In occasione della Milan Games Week, siamo stati invitati da Sony ad un’anteprima esclusiva di Days Gone, titolo horror realizzato da Bend Studio (Syphon Filter, Uncharted: L’abisso d’oro) e in uscita il prossimo anno in data ancora da definirsi. Dopo un paio di trailer dedicati al prossimo God of War e alla nuova trasposizione videoludica di Spider-Man, abbiamo visto giocato in diretta una missione della nuova esclusiva PlayStation 4. Troppo poco, ovviamente, per dare un giudizio definitivo sul titolo, ma abbastanza per maturare le prime opinioni su quello che è sicuramente uno dei titoli più attesi per la console casalinga targata Sony.
La missione che abbiamo potuto vedere nella demo ha inizio quando Deacon, il protagonista di Days Gone, fa ritorno all’accampamento dopo alcuni eventi che non ci è ancora dato conoscere. La scoperta che uno degli elementi chiave dell’ecosistema dello stanziamento è stato mandato in esplorazione nel bosco obbliga il nostro “eroe” a intraprendere una missione di salvataggio per evitare che al suo compagno accada il peggio. Gli zombie, infatti, non sono l’unico pericolo nel mondo di Days Gone, ma, come spesso accade in questa tipologia di storie, sono gli uomini ad essere la vera minaccia. Da un punto di vista narrativo, Days Gone non vanta una direzione artistica particolare (per quanto la regia si sia dimostrata solida) e per quanto ricalchi palesemente prodotti come The Last of Us e The Walking Dead, da quanto abbiamo visto siamo su ben altri livelli, con dialoghi più banali e un carisma dei personaggi ben lontano dai “Grandi” di questo genere. Ovviamente non possiamo esprimere un parere definitivo sulla storia di Days Gone, ma dobbiamo ammettere di non essere riusciti ad entrare nello spirito del gioco perché troppo derivativo e privo di quella scintilla di carisma necessaria ad emergere dal marasma di titoli in uscita ogni mese.
Anche per quanto riguarda l’impianto ludico, Days Gone sembra voler attingere da altri celebri titoli videoludici. Le meccaniche stealth sono molto vicine a quelle di The Last of Us, con tanto di oggetti lanciabili per distrarre i vari nemici e con una barra della resistenza delle armi che, nel caso si esaurisse, ci costringerà a trovare un nuovo oggetto con il quale difenderci dai vari pericoli. Durante l’esplorazione del mondo di gioco (il titolo è infatti un open world), sarà possibile attivare una visuale molto simile all’Occhio dell’Aquila di Assassin’s Creed che ci permetterà di vedere i nemici e di poterli marcare, in modo da averli sempre sott’occhio e poter gestire gli assalti stealth con il minor rischio possibile di essere visti. Interessante la possibilità, per distrarre gli avverarsi, di utilizzare gli zombie contro di loro, rompendo ad esempio la catena che li tiene fermi e facendo in modo che si combattano tra loro, mentre noi sgusciamo alle loro spalle non visti. Presente anche un (semplice) sistema di crafting, che, proprio come in The Last of Us, ci permetterà di creare bottiglie molotov o altre trappole da utilizzare con parsimonia e destrezza nel corso della nostra avventura. Per quanto riguarda le bocche da fuoco, abbiamo potuto vederne diverse in azione, a partire da armi normali come una pistola sino ad arrivare ad altre ben più particolari come una balestra. In generale il gunplay ci è parso più che discreto, ma leggermente irrealistico per quanto riguarda i fucili automatici (cosa che, comunque, verificheremo in fase di recensione). Abbastanza scadente, purtroppo, ci è parsa l’intelligenza artificiale dei nemici che, in più di una situazione, si sono dimostrati estremamente stupidi, mancandoci del tutto a pochi metri di distanza e non vedendoci sgattaiolare accanto a loro nonostante una distanza davvero ridicola. Anche in questo caso speriamo che, nella versione definitiva del titolo, i ragazzi di Bend Studio riescano a sistemare questi problemi in modo da permettere ai giocatori di godersi un’avventura in salsa zombie con un impianto ludico di tutto rispetto.
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