Era il 27 agosto 2013 quando uno degli MMORPG che più ha fatto parlare di sé, e non positivamente, è tornato in una nuova versione completamente rinnovata. Final Fantasy XIV, uscito originariamente nel Settembre 2010, è rinato come A Realm Reborn. Dopo un lungo periodo di alpha e beta testing, il ri-lancio è finalmente avvenuto, oltre che su PC anche su PlayStation 3. Le aspettative erano così alte che all’uscita del titolo online di Square Enix ci sono stati innumerevoli problemi di login, dovuti a server sempre in sovraccarico. Nel mondo dei videogiocatori, e più in generale nel mondo di internet, già si gridava al fallimento, ma c’è da complimentarsi con i tecnici della casa per la prontezza con cui sono stati in grado di risolvere tali problemi. A distanza di circa due settimane dal lancio, questi problemi non esistono praticamente più, e quello che ci ritroviamo davanti è una completa rivisitazione del progetto originale, una “versione 2.0” a tutti gli effetti. Ma scopriamo perché.
VERSIONE TESTATA: PC
La storia di A Realm Reborn continua da dove si era interrotta con la prima versione del gioco. A permettere il passaggio tra il “primo capitolo” e il “secondo” nella narrazione delle vicende di Eorzea è una cinematic visibile all’inizio del gioco, oppure, in una versione più completa, aspettando qualche secondo nella schermata dei titoli, che corrisponde agli ultimi minuti della prima versione. Final Fantasy XIV: Online, infatti, si interrompeva con la “Battaglia di Carteneau”, in cui gli avventurieri di Eorzea si erano riuniti per fronteggiare le forze imperiali intenzionate a cancellare la loro amata terra. La cinematic sopracitata mostra esattamente cosa succede nel corso di questo scontro epico che ha letteralmente segnato la storia.
Quello che avete appena visto è ciò che viene ricordato con il nome di “Catastrofe” e gli eventi riprendono alcuni anni dopo questa sanguinosa battaglia. Ancora una volta, gli avventurieri di Eorzea sono chiamati a fronteggiare una nuova minaccia, con un nemico tornato più forte che mai. L’Impero non si dà per vinto ed ecco che ci ritroviamo di fronte a un nuovo scontro che vedrà come protagonisti l’Impero stesso, l’Alleanza delle tre città-stato e, soprattutto, voi. In un MMORPG la storia è messa spesso e volentieri da parte, in quanto i giocatori mirano al raggiungimento dell’end-game il prima possibile. In questo senso, furba è stata la scelta di Square-Enix che ha praticamente costretto a seguire dall’inizio alla fine lo svolgersi della storia. Infatti, le main quest saranno indispensabili per poter proseguire, contribuendo a sbloccare dungeon e abilità altrimenti inottenibili (come per esempio la possibilità di evocare le proprie cavalcature). Com’è giusto che sia, però, ci sarà indubbiamente una fetta di utenza che comunque non sarà interessata e progredirà in una sorta di corsa costellata da continui “skip” sulle cutscene per poter raggiungere l’obiettivo prefissato il prima possibile. La trama che fa da sfondo, tuttavia, non è l’unica storia che A Realm Reborn ha da raccontare, presentando una serie di mini-trame legate invece alle side quest e, ancor di più, alle quest relative alla propria classe. Al di là che la storia possa piacere o meno, trattando comunque tematiche che si rifanno particolarmente a scontri di tipo politico, come accadde anche nel dodicesimo capitolo, ci ritroviamo davanti ad una storia ben strutturata che può, senza ombra di dubbio, rendere più piacevole la propria avventura.
