Atelier Ayesha: The Alchemist of Dusk è il quattordicesimo capitolo della serie di giochi di ruolo gestionali sviluppata da GUST, ed il quarto ad uscire su PlayStation 3 in Europa, questa volta non sotto l’etichetta di Nis America (che ha curato solo la traduzione in inglese) ma grazie a Tecmo Koei. Il capitolo non si pone nella timeline della serie ma ne possiede fortunatamente una tutta sua, rendendolo perfetto per i neofiti del brand. Ed è proprio da neofita degli Atelier, che mi sono avvicinato a questo gioco, e mi appresto a recensirlo come capitolo a se stante senza paragonarlo ai precedenti.
Come già accennato, Atelier Ayesha si distacca dagli altri capitoli del brand, permettendo a chiunque di godersi le avventure di Ayesha Altugle, novella alchimista in un mondo all’apparenza vicino alla perfezione, ma che nasconde un oscuro segreto. Ayesha gestisce un’erboristeria insieme al Nonno e alla sorella Nio, e si occupa della sintetizzazione di medicinali che distribuisce grazie ad Ernie, un commerciante girovago con manie di grandezza. Quando il nonno di Ayesha muore, Nio sparisce misteriosamente lasciando la nostra povera eroina da sola a gestire il negozio. Per anni tutti gli abitanti del villaggio vicino e i clienti di Ayesha la convincono che Nio sia morta ma, un giorno, mentre raccoglie delle erbe la nostra protagonista vede il fantasma della sorella e capisce che quest’ultima è ancora viva ma non si sa dove sia finita. Subito dopo l’apparizione di Nio, uno strano individuo dice alla giovane alchimista che la verità sulla misteriosa sparizione della sorella, e di altri abitanti del mondo, è legata a dei particolari fiori, ma che non scoprirà nulla se rimane chiusa nella propria casa. Ayesha decide quindi di partire per trovare la sorella, e dopo aver raccattato tutte le sue cose lascia il negozio per scoprire la verità. Durante il suo viaggio incontrerà numerosi individui particolari, e alcuni di loro, o alcune in questo caso, si uniranno all’alchimista nel suo viaggio in giro per il mondo.
La trama, che all’inizio parte molto lentamente, riesce a convincere gli amanti dei giochi di ruolo, anche se è costellata da numerose, forse anche troppo, scene di intermezzo inutili ai fini della storia e che servono più come riempitivo che per altro. Capiterà fin troppo spesso di raggiungere una determinata zona della mappa (anche più volte) e far scattare un “filmato” dove Ayesha dialoga e migliora i rapporti con i suoi amici o con le compagne di viaggio; peccato che il più delle volte servano solamente a rubare tempo prezioso al giocatore, e che di sicuro non sono raccomandabili se non si possono passare almeno una cinquantina d’ore sul titolo. Se invece partite con la concezione che Atelier Ayesha non sia un JRPG tradizionale, ma che in sé incarna anche le meccaniche gestionali, apprezzerete fino ad ogni minimo intermezzo narrato.
I personaggi principali sono tutti curati maniacalmente, seppur ricalchino i maggiori clichè del genere, riescono a convincere sia per character design sia per caratterizzazione, ogni personaggio del party si distingue dall’altro per tecniche, abilità, e soprattutto modo di essere, venendo descritto, durante tutto il gioco, a tutto tondo. Lo stesso accade per gli altri personaggi fondamentali alla storia, ad esempio Harry, il maggior commerciante di Vierzberg, è caratterizzato bene e quasi meglio della stessa Ayesha, grazie agli eventi di intermezzo sovraccitati prima, potremo conoscere al meglio tutti i protagonisti della storia. Purtroppo la stessa cura non è stata dedicata agli abitanti dei vari villaggi, o a coloro che ci daranno quest secondarie, ma ne parleremo un po’ più in basso.
Il gameplay di Atelier Ayesha si può dividere in due grandi sezioni: la prima riguarda tutte le attività gestionali della vita di Ayesha, tra consegne e sintetizzazioni, mentre la seconda riguarda la parte prettamente GDR del gioco stesso, il tutto mixato ottimamente durante l’esplorazione delle nuove zone della mappa.
Per soddisfare quest principali e sottoquest, Ayesha e il suo party dovranno raccogliere, nelle varie aree di gioco, determinati ingredienti, in ogni posto che visiteranno, saranno presenti fino a cinque punti di raccolta (che si rigeneranno quando rivisiteremo l’area) segnalati da delle scintille luminose.
Ogni personaggio ha una zona dove è più produttivo: ad esempio Wilbell la strega troverà più ingredienti all’aria aperta, Regina e Linca daranno il meglio nelle grotte e nelle rovine, mentre Ayesha, da brava protagonista, troverà sempre gli ingredienti migliori.
