addentra nella profondità del gioco, più si scopre quanto Vanillaware faccia peso sulle combo, sulle schivate (R1) e sulle tecniche speciali (cerchio e direzionali), oltre che sull’utilizzo nelle occasioni più convenienti delle pozioni alchemiche o degli strumenti dell’inventario (triangolo). Una volta padroneggiate tutte queste abilità, Liefthrasir saprà regalare più di una soddisfazione, soprattutto alle difficoltà più elevate e nelle stanze sfida in cui verrete ricompensati con oggetti speciali.
Il feeling e la continuità delle combo non sono l’unico aspetto del gameplay ritoccato dal team di Kamitani per questa riedizione: oltre ai poteri speciali donati dalla psiolite, nascosti nelle varie mappe di gioco, gli eroi potranno fare affidamento su delle abilità passive aggiuntive, che li rafforzeranno o gli garantiranno maggiori punti esperienza o successo nell’alchimia.

Il level design di Liefthrasir  si dimostra ancora fresco e convincente come su PS2, con zone circolari a più bivi, stanze nascoste e normalissimi scenari a scorrimento laterale capaci di risaltare grazie ai magnifici artwork bidimensionali.
La ripetitività di fondo si nota solamente all’inizio di ogni nuova storia, quando  al giocatore toccherà ricominciare ad accumulare esperienza da zero  e rafforzare  l’eroe dalle basi: fortunatamente ogni personaggio ha le sue tecniche e strategie, garantendo comunque un feeling diverso tra un capitolo e l’altro. Riconfermata invece l’acquisizione d’esperienza tramite cibo e  raccolti, oltre all’eliminazione degli avversari il giocatore dovrà raccogliere gli ingredienti e le ricette giuste per permettere ai propri personaggi un’abbuffata di esperienza e l’aumento conseguente delle statistiche.

Quadro in movimento
È inutile girarci intorno, il fattore che più ha beneficiato di questa remastered/remake è sicuramente  quello visivo. Gli artwork del team Kamitani prendono vita ad ogni animazione, nella bellezza di un 2D dipinto e pieno di colori: non solo Gwendolyn, Mercedes e gli altri eroi, ma anche ogni comprimario ha il suo arsenale di animazioni e si dimostra praticamente perfetto all’ambientazione di sfondo in ogni minimo dettaglio. Liefthrasir  corregge anche il  problema del framerate ballerino della versione originale su PS2, garantendo 60 FPS granitici ad eccezion fatta per Cornelius che attivando più tornadi contemporaneamente causerà rallentamenti di sorta. Nonostante questo il titolo non poteva  mostrarsi in una forma migliore, anche grazie alla colonna sonora ancora orecchiabile e dalle musiche d’atmosfera.
Come su PlayStation 2 anche Leifthrasir è completamente tradotto in italiano per quello che concerne i testi, mentre il doppiaggio è disponibile in inglese ed in Giapponese.

Verdetto
9 / 10
Picchiavamo Odino prima che fosse Mainstream
Commento
Odin Sphere: Leifthrasir è l'occasione perfetta per scoprire -o riscoprire- il team di Vanillaware e i loro Action GDR a scorrimento. Le avventure di Gwendolyn, Cornelius, Mercedes, Oswald e Velvet non potevano essere ripresentate in maniera migliore, riuscendo a stregare nuovamente per le circa cinquanta ore necessarie a completare il tutto. Le nuove meccaniche di gioco, il nuovo feeling sui comandi e la nuova veste grafica sono solo extra ad un piatto sapientemente cucinato da Kamitani. Se vi è sfuggito su PlayStation 2 non perdete nuovamente l'occasione.
Pro e Contro
Character design riuscito
Gameplay rinnovato e più fluido
Comparto artistico notevole
Longevo e appagante

x Qualche calo di frame ancora presente
x Il gameplay potrebbe risultare ripetitivo

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