Assassin’s Creed (da questo momento chiamato anche semplicemente AC) è sicuramente uno dei brand più popolari degli ultimi anni e, di anno in anno, riesce a raggiungere un numero di persone sempre maggiore grazie ad un universo narrativo in continua espansione, con tanto di film in arrivo il prossimo anno. Previsto inizialmente all’interno del season pass di Assassin’s Creed Unity, Assassin’s Creed Chronicles: China è un titolo semi-bidimensionale che vanta meccaniche innovative per la serie e che, grazie anche al motore grafico UbiArt Framework (Child of Light, Valiant Hearts), funge da primo capitolo per una serie di episodi raccolti sotto l’etichetta “Chronicles”. Saranno riusciti i ragazzi di Ubisoft nella loro impresa? Scopritelo nella nostra recensione! Ricordiamo che il titolo è disponibile per PC, PlayStation 4 e Xbox One solamente nei rispettivi store digitali al prezzo di 9.90€.
Versione testata: PlayStation 4
La trama di Assassin’s Creed Chronicles: China ci mette nei panni di Shao Jun, personaggio che i fan della celebre saga conosceranno per essere coprotagonista del cortometraggio Embers (disponibile all’interno dell’edizione speciale di AC: Revelations). In questo titolo troviamo la ragazza che, dopo essersi fatta catturare, intraprende la sua vendetta personale nel tentativo di eliminare i principali membri dell’ordine dei templari, responsabile di aver decimato gli assassini in tutte le terre d’Oriente. Il comparto narrativo, riciclando i classici stereotipi delle storie di vendetta, non riesce però a colpire appieno, rendendo la vicenda priva di quel fascino caratteristico dei migliori titoli appartententi a questa saga. Jun, infatti, non è un personaggio particolarmente carismatico e la totale mancanza di colpi di scena di rilievo rendono la narrazione piatta dal primo all’ultimo minuto di gioco. La longevità del titolo si attesta attorno alle 5-6 ore di gioco, ma la raccolta dei collezionabili e la discreta rigiocabilità rendono la lunghezza di AC Chronicles: China abbastanza variabile.
Il gameplay di Assassin’s Creed Chronicles: China è prevalentemente quello di un platform bidimensionale. “Prevalentemente” perché, in alcune situazioni, c’è la possibilità di passare su più livelli per proseguire l’avventura. Le meccaniche di gioco, inoltre, favoriscono in particolar modo la componente stealth del titolo che, in più di un’occasione risulta divertente e capace di mettere alla prova l’abilità del giocatore, soprattutto nella seconda metà del gioco. Peccato per l’intelligenza artificiale dei nemici che, come per gli altri capitoli della serie Ubisoft, appare in più di una situazione stupida e fittizia. I nostri avversari, infatti, avranno a loro disposizione un raggio conico che evidenzierà la loro visuale, permettendoci di non venire visti nonostante ci si trovi a pochi metri da loro. Nel caso finissimo all’interno del loro campo visivo, inoltre, basterà uscirne rapidamente per diventare improvvisamente invisibili e riuscire in questo modo a fuggire da qualsiasi pericolo. Discreto anche il level design che riesce in alcuni momenti a stupire per ingegnosità e accuratezza, ma che delude in altri frangenti mettendoci di fronte a situazioni banali e poco interessanti. Nonostante qualche alto e basso, il gameplay di AC Chronicles: China riesce a divertire e ad intrattenere il giocatore dall’inizio alla fine, ma lasciando l’amaro in bocca per il potenziale rimasto inespresso all’interno del titolo.
Sotto il profilo tecnico Assassin’s Creed Chronicles: China convince, ma non stupisce. La componente grafica ricorda lo stile di alcuni dipinti orientali, ma senza veramente colpire il giocatore e risultando poco coraggiosa. Ottimi, invece, alcuni fondali che appaiono affascinanti e poetici, nonostante creino uno stacco con le figure umane un po’ troppo marcato. Neutrale la colonna sonora che, non avendo brani particolarmente incisivi, non riesce a rimanere in testa al giocatore una volta spenta la console. Senza infamia e senza lode il doppiaggio che, per la prima volta, è presente solo in lingua inglese, ma che può contare la presenza dei sottotitoli localizzati nella nostra lingua.
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