Recensione Killer is Dead

Come ormai consuetudine da un po’ di anni a questa parte, giunge in periodo estivo un nuovo titolo creato da Grasshopper Manufacture, la software house giapponese guidata dallo stravagante Suda51. Il titolo, annunciato nel Maggio 2012, si propone con l’ambizione di continuare il discorso tematico e stilistico di Killer7 e del primo No More Heroes, due dei più riusciti lavori dell’eclettico autore, e di complementare quel Lollipop Chainsaw uscito lo scorso anno (qua la nostra recensione), di gran lunga il gioco più mainstream e lontano dai canoni Grasshopper mai prodotto dalla casa. Vale la pena far presente prima di iniziare la nostra analisi che, nonostante il titolo sia stato scritto e supervisionato da Suda51, è stato Hideyuki Shin, un altro un altro game designer della casa, a dirigerne lo sviluppo. In effetti è dai tempi di No More Heroes che il celebrato designer non si siede di nuovo alla guida di un progetto Grasshopper, ma in questo caso la sua influenza è percepibile con maggiore peso rispetto a No More Heroes 2, Shadows of the Damned o Lollipop Chainsaw.

VERSIONE TESTATA: Xbox 360

Grasshopper Manufacture torna a casa

Nonostante la campagna pubblicitaria del gioco, in particolare quella giapponese, abbia tentato di vendere Killer is Dead allo stesso pubblico di Lollipop Chainsaw, mettendo in luce gli elementi più licenziosi del titolo ed addirittura richiamando in servizio la cosplayer Jessica Nigri per la realizzazione di alcuni video promozionali, l’ultima fatica di Grasshopper Manufacture non potrebbe essere più lontana dall’avventura scolastica/zombesca dello scorso anno. Ci troviamo in un prossimo futuro non meglio identificato, in cui tecnologie come i viaggi lunari e gli innesti cibernetici sono ormai accessibili alla popolazione. Vestiremo i panni di Mondo Zappa, un assassino al soldo dell’ufficio esecuzioni di Brian, un organizzazione legale e sovvenzionata dallo stato, che ha il compito di inseguire e giustiziare criminali ricercati. Per farlo ci serviremo di una affilatissima Katana giapponese e del braccio sinistro di Mondo, un innesto cibernetico dalle molteplici funzioni, tra cui diversi tipi di attacco a distanza. La trama del gioco, inizialmente di tipo episodico, con capitoli fini a se stessi, dopo breve prenderà una piega particolare, assumendo tinte surreali ed oniriche, finendo per esplorare i misteri del passato del nostro protagonista. Si tratta di una trama che nello stile e nell’esecuzione richiama a gran voce quelle di passati giochi di Suda51 ed include molte delle tematiche e degli stereotipi cari all’autore: l’assassino a pagamento (o, in questo caso, a contratto), la rimozione di un passato traumatico, la risoluzione dei conflitti interiori tramite la riscoperta del proprio passato, il doppio/il fratello, il rapporto tra realtà e sogno e così via. Si tratta di un lavoro lontanissimo dagli eccessi ipercitazionistici, over-the-top e demenziali dei titoli più recenti di Grasshopper Manufacture, e molto più affine alla narrazione surreale, allegorica, a tratti lynchiana dei primi giochi di Suda51. Una scelta d’impostazione che strizza l’occhio ai fan più intransigenti dell’autore, quelli che avevano gridato al tradimento dopo la svolta mainstream di Lollipop, ma che a tutti gli effetti non è veramente completa. Se la trama di Killer is Dead richiama nello stile e nella narrazione quella di giochi come Flower, Sun & Rain e Killer7, a livello contenutistico il titolo si rivela molto più povero dei suoi illustri predecessori. La trama di Killer7 aveva un importante sottofondo politico. Quella di No More Heroes ne aveva uno sociale. In quella di Killer is Dead manca la profondità di significato di questi giochi, ed il tipo di narrazione impostata fa purtroppo risaltare ancora di più questa lacuna. Più volte i titoli Grasshopper Manufacture sono stati in passato tacciati (spesso a sproposito) di prediligere lo stile alla sostanza, e duole ammettere che in Killer is Dead quest’accusa si rivela fondata. Non è sufficiente infatti spargere un velo di surrealismo ed un atmosfera seriosa per ricreare quel qualcosa in più, quell’attrattiva indescrivibile che possedevano Killer7 e soci, e Killer is Dead resta solo piacevole, senza mai arrivare a brillare veramente di luce propria.

