In un ambiente bianco e senza confini, situato a metà strada tra il sogno e la realtà, un’entità sfugge allo scorrere del tempo vegliando sul mondo degli umani. Il suo etereo sguardo si è da tempo posato sulla figura di un uomo, un detenuto delle prigioni di Coldridge.
“Corvo…” mormora tra sé e sé “…sei davvero una persona interessante: io sono più vecchio delle pietre su cui è stato fondato il vostro impero e leggo il fato delle persone con la stessa facilità con cui una balena nuota nel vasto oceano, tuttavia con te è sempre stato diverso.
Hai avuto la possibilità di modificare il tuo destino, ma la tua lealtà all’imperatrice ti limitava, facendoti percorrere sempre la strada migliore per l’impero, rendendoti prevedibile e poco interessante, ma ora tutto è cambiato! La colpa della morte dell’imperatrice è stata fatta ricadere su di te, la legittima erede al trono è dispersa e l’intero ordine della città è stato sovvertito dall’epidemia e dai piangenti… proprio un bel palco su cui esibirsi, non trovi Corvo?”
All’improvviso una nuvola di fumo nero compare in questo mondo vuoto, e rapidamente assume delle sembianze umane, mentre il muto dialogo prosegue: “Spogliato del tuo onore ed assetato di vendetta, forse ora sei pronto per il mio dono…”
Per chi non lo sapesse, lo Steampunk è un filone narrativo in cui all’interno di un’ambientazione storica, spesso ottocentesca, vengono anacronisticamente inserite tecnologie più moderne, alimentate però a vapore (steam, in inglese). Nel sottotitolo di questo paragrafo ho voluto riprendere questo termine modificandolo con quello che per l’appunto è l’elemento più importante nel mondo di Dishonored: l’Olio di Balena.
Questo importante elemento infatti potenzia qualsiasi apparecchiatura presente nel gioco, dai semplici ascensori ai più complessi muri di luce, che rilevano il campo elettromagnetico emesso dalle persone e sono in grado di distinguere tra persone autorizzate o meno, “friggendo” e trasformando in cenere istantaneamente queste ultime.
Tutti questi elementi sono stati sapientemente introdotti dai ragazzi degli Arkane Studios nella complessa ambientazione in cui si svolge il gioco: l’Isola di Gristol dell’Impero delle Isole, e più precisamente la sua capitale: Dunwall.
Liberamente ispirata allo stile dell’Inghilterra vittoriana, e con diversi riferimenti proprio alla città di Londra (Kaldwin’s Bridge in primis), questa città colpisce grazie al suo design originale e alla sua malsana atmosfera di degrado. Inoltre può essere esplorata in 3 dimensioni, e questa complessa struttura di vicoli, abitazioni e tetti che forma la città è stata ulteriormente arricchita di oggetti collezionabili, come rune ed amuleti d’osso – che potenziano il protagonista – o documenti in grado di farci conoscere meglio la storia della città e persino informazioni importanti sulla missione in corso.
Ovviamente l’esplorazione della città non é priva di pericoli, e ci troveremo ad affrontare, oltre alle diverse misure difensive, anche svariate tipologie di nemici, dalle sfortunate vittime della peste chiamati “piangenti” ai pericolosi Tallboy, le guardie armate di arco con frecce esplosive e dotate di lunghi trampoli, a cui devono il loro nome. Guardando nel caos della città potremmo comunque notare degli estratti di vita quotidiana, che ci mostrano come le persone normali cerchino di fare il loro meglio per sopravvivere. Il fine agglomerato di questi elementi rende la città, nonostante l’ambientazione fantasy, estremamente realistica.
Corvo ed il Marchio dell’Esterno
Corvo Attano, ex Protettore Reale, dopo aver assistito impotente all’omicidio dell’imperatrice davanti ai suoi occhi, non riesce ad impedire il rapimento della legittima erede, ed è lasciato da solo a subire la falsa accusa di tradimento ed omicidio.
Liberatosi dalla prigionia grazie ad un gruppo di lealisti, la notte stessa dalla fuga incontra in sogno la misteriosa figura de “l’Esterno”, una specie di divinità che decide di donare a Corvo l’accesso ai suoi poteri. Da questo momento il protagonista, sfruttando il marchio sulla sua mano sinistra, potrà utilizzare diversi incantesimi, primo fra tutti la possibilità di compiere un balzo che lo trasferisce istantaneamente ad una breve distanza.
Attraverso l’utilizzo di alcune speciali rune sarà possibile ottenere altre capacità, come quella di rallentare il tempo, attivare una visione oscura in grado di percepire altre entità attraverso i muri o di possedere fisicamente animali o persino altre persone.
La mano sinistra, oltre agli elementi magici, viene anche sfruttata per gestire gli elementi tecnologici di supporto, come la balestra e le granate.
La mano destra invece è utilizzata per attaccare o difendersi con la spada.
Come ulteriore potenziamento del personaggio, ci sono poi degli amuleti d’osso, in grado di variarne le capacità. L’utilità di questi accessori varia tuttavia enormemente, poiché alcuni amuleti sono utili solo se utilizzati in coppia, mentre altri sono estremamente utili anche da soli. Ad esempio recuperare l’amuleto che aumenta la probabilità di trovare ratti bianchi serve a poco senza quello che permette di possederli più a lungo dei ratti normali e/o senza l’abilità di possessione. Al contrario sono utilissimi l’amuleto che aumenta del 20% il mana o quello che lo fa rigenerare più velocemente. Poiché ad ogni partita se ne possono recuperare solo 26 (dei 36 disponibili), è facile intuire che potremmo trovarci di fronte a due partite con un andamento molto squilibrato.
Corvo dovrà sfruttare le sue abilità per aggirarsi nelle varie zone della città alla ricerca dei suoi bersagli, e proprio qui il titolo esprime al meglio il suo potenziale, concedendo al giocare una grande libertà di esplorazione ed un gran numero di percorsi da seguire per muoversi attraverso la città. Questa grande possibilità di scelta aumenta la rigiocabilità, poiché stimola a scoprire tutte le varie vie di accesso, che cambiano a seconda dei potenziamenti acquisiti nella partita in corso.
Una volta raggiunta l’area del bersaglio il gioco ci rimetterà davanti ad una scelta: se uccidere semplicemente il bersaglio o liberarci di lui utilizzando intrighi e stratagemmi, opzione che ci permetterà di proseguire senza destabilizzare eccessivamente l’ordine già precario della città.
Ma non sono solo questi aspetti ad avere effetto su Dunwall: qualsiasi cadavere lasciato incustodito finirà per attirare dei ratti, che nutrendosi del cadavere prolificheranno e spargeranno il morbo sempre di più, spegnendo la speranza nel cuore delle persone e facendo sì che la città risulti sempre più cupa e condannata ad un triste destino.
Dishonored è un gioco che non offre sostanziali novità. Sembra che gli sviluppatori abbiano preso e cercato di amalgamare elementi di altri giochi senza però risultatre un clone: il risultato finale premia i loro sforzi.
Il sistema di gioco con una mano per gli incantesimi e l’altra per le armi ricorda molto Bioshock (senza dimenticare Dark Messiah of Might and Magic), lo stile furtivo fa tornare alla mente giochi come Thief, l’esplorazione ed il libero arbitrio omaggia Deus Ex… insomma tutti titoli di grande spessore, dai quali gli sviluppatori sono riusciti ad estrarre un’avventura che, se giocata con uno stile adeguatamente furtivo, potrà tenerci impegnati per una dozzina di ore e forse più, perché lascia comunque spazio ad una discreta rigiocabilità.
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