Una volta raccolti gli ingredienti, si potrà utilizzare il calderone posto nelle abitazioni della nostra protagonista, per poterli mischiare e creare nuovi oggetti ed ingredienti, con diverse qualità e attributi. A seconda del livello degli ingredienti che sintetizzeremo (che va da E a S) ci troveremo infatti con un oggetto finale più o meno buono, e che varrà più o meno punti in caso di missioni di consegna; ovviamente ayesha è tenuta a creare oggetti perfetti per i suoi clienti, e più questi saranno di livello superiore, più lei guadagnerà esperienza Alchemica e amplierà il suo curriculum di sintetizzazioni.
Mentre il vostro party esplorerà in cerca di ingredienti, incontrerete diversi mostri, pronti a mangiarsi le povere donzelle o semplicemente a metterle K.O., in un classico sistema a turni, potrete guidare tre personaggi in battaglia, e grazie alla barra compagno, che troverete sotto le statistiche, potrete concatenare diversi attacchi, facendo pentire il mostro di avervi attaccati.
Se riuscirete a colpirlo sulla mappa, potrete far partire il combattimento con un piccolo vantaggio strategico, avendo tutti i personaggi affiancati, in caso contrario saranno sparpagliati per la zona di lotta, facendovi sprecare un turno per poterli avvicinare.
La barra compagno si riempirà ad ogni colpo dato e ricevuto, e permette tecniche potenti singole e di coppia, oppure semplicemente la possibilità di far da scudo ad un membro che sta per essere attaccato.
Ogni personaggio ha ovviamente le proprie statistiche ed abilità, mentre l’utilizzo di oggetti è riservato solo ad Ayesha, che è ovviamente l’unico protagonista che non potrete mai sostituire con gli altri.
Veniamo dunque al secondo protagonista principale di Atelier Ayesha: il tempo.
Il tempo è un elemento imprescindibile per un gestionale, in Atelier ayesha serve per l’appunto per darci scadenze su determinate missioni o per attivare eventi in determinati periodi dell’anno.Ecco che quindi ogni nostra azione fuori dalle città principali (quindi nelle zone di raccolta) ed ogni sintetizzazione, riposo, lettura e viaggio, costerà giorni sul contatore in alto a destra dello schermo. Se da un lato questa caratteristica è interessante dall’altra Gust non riesce a sfruttarla del tutto, a volte, se facciamo passare dei mesi tra un ritorno a casa e l’altro, i filmati saranno sempre nell’ordine stabilito ( non rischieremo quindi di perderci eventi non legati ai mesi) ed i protagonisti reagiranno come se non si vedessero da un paio d’ore. Questo a volte causa una sequenza di filmati interminabile, come già accennavamo prima nella recensione, lasciando il giocatore a premere X leggendo per diversi minuti. Gli unici eventi legati fortemente al fattore tempo sono quelli speciali, ogni mese infatti, dal giorno 10 al 19, si terrà il Bazar a Vierzberg, dove il nostro party metterà in vendita oggetti rari a prezzi ridicoli. Mentre per due mesi l’anno, si terrà una gara di cercatori al Black Cat’s Shop, dove il possessore dell’oggetto più raro guadagnerà un mucchio di denaro.
Anche le sottoquest dei NPG ruoteranno sul tempo, dandoci un totale di giorni per essere completate, queste missioni purtroppo, vengono date sempre dagli stessi personaggi, piatti e posizionati apposta per affibbiare mansioni di consegna alla povera Ayesha; peccato che Gust abbia riservato una cura maniacale solo ai personaggi principali, lasciando senza un briciolo di personalità tutti gli altri abitanti del mondo di Atelier Ayesha.
L’aspetto tecnico di Atelier Ayesha non gode di particolari pregi, risultando un titolo nella media della generazione, senza infamia e senza lodi, portando su schermo una grafica curata nei dettagli dei personaggi principali, e molto meno dettagliata per quanto riguarda ambienti e abitanti vari.
Le musiche sono tutte orecchiabili e rimangono in tema con l’avventura della giovane Ayesha, avremo quindi brani allegri per la vita quotidiana seguiti da musichette incalzanti durante i combattimenti; inoltre vi è la possibilità di poter sostituire il comparto sonoro anche con quello degli altri tre capitoli per PS3, lascia al giocatore navigato la scelta di poter riascoltare le musiche vecchie, e al novizio quella di poter scoprire nuovi brani prima di recuperare i precedenti capitoli.
Il doppiaggio è purtroppo solo in inglese, come del resto anche i sottotitoli, e non è presente la possibilità di mettere la traccia giapponese, rendendo odiosa la doppiatrice di Ayesha, dopo poche ore di gioco (Sebbene sia la stessa di Nepgear in Hyperdimension Neptunia MK2).
Atelier Ayesha: The Alchemist of Dusk rimane un gioco di nicchia, che piacerà prettamente agli amanti del genere e della serie, ma potrà conquistare anche qualche nuovo fan grazie al sistema di combattimento rinnovato e al character design delle eroine.
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