Le giornate che si allungano, le temperature che si alzano e abbassano manco fossero dei bilancieri, la confusione che ti prende quando devi scegliere tra giubbotto leggero o pesante, la realtà spaccata in due di persone in t-shirt che ne incrociano altre col cappotto. In mezzo a tutto questo una sola cosa è certa, è arrivato per me quel giorno del mese! Il tragitto che dal parcheggio mi porta a destinazione è sempre costellato di pensieri ed emozioni che si accalcano per cercare di uscire, chissà quali saranno i “fortunati” che diventeranno parole, sto per scoprirlo, perché nel frattempo con un riflesso ormai automatico il mio indice ha già suonato al citofono. Un respiro profondo che mi dà l’illusione di aver messo in fila la calca ed entro.
Dons: «Salve doc.»
Dottore: «Buonasera, si accomodi.»
Col fedele taccuino già pronto all’azione fa un microcenno verso la solita sedia.
Dottore: «Come sta?»
A questa domanda il mio cervello partorisce sempre la stessa immagine di Zerocalcare, “la domanda mi devasta”, non che le cose vadano malissimo ma santoddio come si risponde a questa domanda? qualcuno nell’universo lo sa?
Dons: «Bene, sa credo di aver fatto forse un passo avanti importante verso me stesso.»
Dottore: «Ottimo, mi racconti allora.»
Mi ricordo di rilassare le spalle perchè ehi va tutto bene, sono tranquillo e per nuuuuuulla nervoso, fatto, bravo Dons.
Dons: «Ho pensato ai videogiochi che mi hanno provocato così tanta ansia da non poterli continuare.»
Dottore: «Eh sì alcuni fanno questo effetto, Silent Hill, Dead Space, o magari uno sparatutto frenetico?»
Dons: «Spiritfarer.»
Si blocca come se avessi ruttato invece di parlare.
Dottore: «Quel gestionale delicatissimo con elementi platform in cui sei una specie di caronte dolcissimo che naviga verso l’aldilà?»
Dons: «Sì, spaventoso vero?»
Dottore: «Non è proprio la parola che avevo in mente, la prego continui.»
Dons: «Stare su quella nave, aiutare quelle anime a raggiungere la loro destinazione finale, conoscere le loro storie, i momenti felici, i rimpianti, è stato bello ma allo stesso tempo un fardello opprimente»
Dottore: «Fardello emotivo? Cos’è che l’ha fatta sentire tanto soffocato?»
Dons: «Mangiavano.»
Rileggi la parte del rutto di cui sopra.
Dottore: «Ehm… tra loro?»
Dons: «Oh mio dio no, semplicemente dovevo provvedere ai loro bisogni, avevano fame e io coltivavo e cucinavo alimenti per loro, oppure curare la nave, le loro stanze.»
Dottore: «Normale, d’altronde è un gestionale.»
Dons: «E non è spaventoso? tutte quelle anime belle che si aspettavano qualcosa da me per rendere il loro viaggio migliore, la loro eventuale infelicità sul groppone, accontentare tutti ogni giorno, alzarsi e correre a controllare raccolti, poi colazione, parlare con loro, fare rotta dove volevano, mi avrebbero odiato per il mio non essere all’altezza, cosa potevano pensare di me?»
Mi accorgo che le parole diventano sempre più frettolose e posso quasi sentire quella stessa ansia che si affaccia sulle mie gote arrossate, respira Dons.
Dottore: «Non so se si è accorto, ma ha usato il condizionale – l’avrebbero odiata. Che vuol dire? Era una sua ipotesi o era un’eventualità concreta?»
Ecco perché lo pago, centra sempre il punto, lo stimo e lo odio sto bastardo.
Dons: «Una mia ipotesi ovviamente, quella parte di me che sente il peso sulle spalle di tutto quello che mi circonda ha preso il sopravvento tanto da non permettermi di godere di quell’esperienza e alla fine abbandonare la nave in tutti i sensi.»
Dottore: «Immaginavo, però è positivo che lei abbia riconosciuto questo meccanismo anche se non è riuscito ad incepparlo.»
