Avevamo lasciato la serie di
Dead Rising nell’ormai lontano 2013, al debutto di
Xbox One, con una performance non proprio convincente, figlia dei titoli di lancio di una nuova console. A distanza di 3 anni, quasi inaspettatamente,
Capcom Vancouver riesuma Dead Rising e il suo protagonista storico, per un nuovo viaggio nel cuore di quella Willamette che fu teatro degli eventi del primo episodio della serie. Saranno riusciti con
Dead Rising 4 a correggere gli errori di “gioventù” e rendere giustizia al povero
Frank West? Scopritelo nella nostra recensione.
Versione testata: Xbox One
L’alba dei morti dementi
Sono passati 16 anni ormai dallo scandalo di Willamette e dall’apocalisse zombie che colpì il piccolo paesino del Colorado, eventi portati alla luce grazie al reportage di Frank West, fotografo freelance che documentò il tutto. Appesa la macchina fotografica al chiodo e diventato un rinomato professore universitario, l’instancabile Frank viene trascinato da
Vicky (
una sua studentessa) nuovamente a Willamette, la quale è convinta che all’interno di una base militare segreta siano in atto degli esperimenti sugli zombie, confermando che il pericolo di una nuova epidemia è ancora possibile. Poco convinto, e per nulla felice di partecipare a questa “escursione”, Frank dovrà ricredersi, scoprendo che i timori di Vicky sono reali e aprendo le porte all’occasione di raccontare ancora una volta una grande storia, fra intrighi, zombie e psicopatici.
Uno dei punti critici del precedente capitolo era proprio la storia, un racconto decisamente sottotono, che sentiva il peso dei precedenti episodi e non riusciva mai ad ingranare completamente
. Dead Rising 4 sembra raccogliere questa pesante eredità senza far nulla per migliorare la situazione. Di base ci troviamo di fronte ad un racconto sopra le righe, trash e scanzonato proprio come i suoi predecessori, con buoni presupposti e tante idee (
sulla carta). All’atto pratico però, nel corso delle 10 ore (
al netto di tutti gli extra e detour vari)
si ha come l’impressione che la storia non riesca ad esprimersi in alcun modo, così come il fluire degli eventi sappia di già visto finendo per annoiare dopo poco, a causa della poca varietà di situazioni e del poco appeal. Anche Frank West,
matador instancabile del primo capitolo, qua appare “stanco” e poco inquadrato nel ruolo di rinnovato protagonista.
Chi non muore, si rivede
Nel corso degli anni Dead Rising ha subito anche diversi cambiamenti,
in una progressiva involuzione, episodio dopo episodio,
da survival horror dalla vena action ad action adventure nudo e crudo, perdendo del fascino da titolo “difficile e tosto” da portare a termine. Se già in DR3 a
vevamo visto un addolcimento generale delle varie meccaniche, qua ci troveremo a dire definitivamente addio ai casi e all’incombenza del tempo che scandiva la progressione della storia, che obbligavano a compiere certe azioni entro un tempo limite, abbracciando una più comune e semplicistica struttura a capitoli. Altri sintomi di questo imbonimento li troviamo nel cambio di alcuni elementi come i superstiti, adesso semplici eventi secondari da portare a termine per potenziare i rifugi, safe zone nel quale trovare equipaggiamenti vari, o
negli psicopatici, vere e proprie boss fight con tanto di storyline, che qua passano in secondo piano rispetto al passato, diventando solamente un pretesto per allungare il tutto.
Ma non si fanno solamente passi indietro nelle meccaniche del gioco. È infatti possibile notare un netto miglioramento nel sistema di controllo e nella gestione dell’inventario, che
adesso usa un modo più dinamico per passare al volo tra un’arma e l’altra, adesso divise per categoria (
bombe, mischia o da fuoco) e facilmente equipaggiabili in maniera rapida, così come la creazione delle nuove armi, combinando insieme 2 tipologie per crearne una terza ancora più letale, è attivabile avvicinandosi all’oggetto che desideriamo (
lo stesso vale per i veicoli), riducendo così tempi morti o continui viaggi ai banchi di lavoro.
L’azione resta frenetica e si concentra sulla continua carneficina di zombie usando le armi più impensabili. Uccidendo i non morti sarà possibile ottenere punti esperienza che possono essere impiegati per potenziare le abilità di Frank in 4 diversi campi d’azione, sbloccando nuove possibilità che ci renderanno, ancora di più, letali macchine da guerra. A sottolineare la nostra supremazia
potremo indossare degli utili esoscheletri, che andranno a migliorare le nostre mosse e la portata dei colpi, indispensabili non solo contro gli “erranti” ma anche soldati e nuove razze di non morti che avremo modo di incontrare durante il gioco. L’esoscheletro potrà essere potenziato a sua volta combinando gli oggetti sparsi in tutta Willimette o
utilizzando armi esclusive equipaggiabili solamente con l’armatura. Per limitare la troppa superiorità dell’esoscheletro rispetto al resto dell’armamentario, una volta indossato saremo soggetti ad un timer che ne determinerà l’usura e la sua autodistruzione al suo termine.
