Recensione Conscript: sopravvivere agli orrori della guerra

Mama, we all go to hell,
Mama, we all go to hell,
I’m writing this letter and wishing you well,
Mama, we all go to hell.

Se siete amanti del survival horror vecchia scuola, e ne seguite titoli vari sui social, innanzitutto sono contendo per l’anno che state passando. Da Alisa che FINALMENTE sbarca su console, passando per quell’assoluta perla di Crow Country, probabilmente avete sentito parlare anche di Conscript. La formula, in fondo, è la stessa. Grafica PSX, esplorazione incrementale e risorse limitate. La cosa molto bella di questa nuova ondata di horror di sopravvivenza sta nelle differenze che rendono ogni titolo speciale.

Trattasi infatti principalmente di opere indipendenti sviluppate da team di dimensioni minuscole o, come in questo caso, da una persona sola. Ogni studio, ogni ragazzə ha una diversa esperienza di vita ed una diversa storia da raccontare. Nello specifico, Jordan Mochi è appassionato di storia. La sua visione, dal 2017 ad oggi, è stata portare la battaglia più violenta della prima guerra mondiale tra le mani dei videogiocatori. Quindi un giorno si scarica GameMaker (!) e cerca su YouTube qualcosa che mi immagino possa essere “Come creo un videogioco da zero, da solo e senza budget?”. Ben lontano dal me di 25 anni che cerca “Nostalgic Vines compilations”, Jordan si butta in questa follia senza mai guardarsi indietro. Il risultato?

Niente fantascientifico, basta il realistico.

The battle of Verdun

Il risultato è un gioco che rasenta la perfezione, se contestualizzato al genere. Come dicevo, è un anno pazzesco per chi “Eh, ma Resident Evil 5 è troppo action”. La fiamma dei capostipiti del genere è ancora attiva e brucia nella scena indie. Così come bruciano le trincee dove un soldato francese solitario è in cerca del proprio fratello da salvare. La trama di Conscript è tanto diretta quanto efficace. Alla fine, prende da fatti realmente accaduti ma dando al protagonista una motivazione emotiva che porta anche il giocatore ad affezionarsene. E questa accuratezza storica risulta in una delle più grandi differenze che il titolo offre rispetto alle sue controparti: niente sovrannaturale.

Esattamente. Niente zombie, niente fantasmi, niente nemici plasmati dalla psiche contorta del protagonista. O da quella di una vittima sacrificale di soli dieci anni. Nulla di tutto ciò, solo soldati tedeschi di classi e dimensioni differenti. E ratti. Oh mio dio i ratti, ma ne parliamo dopo. E questo piccolo particolare mi ha davvero fatto ragionare su quanto l’orrore fantascientifico è una maschera che ci protegge dall’orrore più schietto. In questo senso, Conscript è TERRIFICANTE. Lo è nei corpi che trovi per terra che hanno foto di cari nelle tasche, lo è nelle fosse comuni e nelle note lasciate dai cittadini che sono scappati.

Them Filthy Rodents

A livello di gameplay, come anticipavo, il gioco pesca a mani piene dai classici del genere. Jordan stesso cita Resident Evil 1-4 e Silent Hill 1-4 come influenze principali, e si nota. La differenza principale con entrambe le quadrilogie è che Conscript ha una visuale topdown, che contrasta le telecamere fisse o semifisse dei predecessori. Mi ha invece ricordato abbastanza Signalis, per intenderci. Per il resto, da RE prende molto game design mentre per le ambientazioni e buona parte del comparto sonoro si rifà a SH. Specialmente nell’ultima oretta di gioco che sembra uscire dall’otherworld di Silent Hill 1. Non manca la save-room, con tanto di mercante e musichetta rilassante (che mi sentirei di dire è un po’ TROPPO Resident Evil, ma non sono la SIAE quindi non sono cazzi miei).

Però, esattamente come le opere sopracitate, anche Conscript ha diversi problemi, più o meno gravi. In primis, e questo è un problema o meno in base a chi chiedi, il gioco è tosto. Molto tosto. Per carità, puoi mettere in pausa, quindi forse sono solo un casual che deve git gud. Però sembra che spesso voglia complicare delle parti perfettamente funzionali per amore della sfida. Soprattutto perché, e questo è il mio secondo punto, il combattimento lascia parecchio a desiderare. Quando funziona è molto soddisfacente, quando non funziona ti rompe una run. E spesso il motivo è un piccolo roditore mangia carne.

BONUS TIPS

E visto che il gioco molte cose non te le spiega, o lo fa in modo troppo criptico, ecco un paio di consigli per iniziare la vostra avventura Francese. Saltateli se volete iniziare blind. I ratti sono il male, sono veloci e difficilissimi da colpire (Davvero, fanno invidia alle scimmie di RE0). E visto che il gioco è mezzo realistico, ti attaccano pure le infezioni. L’idea è di usare le granate SOLO per abbatterne i covi e, soprattutto, bruciare ogni cadavere che lasciate in battaglia. Resident Evil Remake docet. Tenere troppi ratti in vita rende il backtracking un inferno.

Durante le scorribande troverete un sacco di oggetti che il gioco vi avvisa “non ti servono, ma possono tornare utili a qualcun altro”. Quel qualcun altro è il mercante e la valuta che vi da in cambio è un salvavita. Potevo arrivarci? Si. Non l’ho fatto e ho passato ¾ di gioco con armamentario sotto livellato? Assolutamente.

Find Pierre, Search for help

Oltre alle problematiche sopracitate, che per quanto mi riguarda aggiungono pure all’esperienza, Conscript ha qualche bug figlio dell’inesperienza. Nulla di troppo fastidioso, se non contiamo che la mia prima run è finita con il finale peggiore per colpa di un bug ad inizio gioco (giusto per chiarezza, ho testato il titolo su Xbox). Ma, come sempre in queste opere, ciò che conta è il viaggio e non la destinazione. E che viaggio è stato. Un viaggio di ben 12/13 ore, che per il tipo di gioco che ci troviamo davanti è davvero notevole. Un viaggio che sono in procinto di ripercorrere grazie alla rigiocabilità del titolo tra NG+ e finali alternativi. Un viaggio allo stesso tempo nostalgico ed innovativo, soprattutto nel modo in cui spaventa a livello primordiale. Un viaggio a Verdun, in cui circa 800.000 anime, per lo più ragazzini, persero la vita.

Lo riporterò a casa, Ma.

Voto e Prezzo
8.5 / 10
25€ /25€
Commento
Conscript è l'ennesima prova che la fiamma dei capostipiti del survival horror brucia ancora nella scena indie.
Pro e Contro
Grafica e comparto sonoro dettagliatissimi e nostalgici
Gameplay perfettamente riuscito

x Combattimento sottotono
x I ratti, Dio mio i ratti

#LiveTheRebellion