Gunman Clive, titolo indie realizzato dallo sviluppatore svedese
Bertil Hörberg, rappresenta un unicum nella vita di
3DS. Rilasciato nel
Dicembre 2012, a distanza di alcuni mesi dalle versioni originali per smartphone
Android ed
iOS, il gioco si è rapidamente rivelato protagonista di un passaparola senza precedenti nella storia dell’allora giovane
Nintendo eShop, arrivando a totalizzare vendite per la versione 3DS nettamente superiori a quelle realizzate su ogni altra piattaforma. I motivi di questo successo sono molteplici: si va dalla tipologia molto più consona ad una console portatile che non ad un device mobile al gameplay avvincente e ricco di sfida, da un comparto grafico originale ed accattivante ad un prezzo assolutamente modesto e contenuto. Non deve quindi stupire che per l’inevitabile sequel,
Gunman Clive 2, Hörberg abbia deciso di puntare tutto fin da subito sulla versione 3DS, lasciando (
momentaneamente?) da parte ogni altra piattaforma. Il risultato è stato, ancora una volta, interessantissimo.
Gunman Clive alla riscossa
Se l’incipit del primo Gunman Clive faceva il verso a
Super Mario ed ai classici rapimenti della principessa Peach, in Gunman Clive 2 viene abbandonato del tutto lo stereotipo della
damsel in distress come
plot device per dare inizio all’avventura. In realtà il gioco semplicemente inizia, senza particolari introduzioni: la città del cowboy Clive è di nuovo sotto attacco da parte dei banditi, e dovremo fare il possibile per fermarli. A differenza del precedente episodio, ad ambientazione prevalentemente
Western, In Gunman Clive 2
la battaglia si sposterà su scala globale, con 25 livelli dalle più disparate ambientazioni, dai ghiacciai perenni a deumanizzanti fabbriche, passando per la preistoria, il Giappone medievale e per alcuni gradevoli livelli d’intermezzo. Se per la maggior parte del gioco riconosciamo il fortissimo debito di Gunman Clive 2 verso ad un grande action sidescrolling 2D come
Mega Man, in questa nuova avventura prenderanno spazio anche livelli in 3 dimensioni, dove ci ritroveremo a cavallo di uno pterodattilo a sparare a nemici in aria
in pieno stile Star Fox, oppure in sella al fido destriero, in una folle corsa ad ostacoli mutata direttamente dai famigerati
endless runner. I livelli più tradizionali mostrano il consueto mix di platforming e shooting, stavolta forse studiato con maggiore precisione rispetto al precedente capitolo. Le fasi di platforming sono più ritmiche e serrate (quasi come se il buon Bertil avesse guardato con attenzione al lavoro di
Retro Studios su
Donkey Kong Country: Tropical Freeze), e la fisica dei salti più convincente. Non ci sono più sessioni frustranti come il livello dei funghi-trampolino del primo episodio, anche se il grado generale di sfida rimane piuttosto elevato, anche alla difficoltà intermedia. La varietà di situazioni a cui ci troveremo di fronte è grande ed il gioco riesce ad essere sempre avvincente e divertente, sapendo dosare con precisione e saggezza i momenti di calcolata frustrazione con quelli di vera e propria esaltazione. Menzione speciale per le colossali
boss battle,
epiche e creative, sicuramente uno dei punti più elevati del gioco.
Unico difetto: la durata
Un difetto grosso di Gunman Clive 2 è purtroppo la sua s
carsa durata. Ciascuno dei 25 livelli che compongono il gioco è completabile in un tempo inferiore al minuto. A causa dell’elevato grado di difficoltà e dell’assenza di check-point interni ai livelli saranno però necessari molteplici tentativi prima di raggiungere il traguardo di ciascuno schema, innalzando il tempo medio per un
playthrough a difficoltà intermedia a circa 2 ore. Ad incidere sul discorso longevità troviamo inoltre la presenza di un livello di difficoltà ulteriore, della possibilità di affrontare vecchi livelli per migliorare i propri tempi e, soprattutto, di affrontare l’avventura con altri personaggi. Fin da subito infatti potremo scegliere di iniziare a giocare non solo nei panni di Clive, ma anche in quelli della bella
Ms. Johnson,
in grado di planare in aria come Peach in Super Mario Bros. 2, oppure in quelli dell’inedito
Chieftain Bob,
nerboruto capo indiano armato di lancia, in grado di sferrare solo attacchi a corto raggio, ma estremamente forti. Tre personaggi diversi per tre stili di gioco diversi, a cui va ad aggiungersi l’immancabile
papero: personaggio bonus del primo Gunman Clive, anche qua sarà disponibile dopo aver terminato la partita con almeno uno dei personaggi. Appare piuttosto chiaro come Hörberg abbia cercato di incentivare il più possibile la rigiocabilità della sua creatura, ed in questo abbia pure ottenuto un discreto successo. Difficile però togliersi di dosso la voglia di ulteriori livelli data la velocità con cui il giocatore riesce a divorarseli. Una manciata di stage in più avrebbe forse potuto rendere il gioco più completo e soddisfacente ma, ahimè, sarà per la prossima volta.
Un Western “in acidi”
Lo stile grafico di Gunman Clive 2 riprende quello del primo capitolo: un 2.5D realizzato con cel shading ed alcuni
filtri grafici che danno quasi l’idea di uno schizzo animato. Se il primo GC aveva però dei colori improntati sulle varie tonalità dell’arancio, delle ocre, del marrone,
GC2 abbraccia una scala cromatica molto più varia e che passa dal viola, al rosso acceso, al verde. Tinte forti,
acide, che contribuiscono a creare una ben precisa identità per questo sequel ed a renderlo distinguibile a colpo d’occhio dal predecessore, a cui avrebbe rischiato di somigliare troppo. La performance è eccezionale in ogni caso. Sia con 3D spento che attivo il gioco resta inchiodato sui 60 FPS, mentre colpisce la realizzazione stessa dell’effetto
3D stereoscopico, particolarmente curata nei livelli “
in stile Star Fox“. Ancora una volta alle musiche troviamo composizioni di
Arne Hörberg, fratello dello sviluppatore. La colonna sonora di Gunman Clive 2 è già in sé un piccolo gioiellino. 15 tracce ricche di epicità ed azione, che mescolano momenti più spiccatamente Western a synth squisitamente anni ’80, arrivando a vere e proprie sfuriate chiptune. Il livello generale è davvero altissimo, e non è presente un vero e proprio brano “debole” all’interno del gioco. Tanto di cappello.
Verdetto
9 / 10
C'era una volta il West (e pure lo Steampunk)
Commento
Pro e Contro
✓ Gameplay solidissimo ed avvincente
✓ Migliorato rispetto al primo episodio sotto ogni aspetto
✓ Strizza l'occhio ai retrogamer quando agli indie gamer
✓ Stile grafico inconfondibile
✓ OST spettacolare
x Maledettamente corto
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