Vi ricordate la smania per i rage games di circa un decennio fa? Quando tutti sembravano aver perso la testa per giochi come Super Meat Boy, Cat Mario o Geometry Dash? In primis, mi dispiace per la presa di coscienza sul fatto che stiamo tuttǝ invecchiando.
Ma guardando oltre, il succo del discorso è che basta un po’ di controversia per far scoprire al pubblico generale un genere, da un giorno all’altro. Lo stiamo vedendo con Palworld, e con il fatto che di Palworld non freghi niente a nessuno. Alla gente frega dell’articolino di EveryEye su quanto i Pal assomiglino ai Pokémon. Se così non fosse, ne beneficerebbero anche i mille altri survival in early access su Steam altrettanto divertenti.
E se alla gente fosse davvero importato qualcosa dei precision platformers, e non solo degli YouTuber che spaccano le tastiere giocandoci, ora Triple Take avrebbe un seguito maggiore. Non ci troviamo davanti a un capolavoro del genere, ma sicuramente ad un gioco sviluppato competentemente da persone creative (una situazione non troppo diversa dai giochi sopracitati). FlyAway, in questo caso, è un team di 2 ragazzǝ con l’intento di creare titoli non convenzionali, che è un po’ il bello dei giochi indipendenti alla fine.
Ciak uno: si gira.
Take One
Triple Take è a tutti gli effetti un gioco non convenzionale. È un riciclo di idee prese da vari angoli del medium, ma che insieme si vedono raramente. Tutto è imperniato su un platformer in 2D dalla grafica minimalista, quasi nostalgica. La gimmick del gioco però, come da titolo, è che ogni livello è da completare tre volte. Ognuna delle tre iterazioni sarà un filo diversa dalla precedente, spesso più difficile. È sicuramente una tecnica interessante per rielaborare i soliti mondi con tematiche diverse da completare, e con le solite boss fights (di cui parleremo a breve) ogni 10 livelli.
La premessa del non c’è due senza tre è già di per se molto interessante, ma il gioco propone anche un comparto narrativo notevole. Sicuramente le varie idee prese in prestito dal mondo attuale non si nascondono (non so quante altre storie sull’IA posso ancora sopportare), ma anche in questo caso il taglia e cuci è molto curato. Alcuni sapienti twist nella scrittura mi hanno piacevolmente sorpreso.
Personalmente adoro il meta-horror su pc, alla “gioco misterioso trovato in un HDD abbandonato”. Menzione speciale anche agli NPC che mi sono entrati nel cuore con il passare dei livelli.
Take Two
Ma quindi cosa c’entrava tutto il pippone sui rage games di inizio articolo?
Oltre alle similitudini nel gameplay verso i giochi di quell’epoca, Triple Take è un gioco difficile. Parecchio. Non impossibile, ma difficile. È forse qui che incontro i miei primi e forse unici problemi con il titolo. Non che non mi piacciano i giochi complicati, anzi, solo che il comparto “rage” dovrebbe scaturire dal level design e non da errorini evitabili in fase di gameplay.
Per cominciare, se ci fosse un decalogo su come sviluppare un platformer a scorrimento, la prima regola sarebbe fare attenzione alle hitbox. Sia di oggetti da evitare che, insomma, di piattaforme. Non è un deal-breaker, ma per un precision platformer può dare fastidio.
Poi, sempre per un’opera che ha la parola “precision” nell’etichetta, questa è davvero troppo dipendente dalla fortuna. Se gli dei dell’RNG non sono dalla vostra parte, parecchie run finiranno buttate.
In compenso le boss fight sono una nota super positiva, difficili al punto giusto e sempre creative. Ognuno dei 5 mondi presenta uno scontro finale unico che spezza la monotonia del correre e saltare. Per chiudere con le lodi, la colonna sonora è pressoché perfetta. In un gioco del genere, un comparto musicale ben concepito fa miracoli.
Take Three
Tutto sommato, Triple Take è una piccola gemma. Con una durata di 5/6 ore non fa in tempo ad annoiare ma anzi, fa di tutto per tenere alto l’interesse del giocatore. Con trucchi come farti interagire con la cartella del gioco sul pc, giocare con la finestra del programma o semplicemente del level design creativo.
Non è sicuramente un titolo perfetto, ma un buon modo per far fuori un paio di serate. Magari anche di più, visto la presenza di una modalità infinita che crea abbastanza dipendenza. E, se non altro, c’è dello humor parecchio gen-z nei dialoghi che personalmente mi ammazza sempre. Davvero uno dei giochi di tutti i tempi.
Voto e Prezzo
7 / 10
7€ /7€
Commento
Triple Take è il figlio di due mondi apparentemente molto distanti: il meta-horror e i platform in 2d. Con un interfaccia minimalista ed una difficoltà notevole, il gioco diverte ed intrattiene per le sue 5/6 orette di runtime. Qualche errorino è presente, ma viene messo in ombra da una storia ben scritta e del level design decisamente creativo.
Pro e Contro
✓ Non annoia mai ✓ Comparto sonoro di livello ✓ Mi fa ridere che nel logo sembra ci sia scritto "Triple Toke"
x Hitbox non precisissime x Difficoltà non per tutti
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