Recensione Nobody Wants to Die tra promesse e realtà

Di produzioni fin troppo ambiziose, con trailer pomposi che raccontano un gioco che non esiste ne abbiamo viste a decine. Per citare il caso più eclatante basta pensare ai primi trailer di Cyberpunk 2077 e confrontarli con ciò che è successo al lancio. Siamo abituati a disilluderci guardando qualsiasi conferenza o presentazione, molto spesso avendo purtroppo ragione.

Quando ho visto il primo trailer di Nobody Wants to Die ho pensato subito che non potesse essere reale. Un gioco del genere, un debutto per Critical Hit Games, nella mente di molti compreso me non poteva essere reale. Eppure, forse per lodare all’ambientazione, sicuramente per le immagini mostrate, mi ero convinto di volerlo giocare. Per fortuna mi sono lasciato ipnotizzare dalle abbaglianti luci di questa oscura New York.

L'illusione diventa realtà in una New York che non perdona

Un pozzo senza fondo

New York, 2329, cupa e sporca, nei panni di James Karra, detective dal passato turbolento scopriamo il segreti di questa città. Muovendosi tra i soprusi dei potenti e una società ormai distrutta dovremo cercare di risolvere il classico caso da cinque minuti che si trasforma in un complotto di portata globale. Il titolo deve molto ai grandi cult della fantascienza e del cyberpunk, è palese l’ispirazione a Blade Runner, partendo dalla storia di matrice noir, per passare all’ambientazione. Inoltre si trovano citazioni più o meno palesi a varie altre opere come nel caso di Matrix con il sole oscurato.

Ispirazione e non una mera copia, la storia porta tematiche originali, analizza una società post-umana che promette una vita eterna, in realtà privilegio di pochi, in cui il proprio corpo si trasforma una valuta come un’altra. Se sei ricco ti puoi permettere un corpo atletico e prestante mentre la gente comune è destinata ad avere corpi con patologie e dipendenze di ogni sorta. Anche l’estetica nonostante a tratti possa sembrare già vista, ad un analisi più attenta propone interessanti commistioni di vari generi, dal cyberpunk al retrofuturismo. Tutto questo riesce perfettamente ad evocare tutta la malinconia e la rovina della città specchio della società messa in scena. Gli squarci su di essa fanno sprofondare il giocatore nella melma di una collettività marcia e senza speranza quindi pronta per una rivoluzione. Un mondo in cui la vita non vale più nulla e qualsiasi valore che conosciamo è ormai dimenticato.

Investigazione automatica

Se da un lato il gioco ti coinvolge con le sue ambientazioni le magnifiche musiche di Mikolai Stroinski e l’interessante storia, dal lato del gameplay ho trovato più di un’incertezza. La componente puramente da graphic novel è anche interessante, le scelte non sono nulla di trascendentale ma comunque sufficienti e di tanto in tanto anche al cardiopalma.

Ma le problematiche arrivano durante l’investigazione. Gli strumenti a disposizione, nonostante le belle animazioni quando vengono estratti, sono gli stessi dall’inizio alla fine del gioco, non c’è un senso di progressione e questo rende il tutto abbastanza ripetitivo. In aggiunta si ha la sensazione di non avere il controllo dell’esplorazione in se, sembra tutto piuttosto pilotato. L’interfaccia ti suggerisce quasi subito cosa inquadrare e ti viene fornita una spiegazione ancor prima che il giocatore possa arrivarci da solo. Probabilmente è stato pensato in questo modo per una questione di accessibilità ma purtroppo risulta troppo al di fuori della scelta del giocatore, in un gioco che invece delle scelte vorrebbe fare il proprio punto forte.

Ambizione e stupore

Al netto di tutto trovo che Nobody Wants to Die sia un titolo di tutto rispetto. Nonostante si tratti della prima opera del team polacco non ha nulla da invidiare a molte grandi produzioni. Certo non è perfetto ma credo che valga comunque la pena giocarlo anche solo per l’estetica, le musiche e la storia. Ho in particolare apprezzato l’ambizione mostrata e in parte concretizzata proiettata su questo tipo di prodotto. Nel mercato attuale le innovazioni tecnologiche riguardanti l’illuminazione, la grafica, il rendering e molto altro vengono quasi sempre destinati a titoli “che vanno sul sicuro”. Spesso e volentieri giochi open world, ovvio che l’impiego di determinate tecnologie ha un costo e quindi è normale voler andare sul sicuro.

Semplicemente ammiro questo tipo di focalizzazione, anche parecchio ambiziosa, applicata ad un gioco prettamente narrativo, cosa piuttosto atipica se non per qualche rara eccezione come ad esempio quella meraviglia di Alan Wake 2. Sono contento di aver dato una possibilità a questo titolo che sembrava troppo bello per essere vero. Alla fine tutto quello che si vede dai trailer c’è ed è anche mozzafiato. La verticalità di questa New York fa smarrire chiunque in un mare di palazzi in cui la superficie è troppo in alto, appannaggio gli dei, e il fondo del baratro non si scorge nemmeno.

Voto e Prezzo
8 / 10
25€ /25€
Commento
Titolo molto valido sopratutto per gli amanti del noir e del cyberpunk, ispirazioni funzionali e davvero rese al meglio. Molto coerente nella durata, circa 5 ore, e nel prezzo nonostante l'ambiziosità. Davvero una bella storia da vivere nei panni di un cupo James Karra attraverso il quale decideremo, oltre al nostro fato, quello del mondo intero.
Pro e Contro
Storia interessante
Estetica magistrale
Musiche coinvolegnti

x Investigazione ripetitiva e pilotata

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