Recensione Deus Ex: Human Revolution

Ormai siamo nel 2027 e se qualcuno solo cinque anni fa mi avesse detto che sarei finito per diventare il capo della sicurezza della Sarif, probabilmente gli avrei riso in faccia. Io, Adam Jensen,  capo della sicurezza di una industria leader nella produzione di protesi cibernetiche… Se non fosse stato per quell’incapace del mio superiore sarei ancora negli SWAT a fare il mio dovere, e se non fosse per Megan, o meglio la rinomata dottoressa Megan Reed,  probabilmente starei ancora cercando un lavoro. Non vado fiero del fatto che il mio nome sia stato suggerito da Megan, ma sono determinato a fare del mio meglio per dimostrare al signor Sarif che la sua fiducia è ben riposta.
Megan mi avvisa che è quasi pronta a partire, oggi devo accompagnarla ad un convegno dove annuncerà al mondo che sono in procinto di fare una sensazionale scoperte scientifica e dovrò stare attento ai numerosi movimenti che considerano il “potenziamento umano” una pratica innaturale e talvolta anche blasfema. Io non saprei bene da che parte schierarmi, so per certo che le parti potenziate possono donare capacità sovrumane, ma non rinuncerei mai ad un mio arto naturale, specialmente considerando che dovrei assumere dei farmaci anti-rigetto per il resto della vita. Megan è pronta, è ora di partire…

La rivoluzione umana prima di Deus Ex

Deus Ex: Human Revolution è il prequel del famosissimo Deus Ex sviluppato da Ion Storm nel 2000, a cui seguì, senza altrettanto successo, Invisibile War nel 2004. Difatti si nota abbastanza subito come dai potenziamenti acquisibili sono stati tolti tutti i riferimenti alle nanomacchine (probabilmente una tecnologia sviluppata dopo il 2027) e come, nonostante il gioco sia ambientato nel futuro, rispetto al primo Deux Ex le città, le ambientazioni e lo stile “culturale” mantengono comunque un look più contemporaneo.

Umani da revisionare

Sempre riguardo i potenziamenti, invece di essere dei moduli in grado di istruire le nanomacchine presenti nel corpo, a volte da trovare nelle mappe di gioco o come ricompensa di alcune missioni, in questo gioco si inizia con tutti i potenziamenti già disponibili nel proprio corpo e solo quando il nostro corpo sarà pronto ad attivare queste funzionalità, ci sarà concesso di utilizzare appieno le nostre capacità. In termini di gioco questo si traduce con l’acquisizione di 5.000 punti esperienza o l’utilizzo di un Kit Praxis in grado di sbloccare forzatamente uno di questi potenziamenti.
I potenziamenti si possono dividere in 5 categorie: Sociale, Combattimento (mira migliorata e resistenza danno), Stealth (invisibilità e movimento silenzioso), Hacking (analisi e  hacking torrette ) ed Esplorazione (sfondamento muri e corsa duratura). Non ho citato alcun esempio per gli Hacking sociali per il semplice fatto che esiste un solo potenziamento a riguardo, un kit in grado di analizzare l’interlocutore e di riferirci elementi caratteriali e di influenzarli con dei ferormoni.
Proprio il fatto che sia presente un solo potenziamento sociale mette in rilievo quello che è un punto debole di questo Deus Ex rispetto al primo, del quale non finirò mai di citare ad esempio di ottima interazione anche sul piano sociale il bambino orfano vicino al distributore della seconda missione di Deus Ex, che se trattato bene riferiva di aver visto degli uomini digitare un codice alla macchinetta prima di sparire dietro di essa, e quando si provava ad inserire il codice dato dal bambino dietro alla macchinetta si apriva un passaggio segreto contenente oggetti bonus.
Tutta questa interazione tra giocatore e “civili” non è assolutamente presente, e l’unico modo per ottenere dei codici si limita alla lettura di e-mail e palmari (operazione abbastanza inutile, perché di solito anche avendo il codice si tende a hackerare comunque il dispositivo per ottenere i punti esperienza).

