Fatemi vedere il trailer della storia di Death Stranding, Norman Reedus che piscia. Fatemi The Last of Us – Parte 2, l’incontro tra Ellie e Joel. Fatemi vedere Final Fantasy VII, Cloud a braccetto tra Tifa e Aeris. Fatemi vedere quello che volete, ma tanto a me interessa solo una cosa: giocare a Cyberpunk 2077. Da profondo criticone di The Witcher 3, non ho molta scelta se non fare un centinaio di passi indietro ed ammirare a bocca spalancata la vastità di ciò che CD Projekt RED sta per compiere. Vedere trenta minuti di gioco a Gamescom è stato l’avvicinarsi a un sogno da giocatore mai veramente visto realizzato.
Questo sogno impossibile richiede che io possa
giocare un gioco come cazzo mi pare, e allo stesso tempo avere una esperienza equilibrata in base al mio playstile. Chiunque abbia anche solo la percezione di che bordello sia fare un decimo di videogioco può capire facilmente perché questo mio desiderio non si sia mai davvero visto compiere.
Ecco, io di fronte alla bontà di quello che ho potuto vedere di Cyberpunk 2077, ho un fortissimo sesto senso che finalmente troverò quello che cerco. Perché Cyberpunk 2077, più che un gioco, è
un raccoglitore di meccaniche di gioco che l’utente può comporre un po’ come gli pare.
Un’esperienza ultra-personalizzabile, condita da un ipnotizzante quanto, a tratti, aberrante
miscuglio di bio-hacking, tech-mafia e luci al neon tamarre.
Un'esperienza ultra-personalizzabile, condita da un ipnotizzante quanto, a tratti, aberrante miscuglio di bio-hacking, tech-mafia e luci al neon tamarre.
Fenomenologia di un Breathtaking
Togliamo dall’equazione
Keanu Reeves (detto
er bretteichin per gli amici della tiburtina) e tutte le
minchiate paracinematografiche di cui il nostro amico Kojima ha fatto scuola. Togliamo anche che il personaggio principale si chiama V, perché davvero non si può sentire. Quello che rimane di Cyberpunk 2077 è tutto quello di cui avete bisogno. Un gameplay adattivo così impossibilmente
polish-ed [ndr. pun intended] che pare
un’enciclopedia treccani del videogioco.Se ancora non bastasse, credo che se stringessi la mano all’Art Director di Cyberpunk 2077, non me la laverei per una settimana.
Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, ma io direi più
grandi potenzialità. CD Projekt, forte del successo del suo ultimo gioco è diventata un fenomeno mondiale dell’intrattenimento. Un’azienda tripla A giovane che io spero possa ridefinire i canoni un po’ obsoleti del fare videogiochi di spessore. Ho sempre sospettato che il precoce teaser di Cyberpunk 2077 fosse un po’
un’esca per sviluppatori che avevano voglia di lavorare a qualcosa di nuovo e fresco. Infatti, dall’uscita di The Withcer 3: Wild Hunt, CD Projekt ha visto il suo organico crescere di più del doppio. Forti di un successo stratosferico, le aziende con le palle si riconoscono da cosa fanno dopo: usciti dal seminato Tolkeniano del Fantasy-medievale, ecco crescere rigogliosa una
nuova era di quei primi
millenials cresciuti a pane e Blade Runner.
I’ve seen things you people wouldn’t believe…
Mi sembra quasi di fare un torto al lettore raccontando cosa ho visto. Io stesso
avrei forse preferito non vedere niente, coprirmi occhi e orecchie eliminando ogni contaminazione. Vivere l’esperienza definitiva di un gioco che finalmente fa quello che dico io, ma che guida il mio ego verso nuove vette di libido videoludica. Io decido di non raccontare niente di quello che ho visto, ma lascio
qui un comodo video che vi invito a
non guardare. Noi videogiocatori perdiamo troppo spesso l’occasione di rimanere sorpresi, ma non svalutiamo la bellezza dell’ignoto che tanto ci fa scoprire di noi stessi.
Ci vediamo a Night City.
Commento
Pro e Contro
✓ Art Direction incredibile
✓ Narrazione e gameplay non lineari
✓ Cyberpunk di nome e di fatto
x ...
#LiveTheRebellion