Guidare la moto e il Sogno Americano, la Route 66 e l’asfalto rovente, il rombo del motore e la giacca di pelle che sbatte al ritmo del vento. Una vita da Centauro, la vita di chi venera la libertà. Days Gone è la prima, vera incarnazione in pixel di questo stile di vita, una pietra miliare del videogioco On The Road. Quello che è stato Kerouak per la letteratura, o Easy Rider per il cinema, Days Gone è e sarà lo stesso per il videogioco. Siamo davanti a un ambizioso esperimento da parte di Sony Bend Studio che di sicuro non si è risparmiata nel costruire un’esperienza di gioco dal forte impatto emotivo e ricca di approcci differenti alle situazioni di gioco.
Un passato tormentato
Deacon St. John, Deek per gli amici, è un tenebroso uomo sulla trentina. Un sopravvissuto, un reietto mercenario che vive senza regole dopo la devastante epidemia che ha trasformato buona parte della popolazione in Furiosi, o Zombie per i puristi. Deacon vive perennemente nel ricordo di una vita passata, perduta, che lo tormenta in ogni sua linea di dialogo. Un uomo dai mille rimpianti, che poi alla fine è uno solo: non essere stato accanto alla moglie nei suoi ultimi momenti di vita.
Il gioco rubacchia in modo totalmente inefficace l’introduzione di The Last of Us, quella che tanto ci ha fatto affezionare a Joel in un microsecondo. Fa quasi ridere che entrambe le persone care perse dai due protagonisti durante una epidemia Zombie si chiamino Sarah. Il debito di Days Gone nei confronti del sopracitato gioco di Naughty Dog è evidente. Dal gunplay al sistema di crafting, passando per quelle strazianti scene che solo un mondo allo sbaraglio può generare, pare strano che Sony abbia accettato, e probabilmente richiesto, alcune features di gioco così simili a quelle di un’altra sua esclusiva.
Voglio che sia chiaro, però: Il personaggio di Deacon è infinitamente più interessante di Joel e, in generale, di metà dei protagonisti maschili negli ultimi 20 anni di videogiochi. Siamo di fronte a un vero essere umano con un background dettagliatissimo da motociclista, da criminale di una gang, da persona follemente innamorata e un po’ meno follemente amata. C’è uno straordinario divario tra le personalità di Deacon e Sarah che funziona come il gorgonzola dolce con il miele di castagno. Avrei preferito vedere come prima scena del gioco uno di quei flashback meravigliosamente realistici che il gioco offre solo dopo le prime fasi, come quello in cui Deek è riluttante a raccogliere i fiori per Sarah. Non veramente per il macismo che lui sostiene di dover difendere, ma in fondo perché ha solo paura di romperli.
Purtroppo, A livello narrativo il vero problema di Days Gone sono quelle scene cliché fatte apposta per attirare il grande pubblico o per veicolare emozioni in un modo un po’ cheap. È chiaro che in un gioco AAA siano quasi necessarie, ma mai sono sembrate più forzate. La differenza tra le scene ben scritte e quelle meno interessanti è evidente ed è forse la dimostrazione di quanto sia difficile mantenere costante la progressione di un titolo Open World dai valori produttivi così alti.
Guida Apocalittica per Motociclisti
Days Gone, come forse avrete capito, è un gioco di contrasti. Per ogni cosa che funziona, ce n’è una che funziona meno bene. Per ogni meccanica introdotta, c’è sempre troppa poca profondità nel suo utilizzo. Eppure, nonostante una mancanza generale di pulizia, Quella di Deacon è un’avventura che scorre piacevolmente per tutta la durata del gioco. L’alternanza giorno-notte è centrica nella natura sandbox del titolo. Con la luce del sole o senza, e in base al tipo di nemici che si andranno ad affrontare, gli approcci dati a disposizione del giocatore possono risultare più o meno efficaci. In generale, trovarsi senza benzina, di notte, a 5 km dal campo più vicino, è una situazione da evitare, ma che mette alla prova il giocatore in un modo sano e ha, in definitiva, creato le situazioni più interessanti durante il mio playthrough. Ciò nonostante, il gioco si rompe non appena si scoprono le lacune della pessima intelligenza artificiale di Furiosi e umani. Dal momento in cui le mancanze della IA vengono allo scoperto, la noia è dietro l’angolo durante gli scontri, complice anche un sistema di mira dimenticabile.
Trovarsi senza benzina, di notte, a 5 km dal campo più vicino, è una situazione da evitare
Dettaglio e cura Days Gone, oltre ad avere un comparto grafico di tutto rispetto, mantiene la qualità alta grazie ad una grande varietà di NPC, props di scena e vegetazione. Peccato forse per gli animali da cacciare, si contano davvero sulla punta delle dita.
Ciò che risulta invece vario e dinamico è il mondo di gioco. Non solo per il forte impatto del sopracitato ciclo giorno-notte, ma per come è pensata la mappa in sé e per sé. Sia chiaro, Days Gone ha un’impronta fortemente Survival, ma trovarsi in difficoltà non è mai troppo punitivo da scoraggiare il giocatore. Giocando, è evidente come questo sia dovuto all‘incredibile lavoro di world building degli sviluppatori. La mappa non è eccezionalmente vasta, ma è molto più funzionale rispetto a quelle di tanti titoloni blasonati, spesso dalle dimensioni inapprocciabili e contenuti non curati.
La vera protagonista delle fasi di esplorazione è la moto di Deacon, un ibrido custom tra un chopper e una moto da sterrato. La sensazione che restituisce in gioco, la vibrazione del pad perfetta, e la manovrabilità sono giustamente motivo di grande vanto per la produzione. Si tratta di un modello di guida lontano dalla simulazione, dove cadere è praticamente impossibile, ma le animazioni della moto e di Deacon alla guida restituiscono a ogni curva un ottimo feedback. La moto è inoltre ampiamente personalizzabile, con livree da sbloccare nel corso dell’avventura, colorazioni e serigrafie applicabili alla moto e pezzi di ricambio per migliorarne le prestazioni.
Days Gone è molto più di uno Shooter in terza persona con forti elementi Survival. Days Gone è un gioco dalle mille derive di gameplay che può trasformarsi in un Horror Game o in uno Stealth a seconda delle esigenze. Anche in questo caso, come spesso succede, la quantità è però sinonimo di una qualità a volte scarsa. Per certi versi, si può dire che Days Gone rimanga coerente a quello stereotipo del motociclista Rough & Toughquasi difficile da approcciare, ma che, una volta apprezzato per quello che è, ha storie semplici, ma incredibili, da raccontare per il triplo dei suoi anni vissuti.
Verdetto
8 / 10
Un equilibrio precario su due ruote
Commento
La nuova esclusiva Sony è finalmente uscita, nonostante sia sempre rimasta un po' in sordina rispetto alle sue sorelle. Eppure Days Gone ha saputo fin da subito ritagliare la propria fetta di mercato. Il problema con Days Gone è che ha sbagliato un po' con le tempistiche. Se fosse uscito un anno prima sarebbe stato un Open World estremamente innovativo. Se fosse uscito tra un anno ne sarebbe uscito fuori un gioco più rifinito.
Ciò nonostante, Days Gone è un gioco particolare e godibile e sarà in grado superare le aspettative anche dei più scettici.
Pro e Contro
✓ Il primo vero gioco On The Road ✓ Guida appagante ✓ Tanta varietà...
x ... Spesso a scapito della qualità x Cutscenes davvero piene di cliché x IA dei nemici inqualificabile
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