Do not fu*k the (gameplay) system

Parlando del sistema di gioco di quest’ultima iterazione di Deus Ex, la tradizione della serie non è delusa. DE: HR prevede un’inquadratura per la maggior parte in prima persona, che cambia in terza nel momento in cui decidiamo di strisciare lungo un muro o un mobile per ottenerne copertura o per sbirciare dietro un angolo. Durante la storyline il giocatore sarà chiamato a svolgere una serie di missioni, il tutto contornato da quest opzionali che vanno dalla semplice commissione a vere e proprie infiltrazioni.
Lo stile delle sparatorie è più o meno quello di un FPS, ma l’alto danno dei proiettili dei nemici scoraggia l’utilizzo della tattica “sfonda il muro e spara a tutti”, facendo preferire il classico approccio stealth, di cui infatti il gioco ci riempie di possibilità di potenziamento.
Un’ottima combinazione con lo stile stealth è per forza di cose il miglioramento delle abilità di hacking, che ci permette di disattivare le telecamere e di sbloccare delle porte che altrimenti dovremmo aggirare.

Hacking come non lo avevate mai visto

Le sessioni di hacking altro non sono che un minigioco che consiste nel cercare di raggiungere delle backdoor attraversando vari nodi intermedi: per ogni nodo toccato c’è una possibilità che il sistema si accorga dell’intrusione e inizi una scansione, partendo dal proprio punto d’accesso e cercando il nostro. Scopo del minigioco è dunque quello di raggiungere tutte le backdoor prima di essere sorpresi ed espulsi dal sistema. Il tutto accentuato dalla possibilità di accedere ad archivi esterni per ottenere dei bonus come esperienza, soldi, nuke (software anti-rilevamento) e worm (software che bloccano il rintracciamento del computer), la possibilità di rinforzare i propri nodi per depistare il rintracciamento di qualche secondo e via dicendo, il tutto in tempo reale, alternandosi tra l’attivazione di due nuovi nodi e il rinforzo di altri tre cercando di saettare col controller da un nodo all’altro prima che l’efficiente computer centrare raggiunga il nostro punto di accesso.
Insomma, un ottimo “giochino” in grado tanto di far dannare che di regalare delle discrete soddisfazioni. Un ottimo lavoro da parte di Eidos.

Troppo forte anche per i nemici del futuro(?)

Finché non verrete scoperti, l’IA delle guardie si limita all’evidente: a meno che non vedano (o sentano) qualcosa di sospetto, continueranno una ronda fissa, senza accorgersi neanche che le altre 4 sentinelle della stanza sono sparite nel nulla. Personalmente mi sarei aspettato in tutto il gioco almeno una dozzina di guardie a coppie che ad un certo punto del loro percorso si facevano un cenno per dire che tutto fosse a posto, e addirittura qualche guardia che ogni manciata di minuti dovesse far rapporto alla base via radio. Un vero peccato.
L’IA non eccelle neppure dopo essere stati scoperti, i nemici – pur sfruttando le coperture –  non sono organizzati e a meno di trovarsi in un posto sbagliato è facile cavarsela semplicemente uscendo allo scoperto per sparare e poi ripararsi dietro la copertura fino a quando la salute non si sarà rigenerata abbastanza da sporgersi di nuovo per uccidere un altro nemico.
Anche se l’IA dei boss è migliore ed è personalizzata in base alle loro abilità e al loro carattere, la mancanza di strategie precise, fasi di combattimento ed interazione fa perdere molto all’enfasi dello scontro.

Verdetto
8 / 10
L'inizio di un'epica avventura
Commento
Nonostante alcune imperfezioni, Deus Ex: Human Revolution rappresenta per qualità, per longevità e per giocabilità un prodotto in grado di soddisfare le esigenze degli appassionati di lungo corso di una saga storica come quella di Deus Ex e di chi vuole vivere un’esperienza di gioco soddisfacente ed unica.
Pro e Contro
Splendida ambientazione cyberpunk
Minigioco di hacking appassionante
Un degno Deus Ex

x IA nemica insoddisfacente
x Grafica datata, comunque stilosa
x Gestione energetica da migliorare

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