Recensione Natural Doctrine

Arriva oggi nei negozi Natural Doctrine, JRPG strategico della giapponese Kadokawa Games, al debutto con il suo primo titolo prodotto internamente e distribuito in occidente dall’instancabile Nis America su PlayStation 4, PlayStation 3 e PS Vita, con funzionalità Cross-Save e Cross-Play. La particolarità del gioco? Una difficoltà veramente alta. Scoprite con noi com’è andata.

Versione testata:  PlayStation 4

Prepare to die!
un mondo fantasy credibile ma privo di un buon back ground narrativo
Natural Doctrine racconta la storia di Geoff, un giovane mercenario intento a terminare il suo lungo addestramento per diventare un Esploratore e guadagnarsi la possibilità di ottenere la cittadinanza nella ricca città di Feste, la capitale del regno. Durante una missione come tante però, Geoff e il suo gruppo si imbatteranno in una misteriosa e sconosciuta razza di insetti giganti, evento che si trasformerà nell’occasione giusta per ottenere un riconoscimenti dal Consiglio di Feste. Purtroppo però la svolta drammatica è dietro l’angolo e non ci metterà molto a precipitare, dando il via ad una serie di eventi che costringeranno Geoff e i suoi compagni di sventura ad un viaggio per scoprire il mistero e gli intrighi politici che si nascondono dietro la scoperta fatta. Goblin, Orchi, eserciti di ossuti scheletri e creature antropomorfe sono solo alcune degli esseri che dovremo affrontare nel nostro viaggio, da questo punto di vista non si fa mancare nulla. Pecca però nell’assenza di un background narrativo che ne valorizzi questo aspetto. Sappiamo che il mondo di Natural Doctrine è in continuo subbuglio, le varie razze vivono in un perenne stato di conflitto per il controllo del territorio e che Feste, la roccaforte degli umani è il nirvana di  ogni esploratore. Tutto quello che invece sta dietro i personaggi viene a mancare o ci viene raccontato con il contagocce, creando dei vuoti che lasciano dietro di se parecchie domande. Anche lo sviluppo della trama sembra quasi voler passare in secondo piano, riducendo all’osso filmati o parti testuali, facendo perdere quel briciolo di immedesimazione che serve in certi titoli. Dove omette di più è nel tutorial iniziale, momento cruciale di Natural Doctrine, nel quale viene data solamente un’infarinatura generale abbandonando il giocatore alla sperimentazione, che come vedremo più avanti non basterà.

Questione di feeleng
A portare un po’ d’aria fresca al genere troviamo il “Linking System”, sistema di combattimento basato sulla connessione dei vari personaggi nell’area di gioco
Come detto in apertura, Natural Doctrine è un JRPG strategico con combattimenti a turni. Fin qui nulla di nuovo sotto il sole. A portare un po’ d’aria fresca al genere troviamo il “Linking System”, sistema di combattimento basato sulla connessione dei vari personaggi nell’area di gioco. Schierato il primo combattente sul campo gli altri che seguiranno stabiliranno una sorta di connessione aumentandone per esempio statistiche come la possibilità di colpi critici o la precisione a seconda di come verranno posizionati in campo. Oltre a questo si aggiunge la possibilità offerta dall’iniziativa dei membri del party, che sempre in base al linking system, potranno agire in maniera indipendente andando ad ampliare il turno in corso e magari far fuori un numero maggiore di nemici. Sarà fondamentale anche osservare la timeline d’attacco, individuando quale sarà il primo nemico ad attaccare dopo di noi, cercando di eliminarlo prima della fine del turno. Questo sistema però funziona egregiamente sulla carta, ma all’atto pratico si rivela più complesso di quello che sembra, in quanto molte delle nostre partite saranno vittima di un trial&error forzato prima di trovare la tattica giusta che ci porti alla vittoria. Molte delle sfumature del combat system vengono solamente accennate, costringendoci a scoprire sulla nostra pelle quale sia la scelta migliore da fare. Inoltre i nemici possono avvalersi del linking system, quindi anche noi saremo soggetti alle stesse regole, restando più di una volta inermi di fronte al massacro della nostra squadra nel giro di pochi secondi.
La lenta crescita dei personaggi ci permette di ottenere nuove abilità sbloccandole tramite uno skill tree che consente di riorganizzare in qualsiasi momento i punti guadagnati in grado di attivare o disattivare all’occorrenza quello che più ci interessa. La personalizzazione dei personaggi, equipaggiamenti ed accessori, si potrà fare dal menù principale prima di scendere in battaglia, ma non sarà possibile acquistare nuovi equipaggiamenti, ma dovremo avvalerci di quelli trovati durante l’esplorazione dei dungeon.

