Nel mondo dei videogiochi sono molti i seguiti tanto attesi dai fan, che ogni anno, specie in occasione dell’E3 sperano di veder annunciato finalmente il sequel della propria serie preferita. Fra i ritardatari è facile pensare subito ad un Half Life 3, vera e propria icona dell’eterna attesa videoludica, ma la lista dei titoli “desiderati” e mai confermati è lunga ed interminabile. E fino allo scorso giugno 2013 anche il sequel di Mirror’s Edge faceva parte di questo elenco, quando durante la conferenza di Electronic Arts di Los Angeles fu annunciato un nuovo capitolo.
Dopo 3 anni di lungo sviluppo, notizie rilasciate con il contagocce e un rinvio dell’ultimo minuto abbiamo messo le mani sulla nuova avventura di Faith. Scoprite con noi se le aspettative su Mirror’s Edge Catalyst sono state mantenute con la nostra recensione.
Versione Testata PlayStation 4
Welcome to the city of Glass
Catalyst fa tabula rasa del passato riscrivendo le origini di Faith
In realtà, parlando di Mirror’s Edge Catalyst, è più giusto definirlo un reboot che un seguito vero e proprio. Riprendendo alcuni elementi chiave della storia originale, uscita ormai 8 anni fa, Faith viene catapultata in un nuovo scenario narrativo, in un futuro non troppo lontano da quello che conosciamo. Una realtà distopica dove regna una felicità apparente, e le grandi multinazionali controllano la vita delle persone, in una sorta di grande fratello orwelliano. E come ogni società perfetta, dietro lo specchio si nasconde una realtà fatta di complotti e macchinazioni dove l’interesse e il potere del singolo ha la meglio su tutta la comunità. Ed è qua che nascono i runner, corrieri che sfruttano i tetti dello skyline di Glass City per muoversi da un capo all’altro della città eludendo la sicurezza e complottare contro i loschi piani delle grandi corporazioni che tirano le fila di tutto. La storia di questo nuovo capitolo di Mirror’s Edge si sviluppa proprio da questo scenario, con Faith, cresciuta come runner dopo la morte dei genitori e della sorella, che dopo aver passato due anni in prigione si ritrova nuovamente invischiata fino al collo, quando durante una delle sue corse entrerà in possesso di alcuni piani segreti di Gabriel Kruger, presidente della KrugerSec, responsabile della morte della sua famiglia. Sarà questa l’occasione per Faith di fare il possibile per attuare la sua vendetta e porre fine all’egemonia dello spietato Kruger.
Facendo tabula rasa del passato, la nuova storia riesce ad ergersi su nuove basi, riscrivendo le origini di Faith e delineando maggiormente un personaggio che, nel titolo originale, godeva di forte carisma ma poca caratterizzazione. Scelta controversa invece quella di non raccontare, nemmeno tramite flashback o altri escamotage narrativi, gli eventi che precedono il gioco, raccolti invece nella serie comics Mirror’s Edeg: Exordium, che fa da introduzione al gioco e alla sua lore, e che avrebbe contribuito maggiormente a far luce su alcuni dettagli di una storia che merita di essere approfondita. Passando oltre a questa scelta, quello che ne resta è un racconto godibile che punta l’accento sui personaggi e l’azione, lasciando poco spazio a grandi colpi di scena (alcuni facilmente prevedibili) e, senza fare troppi spoiler o anticipazioni del finale, autoconclusivo ma ampiamente aperto ad eventuali nuovi progetti.
V for Vendetta
la struttura sandbox contribuisce a dare un senso alle abilità da runner
Questo seguito, pur tagliando i ponti con il passato introducendo una nuova storia, mantiene inalterato il feeling del primo capitolo, quello di running game in prima persona, espandendo però quanto già visto e abbracciando una struttura openworld, espediente usato da molte altre serie in questa generazione. Se da un lato la struttura sandbox contribuisce a dare un senso alle abilità da runner di Faith, rendendo i tetti di Glass City il parco giochi perfetto dove metterle in atto, dall’altro a risentirne è il ritmo generale del gioco, che per ovvie ragioni diventa più diluito. In ogni angolo della città si nascondono sfide e missioni secondarie, o semplici gare di velocità da affrontare mettendo in risalto le nostre doti di atleti parkour. Da questo punto di vista, salvo qualche missione secondaria che si ricollega agli eventi principali del gioco, ogni attività collaterale (compresa la raccolta di collezionabili) appare abbastanza sottotono, non tanto per la qualità delle missioni (alcune richiederanno una buona conoscenza del percorso e un timing perfetto) quanto per la ripetitività delle stesse: si va dal consegnare un oggetto “fragile” a cui dovremo prestare attenzione durante il suo trasporto, alla raccolta di dati entro un limite di tempo, al percorrere un determinato tragitto da un punto A ad un punto B il più velocemente possibile, magari guadagnandosi un posto nella classifica online.
