Circa un anno fa, in occasione del
Blizzcon 2014,
Blizzard presentò un progetto totalmente inedito della società, una nuova IP che, a differenza di quanto visto con
Heroes of The Storm, non riprendeva elementi di vecchie glorie della Software House e sopratutto appartenente ad un genere del tutto nuovo per il colosso americano.
Overwatch è infatti uno sparatutto in prima persona dallo stile grafico ricercato e vicino a quanto proposto dall’animazione digitale
Disney e
Pixar.
Noi abbiamo avuto occasione di prendere parte alla
beta in corso, e possiamo darvi le nostre prime impressioni sul titolo.
Amichevoli vigilanti di quartiere…ma armati fino ai denti
Quello che salta subito all’occhio di Overwatch è sicuramente l’accessibilità delle meccaniche di gioco.
Parliamo infatti di un titolo estremamente fruibile sia tramite l’accoppiata Mouse/Tastiera sia tramite pad. Sin da prima dell’
annincio delle versioni per Playstation 4 ed Xbox One, infatti, molti rumor già davano per scontato un approdo del gioco anche sulle console ammiraglie di Sony e Microsoft.
Ogni eroe avrà a disposizione un arma principale, due abilità attivabili, una mossa finale e, in alcuni casi, una o più abilità passive, insomma una struttura che si adatta alla perfezione alla mappatura di tasti di un controller.
Si sente però la mancanza di due elementi molto importanti, entrambi inseriti come abilità specifiche di alcuni eroi: lo zoom dell’arma e la possibilità di effettuare uno scatto.Con alcuni dei personaggi sarà, appunto, difficoltoso colpire il bersaglio perché purtroppo non si ha l’opportunità di prendere adeguatamente la mira, mentre la mancanza di uno scatto potrebbe risultare frustrante a causa del respawn.
Quest’ultimo punto è di fatto il rovescio della medaglia di
una struttura delle mappe realizzata con criterio. Esse infatti saranno di dimensioni generose, in grado di offrire una molteplicità di approcci notevole e una verticalità non indifferente. La conseguenza indesiderata è però quella di cui sopra. Oltre ad un countdown di diversi secondi, sarà necessario percorrere, in diverse occasioni, un lungo tragitto che corrisponderà ad un tempo morto in cui non si incontreranno avversari e non si avrà occasione di menar le mani.
Il “problema” (
fra virgolette in quanto marginale) è “aggravato” ulteriormente a causa della modalità proposta in questa fase di Beta
. I quattro campi di battaglia ospiteranno due squadre da sei giocatori, una attaccante ed una in difesa. La prima avrà il compito di completare due obiettivi, dal controllo di un’area allo scortare un camion o un cargo mentre la seconda avrà il compito di impedirlo. Questa modalità porta quindi a concentrare lo scontro in aree specifiche lasciando praticamente vuote le altre zone e riportando il discorso al problema dei tempi morti.
Appunto, nulla di grave ma rischiosamente frustrante.
Per quanto riguarda la varietà di personaggi, Overwatch non ha nulla da invidiare ad altre produzione di questo tipo.
Sono presenti 4 macro categorie (
Attacco, Difesa, Supporto e Tank) ognuna delle quali composta da eroi ben caratterizzati e dalle abilità uniche in grado di cambiare le sorti della battaglia se utilizzate in maniera bilanciata da un team, specie se affiatato.
Il lavoro di squadra è dunque fondamentale in Overwatch, e un buon bilanciamento di ruoli è necessario per vincere una partita (
con lo stesso gioco pronto a suggerire la mancanza di una tipologia o di un’altra all’interno di un team). Avere, ad esempio, una squadra composta soltanto da personaggi offensivi ridurrà drasticamente le chance di vittoria di un team attaccante.
Parlando del bilanciamento invece, è stato svolto un buon lavoro, anche se alcuni combattenti sembrano troppo potenti, o resistenti, in troppi frangenti, anche in maniera incongruente con eroi della stessa categoria (
vedere un energumeno in sovrappeso come Roadhog più resistente di un gorilla corazzato come Winston, fa un po’ strano), ma anche in questo caso nulla di trascendentale o irreparabile. Ovviamente risulta semplice riconoscere quali sono gli eroi più accessibili e dalle meccaniche immediate rispetto ad altri che richiedono una maggiore pratica ed esperienza per essere padroneggiati al meglio.
Quando l’animazione 3D incontra il videogioco
Uno dei punti di forza della produzione, sin dalla prima presentazione, è sicuramente il
comparto artistico. Abbiamo infatti a che fare con mappe di gioco che, oltre ad essere realizzate egregiamente sotto il profilo del level design, risaltano convincenti anche sotto il profilo della caratterizzazione, mescolando elementi stereotipati dei luoghi fisici da cui prendono spunto ad altri legati alla lore di fondo del titolo.
Quindi, ad esempio, vedremo una villa giapponese con alberi di ciliegio in fiore fluidamente inserita all’interno di un contesto urbano moderno del sol levante o un sobborgo londinese sommerso da un’incessante pioggia notturna, al cui interno si cela una fabbrica segreta.
Sicuramente però, l’arena di gioco più memorabile delle 4 proposte è “Hollywood”, in cui lo scontro avrà luogo tra vari set cinematografici che varieranno lungo il percorso, comprendenti anche backstage e zone non accessibili ai non addetti ai lavori.
Ottimo lavoro anche quello svolto sui personaggi, tutti diversi, estremamente riconoscibili e dallo stile tipico dei prodotti in computer Grafica di
Disney,
Pixar e
Dreamworks, solo per citare i più blasonati.
Eccellenti anche le campionature sonore, con musiche perfettamente in linea con il ritmo delle partite, sempre più incalzanti man mano che si avvicina lo scadere del tempo.
Ciliegina sulla torta sicuramente la Main Theme dai toni epici che accompagna il “miglior momento” alla fine di ogni partita.
Buono il lavoro fatto anche sul doppiaggio dei personaggi, interamente in italiano, che, tolti alcuni casi, non stona affatto rispetto alla controparte anglofona.
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Una storia di eroi senza una storia
Nonostante tutto quel che di buono ha da offrire il titolo dispiace che non si sia mai accennato riguardo una possibile campagna per singolo giocatore (
o cooperativa, perché no?), specie pensando alla
lore messa in piedi per giustificare la presenza degli ex membri di Overwatch e dei loro avversari. Stando infatti alle descrizioni si potrebbe potenzialmente avere a che fare con una storia molto standard ma dai risvolti interessanti, specie pensando che il progetto è nelle sapienti mani di Blizzard già abituata a lavorare anche in questo campo.
In ogni caso, visti i filmati in computer grafica mostrati in maniera molto centellinata, non è da escludere che in un futuro possano essere fornite alcune novità a riguardo.
Questa resta però una postilla a margine e che non influisce in alcun modo sul giudizio preliminare, e quindi parziale, di un prodotto fortemente, se non totalmente, focalizzato su una componente multiplayer competitiva.
Commento
Pro e Contro
✓ Design di mappe e personaggi ben realizzati
✓ Focus sul gioco di Squadra
✓ Personaggi numerosi e variegati
✓ Soundtrack di ottima fattura
x La mancanza di uno scatto standard porta a frustranti momenti morti
x Bilanciamento buono ma migliorabile per diversi eroi
#LiveTheRebellion