In questo relativamente breve pezzo troverete due pesanti confessioni da parte mia. Punto primo, che forse non è così pesante: non sono un grande appassionato dei videogiochi Lego. Anzi, al netto del giocarci con mio fratello quando eravamo piccoli (ovvero circa una ventina di anni fa) io i veri mattoncini Lego non li ho quasi mai toccati in vita mia.

Punto secondo, e qui rischio le minacce di morte: per mancanza di tempo io non ho mai giocato più delle prime tre ore di Horizon Zero Dawn. Lo so che ormai è un po’ un must in ogni libreria che si rispetti, lo recupererò – per ora comunque non l’ho ancora finito, e ho pensato di poterlo recuperare grazie a Lego Horizon Adventures, il nuovo titolo della serie videoludica Lego che racconta le avventure di Aloy.

Pensavo bene? Pensavo male? Nel merito ci entreremo più in là.

Aloy ma di Lego

Per chi ha vissuto gli ultimi decenni sotto un sasso, Lego si è messa in testa di mattoncinizzare alcune delle saghe più note di sempre. Lo ha fatto ad esempio con Star Wars (l’ultimo videogioco Lego che ho avuto sotto mano, tra l’altro).

Il pretesto è un po’ sempre lo stesso: da un lato, far conoscere una saga X a chi non l’ha mai masticata. Dall’altro renderla più abbordabile sotto ogni punto di vista a più tipi di videogiocatori videogiocatrici. In ogni senso, eh, specialmente a livello di toni – Horizon Adventures, ad esempio, è estremamente più spensierato dell’opera originale.

Sembra davvero di stare in un’avventura raccontata più che in una storia, con tutte le accezioni che ne conseguono. Per fare un paragone con l’ultimo gioco Lego che ricordo, in Horizon Adventures sembra di essere circondati dai droidi di Star Wars, che non si accorgono di un pericolo finché non ce lo hanno davanti agli occhi e fino ad allora non fanno altro che sparare minchiate.

Che poi i droidi di Star Wars solo quelle sanno sparare bene.

A tratti tutto questo lascia un effetto quasi parodistico, a tratti sembra voler raccontare la storia stemperandone i toni. L’incipit del gioco lavora proprio in questo senso, nel parlare del mondo post-apocalittico di Aloy mettendolo a paragone con quel che c’era prima – il nostro mondo, ma raccontato come un mondo di smartphone e social network. Le Macchine, i pericolosi selvaggi da cui guardarsi nell’originale, vengono dipinti qui praticamente come animali domestici senza peli e fatti di metallo (pur rendendo ovvio ed evidente che non siano affatto amichevoli). Per chiudere, l’introduzione dei cultisti fatta con una definizione dizionario estremamente semplificata e ridotta a un “vabbè, sono i cattivi, mena”.

Mappe e mattoncini

Ma guardiamo il lato positivo: un gioco spensierato ogni tanto ci vuole. Horizon Adventures non ha nessuna delle pretese dei tripla A attuali – grafica iper-fotorealistica, trama perfetta, combat system elaborato fino all’intricato. La Aloy di Lego se la trotterella saltando da un mattoncino all’altro, muovendosi e lanciando frecce con una fluidità che mi ha lasciato davvero impressionato. Il tutto, di nuovo, lasciando il sistema di combattimento estremamente semplice.

Tutto ruota letteralmente attorno allo sparare frecce. Pochi puzzle, tutti risolvibili senza troppi ragionamenti. Vari potenziamenti per l’arma e per la stessa Aloy, e una mappa che abbandona la pretesa tutta moderna dell’open world per una soluzione a “quadri”, che in un certo senso mi ha ricordato un po’ un rogue-like (ma nemmeno troppo). La versione Lego quindi riporta in vita Aloy e le Macchine di Horizon Zero Dawn in un mondo colorato e più spensierato dell’originale, creando un’ambientazione molto diversa dall’originale ma molto godibile.

L’effetto estetico mi ha colpito parecchio, comunque. È l’esempio perfetto di come “bello” non voglia dire necessariamente fotorealistico: i mattoncini riescono a creare un ottimo colpo d’occhio, nonché ad esaltare i dettagli di alcuni oggetti. Quel che non mi convince per nulla, però, è che tutto questo luccichio sembra un po’ uno specchietto per le allodole quando ti rendi conto che stai camminando su un corridoio su cui vengono piazzati un po’ di nemici qua e là.

Ma stiamo parlando di due giochi diversi (profondamente). Horizon e Horizon Adventures nascono da presupposti diversi, e anche l’esecuzione in generale diverge molto. Cuore della Madre ad esempio diventa non solo un hub a cui tornare, ma anche a cui riportare gli abitanti del villaggio rapiti dai cultisti. Un hub da ricostruire, riportando non solo i negozianti rapiti ma anche dei mattoncini per sbloccare i loro negozi.

Se non altro Lego Horizon andrebbe paragonato ai predecessori del franchise Lego. Avendo giocato davvero poco del franchise è stato necessario un po’ di studio in materia, ma è evidente che qualcosa si è perso – e infatti spesse volte di Lego Horizon si lamenta proprio la linearità che di mio già avevo sottolineato, che nei vecchi titoli si cercava di “tappare” inserendo puzzle o per lo meno qualche oggetto distruttibile e ricompensa. Sì, ci sono anche in questo, ma in numero sensibilmente ridotto rispetto al passato – e ripeto che anche dar caccia ai collezionabili non è la cosa più coinvolgente del mondo.

Ma questo gioco per chi è pensato?

Insomma la linea di fondo c’è, sia quella delle avventure di Aloy che dell’eredità dei titoli Lego. In qualche modo però si è riusciti a non andare oltre per entrambe le cose, a cominciare da un tono così stemperato che a tratti suona davvero bambinesco più che parodistico.

Lego Horizon Adventures racconta con così tanta leggerezza che il tono della narrazione si abbassa drasticamente, scendendo più nel racconto per bambini ed essendo a tratti veramente fastidioso – è una delle poche volte che mi trovo a saltare i dialoghi, non perché siano inutili ma perché proprio non li sopporto più.

Non aiuta poi come di per sé il gioco sia estremamente lineare e ripetitivo pur ereditando dalle saghe Lego di Traveller’s Tales (e anche dai mattoncini veri e propri) il senso di costruzione e distruzione che si applicava, ad esempio, rispettivamente alla scelta del personaggio e al grande numero di oggetti distruttibili sulla mappa, qui estremamente ridotto rispetto al passato.

Se tutto questo sia un bene o un male è un quesito la cui risposta va cercata in una zona estremamente grigia. Se l’obiettivo era portare Horizon ai bambini, non comprendo la necessità di avere cinque impostazioni di difficoltà e la scelta tra modalità grafica e prestazioni che ci si aspetterebbe più, per l’appunto, dall’originale.

Se l’obiettivo era invece un’audience ampia in quanto a età ed esperienza con i riadattamenti Lego, ha senso quanto sopra ma c’è ancora un po’ di lavoro da fare. Di sicuro nel level design, che come detto è una serie di corridoi semi-vuoti che collegano l’inizio del livello alla battaglia finale. Ci sono collezionabili, sì, ma niente di coinvolgente nel raggiungerli fisicamente.

LEGO® Horizon Adventures™_20241125171251
Voto e Prezzo
6.5 / 10
40€ /70€
Commento
Un gioco senza pretese ogni tanto ci sta, e in questo senso le collaborazioni Lego aiutano parecchio.
Pro e Contro
Grafica colorata
Un riadattamento molto spensierato

x Buone basi, ma c'è molto lavoro da fare

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