Catalyst punta anche sulla socializzazione e mette a disposizione la possibilità di creare e condividere i propri percorsi, in modo da reenderli giocabili ai runner della community di Mirror’s Edge e di sfidare i record degli altri giocatori in gare di velocità all’ultimo secondo.
L’apertura ad un mondo più vasto, e quindi a molteplici strade da seguire per arrivare ad un obiettivo, ha obbligato l’inserimento della “Prospettiva del Runner”, una sorta di GPS integrato in speciali lenti a contatto, che ci fornirà il percorso migliore da seguire, non solo evidenziando di rosso gli appigli o gli elementi scalabili ma inserendo un’utilissima scia (disattivabile o meno a discrezione del giocatore) che potremo seguire fino al traguardo. C’è da dire che spesso questo sistema di “navigazione assistita” tende a suggerire i soliti tragitti, accentuando un certo senso di backtraking intrinseco in questa nuova versione open world, preferendo quando possibile, l’utilizzo di uno dei punti di viaggio rapido (disponibile dopo aver hackerato i Nodi di Rete).
Più difficili invece alcune aree dove non sarà possibile utilizzarla e dovremo fare affidamento solo al nostro senso pratico per superare il percorso, che in questo caso si focalizza su meccaniche più platform, fra salti millimetrici e scalate vertiginose.
Faster Than Light
Gli scontri corpo a corpo sono uno dei punti critici della nuova produzione DICE
Anche il parco mosse di Faith si allarga, con nuove azioni contestuali e l’introduzione di un nuovo gadget che si integrerà con le sue abilità: il MAG, un rampino multiuso che può essere utilizzato sia per dondolarsi a mo’ di liana su alcune sporgenze o per abbattere ostacoli sul nostro cammino. Sempre restando sul tema delle abilità, adesso Faith gode di un tree-skill suddiviso in 3 macro sezioni, riguardanti le abilità legate alla corsa, alla lotta o all’equipaggiamento, con la possibilità di sbloccarne di nuove o migliorare quelle esistenti. Tutto questo servirà a rendere la nostra corsa migliore, ad esempio, sbloccando la rotazione rapida della visuale a 180°, potremo scalare agilmente alcuni sezioni, o con la doppia corsa sul muro affrontare percorsi altrimenti preclusi. Durante le nostre “scampagnate” sui tetti non saremo mai soli, e in molte occasioni, spesso dovute agli sviluppi di trama dovremo affrontare gli agenti della KrugerSec. Altro cambiamento rispetto al primo Mirror’s Edge è l’eliminazione completa del gunplay, che sebbene limitato anche nell’altro, diventava elemento di ostacolo al gameplay frenetico e basato prevalentemente sul parkur. Faith potrà vantare anche ottime doti da lottatrice, sferrando potenti calci e cazzotti ben assestati per mettere fuori gioco i suoi nemici.
Gli scontri corpo a corpo sono uno dei punti critici della nuova produzione DICE, che mette in risalto due grosse problematiche: le dinamiche degli scontri e l’intelligenza artificiale dell’esercito di Gabriel Kruger. Per quanto riguarda gli scontri diretti, dove Mirror’s Edge funziona bene e in movimento, seguendo il flow della corsa e sfruttando gli elementi dell’ambientazione per causare danni maggiori e mettere fuori gioco gli avversari con semplici mosse. Una volta perso il vantaggio della velocità, che ci garantisce anche uno scudo momentaneo, il tutto assumerà dei toni poco convincenti, con animazioni goffe e poco credibili. Anche la reattività dei nemici non è delle migliori. Se decideremo di bypassare gli scontri questi faranno poco per seguirci e fermarci, e anche affrontandoli a testa bassa, l’impegno profuso da parte loro lascerà molto a desiderare, con risultati spesso poco piacevoli e dai risvolti tragicomici.
