Quando parliamo di avventure grafiche,
Tim Schafer è sinonimo di garanzia, e il suo studio
Double Fine ha provato a tutti, nel corso degli anni, che se alla base del gioco c’è una buona idea questo risulterà un titolo da non perdere. La fiducia verso lo scrittore ha portato Broken Age a superare di gran lunga la soglia fissata su
Kickstarter e, ad un anno dal rilascio in Early Access del primo capitolo su
PC e
iOS, l’ultima fatica di Schafer esordisce anche su
PlayStation 4 e
Playstation Vita con cross-buy e cross save ad un prezzo di
24,99€ (
contro i 9,99 € della controparte mobile e i 22,99€ di quella PC). Dopo sedici anni Tim Schafer riprende in mano completamente un titolo, sarà riuscito a regalarci le stesse emozioni di
Grim Fandango?
Versione Testata: PlayStation 4
Previously on Broken Age
Clicca per vedere Marek in azione
Essendo un’
avventura grafica punta e clicca vecchio stile, due sono le caratteristiche principali di Broken Age: la trama e gli enigmi. La storia di Broken Age percorre le vicende parallele e apparentemente slegate di Shay Volta e Vella Tartine in un turbinio di enigmi e dialoghi a scelta multipla che vi terranno compagnia per circa una decina d’ore (
soprattutto se è la prima volta che affrontate il gioco).
Per non rivelarvi troppo della trama e dei numerosi colpi di scena (
di cui parleremo tra poco) basta fare una breve introduzione dei due protagonisti e di quello che andranno ad affrontare nelle prime ore di gioco.
Shay Volta è l’unico essere umano scampato alla piaga del suo pianeta natale, messo dai genitori su un astronave e mandato alla ricerca di un nuovo pianeta abitabile per il progetto
Dandelion, come un novello Superman, il giovane passa le sue giornate accudito da una mamma virtuale fin troppo protettiva e ben presto, annoiato dalle infantili missioni sempre uguali, decide di boicottare il computer e finisce in una zona mai esplorata della nave. Qui incontra
Marek, un lupo antropomorfo che sembra saperne fin troppo sul destino del giovane, e che lo obbliga a prendere una decisione matura e finalmente a crescere.
Vella Tartine ha invece il problema opposto: la saggia del villaggio l’ha scelta come sacrificio insieme ad altre ragazze per il temibile
Mog Chotra, un enorme mostro trattato dai villaggi come un Dio della distruzione e che in cambio della pace, divora ragazzine ogni quattordici anni. La giovane protagonista decide di fuggire dalla cerimonia, e visiterà numerosi paesi per trovare un modo con cui fermare il dio e impedirgli di banchettare ulteriormente.
Apparentemente le vite dei due giovani non potrebbero essere più diverse ma, via via proseguirete nell’esplorazione e negli spassosi dialoghi, scoprirete che
nel mondo di Broken Age nulla è come sembra e soprattutto nella seconda parte trapelerà il messaggio intrinseco nel gioco:
le due avventure andranno via via intrecciandosi fino a fondersi nel finale
mai giudicare dalle apparenze, perchè potreste uscirne gravemente feriti. Proprio su questo concetto si basano praticamente tutti i colpi di scena del gioco e, sebbene alcuni siano molto prevedibili, altri siano rivelati in anticipo a seconda di quale storia deciderete di cominciare per prima, man mano che l’avventura giungerà verso le fasi finali
Vella e Shay saranno sempre più vicini, imponendo al giocatore lo scambio tra un personaggio e l’altro sempre più spesso per poter raggiungere l’agognato finale. È proprio sugli ultimi minuti che Broken Age non raggiunge l’eccellenza, lasciando alcuni interrogativi in sospeso e facendo dimenticare ai protagonisti alcune minacce: una scelta particolare che non sapremo mai se sia voluta o meno dallo stesso Schafer, complici i titoli di coda che forniranno altre risposte tramite deliziosi artwork disegnati a mano.
L’importanza del personaggio e dell’enigma
Oltre che sui due protagonisti caratterizzati, come in ogni opera di Double Fine, praticamente alla perfezione, Broken Age punta molto su un ben nutrito cast di comprimari che, vuoi per il doppiaggio affidato a star del calibro di Jack Black e Will Wheaton, vuoi per gli impeccabili dialoghi, renderà il viaggio di Shay e Vella ancora più stupefacente. I mattatori però sono gli strumenti principali dei due ragazzi:
le posate parlanti ricoprono un ruolo chiave sia nel lato comico dei dialoghi che nella risoluzione di gran parte delle vicende.
Come ogni avventura grafica che si rispetti, i due eroi dovranno esaudire le richieste dei personaggi secondari, con enigmi che variano da una risposta basata su precedenti esperienze (
magari nell’avventura dell’altro personaggio), al portare un oggetto specifico ottenuto tramite un altro quesito, a veri e propri puzzle logici che faranno
Enigmi di tutti i tipi
scervellare anche il più navigato avventuriero di punta e clicca. Alcuni di questi enigmi sembreranno apparentemente senza soluzione logica ma, nascosti molto bene, vi saranno degli indizi fondamentali; vi sono però un paio di casi dove dovrete seguire l’istinto per risolvere la domanda posta dal comprimario, mentre altri che saranno risolvibili solamente portando avanti la storia dall’altro punto di vista. Un vero e proprio ritorno a quegli enigmi che fecero innamorare di Grim Fandango, ma con uno stile visivo moderno e la verve tipica di Schafer.
Nonostante su PC e iOS Broken Age si presenti come la più classica delle avventure punta e clicca, su PlayStation 4 ovviamente bisognerà utilizzare il controller: la levetta analogica sinistra servirà a muovere il cursore, con X analizzeremo e selezioneremo il bersaglio e con triangolo e quadrato interagiremo con gli oggetti dell’inventario.L’interfaccia su console renderà sicuramente meno che su PC, soprattutto alla fine dell’atto uno, ma
Broken Age rimane giocabile e completamente godibile anche ai possessori di PlayStation; l’unica pecca della versione console è il prezzo,
di quindici euro superiore rispetto alla controparte mobile ove l’unica vera differenza è la presenza dei trofei.
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Dipinto a mano
Broken Age si mostra completamente dipinto a mano, i personaggi si muovono su sfondi ricchi di dettagli dalle tinte cangianti a seconda della situazione o del paese in cui si trovano, il character design risulta riuscito ed efficace, pur nella sua semplicità e il doppiaggio inglese contribuisce alla personificazione del cast. Oltre ai già citati Black e Wheaton, troviamo anche
Elijah Wood a dare la voce a Shay. Chiudono
le bellissime musiche di
Peter O’ Connel in collaborazione con la Melbourne Symphony Orchestra, che garantiscono un’ulteriore immedesimazione nel mondo creato negli scorsi due anni da Tim Schafer.
Verdetto
9 / 10
A.A.A. Cercasi posate parlanti
Commento
Pro e Contro
✓ Visivamente fantastico
✓ Dialoghi eccezionali
✓ Doppiaggio impeccabile
✓ Enigmi ben studiati...
x ...anche se alcuni forse troppo "casuali"
x Alcuni punti della trama non risolti
#LiveTheRebellion