Esistono giochi che, nonostante non attirino un vasta fetta di pubblico, riescono a stupire grazie ad idee innovative e ad un gameplay semplice, ma al tempo stesso efficace. Contrast poteva essere uno di questi titoli ma, purtroppo, non riesce a sfruttare appieno le proprie capacità ed il proprio potenziale. Partiamo dall’inizio: Contrast è un gioco platform sviluppato da Compulsion Games e disponibile per PS3, PS4, Xbox 360 e PC. La versione testata è quella per PlayStation 4, disponibile gratuitamente per tutti gli abbonati al servizio PlayStation Plus (normalmente il titolo è disponibile a 14,99 euro nei rispettivi store digitali).
VERSIONE TESTATA: PlayStation 4
La trama ruota attorno alla complicata famiglia di Didi, una giovane ragazza che, per tentare di riconciliare i genitori in perenne conflitto, ricorrerà all’aiuto di Dawn, una misteriosa donna che pare possa essere vista solamente dalla bambina e che andremo ad interpretare una volta avviato il gioco. Nonostante la trama risulti interessante, soprattutto grazie ad una grande atmosfera Anni ’20 che immerge il giocatore nell’avventura, ci si rende subito conto del grande limite di questo gioco: la narrazione. Molte volte ci si troverà, infatti, a voler sapere di più sui protagonisti della vicenda (i genitori di Didi in primis) e, di conseguenza, a rimanere insoddisfatti riguardo ad alcune spiegazioni dateci in modo sbrigativo e del tutto non approfondito, soprattutto nella parte finale della storia, all’interno della quale vengono condensate tutte le spiegazioni e i colpi di scena. Questa narrazione mal gestita porta al secondo problema di Contrast: la longevità. Il titolo, che ricordiamo essere gratuito solamente per i possessori di PlayStation Plus, si termina raccogliendo tutti i collezionabili e, di conseguenza, tutti i trofei/obiettivi in tre ore e poco più. I tre capitoli che formano la storia, infatti, hanno una durata media di circa un’ora ciascuno e volano via velocemente, lasciando il giocatore con l’amaro in bocca una volta terminato il gioco (e con il portafoglio digitale un po’ più vuoto). Come se non bastasse, i tre capitoli soffrono anche di alcuni problemi legati al ritmo e, mentre il primo capitolo funge da tutorial e viene interrotto continuamente da micro filmati, il secondo e, soprattutto, il terzo sono composti da troppi puzzle che spezzano la narrazione nei momenti meno opportuni. Vi troverete alla fine, quindi, a voler saltare alcuni enigmi ambientali per avere ulteriori dettagli sulla storia e per scoprire tutti i retroscena della vicenda in tempi quantomeno ragionevoli.
Passiamo ora al punto cardine della recensione: il gameplay. La caratteristica principale di quest’opera, e vero elemento che avrebbe potuto far emergere Contrast dalla mediocrità, sta nella capacità di Dawn di avvicinarsi ai muri e di diventare un’ombra. Questo appare affascinante in quanto trasforma il gameplay da un platform 3D ad un platform 2D, lasciando al giocatore lo scopo di comprendere quando utilizzare l’una o l’altra versione di Dawn e come superare determinati ostacoli. L’abilità della nostra protagonista avrebbe potuto essere sfruttata in molti modi differenti, ma purtroppo gli sviluppatori hanno deciso di limitare questa possibilità ai puzzle necessari per il proseguimento della storia. Quello che ne risulta, quindi, è un gioco in 3D dove, in determinati punti voluti dagli sviluppatori, si è “obbligati” a passare al 2D e a risolvere i sempre troppo semplici puzzle ambientali. Un vero peccato. Ad ogni modo le meccaniche non risultano mai fastidiose o mal calibrate, ma si ha sempre l’impressione, durante tutto il gioco, che si sarebbe potuto fare molto di più sotto questo aspetto.
Dal punto di vista tecnico il gioco riesce a convincere pienamente grazie all’atmosfera e allo stile che, mescolando un po’ di Bioshock con un po’ di The Saboteur ed un pizzico di Rain, riesce più volte a farsi apprezzare e ad entrare nel cuore del giocatore nonostante siano evidenti alcuni piccoli difetti, in particolare qualche scalettatura di troppo ed un movimento dei personaggi troppo “pattinato”. Ad ogni modo non c’è troppo di cui lamentarsi a livello visivo. Ottimo, invece, il comparto audio che riesce tramite una splendida colonna sonora (che ha come picco la melodia jazz interpretata da Laura Ellis, disponibile anche nel menù di gioco) e ad un doppiaggio in inglese ispirato e mai fastidioso a soddisfare qualsiasi palato musicale.
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