Disclaimer: Questo non è un confronto tra la versione PS5 e quella PC perché ho giocato solo quest’ultima.
Avvio il gioco e
Sandman sta facendo un casino perché sì, quindi i nostri
Spidey di quartiere si lanciano all’arrembaggio. Solo che alla prima cut-scene mi rendo conto che a schermo ci sono molti più
bug che
aracnidi e sarà così per tutta l’avventura, anche se delle
patch miglioreranno un po’ la situazione. Per migliorare intendo che le cut-scene continuano a fare schifo ad intermittenza ma non provocano più crash del gioco, giubilo a corte.
Pur avendo un PC con caratteristiche pari ai requisiti consigliati, non è stato nemmeno pensabile attivare il
raytracing senza mandare il gioco in terapia intensiva. Quindi RT off e ho impostato tutto ad una qualità medio/alta, ma i problemi nelle scene di intermezzo permangono privandomi spesso delle fasi più adrenaliniche.
Qui si apre un capitolo che andrebbe affrontato in un articolo a parte. Sony deve fare una scelta seria, se davvero vuole portare le sue IP più importanti su PC allora deve iniziare a trattarle come tali, perché seppur di natura diversa i porting di TLOU2 e Horizon ZD e FW sono stati altrettanto disastrosi al lancio, non è ammissibile da una realtà come Sony così tanta negligenza reiterata. L’unica attenuante che mi sento di tirare in ballo è la poca esperienza nel lavorare a titoli per Pc dei suoi studi, abituati a programmare su una console che è uguale per tutti, ma giusto perché mi sento buono. Sony ha tutte le risorse per poter fare meglio e lo
deve fare, siamo videogiocatori, non beta tester anche se spesso le Software House fanno finta di dimenticarlo.
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Miles: Ciao Pete, ma quanto siamo fighi?
Pete: Assolutamente, peccato che le nostre acrobazie e questi particellari manderanno in ospedale il PC.
Facciamo un grosso respiro e sforziamoci di immaginare che nessuno dei problemi sopra indicati sia presente e parliamo dell’opera nello specifico.
Marvel’s Spider Man 2 raddoppia nel titolo e anche nei protagonisti – impersoniamo sia Pete che Miles. Fa tutto quello che ci si aspetta da un sequel, amplia e migliora quanto visto nel capitolo precedente. Dondolare per New York è sempre una goduria, tanto che il viaggio rapido non è quasi mai contemplato nel mio cervelletto, nemmeno per coprire le distanze più ampie. L’aggiunta della tuta alare poi è una gran bella chicca. Ci troviamo per le mani un combat system evoluto, con nuove abilità e raramente ripetitivo, grazie anche al passaggio da un ragnetto all’altro quando più ci aggrada.
Le missioni secondarie pur non avendo nulla di straordinario sono gradevoli. È stata ottima la scelta per alcune di essere ancorate solo ad uno specifico dei due spidey “costringendoci” ad usarli e conoscerli entrambi meglio. Annunciazione annunziazione, signore e signori: dopo essere comparso con successo in mille altre opere arriva anche nella New York ragnesca Mr.Parry (applausi), croce e delizia degli ultimi 10/15 anni videoludici. I nostri ragnetti avranno la possibilità di deviare e non più solo schivare i colpi e sarà utilissimo contro alcune tipologie di nemici, aggiungendo profondità all’azione. L’unica piccola delusione (se così si può chiamare) sono state alcune boss fight – non che siano state brutte ma non le ho percepite come boss fight, sembrava di affrontare il solito combattimento ma un po’ più impegnativo senza particolari meccaniche che ti facevano sentire di avere di fronte un nemico diverso da tutta la carne da macello affrontata in precedenza. Insomma mi hanno lasciato la sensazione che si sarebbe potuto fare di più.
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Venom: Devo uscire con una simbionta, com’è l’alito?
Spiderman: Caliente amico!
Purtroppo c’è un problema che nessuna patch può risolvere, e si chiama “sceneggiatura”. Praticamente il riassunto di questo capitolo, come del precedente, è lo stesso: è sempre una figata dondolare e combattere, ma un po’ di più del primo.
Davvero questo ci basta? Davvero dobbiamo relegare Marvel’s Spiderman 2 ad essere solo un giocattolo? Perché la sensazione che ho avuto è proprio questa. Pete e Miles sono solo due bambolotti con cui giocare nell’immenso parco giochi chiamato Grande mela. Non hanno generato nessun tipo di empatia in me, nemmeno nei momenti più tragici. Ormai ci siamo abituati che quando si parla di supereroi non ci si debba aspettare nulla o quasi dal lato narrativo, certe cose sono ad appannaggio dei TLOU di turno o di opere di studi minori o indie che sono più propensi a sperimentare da questo punto di vista, avendo meno mezzi su altri lati dello sviluppo.
