Da diversi anni il retro gaming e sopratutto il ritorno a meccaniche ormai date per disperse da parte, sopratutto, delle software house indipendenti hanno portato a scontri ideologici sempre più ferrati tra coloro che credono nell’innovazione del media videoludico e coloro che pensano che ormai l’epoca d’oro dei videogiochi sia svanita e si sia finiti in un tunnel di prodotti commerciali e senza più un’anima.
I ragazzi di
Shiro Games hanno quindi deciso di prendere la palla al balzo nel tentativo di far avvicinare le due scuole di pensiero creando qualcosa che fosse allo stesso tempo un tributo alla storia dei videogiochi e una prova di stile che potesse avvicinarli alle meccaniche del gaming moderno. Fu così che il 4 Aprile di due anni fa approdò su Steam
Evoland.
Oggi però siamo qui per parlare del suo recente seguito dal sottotitolo lungo e simile ad uno scioglilingua:
Evoland 2: A Slight Case of Spacetime Continuum Disorder. Sarà riuscito questo secondo capitolo a bissare il successo dell’originale, riuscendo a proporre anche qualcosa di più di una semplice, seppur riuscita, miscellanea di citazioni? Scopriamolo assieme.
Sono tornato, sono tornato dal futuro.
Partiamo dunque dalla storia: nel primo titolo questo era forse uno dei punti deboli della produzione, molto raffazzonata, e tenuta insieme, diciamolo pure, con lo sputo, soltanto con lo scopo di giustificare un qualsiasi tipo di avventura che il gioco potesse proporre per poter sbloccare, passo passo, le varie meccaniche che nel tempo hanno caratterizzato buona parte del media.
Qui si è fatto un deciso passo in avanti.
La trama del gioco infatti ci vedrà costretti a viaggiare nel tempo grazie a delle misteriose pietre chiamate
Magiliti nel tentativo di salvare il mondo da una catastrofe che coinvolgerà demoni, un’impero in decadenza ed una terra ricca di misteri da svelare. Ovviamente la sceneggiatura pesca a piene mani da quanto di buono offerto dal genere dei JRPG (e non solo), tra cui senza dubbio
Chrono Trigger e
Final Fantasy VII(
impossibile non notare i vari riferimenti al cataclisma, Genova e sopratutto la società dei mercanti che è sostanzialmente una versione steampunk della Shinra) ma anche molti altri, non spiccando mai per originalità ma giustificando al meglio i cambi di stile all’interno del gioco, in maniera nettamente superiore a quanto visto con il primo capitolo, che sfruttava questi mutamenti soltanto per alcuni puzzle ambientali. Avremo infatti a che fare con un futuro tridimensionale, un passato in 16 bit ed un presente a 32 bit, più altre chicche che eviteremo di rivelarvi. Insomma il comparto narrativo, pur nella sua semplicità sta in piedi più che dignitosamente accompagnandoci serenamente per tutto il corso dell’avventura grazie anche a personaggi sì stereotipati e citazionistici ma anche discretamente interessanti nella maggior parte dei casi.
Teenage Mutant Ninja Squirrels
Ovviamente un paragrafo a parte è d’obbligo per tutto ciò che concerne il citazionismo di cui è pregno il titolo. Come detto, infatti, il progetto Evoland nasce come un tributo a quella che è la storia dei videogames, sia in ambito narrativo che per quanto concerne il gameplay. Ma andiamo con ordine partendo dal primo dei due.
Evoland 2 è un concentrato spettacolare di riferimenti velati ed espliciti non solo al mondo dei videogame, ma anche al cinema, all’animazione ed a tutto quello che ha caratterizzato la cultura pop negli ult
imi 30 anni. Si passa infatti da rielaborazioni della storia “
Ero un’avventuriero come te, per poi essermi beccato una freccia nel ginocchio” sino a piante carnivore rosse a pois bianche nei vasi di molte case per arrivare ad una squadra di scoiattoli ninja dalle bandane rosse, arancioni blu e viola. Ma questo e solo l’inizio. Ancora più eclatanti sono i continui rimandi ai generi videoludici nel gameplay. Il primo gioco infatti, per quanto interessante, si limitava a riprendere meccaniche tipiche degli
Zelda, dei JRPG di stampo classico e di qualche Hack ‘n Slash alla
Diablo. Il budget maggiore di questo secondo capitolo ha permesso agli sviluppatori di dare libero sfogo ai propri sogni e ai propri ricordi. Si passerà per beat ‘em up a scorrimento, a fasi platform, momenti da fighting game con tanto di
Hadouken e
Shoryuken urlati a squarciagola da
l protagonista fino a dei veri e propri momenti da sparatutto a scorrimento verticale e a delle fasi di puzzle solving degne del miglior
Professor Layton.
