Fino a dove è possibile spingersi in un videogioco? Qual è il limite narrativo che non si può oltrepassare? Quali argomenti sono tabù e quali è possibile trattare senza disturbare i giocatori? Probabilmente la risposta ad ognuna di queste domande è soggettiva, ma il docente universitario
Luca Dalcò, fondatore del
team LKA, tenta di mostrarci il suo punto di vista con
The Town of Light. Siamo riusciti, fortunatamente, a mettere mano ad una prima versione del titolo e, dopo aver passato la nostra dose di ore nell’ospedale psichiatrico di Volterra, siamo pronti a parlarvene nella nostra anteprima. E voi siete pronti? Vi ricordiamo, infine, che
il titolo sarà disponibile su Steam a partire dal 26 febbraio 2016.
I veri matti non sono in manicomio, sono là fuori!
La storia di The Town of Light è un pugno dritto allo stomaco
Lo mettiamo in chiaro sin da subito:
l’elemento principale di The Town of Light è la narrazione. La vicenda segue la storia di
Renè, una giovane ragazza che viene internata all’interno del manicomio di Volterra. Tramite un
sapiente uso di flashback e flashforward (metodo narrativo che permette balzi avanti e indietro nel tempo) rivivremo le avventure (e le disavventure) di Renè, in una storia che siamo certi rimarrà impressa nella mente di qualsiasi tipo di videogiocatore. Noi vi avvertiamo:
gli argomenti sono molto forti (si parla anche di abusi su minore),
ma ci teniamo a sottolineare come siano trattati con estrema maestria, eleganza e senza mai scadere nel volgare. Siamo rimasti seriamente colpiti dalla storia di The Town of Light e possiamo azzardarci a dire che si tratta di uno dei titoli con il migliore storytelling mai visti sino ad oggi. Grazie ad una
regia eccelsa, inoltre, possiamo rivivere alcuni momenti della pazzia di Renè e gli sviluppatori sono riusciti a farci comprendere i suoi stati d’animo alla perfezione. Se poi aggiungete che
i filmati d’intermezzo sono composti da una serie di disegni dallo stile grottesco, capirete che il livello artistico di questo titolo si dimostra tra i più interessanti degli ultimi anni e sicuramente al top per quanto riguarda l’eccellenza italiana.
Un viaggio da incubo
Il gameplay di The Town of Light è ovviamente sviluppato in funzione della narrazione
Il
gameplay di
The Town of Light è ovviamente sviluppato in funzione della narrazione. Ci troveremo di fronte, quindi, ad un
titolo in prima persona che ha come solo scopo quello di condurci attraverso i ricordi della giovane René.
Non ci sono enigmi da risolvere e non ci sono nemici da affrontare. Ovviamente non si tratta di un titolo dedicato agli amanti di un gameplay particolarmente elaborato, ma ad ogni modo
ci sentiamo di consigliare il lavoro degli LKA a qualsiasi persona dotata di un computer, visto il suo
forte messaggio e l’abilità con il quale è stato “comunicato”. Ci sentiamo di evidenziare, però, come i
movimenti della protagonista appaiano talvolta legnosi (soprattutto nelle scene dove dovremo spingere una carrozzina) e di come
non sia stato ancora implementato a dovere l’utilizzo del controller all’interno del titolo. Abbiamo provato a collegare un pad di Xbox One, ma anche con la sensibilità al massimo, non riuscivamo a guardarci attorno con la dovuta velocità, facendoci preferire in poco tempo l’utilizzo del classico mouse + tastiera. Ad ogni modo, vista la natura non definitiva del titolo,
siamo certi che si tratti di elementi sistemabili.
La pazzia è nell’occhio di chi guarda
La colonna sonora di The Town of Light è qualcosa di estremamente unico e poetico
Tecnicamente The Town of Light offre alti e bassi. Partendo dagli aspetti “negativi” possiamo evidenziare come,
anche con un pc mediamente potente (i7, 8Gb di RAM e 4 di scheda video)
il titolo sia giocabile solamente a qualità “media”, mentre se si tenta di alzare leggermente il tiro ci troviamo di fronte a pesanti cali di frame e continui rallentamenti. Ad ogni modo, anche a livelli visivi non altissimi,
il lavoro dei ragazzi di LKA si dimostra più gradevole da vedere, con
modelli poligonali buoni e, soprattutto, con
ottime animazioni delle mani della protagonista, capaci di immergerci maggiormente nel mondo di gioco.
Semplicemente impeccabili le musiche che, sin dal primo minuto di gioco, hanno saputo rapirci e conquistarci, “costringendoci” a rimanere fermi anche solo per ascoltare qualche nota in più.
Favoloso anche il doppiaggio che, in più di un’occasione, è riuscito ad emergere e a farsi notare all’interno della produzione. Ci spiace non essere riusciti a provare il tutto anche con un Oculus VR, ma siamo certi che possa contribuire maggiormente a far entrare il giocatore nel mondo di gioco.
Commento
Pro e Contro
✓ Temi adulti, trattati con cura
✓ Atmosfera unica
✓ Sonoro stratosferico
x Gameplay ancora leggermente legnoso
x Scarsa ottimizzazione grafica
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