Recensione Albedo Eyes from Outer Space

È possibile per una sola persona realizzare un videogame di tutto rispetto? Ci rendiamo conto che possa sembrare una domanda poco coerente con l’inizio di una recensione, ma quando si parla di Albedo Eyes from Outer Space è inevitabile tirare in ballo certi argomenti. Il titolo in questione, infatti, è completamente sviluppato da un solo uomo: Fabrizio Zagaglia. Ovviamente è presente qualche collaborazione legata alla colonna sonora, al doppiaggio e alla creazione di alcuni asset grafici, ma gran parte del lavoro di scrittura e di realizzazione è stato realizzato da un singolo individuo. Sarà riuscita questa strana avventura grafica a sorprenderci, oppure le ridotte dimensioni del team di sviluppo andrà ad influire in modo significativo sul risultato finale? Prima di scoprirlo nella recensione qui sotto, vi ricordiamo che Albedo Eyes from Outer Space è disponibile per PC, PlayStation 4 e Xbox One al prezzo di circa 15 euro.

Versione testata: Xbox One

Occhi che escono dalle fo****e pareti!
la trama, in Albedo, risulta essere solo un accessorio al gameplay, pur avendo Qualche buona idea
La trama di Albedo Eyes from Outer Space (che da ora chiameremo solo “Albedo” ndr) vede John T. Longy, una guardia di un laboratorio che lavora all’interno della base spaziale Jupiter, trovarsi nel bel mezzo di un attacco alieno. Dopo un turbolento inizio, Longy dovrà attraversare la base spaziale per riuscire a fuggire e/o fermare l’invasione prima che sia troppo tardi. Il comparto narrativo di Albedo, per quanto offra qualche valido spunto nella parte iniziale e in quella finale, non riesce a colpire e a stupire il giocatore che, inevitabilmente, si troverà attratto dalle valide meccaniche di gioco e in breve tempo dimenticherà il motivo delle sue azioni. Anche il protagonista dimostra di avere del potenziale, con un comportamento rude e deciso come un certo Duca di nostra conoscenza, ma durante tutto il suo percorso non viene tratteggiato a dovere e non riesce ad emergere al punto da diventare un personaggio indimenticabile. Ottima, invece, l’atmosfera di gioco che rifacendosi ai film di fantascienza degli Anni ‘50 e ‘60 risulta estremamente affascinante e di sicuro impatto per gli appassionati del genere. Per i lettori assidui di romanzi di fantascienza, inoltre, è inevitabile pensare alla serie di libri Urania e a quelle ambientazioni capaci di stupire e inquietare allo stesso tempo.

 

Room Escape
Il gameplay di Albedo coinvolge, diverte e stupisce sin da subito, senza risultare mai facile
Il gameplay di Albedo, per quanto si avvicini a quello delle avventure grafiche vecchio stile, ricorda in modo marcato quello delle room escape. Le room escape, arrivate in Italia non molto tempo fa, sono delle stanze nelle quali bisogna risolvere degli enigmi per sbloccare una porta e poter quindi accedere all’area successiva. Anche in questo caso, grazie all’utilizzo degli oggetti presenti nelle varie stanze, dovremo liberare il passaggio e proseguire con la nostra esplorazione della base Jupiter. Questa, ad ogni modo, non è l’unica “modalità” di gioco, in quanto sono presenti delle sezioni più action (non del tutto riuscite, a dirla tutta) e dei momenti, nella seconda parte di gioco, nei quali saremo costretti a tornare indietro nelle stanze precedenti per superare i vari schemi. All’interno delle varie aree, come in ogni room escape che si rispetti, ci saranno da risolvere degli enigmi che abbiamo trovato sempre divertenti, validi e complessi al punto giusto. È innegabile, quindi, il talento di Fabrizio Zagaglia nel creare puzzle avvincenti e capaci di far spremere le meningi anche al più navigato tra i giocatori. Calcolare la longevità per un prodotto del genere è, ovviamente, molto complesso, in quanto l’effettiva durata del titolo è data dall’abilità di ogni giocatore nel superare le varie aree e nel risolvere gli enigmi nel minor tempo possibile.

Grafica spaziale?
Albedo, tecnicamente, offre alti e bassi
Da un punto di vista prettamente tecnico, Albedo offre alti e bassi. L’atmosfera, come accennato anche nel paragrafo sulla narrativa, è sicuramente riuscita e l’utilizzo di alcune palette cromatiche ci sono davvero piaciute. Bisogna però dire che la modellazione poligonale dei personaggi non è il massimo (in particolare gli occhiuti alieni che danno il titolo alla produzione) e che talvolta le aree si sono dimostrate troppo buie, costringendoci ad aumentare in modo considerevole la luminosità. Se questi due dettagli si possono scusare vista la dimensione ridotta (per usare un eufemismo) del team di sviluppo, non si può passare sopra al fatto che, in più di un’occasione abbiamo trovato bug che non ci hanno permesso di completare la stanza, obbligandoci a ricaricare il salvataggio precedente. Niente da dire sul comparto sonoro che, per quanto non riesca mai a stupire, svolge comunque il suo lavoro in modo più che soddisfacente.

Verdetto
7.5 / 10
Occhio per occhio...
Commento
Albedo Eyes from Outer Space è, al di là di essere stato realizzato da una persona sola, un titolo valido, divertente e complesso al punto giusto. Peccato che alcuni elementi, come la trama poco sfruttata e qualche problema tecnico di troppo, vadano ad influire sul risultato finale, ma siamo certi che, al prossimo tentativo, il bravissimo Federico Zagaglia saprà correggere il tiro. Ad ogni modo non possiamo che consigliare l’acquisto di questa strana produzione non solo a tutti gli amanti della fantascienza e delle avventure grafiche, ma anche a coloro che cercano un titolo ricco di enigmi ottimamente realizzati e dalla struttura insolita.
Pro e Contro
Atmosfera di qualità
Gameplay curato e coinvolgente
Mai facile
Enigmi complessi e divertenti

x Trama solo accessoria
x Sezioni “action” poco curate
x Qualche problema di natura tecnica

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