Love and Kill

Sotto il punto di vista del gameplay Killer is Dead si presenta come un comune hack ‘n slash, semplificato nei comandi e nel design dei livelli. Lo stile di gioco è estremamente simile a quello di altri titoli della casa: dopo No More Heroes, No More Heroes 2 e Lollipop Chainsaw, Killer is Dead è il quarto gioco targato Grasshopper ad avere praticamente la stessa identica impostazione, anche se con alcune piccole variazioni. Ci ritroveremo a percorrere dei livelli estremamente lineari, affrontando le varie ondate di nemici che ci separano dal boss di fine livello. La nostra arma principale sarà la Katana di  Mondo. Un tasto sarà assegnato all’attacco principale, un altro ad un attacco in grado di rompere la parata dei nemici ed uno per la schivata/parata. Data la completa assenza del salto e di attacchi alternativi, la gestione delle combo dipenderà esclusivamente dal tempismo del giocatore. Effettuare attacchi consecutivi senza venir colpiti dagli avversari consentirà a Mondo di incrementare il livello combo, in modo da effettuare attacchi sempre più rapidi ed elaborati, più potenti rispetto ai deboli e lenti attacchi di base. Importante sarà l’esecuzione della schivata. Con il giusto tempismo sarà infatti possibile contrattaccare gli avversari, entrando per pochi secondi in un “bullet time” che permetterà di colpire il nostro nemico molteplici volte. Oltre al combattimento a corto raggio, il braccio cibernetico di Mondo (utilizzabile con i dorsali) verrà utilizzato per attacchi a distanza. Di base avremo un attacco simile ad una mitragliatrice, ma potremo man mano acquistare anche colpi di diverso tipo, sempre di utilità ridotta rispetto agli attacchi con la spada. Rispetto a Lollipop Chainsaw, in cui una certa importanza veniva attribuita al “crowd control” e vi era una parvenza di diversificazione delle combo, in KiD è presente un numero minore di nemici, più agguerriti e temibili. Utilizzando a dovere le schivate non sarà comunque troppo difficile giungere al boss di fine livello, che dovremo affrontare in battaglie più varie ed avvincenti, che spesso si svilupperanno attraverso fasi successive. Nonostante la sua semplicità e ripetitività, lo stile di gioco si dimostra in grado di divertire e coinvolgere il giocatore. Siamo ben lontani dagli elaborati sistemi di combattimento di un Devil May Cry 3 di un Bayonetta, ma Killer is Dead non nasce con la pretesa di spodestare dal loro trono titoli di quel genere. Piuttosto, giunti al loro quarto hack ‘n slash, i ragazzi di Grasshopper sono riusciti a maturare uno stile di gioco personale, molto semplificato ma non “decerebrato” (ed il gioco lo ricorderà spesso ai giocatori più sconsiderati, punendo chi non farà uso di schivate e tempismo). Un fattore negativo di discreta importanza è invece la telecamera, la cui gestione non ottimale non permetterà a volte di seguire con precisione l’azione, causando non pochi grattacapi al giocatore. Oltre alle missioni principali ed a quelle secondarie, nel gioco saranno presenti anche le particolarissime “missioni gigolò“, che smorzano lo stile eccessivamente serioso del titolo proponendo degli intervalli più leggeri ed a sfondo “sexy”. In queste particolarissime missioni Mondo sarà chiamato a conquistare il cuore di una ragazza, con il poco nobile obbiettivo di farsi invitare nel suo letto. Per farlo dovremo regalarle degli oggetti acquisiti con la valuta di gioco, ma l’impresa non sarà semplicissima. Prima di ciascun dono dovremo infatti racimolare il “coraggio” necessario, e quale modo migliore di farlo se non soffermarsi a guardare le forme della bella di turno? Dovremo quindi muovere la telecamera e zoomare sulle curve della ragazza, facendo attenzione a non farci scoprire da questa, pena un sonoro schiaffone. Nonostante l’ampio spazio che queste porzioni hanno ricevuto nel corso di anteprime ed in fase di promozione del gioco, si tratta di un’aggiunta del tutto superflua e di dubbio gusto, decisamente fuori luogo in un 2013 in cui i giocatori (e le giocatrici) sono sempre più attenti ad argomenti quali il sessismo e la parità sessuale nei videogiochi. Le missioni gigolò non offrono purtroppo nessuna reale aggiunta di valore al gameplay del titolo, ed il loro tono licenzioso stona con il resto dell’avventura.