Ma davvero vogliamo lasciare inespresso tutto il potenziale di personaggi che hanno ormai più di mezzo secolo di storia alle spalle? L’opera ci parla di lutto, dello storico dualismo irrisolvibile tra le vite degli esseri umani Pete e Miles e la loro vita da eroe, di non accettazione della malattia, di accanimento terapeutico, di perdono. Pensiamo davvero che con così tanta carne al fuoco non si possa fare di meglio che limitarsi a qualche frase ad effetto che cerca di sbandierare in modo didascalico quello che i personaggi stanno vivendo o provando, per sopperire al fatto che quello che succede a schermo non riesce minimamente a comunicarcelo?
Pete e Miles si dannano l’anima per far coesistere le loro doppie vite e nei primi momenti della storia questa cosa sembra avere un impatto importante su di loro, ma viene poi completamente messa da parte. Rimangono solo i loro pensieri e patemi d’animo senza riscontri reali, perché riescono a tenere a galla tutto anche se i fatti dicono palesemente che non è possibile. Si arriva sempre ad un vissero tutti felici e contenti, sì, ma come? Perché?
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Miles: Pete ma come cavolo fai a dondolare tra vita normale e vita da eroe?
Pete: Non lo so amico, mi arrovello e ad un certo punto mi rendo conto che ce l’ho fatta, quindi seguo la principale regola dell’informatica, se funziona non chiederti perché.
Durante l’avventura siamo per il 90% del tempo Spider-man, e questa la possiamo anche leggere come una forma di escapismo dei protagonisti perché ogni volta che tolgono la maschera le difficoltà della quotidianità li schiaccia. Il problema è che all’atto pratico la fragile realtà divisa dei protagonisti viene sbandierata a parole ma mai affrontata davvero. Il cattivone di turno è sconfitto, quindi tutte le turbe e problemi precedenti sono magicamente risolti, così per osmosi.
C’è anche un momento stile finale di TLOU2 ma senza nemmeno un millesimo di quella potenza, perché manca l’immenso costrutto precedente che ti porta a sentire il peso di premere un tasto. Pete dice ad
MJ che non deve sentirsi come un accessorio perché anche lei sta aiutando il mondo attraverso le sue qualità, ma nel frattempo
Insomniac ci mostra l’esatto contrario – perché quando impersoniamo MJ facciamo le stesse cose che fanno gli Spider-man, solamente più in piccolo. Questo non solo non aggiunge un minimo di spessore ad MJ ma quelle sessioni vengono percepite come ridicole. Ci ritroviamo ad affrontare senza problemi dei commando di
super cacciatori, nei panni di una giornalista armata del suo incredibilmente letale
taser, cosa potrebbe mai andare storto? In teoria tutto, in pratica niente, tutto liscio come l’olio. Non contenti con MJ affronteremo anche dei simbionti, che fai te ne privi?
L’unica nota positiva da questo punto di vista è la breve missione secondaria in cui vestiamo i panni di Haley, in cui viviamo per qualche minuto la sua condizione di sordomuta facendo quello che Haley ama invece che fare un altro cosplay di Spider-man. Nulla di trascendentale ma che ha sicuramente un minimo di senso e impatto nella costruzione del personaggio. Poi c’è la tecnologia, vero deus ex machina dell’opera. Qualsiasi fase investigativa è automaticamente risolta da una supercazzola sparata lì con qualche termine high-tech messo qua e là. Che tu sia uno studente come Genke o l’amministratore delegato della Oscorp non c’è alcuna differenza di risorse a quanto pare.
Non voglio fare il puntiglioso ma davvero certi momenti e dialoghi sembrano scritti dagli sceneggiatori di Boris. Chicca finale e poi vi saluto: non si sono sforzati nemmeno di mettere delle basi decenti per giustificare il prossimo capitolo, non farò spoiler tranquill*. Nel finale un determinato personaggio chiede disperatamente l’aiuto di Spider-man, ma una volta chiusa la storia decide che ce l’ha con lui tanto da mettere in moto determinati eventi. La mia faccia a questo punto è solo un enorme “F4”. Cit.
Quindi per riassumere, mi sono divertito come un matto a spulciarmi tutta l’azione che
Insomniac ci ha propinato, ma con la quasi costante sensazione di essere trattato come un idiota. Oh che poi magari lo sono davvero eh.
Voto e Prezzo
7 / 10
40€ /59.99€
Commento
Pro e Contro
✓ Dondolare è un piacere
✓ Combat system
✓ Free roaming = antistress
x Bug che rovinano le cutscene
x Raytracing ingestibile
x Scrittura e sceneggiatura
#LiveTheRebellion