Col passare del tempo i videogiochi sono riusciti a toccare argomenti sempre più complessi e delicati, rompendo alcuni tabù con eleganza ed imponendosi come vero e proprio metodo di comunicazione multimediale. A intraprendere questa strada ci hanno provato anche i ragazzi di White Paper Games che, con il loro Ether One, hanno deciso di trattare il tema della demenza senile tramite un’avventura grafica realizzata con la sempre più duttile tecnica del Cel Shading. Saranno riusciti nel loro intento oppure ci troviamo di fronte ad un’occasione sprecata? Scopritelo nella nostra nuova recensione. Ricordiamo che Ether One è disponibile per PC e PlayStation 4 al prezzo di 19.90€ e che è stato il titolo di punta per gli abbonati al servizio PlayStation Plus nel mese di maggio.
Versione testata: PlayStation 4
La storia di Ether One narra l’avventura di un medico del futuro che, grazie ad una particolare tecnologia, riesce a penetrare nei ricordi di un’anziana signora malata di demenza senile per cercare di curarne la patologia. La trama, per quanto inizi in modo abbastanza lento, riesce a catturare dopo poche decine di minuti grazie ad un’atmosfera poetica ed affascinante, accompagnando il giocatore sino al termine della storia e riuscendo a coinvolgerlo grazie a dialoghi di qualità e ad un forte messaggio di fondo sempre presente. Ether One, inoltre, può essere giocato con due tipi di approccio: uno legato alla soluzione di enigmi e un altro prettamente Story Driven. Quest’ultimo metodo di gioco, come suggerisce il nome, è strettamente legato allo sviluppo della trama, lasciando scarsa libertà al giocatore a favore di una narrazione dal ritmo fluido e controllato. La trama principale, se affrontata direttamente, garantisce una longevità di 4-5 ore di gioco che, però, possono anche raggiungere le 7 se si decide di esplorare a fondo ogni area di gioco e di affrontare tutti gli enigmi presenti all’interno del titolo.
Come spesso accade per i titoli che fanno della storia il loro punto focale, anche il gameplay di Ether One è ridotto all’osso. Il titolo targato White Paper Games è fondamentalmente caratterizzato da una serie di enigmi che, se superati, permetteranno di accedere a nuove aree e daranno accesso a particolari proiettori contenenti frammenti del passato dell’anziana signora. Questi enigmi consistono spesso nel recuperare determinati oggetti, analizzarli approfonditamente e usarli per sbloccare nuove aree. La complicazione arriva quando scopriamo di poter portare con noi solamente un oggetto alla volta, rischiando quindi di lasciare indietro alcuni oggetti all’apparenza inutili per raccoglierne altri effettivamente privi di qualsiasi utilità. È comunque possibile entrare, tramite la semplice pressione del tasto triangolo, in una particolare stanza dove potremo depositare un limitato numero di oggetti da poter recuperare all’occorrenza. Bisogna constatare, inoltre, come alcuni enigmi siano particolarmente ostici da risolvere, tenendo occupato il giocatore e spingendolo a riflettere a lungo e ad analizzare a fondo ogni area di gioco.
Sotto il profilo tecnico Ether One riesce a stupire grazie ad una grafica realizzata in Cel Shading ottimamente curata e caratterizzata da un ottimo bilanciamento dei colori. Anche il comparto sonoro, grazie alle splendide musiche di Nathaniel Apostol (Project Zomboid), contribuisce a coinvolgere il giocatore e a condurlo attraverso una storia delicata e ricca di emozioni. Peccato per la recitazione dei personaggi, in particolare per la voce della dottoressa che ci accompagnerà tramite auricolare per tutto il viaggio, che non convince appieno e appare spesso sfasata rispetto ai sottotitoli, presenti tra l’altro solo in lingua inglese. Ad ogni modo il lavoro svolto da White Paper Games è da elogiare visto il budget della produzione molto limitato e la scarsa esperienza all’interno del settore videoludico.
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