 

Nervi saldi
In ogni istante l’incombenza della morte grava sull’esperienza di gioco, svalicando quel flebile rapporto fra sfida e divertimento
Contrariamente ad altri strategici, Natural Doctrine offre un party limitato e ognuno dei componenti vanterà una classe predeterminata, che si svilupperà seguendo determinate caratteristiche. Il gioco punta maggiormente sulle armi a lunga distanza come pistole o fucili, mettendo quasi in una posizione di svantaggio i classici guerrieri che si affidano al combattimento corpo a corpo. Il posizionamento sul campo (diviso in griglie che possono ospitare un massimo di 4 personaggi) dovrà essere fatto in maniera oculata, tenendo conto degli altri personaggi o degli ostacoli presenti sulla mappa. La visuale dall’altro fornirà una visione d’insieme ma sarà solamente con quella in terza persona utile per capire se il nostro colpo andrà a segno o no. Natural Doctrine offre il suo punto di vista anche sull’uso delle magie, che messi da parte i classici punti magia introduce il Pluton, un raro materiale ottenibile in quantità limitate dalle casse del tesoro o come ricompensa degli scontri e che verrà utilizzato dai Maghi per i loro attacchi o incantesimi di supporto. Natural Doctrine è un gioco difficile, troppo. La voglia di creare un titolo che si rivelasse una sfida per il giocatore si è trasformata invece in una trappola mortale. In ogni istante l’incombenza della morte grava sull’esperienza di gioco, svalicando quel flebile rapporto fra sfida e divertimento, sfociando prepotentemente nella frustrazione. Basterà un’errore di valutazione e potremo dire addio ai nostri progressi. Nemmeno i check-point buttati qua e la durante gli interminabili scontri riescono ad addolcire la cattiveria di Natural Doctrine, che come un freddo e crudele mietitore ci nega ogni possibilità di progressione. La sensazione che si ha è di essere in balia degli eventi del tutto impotenti mentre il gioco ci ricorda che ancora una volta abbiamo sbagliato. Tutto questo unito ad una lentezza intrinseca nel gioco fanno di tutto per far passare la voglia al giocatore che difficilmente, viste le premesse, troverà il coraggio di arrivare al finale.

Natural Doctrine offre anche una modalità multigiocatore online, sia PVP che cooperativa. Viaggiando su binari paralleli, in questa modalità avremo a disposizione un mazzo di carte espandibile e personalizzabile. Ogni carta rappresenta un’unità da usare in battaglia che potrà essere schierata tenendo conto del suo valore e degli slot disponibili. Più sarà forte e rara la carta maggior spazio occuperà nel nostro deck, limitando il numero delle unità utilizzabili. Il multiplayer di per se funziona abbastanza bene, con un matchmacking reattivo, ma si perde poi durante la partita vera e propria a causa della stessa lentezza che caratterizza il gioco singolo.

 

 

 

Itadakimasu!
possiamo elogiare il level design, che influirà attivamente sulla battaglia
Graficamente il titolo non offre molto. Ogni ambientazione sarà abbastanza spoglia ma sebbene la pochezza grafica non influisca sulla resa finale possiamo elogiare il level design, che come detto fra ostacoli e dislivelli influirà attivamente sui risultati ottenibili in battaglia. Discutibile il characters design, che se per i nemici appare abbastanza classico, per i protagonisti invece il risultato viaggia nell’anonimato. Inutile anche la possibilità di modificare gli artwork dei personaggi, alternabili fra un’illustrazione in stile anime o un render in CGI. Caotica invece l’interfaccia, che inonda lo schermo con con una mole di informazioni a volte anche superflue ai fini della partita, a discapito della visibilità.
Più riuscito il comparto sonoro che mescola insieme tracce dal sapore fantasy e brani più rock per enfatizzare le battaglie. Presente sempre il dual audio inglese/giapponese e l’adattamento dei testi nella sola lingua di Albione.

Verdetto
6.5 / 10
Dark Souls è un gioco da ragazzine
Commento
La difficoltà dei videogiochi è da sempre un argomento scottante. Negli ultimi anni abbiamo visto un calo drastico della curva di difficoltà sempre maggiore per adattarsi e venire incontro ai gusti di un'utenza più casual e poco avvezza a sfide impossibili. D'altro canto si è sviluppato un fenomeno legato a quello zoccolo duro di giocatori hardcore che cercano sempre nuovi stimoli. Non a caso un titolo come Dark Souls è diventato l'emblema della scorsa generazione, non a caso all'uscita di nuovie produzioni dove il game over appare più spesso del dovuto è ormai consuetudine appellarlo come “il Dark Souls del suo genere”. Distruttivo, punitivo, frustrante. Purtroppo sono aggettivi che non vorremo mai sentire ma è quello che è emerso dalla nostra prova. Natural Doctrine vuole farsi vanto dell'estrema difficoltà, esagerando però su questo aspetto. Abbiamo apprezzato la freschezza del sistema di combattimento, lontano da quanto abituati dal genere degli strategici a turni ma troppe cose sembrano lasciate al caso o non ben approfondite. Un titolo di nicchia per veri hardcore gamer. Tutti gli altri sono avvertiti.
Pro e Contro
Interessanti sviluppi del linking system
Sotto il profilo strategico presenta diverse novità
Valore aggiunto del cross-save e cross play...

x Troppo difficile e frustrante
x Storia carente nel creare un background narrativo
x ...ma difficilmente comprerete più versioni dello stesso gioco

#LiveTheRebellion