Non c’è due senza tre

Dopo Shadows of the Damned e Lollipop Chainsaw, Killer is Dead è il terzo gioco Grasshopper (senza contare titoli minori in digital delivery) ad essere realizzato su console HD e per la terza volta consecutiva la casa ha deciso di affidarsi all’ormai abusato Unreal Engine 3. Questa volta il celebre motore di Epic Games è stato utilizzato per creare un aspetto grafico in cel shading, molto simile a quello usato all’epoca da Killer 7. Lo stile è estremamente accattivante, con personaggi dal buon character design ed ambientazioni oniriche, mentre dal punto di vista tecnico si notano alcune magagne. Il gioco soffre di evidenti problemi di tearing, e l’eccesso di tinte scure a volte rende difficile distinguere gli ambienti meno illuminati. Nulla di grave, ma con tutta l’esperienza accumulata in questi anni, ci si sarebbe potuto aspettare di meglio dal team grafico. Di altra pasta il sonoro. Guidato dal solito Akira Yamaoka, il team sonoro di Grasshopper ha creato una selezione musicale di grande effetto, che passa da musiche ambient ad altre più elettroniche, passando per brani jazzeggianti e sfuriate hardcore. Se è possibile fare un appunto al comparto sonoro è che nel complesso il tocco tipico del maestro Yamaoka si sente poco: l’intero lavoro ricorda quasi più quelli di quando a capo del sound team della casa c’era Masafumi Takada, il compositore di Killer7 e No More Heroes. Non che sia un male, ma vista la presenza di Yamaoka in Grasshopper sarebbe stato lecito aspettarsi un maggior coinvolgimento del compositore di Silent Hill. Nel disco di gioco sono presenti sia la traccia vocale giapponese che quella inglese: di grandissimo livello la prima, un po’ inferiore la seconda. Da notare in negativo la desincronizzazione del parlato giapponese dalle labbra dei personaggi: è un peccato che questo difetti capiti proprio con il doppiaggio meglio recitato. Per quanto riguarda la longevità Killer is Dead si attesta su buoni livelli. Con 12 missioni principali e numerose missioni secondarie, una prima giocata del titolo è completabile in circa 8 ore. Dopo di ciò sarà possibile riaffrontare liberamente ogni missione del gioco, anche a difficoltà successive, per incrementare il punteggio ed ottenere denaro con cui acquisire costumi alternativi e regali per le missioni gigolò. Il livello di difficoltà è medio, e delle varie impostazioni soltanto l’ultima, quella sbloccabile a gioco concluso si rivela veramente impegnativa.

Verdetto
7.5 / 10
Suda51 prova a tornare alle origini, con risultati incerti
Commento
Dopo Lollipop Chainsaw, il gioco che avevamo definito il più accessibile di sempre tra quelli realizzati dalla casa, Grasshopper prova a giocare la carta del ritorno alle origini, e confeziona un prodotto che richiama nell'aspetto i primi lavori di Suda51 ma che nei contenuti non riesce a dimostrarsene all'altezza. Poco male, perché dopo l'esperienza maturata negli ultimi anni, KIller is Dead si dimostra finalmente godibile anche sotto l'aspetto del gameplay, nonostante alcune limitazioni e semplificazioni. Tutto sommato piacevole, Killer is Dead piacerà agli amanti dei giochi surreali e stravaganti, mentre consigliamo agli appassionati di hack 'n slash ed ai puristi di Suda51 di tenere basse le aspettative. Con i vari limiti analizzati in sede di recensione due domande sorgono spontanee: non farebbe bene Suda51 a tornare a dirigere personalmente i giochi? E non sarebbero più proficui dei cicli di sviluppo più lunghi, per eliminare le varie problematiche tecniche e per sperimentare tipi nuovi di gameplay?
Pro e Contro
Stile caro ai vecchi fan Grasshopper
Gameplay collaudato
Ottima presentazione audiovisiva

x Più stile che sostanza
x Il quarto gioco Grasshopper con lo stesso identico gameplay
x Missioni gigolò di dubbio gusto
x Imperfezioni tecniche e mancato lip synch della traccia audio giapponese

#LiveTheRebellion