Dons: «Sì è proprio questo che intendevo con passi avanti, in effetti quando mi si è ripresentata una situazione simile alla fine ce l’ho fatta.»
Dottore: «Ottimo, cosa le ha permesso di farcela?»
Dons: «Una setta satanica»
Effetto Rutto parte tre, vai alla grande oggi Dons.
Dottore: «Mi darebbe qualche dettaglio in più?»
Dons: «Sono diventato un profeta-pecora puccioso e diabolico al servizio di un demonio, curavo il suo culto che facevo crescere barcamenandomi tra il tentare di liberare dal sigillo il sommo diavolo e la gestione della setta.»
Dottore: «E non ha sentito la pressione delle aspettative?»
Dons: «Oh cavolo certo che sì, l’ansia e il senso di inadeguatezza non hanno mancato di farsi sentire ma ad un certo punto è tutto diventato più chiaro. Un adepto ha lasciato la setta e invece di sentirmi sconfitto e fallito l’ho accettato. Ho smesso di trattenere chi non voleva restare, ho smesso di annullarmi per far posto a chi non vuole lo spazio che offro, perlomeno ci provo.»
Dottore: «Questo è un grande passo, come si è sentito da quel momento in poi?»
Dons: «Più me stesso, consapevole di chi ero, ero il profeta, avevo un sacco di cose da fare, una vita da vivere, nemici da combattere, una setta da far prosperare, quando non riuscivo a stare dietro a tutto c’era un motivo, se lo accetti è bene, altrimenti segui il profeta sbagliato. Non voglio più cedere il mio posto, voglio preservarlo per qualcun* che avrà voglia di accomodarcisi accanto.»
Cavolo ho davvero detto io queste parole? Sento le gote ad una temperatura umana finalmente.
Dottore: «Dev’essere soddisfatto di se stesso, complimenti.»
Dons: «Grazie, oh non ci posso crede di averlo detto.»
Dottore: «Detto cosa?»
Dons: «Grazie, cioè non sminuirmi nel millesimo di secondo successivo ad aver ricevuto un complimento, anche questo merito di quelle pecorelle psicopatiche.»
Dottore: «Mi dica di più.»
Dons: «Ecco è vero che ci sono stati abbandoni ma in realtà la cosa più difficile è stata accettare chi mi adorava, mi venerava, addirittura dava la vita per me, per me capisce? Come fai a non sentirti in colpa per chi si sbatte per te? Cavolo non valgo così tanto, quindi cosa ti spinge a farlo? Cosa ti serve? Qual è il tuo scopo?»
Dottore: «Ed è riuscito ad andare oltre questo?»
Dons: «All’inizio no, ma quando ho accettato il primo sacrificio piano piano ho capito che andarsene è una libera scelta, ma allo stesso tempo lo è anche restare, che non ero un impostore, che non era convenienza ma semplicemente qualcun* che mi voleva bene per ciò che ero e che voleva dimostrarmelo.»
Dottore: «Difficile credere di valere tanto per qualcun* se non valiamo per noi stessi.»
Cavolo se è vero, e quanto è difficile ricordarselo.
Dons: «Magari potevo prendere esempio e farlo io stesso evitando di sminuirmi ogni volta che provano a darmi quel valore che io spesso non vedo o rifiuto di vedere anche solo limitandomi a dire grazie.»
Quanto è difficile non aggiungere un ma dopo quel grazie solo dio lo sa.
Dottore: «Un dio ha bisogno proprio di una determinazione del genere dal suo scudiero.»
Dons: «Penso di sì, poi l’ho detronizzato e sono asceso al rango di demone ma questa è un’altra storia.»
Dottore: «Sì in questo caso non credo di voler sapere i dettagli, però le posso confermare che la vedo diverso, più definito, meno opaco.»
Dons: «Grazie, forse dopo aver appeso la veste da profeta al chiodo potrei anche riprendere a scarrozzare anime, chissà.»
Dottore: «Questo è un sollievo anche per le sue spalle, sono rilassate e non costrette a sembrarlo, alla prossima.»
Perspicace bastardo.
Dons: «Alla prossima doc.»
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