A Realm Reborn si presenta con un gameplay system definibile, senza troppi problemi, come una vera e propria evoluzione di quello originale, vistosi con la prima edizione. Infatti, ci ritroviamo davanti alle stesse meccaniche di gioco per quanto riguarda i combattimenti e/o il cambio di classe, ricordando che per farlo basta semplicemente cambiare la propria arma. Altri elementi, invece, sono stati corretti, migliorati e, in alcuni casi, aggiunti da zero. Ma andiamo con ordine. Si notano i primi miglioramenti già a partire dalla creazione del personaggio, che consente molte più scelte estetiche rispetto a prima. Non sono state aggiunte nuove razze, ma lo stesso non è avvenuto per le classi, che ora vantano un nuovo compagno, l’Arcanist, l’unica classe ad avere accesso a due job differenti. Sì, anche il job system è stato rivisitato nelle sue meccaniche. Ogni classe potrà sbloccare il proprio job, ma solo completando una quest per il livello 30 ottenibile portando una specifica classe al 15. Nel nostro caso, che abbiamo iniziato come Thaumaturge, per poter diventare Black Mage, abbiamo anche dovuto portare l’Archer al livello 15 per poterci riuscire. Il sistema delle quest è stato totalmente “stravolto”, in senso positivo, integrando una notevole quantità di missioni da svolgere utili per salire di livello assai velocemente. Le Levequests, che invece avevano caratterizzato il sistema delle quest della prima versione, seppur continuando ad esistere, hanno una funzione molto più marginale, rappresentando soltanto un altro metodo, tra altri, di poter salire di livello in certe fasi di gioco un po’ morte. E proprio a proposito di ciò, sono avvenute delle importanti aggiunte che hanno influito notevolmente sul modo di fare esperienza. Ogni mappa di gioco è costellata da una serie di “FATE”, eventi “globali” a cui chiunque può partecipare per ottenere esperienza. Suddivisi per livelli, questi FATE sono di diverso tipo, richiedendo il raggiungimento di vari scopi, dall’eliminare una serie di nemici, un mini-boss, allo scortare un individuo al campo ed al raccogliere oggetti. Ma non solo, è stato anche implementato il “Duty Finder”, che autonomamente forma i party necessari per partecipare ai vari dungeon e così via. I dungeon, ma così come anche i Trials (una sorta di sfida in cui si affrontano i Primals, tra cui anche il leggendario Ifrit), sono di due tipologie: obbligatori e non. Nel primo caso, questi si sbloccheranno con il proseguire della storia e sarà necessario portarli a termine per poter procedere. In altri casi, questi si sbloccheranno attraverso delle sidequest. Inoltre, attraverso alcuni di questi dungeon sarà possibile ottenere una sorta di valuta speciale, necessaria per ottenere dei set di equipaggiamenti decisamente potenti e, soprattutto, necessari per l’adempimento dell’end-game. È stato notevolmente migliorato anche l’inventario, che adesso risulta molto più ordinato e preciso, separando gli oggetti, come pozioni o materiali, dai cristalli utili come catalizzatori per il crafting e dagli equipaggiamenti, riposti ciascuno nel proprio specifico slot dell’Armoury Chest. E qui scappa la nostra prima nota negativa, in quanto manca un qualsiasi tasto che riordini l’inventario, obbligando il giocatore a spostare ogni oggetto a mano nel caso in cui voglia fare un po’ di ordine. Ben diverso è anche il sistema del Teleport, che ora è accompagnato dal comando “Return”. Quest’ultimo, gratuitamente e ogni 15 minuti, consente di poter tornare in un punto precedentemente specificato in presenza di un cristallo Aethernet. Il Teleport, invece, ora richiederà una somma di denaro per potersi teletrasportare, senza alcun limite, presso i cristalli con cui si è già “sintonizzati”. Oltre al comando “Return”, sono da segnalare anche le aggiunte delle “Free” e delle “Grand” Company. Le prime corrispondono, in poche parole, alle classiche gilde che costellano il mondo degli MMORPG, mentre le seconde sono considerabili come associazioni militari di notevole importanza. Ce ne sono ben tre, una per città-stato, sono rilevanti in quanto giocano un proprio ruolo nel corso della storia, obbligando il giocatore a scegliere a quale delle tre aderire. Anche il sistema di crafting è stato profondamente rivisto. Ci ritroviamo ad avere molte più abilità rispetto a quante ne avevamo in precedenza, ma le differenze non finiscono di certo qui. Una prima cosa da sottolineare sono le Tradecraft Leves, simili alle levequests ma con la differenza che riguardano il mondo del crafting. In precedenza, era richiesto di creare specifici oggetti, ma venivano anche dati i materiali necessari a farlo, mentre adesso ciò non avviene più.
