Recensione King’s Quest: A Knight to Remember

Era il 1983 quando Sierra, per la prima volta, catapultava i giocatori nel regno di Daventry, per narrare e prendere parte alle vicende della famiglia reale. Per l’occasione, si pensò anche a dare una nuova veste al genere, dando al mondo la prima avventura grafica animata su pc.

Trent’anni, otto titoli e svariate riedizioni dopo, The Odd Gentlemen e la rediviva Sierra Entertainment offrono ai giocatori una nuova occasione per tornare a vestire i panni di Re Graham, con una trama a metà tra le avventure LucasArts e La Storia Fantastica.

Prendendo spunto dal successo del formato usato da TellTale (e più recentemente da SquareEnix), King’s Quest: A Knight To Remember non è che il primo capitolo di una serie di cinque episodi, che coprono alcune avventure durante l’arco dell’intera vita dell’ormai anziano ex cavaliere, di cui vestiremo ancora una volta i panni.

Versione testata: PC

Specchio specchio delle mie brame…

A livello narrativo, il titolo è una via di mezzo tra un reboot e un remake della serie originale, pur senza concentrarsi sugli eventi già visti, a eccezione della breve introduzione ambientata nel pozzo del primo King’s Quest. Nei panni dell’allora Sir Graham, ci troveremo a viaggiare nella tana rivisitata di un mastodontico (e narcolettico) drago, alla ricerca del favoloso specchio magico, uno dei tre tesori di Daventry visti in Quest for the Crown. Senza troppi fronzoli, e accompagnati dalla voce narrante di Christopher Lloyd, prenderemo rapidamente confidenza con il sistema di comandi, che scarta quasi completamente l’utilizzo del cursore del mouse in favore di un’interfaccia più gamepad-friendly.

Poche battute dopo, saremo chiamati a compiere la prima importante scelta del gioco, e introdotti alla vera storia dietro il prologo: Re Graham, ormai anziano, racconta le proprie vicissitudini all’entusiasta nipote Gwendolyn, coadiuvato dalle visioni proiettate dallo stesso specchio magico recuperato anni prima. Una di queste porta i giocatori a vivere in prima persona gli inizi della carriera di Graham, all’epoca in cui una selezione per diventare cavaliere cambiò la sua vita.

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Il tono della storia si mantiene in un piacevole limbo tra umorismo e serietà, passando da momenti che ricordano da vicino il primo Monkey Island, a sezioni di sottile dramma. Il risultato è un’esperienza che rende Graham più umano e relazionabile di altri eroi del genere, sovreccitato in molte situazioni ma decisamente meno buffone dello standard nelle avventure grafiche.

Le situazioni più assurde vengono spesso compensate da una logica alle spalle, mentre il grosso dell’ironia è affidato alla cornice narrativa del vecchio Re e della nipote che commentano le azioni del giocatore.

…quanto c’è da far nel mio reame?

Anche il gameplay risente di questa scelta narrativa, oltre che della decisione di abolire quasi per intero il cursore.

A differenza dei predecessori, il nuovo King’s Quest lascia molto spazio all’intuizione dei giocatori, eliminando buona parte degli indizi involontari dovuti al semplice passaggio del mouse su oggetti interagibili. L’intero mondo è esplorabile senza mai staccare le mani dalla tastiera (o dal gamepad), e la possibilità di entrare in prima persona ed osservare con attenzione l’area circostante è limitata alla portata e al campo visivo di Graham, rendendo improponibile l’idea di utilizzarla per tirarsi fuori da una situazione di stallo.

Peraltro, situazioni simili sono molto meno frequenti rispetto al passato: uno dei mantra dei primi capitoli era, a buona ragione, “raccogli qualsiasi cosa che non sia inchiodata, e qualora lo fosse, trova il modo di rimuovere i chiodi”, vista la quantità di situazioni che rendevano il gioco impossibile da terminare. A Knight to Remember sembra invece offrire ai giocatori maggior libertà d’azione, sia introducendo un inventario che risponde solo a determinati contesti, sia con la possibilità di risolvere molte sezioni chiave del gioco in maniera differente senza grossi rischi di rimanere bloccati.

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Spesso, tuttavia, la scelta di un percorso avviene molto prima che il giocatore ne sia effettivamente conscio, eliminando la possibilità di intraprendere gli altri (ad esempio, scegliere uno scudo anzichè un tavolo come ruota d’emergenza, e non lasciare dei soldi come indennizzo, impedisce in seguito di poter scegliere uno dei metodi per raccogliere l’occhio di un mostro). Combinando il tutto con un solo autosalvataggio per slot e l’impossibilità di saltare dialoghi e filmati, il risultato è una situazione piuttosto frustrante per coloro che volessero sperimentare tutto ciò che il gioco ha da offrire, costringendo i giocatori ad una nuova partita o a un frequente cambio di slot.

Tuttavia, se consideriamo la durata già più lunga di una buona fetta dei titoli episodici attualmente sul mercato (tra le cinque e le sei ore, salvo intoppi), intraprendere altri percorsi comporta un notevole aumento sia in termini di longevità che di rigiocabilità.