L’intero skyline gode di una personalità forte e che valorizza il level design
Un altro aspetto vincente è lo stile grafico di Catalyst, che riprende quanto visto nel prequel e lo rielabora per adattarsi al nuovo mondo di gioco. Glass City è una città dalle molteplici sfaccettature. Ogni quartiere è ben caratterizzato, dalle nuove zone in costruzione ai quartieri finaziari, veri e propri conglomerati di vetro e acciaio, per arrivare ai settori residenziali, dove l’opulenza del lusso sfrenato la fa da padrone. L’intero skyline gode di una personalità forte e riesce a valorizzare il lavoro fatto sul piano del level design. Ogni area presenta numerosi passaggi da utilizzare e nell’insieme ogni percorso permette, se affrontato eseguendo le mosse con il giusto tempismo, di creare una corsa dal flusso dinamico, che riesce a replicare al giocatore, grazie all’uso della prima persona un gran senso di velocità e vertigine durante le scalate più pericolose. Il Frostbite, l’engine che muove il gioco si trova completamente a suo agio in Mirror’s Edge Catalyst, dando vita ad una città dall’aspetto asettico, dove il bianco immacolato dei suoi paesaggi viene interrotto dai colori sgargianti delle varie zone.
The place we call home
Anche la resa dei materiali, così come il sistema che regola l’illuminazione (dall’occlusione ambientale alle luci volumetriche) contribuiscono a dare al gioco un aspetto che trova nella verosimiglianza con la realtà il suo punto vincente. Sempre sul sistema di illuminazione non scordiamo di menzionare anche l’introduzione del ciclo giorno/notte che non ha effetto diretto sul gameplay ma contribuisce a rendere l’atmosfera di Glass City splendida in qualsiasi ora della giornata, guadagnandone di fascino nelle ore notturne grazie alle luci al neon che illuminano la città. Nonostante l’ottimo colpo d’occhio a video, il gioco soffre di sporadici cali di frame rate, specialmente durante le fasi di lotta o nelle transizioni fra una location e l’altra, senza però compromettere più di tanto l’esperienza finale. Anche alcuni dettagli di Glass City appaiono inspiegabilmente poco curati. Se durante la corsa, grazie ai vari effetti di motion blur e le sfocature dovute alla profondità di campo, molti elementi vengono mascherati, basta girare in qualche “punto morto” della mappa per accorgersi della trascuratezza di alcune ambientazioni, specie negli oggetti del background.
Per quanto riguarda il sonoro, tutti quelli rimasti traumatizzati dal primo Mirror’s Edge, a causa del doppiaggio di Asia Argento, che prestava la voce a Faith, possono tirare un sospiro di sollievo. Catalyst presenta un buon doppiaggio, in linea con le ultime produzioni moderne, e vanta un cast di doppiatori di tutto rispetto (tra i quali figura anche l’immancabile Claudio Moneta). Anche l’accompagnamento musicale si avvicina a quello del passato, con sonorità elettroniche e d’atmosfera che riprendono quelle di Stil Alive, tema principale che in Catalyst lascia spazio ad un brano dei Chvrches, band synthpop scozzese, che freschi della pubblicazione del loro ultimo album, si prestano alla composizione del brano che fa da apripista al gioco e nel quale è possibile ritrovare i tratti della loro produzione.
Verdetto
8 / 10
Non è che fra altri 8 anni la storia cambia di nuovo, no?
Commento
Se il primo Mirror's Edge possiamo definirlo come un'interessante esperimento, un esercizio di stile che aveva convinto sia la critica che il pubblico, con Catalyst DICE ed EA fanno le cose in grande, effettuando un operazione di reboot della serie e riscrivendo le origini della sua amata protagonista. Il carico di aspettative c'era, e in gran parte vengono tutte ampiamente soddisfatte. Sul lato della storia e del gameplay Catalyst fa esattamente quello che ci si aspetta: intrattiene e diverte, grazie al suo stile immediato e ricercato. Nonostante questo non è un titolo esente da sbavature, alcune leggere, come le critiche mosse al frame rate o alla realizzazione di alcuni dettagli grafici, altre più importanti che segnano maggiormente la nostra esperienza di gioco, come un'IA deficitaria e un sistema di combattimento che funziona solamente a metà. Se è vero che "non c'è due senza tre" c'è da chiedersi se il prossimo capitolo riuscirà a smussare tutti i difetti evidenziati, a patto però di non dover aspettare altri 8 anni per tornare a correre .
Pro e Contro
✓ Glass City è il paradiso dei runner ✓ Gameplay semplice ed immediato ✓ Non c'è Asia Argento ✓ Storyline piacevole...
x ...mancano gli eventi che precedono il gioco x IA dei nemici e sistema di combattimento da rivedere x Missioni secondarie sottotono
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