Frank West potrà sfruttare poi
le sue doti da fotoreporter per immortalare i momenti più salienti della sua avventura sfruttando appunto la macchina fotografica. Questa non sarà usata solamente come in passato per scattare foto alle atrocità di Willimette ma
anche per risolvere alcune indagini forensi, impiegando sul campo dei filtri speciali, come uno UV per “scovare” fluidi corporei o una pratica lente per vedere al buio. Nulla di particolarmente innovativo e a tratti fin troppo guidato, ma almeno si tratta di qualche piccola aggiunta che spezza piacevolmente il ritmo tra un massacro e l’altro.
It’s the most wonderful time of the year
Dead Rising 4 si appoggia nuovamente ad una struttura sandbox, un piccolo open-world all’interno del quale potremo muoverci liberamente portando caos e distruzione con il nostro passaggio.
Le dimensioni eguagliano all’incirca quelle del terzo capitolo, con un’area centrale dedicata al
Willamette Memorial Megaplex Mall e un “anello” urbano suddiviso in zone. Sebbene la mappa richieda tempo per essere esplorata nella sua interezza, obbligando spesso a ricorrere ad un mezzo per gli spostamenti,
gli sviluppi del gioco riescono a rendere la progressione delle nuove location abbastanza costante. Anche la presenza di scorciatoie aiuta a ridurre i tempi fra uno spostamento e l’altro, senza far pesare troppo l’assenza di un viaggio rapido che avrebbe reso l’esperienza complessiva più godibile.
Dedicandoci all’esplorazione di Willamette sarà possibile concederci momenti di relax ammazzando nei modi più impensabili le orde di zombie, magari fermandoci a raccogliere i collezionabili (
molti dei quali utili per conoscere alcuni risvolti della storia) o prendere parte ad alcuni degli eventi che si attiveranno non appena raggiungeremo determinate zone.
Se vi state chiedendo dov’è finita l’amata modalità cooperativa, beh dobbiamo darvi una brutta notizia: è morta. Al suo porto però troviamo
un’altra modalità multigiocatore pensata per far collaborare 4 giocatori in un gioco alla sopravvivenza all’interno del mastodontico centro commerciale di Willamette. Paradossalmente, sebbene segua le linee guida dettate da questo nuovo capitolo,
questa modalità online riesce a tirare fuori quegli aspetti “survival” che nel gioco principale sono ormai andati persi. I giocatori si troveranno a collaborare nei vari episodi disponibili, con semplici sotto trame ed eventi a tempo nei quali dovranno cercare di sopravvivere il più a lungo. Le safe house diventeranno alleate preziose dove prepararci per affrontare i non morti, mentre un sistema di crescita (
totalmente indipendente da quello della storia personale) permetterà di ottenere abilità che ci consentiranno di avere la meglio contro i nostri nemici il più a lungo possibile. A fine partita ogni giocatore verrà ricompensato in base a come si è comportato in battaglia, ottenendo preziosi punti extra per ogni encomio ottenuto.
Nonostante il buon funzionamento di questa modalità,
dispiace veder tagliata la coop dalla campagna principale, dato che fin dalla sua introduzione aiutava notevolmente il gioco, aggiungendo quel quid in più che lo contraddistingueva da altri titoli analoghi.
50 sfumature di morte
Anche sotto il profilo tecnico è giusto spendere qualche parola sull’opera ultima di Capcom Vancouver.
Sebbene il colpo d’occhio non impressioni, facendo sembrare pochi i progressi fatti rispetto al precedente capitolo,
in realtà qualche miglioria la si nota dopo qualche tempo passato a giocare. In generale ci troviamo di fronte ad un titolo più solido, con un
innalzamento della risoluzione a 900p rispetto ai 720p di Dead Rising 3 e
un frame rate più stabile, tendenzialmente saldo sui 30 fps anche nelle situazioni più caotiche. La mole di poligoni a schermo aumenta sensibilmente, e nonostante il livello di dettaglio o la pulizia rimangano ancorate al passato, il numero di nemici a schermo riesce surclassare il predecessore.
Con tanta carne sul fuoco
non mancano però numerosi problemi grafici, fra compenetrazioni, bug e chi più ne ha più ne metta, obbligando in alcuni casi a riavviare dal checkpoint precedente sperando di sistemare la situazione.
Sottotono invece il doppiaggio che alterna alti e bassi nel livello recitativo, e anche questo aspetto non è esente da problemi di natura tecnica (
sparizioni improvvise della traccia parlata, ripetizioni di parole, ecc), dando l’impressione di trovarsi di fronte ad un titolo che necessita di diverse correzioni in vari aspetti del gioco.
Verdetto
7.5 / 10
Gli zombie sono come il pesce, dopo 3 giorni puzzano
Commento
Pro e Contro
✓ Gameplay semplice ed immediato
✓ Armi fuori di testa
✓ Modalità online divertente...
x ...ma si sente l'assenza della coop
x Storia sottotono
x L'essenza di DR si è persa negli anni
x Bug tecnici e sonori
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