 

Tha-tha-tha-that’s all fo-fo-fo-folks!
Così come in passato le situazioni mortali sono piuttosto frequenti, specie nelle sequenze più improntate all’azione che alla soluzione degli enigmi (fuggire da un drago con una caverna piena di letti che crollano, tra un QTE e l’altro). Ma a differenza dei predecessori, in A Knight to Remember non risultano mai in frustrazione. Oltre alla frequenza dei checkpoint da cui ripartire dopo un decesso, la storia stessa, per sua natura, annulla le morti accidentali del giocatore con una semplice schermata statica davanti allo specchio magico e un commento sarcastico di Gwen o del vecchio re Graham su come quanto appena visto non sia realmente accaduto.
Spesso e volentieri, anzi, saremo tentati dall’intraprendere le azioni più stupide e palesemente letali, al solo scopo di vederne le conseguenze, che spaziano da un semplice velo pietoso dell’inquadratura ad animazioni prese di peso dai corti di Willy il Coyote.

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Sempre in stile cartoon sono le atmosfere, quasi a sottintendere che l’avventura del giovane Graham, benchè ricca di azione e pericolo, gioca più sul divertimento che sull’epicità. I fondali disegnati sono curati e vibranti come una scenografia teatrale, mentre il look dei personaggi ne esagera volutamente le qualità: dalle guardie troppo fiscali con l’armatura scintillante e le movenze rigide, ai cavalieri fanfaroni degni del miles gloriosus, passando per un panettiere sovrappeso con baffoni e cappello da chef che ammette di aver modellato il suo aspetto a quel modo perchè “nessuno prenderebbe sul serio un panettiere smilzo”.

A completare la caratterizzazione dei personaggi c’è un doppiaggio che, nonostante il cast d’eccellenza, purtroppo non sempre si rivela costante: mentre Christopher “doc Brown” Lloyd e Wallace Shawn (il simpatico criminale Vizzini in “La Storia Fantastica”) fanno del loro meglio, la performance di Tom “Spongebob” Kenny nei panni del Mercante di Miracoli suona più fastidiosa che intrigante, così come quella di Zelda Williams come Amaya Blackstone, quasi annoiata e poco incisiva rispetto alle reazioni animate.

Verdetto
8 / 10
Mi nombre es Inigo Monto... ehr, volevo dire Graham!
Commento
Dal 1983 al 2015 il salto è lungo per l'universo creato dalla geniale Roberta Williams, e il nuovo King's Quest di The Odd Gentlemen, pur cambiando molte carte in tavola (a partire dal tono narrativo, meno serio ma più affabile) sia nella storia che nel gameplay, si impegna a mantenere viva la sua mitologia. Tra riferimenti, citazioni e arazzi con le copertine dei suoi predecessori, A Knight to Remember è per molti fan della saga un tuffo nel passato. Tuttavia, il gioco in sé è tutt'altro che un semplice viaggio nella nostalgia, e riesce ampiamente a camminare sulle sue gambe anche senza la sua tradizione alle spalle: privo della terribile tendenza alle situazioni irrisolvibili dei suoi predecessori, aggiornato con sequenze d'azione dosate con parsimonia, e dotato di un nuovo sistema di controlli che difficilmente lo rendono catalogabile come avventura "punta & clicca", le nuove avventure di re Graham di Daventry diventano un buon punto d'accesso alla serie anche per i fan dell'ultima ora. Ad attenderli c'è un titolo palesmente ispirato dai recenti titoli TellTale e dallo stile narrativo de La Storia Fantastica ("Princess Bride", da cui recupera persino uno degli attori come doppiatore), dotato di ironia e autoironia che ricorda da vicino il primo e leggermente meno folle Monkey Island. Tuttavia, la storia narrata a Gwendolyn è priva di quell'illogica follia che accompagna molti enigmi in questo genere di titoli. Le situazioni presentate sono quasi sempre risolvibili con logica spicciola, rendendo i personaggi qualcosa di più di semplici cleptomani dalle alte funzioni cognitive, o McGyver fanfaroni. Graham (tanto da giovane che da adulto) è un personaggio affabile, con cui identificarsi, ed è al contempo accompagnato da due ottime spalla narrative quali Gwendolyn e l'astuto cavaliere Manny, in grado di sollevare tanto momenti di genuine sghignazzate che tematiche più profonde di quanto appaia in superficie. Pur non essendo privo di difetti (la maggior parte dei quali legate a difetti minori di gameplay, come l'impossibilità di saltare i dialoghi), A Knight to Remember ce la mette veramente tutta per essere un titolo "da ricordare", e lascia in bocca una piacevole acquolina per i prossimi capitoli.
Pro e Contro
Cel Shading piacevole e ottimamente curato
Ottima alternanza tra ironia e serietà
Rimosso il "fattore frustrazione" dei vecchi capitoli
Cast di doppiatori d'eccellenza...

x ...ma dalle performance altalenanti
x Impossibilità di saltare i dialoghi
x Molte diramazioni ma un solo autosalvataggio per slot

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