Senza ombra di dubbio A Realm Reborn trae ispirazione dai capostipiti del genere MMO, in modo particolare World of Warcraft e Guild Wars 2. Questi due grandi titoli continuano a fare da maestri ad ogni nuovo MMORPG, ma quello che ci ritroviamo davanti non è una mera copia. Gli sviluppatori del nuovo Final Fantasy XIV hanno saputo sapientemente sfruttare le proprie esperienze, passate ed acquisite, per rimediare agli errori commessi con la versione originale. Tra l’altro, va considerato che gli elementi ispirati dai grandi maestri sono presenti sempre più frequentemente all’interno delle varie produzioni di questo genere. Quindi, vista la situazione, è errato parlare di “more of the same”. Particolarmente apprezzabili, inoltre, risultano i numerosi riferimenti allo storico brand da cui proviene il titolo, come per esempio la presenza delle Magitech Armor di Final Fantasy VI come cavalcature personali. Si tratta, però, di un elemento che a molti potrebbe dar fastidio, vista la facilità con cui potrebbe essere scambiato per semplice fanservice. Che sia così o meno, ritrovarci davanti i nostri ricordi del passato è stato sinceramente piacevole. Nel corso della fase alpha e delle varie fasi di beta testing, sono state aggiunte e modificate diverse cose fino al raggiungimento della versione definitiva commercializzata. Tuttavia, a quasi un mese dal lancio manca ancora totalmente il PVP, rendendo Final Fantasy XIV ancora incompleto. Ciò è un vero peccato considerando come un titolo di enorme qualità come questo debba perdere punti per una simile mancanza. In linea di massima, dal principio sino a quello che abbiamo adesso, il gioco è cresciuto in maniera positiva implementando ciò che più mancava alla prima versione. Ci ha fatto però dispiacere la rimozione di una feature presente durante l’alpha test, che mostrava il miglioramento del DPS di ciascun equipaggiamento (sull’attacco base), semplificando la scelta di cosa indossare. In ultimo, ma non per importanza, c’è da fare una piccola critica allo staff che gestisce la community. Le chat locali sono totalmente invase da bot che spammano all’infinito i loro siti di dubbia legalità per cercare di guadagnare soldi reali. Speriamo vivamente non si arrivi alla stessa situazione di Final Fantasy XI e che la problematica venga al più presto risolta.
Anche graficamente parlando, A Realm Reborn mostra un incredibile miglioramento rispetto alla sua prima versione. I modelli poligonali, le cutscene e le animazioni di personaggi e abilità sono veramente spettacolari. Una critica comune che si sente in giro su Final Fantasy XIV è “Ma non è un vero Final Fantasy”. Credeteci, nulla di più sbagliato. Le ambientazioni richiamano nettamente a quella perfezione a cui ci ha abituato il brand dalle sue origini, con paesaggi maestosi e piacevoli da esplorare.
È stato anche ottimizzato notevolmente il motore grafico del gioco. Ai tempi dell’alpha test, fu diffusa questa immagine (cliccare per ingrandire):
Come potete ben vedere, ai tempi i requisiti consigliati non erano dei più accessibili. Anche se il nuovo Final Fantasy XIV continua ad essere uno degli MMORPG con la richiesta di prestazioni più alta, le specifiche tecniche richieste sono molto più abbordabili. Noi della redazione abbiamo testato il gioco con un Intel Core i7-2600k e una GTX 580, riuscendo a restare sempre al di sopra dei 50 fps nonostante la grafica fosse settata al massimo possibile. Nota particolarmente dolente, invece, è da fare per quanto riguarda il comparto audio del gioco. Le varie soundtrack presenti all’interno del gioco sono di grandissima qualità, vantando ancora una volta il genio compositivo di Nobuo Uematsu. Ma le soundtrack da sole non bastano. Nel corso del gioco ci siamo ritrovati ad assistere a numerosissime cutscene in cui i personaggi non erano doppiati. È ammissibile che un gioco, dopo un anno di beta testing, ancora oggi sia privo di un doppiaggio completo? A nostro parere no.
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