Parlare del gameplay del titolo non è quindi facile, vista la sua natura estremamente mutevole e, in ambito di recensione, a rischio
spoiler. Sarà quindi opportuno concentrarsi su alcuni dei cardini legati alle meccaniche di gioco. Per buona parte, il titolo ricalca un classico
Zelda per il Combat System e un
Final Fantasy per ciò che concerne la mappa di gioco (c
he esplode in tutto il suo splendore specialmente nelle fasi in 3D) e l’esplorazione di città e villaggi. A questo vanno aggiunte ovviamente le neo introdotte meccaniche legate alla collaborazione con i membri del party che saranno utili sia in combattimento che al di fuori di esso per aiutarci a risolvere alcuni semplici enigmi ambientali.
Fiore all’occhiello della produzione sono però senza dubbio le boss fight. Numerose e, con il passare del tempo sempre più originali e fuori di testa. Eviteremo quindi di fare esempi troppo espliciti per rovinarvi la sorpresa su questa parte del gioco. Purtroppo però un piccolo neo ovviamente non può mancare. E purtroppo non è neanche così piccolo visto che in alcuni casi potrebbe inficiare in
maniera troppo negativa nell’esperienza di gioco.
La reattività dei comandi non è spesso delle migliori, in alcuni casi troppo lenta ed in altri addirittura troppo responsiva. Capiterà infatti che verremo colpiti dai nemici perché, nonostante la pressione repentina del taso d’attacco, il colpo potrebbe non partire immediatamente. Oppure potremo finire in un cumulo di spuntoni affilati proprio perché il personaggio non si fermerà tempestivamente. Il che potrebbe risultare fatale in più di un’occasione.
Gli anni passano ma tu non sembri invecchiato di un giorno
Altro punto forte della serie è sicuramente l’evoluzione stilistica del titolo con il trascorrere dell’avventura, passando da una manciata di pixel in verde e nero fino ad un mondo in un 3D dai colori brillanti e d
alle forme cartoonesche. La trama in questo caso giustifica i cambi di stile ma purtroppo ne lascia in disparte alcuni per focalizzarsi su alcuni archetipi principali. Un peccato ma comprensibile viste le finalità. Insomma pochi ma buoni. Anzi molto buoni. Ogni stile è riprodotto alla perfezione e le parti in 3D sono una gioia per gli occhi. Interessante inoltre l’idea di rendere il mondo tridimensionale sferico sia nella world map che all’interno di zone abitate e dungeon.
Stonano quindi in queste fasi un menù e, sopratutto, una barra della salute legati allo stile antecedente. Per quanto concerne il comparto tecnico il gioco scorre fluido nella stragrande maggioranza dei casi con alcuni evidenti cali nelle fasi più concitate, come ad esempio una boss fight piena di esplosioni a schermo. Il comparto sonoro fa il suo dovere con una
soundtrack molto più elaborata, variegata ed orecchiabile della precedente, di cui mantiene essenzialmente due pezzi facilmente riconoscibili: quello dedicato alla world map e quello per le boss fight.
Verdetto
8.5 / 10
Grande Giove!
Commento
Pro e Contro
✓ Storia semplice ma funzionale
✓ Citazionismo sfrenato ma intelligente
✓ Una vagonata di nuovi generi
✓ Comparto artistico ineccepibile
✓ Boss fight ben fatte ed originali
x Cali di frame nelle situazioni più concitate
x Reattività dei comandi non sempre ineccepibile
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